ISSN 2039-2656
II 2015
Editoriale | Sostenibilità e innovazione tecnologica nella progettazione dell’ambiente urbano | Ambiente, Progetto, Tecnologia. La sperimentazione progettuale sulla Città: il caso studio di Civitanova Marche | Vulnerabilità e resilienza dell’ambiente urbano | Processi cognitivi per il progetto tecnologico urbano | Le innovazioni tecnologiche per la rigenerazione delle qualità dello spazio urbano | Rigenerazione, facilitazione e sperimentazione sostenibile nell’arte pubblica | Un’ipotesi di World Trade Center per Gioia Tauro come opportunità di studio interdisciplinare | Rigenerazione dell’edilizia scolastica storica | Spazi pubblici sicuri e inclusivi | Innovazione sostenibile in architettura | Valorizzazione del patrimonio immobiliare e territoriale: riflessioni per un approccio integrato | WIND SENSITIVE URBAN DESIGN (WSUD) | Valorizzazione del patrimonio immobiliare e territoriale: riflessioni per un approccio integrato | Riabitare il patrimonio. Un progetto per Grosseto | Politiche delle natura | The Masterplan of Tirana. Sustainable Architecture and Urban Design
Inebriata dalle infinite possibilità concesse dall’attuale sviluppo delle tecnologie, ma al tempo stesso vittima in misura crescente del loro strapotere, l’architettura si sta interrogando sempre più spesso sulle potenzialità e sui limiti di un rapporto da sempre problematico, ma che negli ultimi tempi sembra essersi acuito al punto da sollecitare la formulazione di nuove ipotesi teoriche e operative.
La critica alla dominazione della tecnica per la sua pretesa capacità di realizzare scopi indipendentemente dai fini è stata del resto uno dei temi centrali nella riflessione filosofica della modernità, da Heidegger in poi, ripresa e sviluppata nei nostri anni soprattutto da Severino (Severino, 2009). Oggi la distanza rispetto alla tradizione del moderno appare ormai radicale. Nel passato i fini venivano ricercati nella liberazione dell’uomo dalle condizioni del bisogno, ritrovando in particolare in un corretto rapporto con la natura la chiave di volta del nuovo modo di abitare il mondo. La tecnica era concepita in via subordinata come lo strumento per eccellenza, necessario per mettere in opera l’ambizioso programma di rifondazione radicale delle condizioni di vita nella città e nel territorio.
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Il rapporto tra le dimensioni ecologiche, tecnologiche e socio-culturali nella progettazione sostenibile dell’ambiente urbano è stato fin dall’inizio argomento centrale d’indagine della rivista EcoWebTown.
È un ambito che evidentemente costituisce il nucleo centrale delle riflessioni scientifico-progettuali che, in questi anni, si stanno conducendo a livello nazionale e internazionale sulle nuove e prossime sfide da affrontare per il raggiungimento della sostenibilità dell’habitat urbano. Questo dato è stato confermato dalla progressiva diversificazione delle testimonianze provenienti da realtà molto diverse e apparentemente lontane che si sono alternate nei numeri della rivista, facendo emergere un dibattito sulle questioni della sostenibilità urbana che si è dimostrato particolarmente aperto e scevro da rigide perimetrazioni specialistiche o disciplinari.
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L'analisi degli studi volti a comprendere le cause del progressivo aumento della temperatura terrestre fornisce un dato allarmante: le strutture urbane e gli edifici sono responsabili del 40% del consumo di energia e dell'inquinamento atmosferico. Partendo da tale dato, all’interno della SAD – UNICAM, un gruppo di giovani ricercatori, coordinato da Federica Ottone e Roberta Cocci Grifoni, lavora sui temi del comfort outdoor e della rigenerazione urbana, sia a scala ampia che a livello dell’edificio e dell’elemento costruttivo, cercando il corretto equilibrio tra innovazione tecnologica, prestazioni energetiche, qualità dell’architettura e attenzione all’utente. Il lavoro svolto trova riscontro nella definizione della metodologia TENS e in alcune ricerche applicate di carattere interdisciplinare.
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Quattro parole chiave per interpretare la città contemporanea e per procurare interessi tematici chiari negli scenari di trasformazione urbana - interferenza, flussi, temporaneità, connettività; quattro laboratori disciplinari dell’architettura a confronto tra loro, ognuno con i rispettivi sviluppi progettuali nei processi di rigenerazione e le opportune scale di approfondimento - progettazione architettonica e urbana, tecnologia, urbanistica; una sola città come caso studio - Civitanova Marche: questi sono gli elementi e i componenti principali, che hanno definito la recente esperienza dei laboratori finali delle lauree triennali nella Scuola di Architettura e Design di Ascoli Piceno, Università di Camerino.
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Il contributo descrive il lavoro di ricerca condotto negli ultimi cinque anni da ricercatori del DiARC e del CNR sui temi della vulnerabilità dell’ambiente urbano e della sua resilienza. L’articolo descrive il background scientifico della ricerca e il campo di interesse prescelto, con un focus sui concetti di vulnerabilità e resilienza riferiti all’ambiente urbano inteso come luogo di interazione tra sistema costruito, sistema naturale e sistema socio-economico. L’articolo approfondisce due esperienze di ricerca internazionali realizzate dal gruppo sul tema della vulnerabilità urbana: lo studio de la Amenaza Sísmica y Vulnerabilidad Física del Gran Santo Domingo - in partenariato con le Nazioni Unite – e l’iniziativa 41°// per la rigenerazione delle aree urbane costiere, con LOT-EK Studio, N.Y. e con N.Y. Waterfront Alliance.
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Il complesso equilibrio tra qualità del costruito, vivibilità degli spazi aperti e contenimento dei consumi energetici, rappresenta una sfida complessa nell’ambito della rigenerazione urbana che trova nella sperimentazione architettonica e tecnologica uno strumento sia di interpretazione delle esigenze degli utenti sia di miglioramento prestazionale dell’ambiente costruito e degli spazi di relazione. Si promuove, pertanto, una riflessione sul ruolo “tecnologico” degli spazi aperti e dei luoghi confinati, rispetto alle potenzialità fruitive e, soprattutto, rispetto alla stimolante possibilità di renderli luoghi ad alto contenuto tecnologico, nel rispetto dell’identità dei luoghi e della cultura abitativa locale.
Il progetto di ricerca, di cui si descrivono i punti salienti, è parte di una più ampia ricerca svolta nell'ambito di un accordo Italia-Cina tra diverse università italiane.
In particolare, il gruppo di ricerca (ICAR/12) della Seconda Università di Napoli ha svolto considerazioni e ha sviluppato idee progettuali per il quartiere cantonese di Guang-Fu in relazione a due questioni principali: la riqualificazione ambientale di uno spazio aperto lineare e la riqualificazione energetico ambientale del quadrante sud-est del quartiere, caratterizzato da edifici storici.
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Il futuro sostenibile di tutti i sistemi insediativi urbani sembra essere destinato a dipendere dalla ragionevolezza con cui saranno impiegate le innovazioni tecniche per attuare un processo integrato di rigenerazione dei molteplici patrimoni che ereditiamo dalla storia delle città. Tale processo potrà assumere caratteri organici di qualificazione e riqualificazione del sistema urbano solo se fondato sulla costruzione di coerenze tecnologiche tra scala strategica, tattica e operativa, prevedendo interventi per curare, manutenere, rendere accessibile e sicuro il patrimonio naturale e artificiale già presente sul territorio, estendendone il suo ciclo di vita utile e aumentandone il valore per le prossime generazioni.
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Il contesto è la rigenerazione degli spazi pubblici post-industriali, la trasformazione di aree inquinate in parco urbano, attraverso strategie sia di sostenibilità ambientale ed eco-compatibilità che di valorizzazione paesaggistica creativa e culturale. Nell’ambito del parco di “Spina 4” a Torino, intitolato ad Aurelio Peccei, si è attuato un processo integrato e innovativo di concorso, progettazione, valutazione, analisi prestazionale, engineering ed esecuzione dedicato all’arte pubblica, che ha portato alla realizzazione di dieci interventi. La valutazione prestazionale ed economica nel ciclo di vita, ha indirizzato a sviluppare la ricerca e la prima sperimentazione italiana di cementi nanostrutturati UHPC (Ultra High Performance Concrete) per opere di arte e design in esterno.
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«un edificio che genera la rigenerazione […] Il WTC non è soltanto reale, ma è qualcosa di simbolico: rispetta il pensiero di pensare globalmente e agire localmente […] Il concetto è che il WTC debba essere un edificio polifunzionale: albergo, ufficio, residenza […] Un edificio flessibile che possa accogliere in qualunque punto qualunque funzione…un'idea nuova, sperimentale» (Foster, Modulo.Net)
Il presente contributo riporta parte di una ricerca a carattere interdisciplinare nell’ambito della quale le diverse competenze e conoscenze hanno contribuito a dare ragione e sostanza alla proposta di realizzare un sistema complesso quale è quello di un WTC, a Gioia Tauro. In particolare lo studio presentato è incentrato sugli aspetti di sostenibilità ambientale tecnico costruttivi e di dimensionamento.
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Il progetto di ricerca prende come punto di partenza la condizione attuale del patrimonio edilizio storico scolastico, spesso caratterizzati da un grande valore culturale, ma anche dall’uso di sistemi di climatizzazione convenzionali, inefficienti da un punto di vista energetico e alimentati con energia fossile. La ricerca definisce un quadro di interventi al fine di risolvere i principali problemi ricorrenti nel campo della rigenerazione, riqualificazione energetica e architettonica di edifici scolastici storici, lavorando su sistemi distrettuali di edilizia scolastica dell’Europa del sud.
In questa direzione la ricerca è strutturata in modo da orchestrare e guidare gli interventi per risolvere i problemi caratteristici di questi edifici, attraverso la progettazione e realizzazione di tre progetti pilota selezionati nelle città di: Roma, Creta e Barcellona, operazione che ha previsto una forte sperimentazione e un attento monitoraggio e la produzione di un "toolkit" di soluzioni strategiche, al fine di implementare e migliorare tecnologie non invasive e rimovibili.
Il progetto fornisce un contributo significativo nell’ambito dell’identificazione e messa a punto di strategie e soluzioni per la rigenerazione degli edifici scolastici storici prendendo in considerazione distretti con funzioni culturali ed educative con un profondo e importante valore storico, vale a dire università ed edifici scolastici situati in Europa meridionale.
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L’intervento illustra le principali ricerche svolte presso gli Atenei di Trieste, Udine e Venezia nel campo della fruizione in sicurezza di spazi di uso pubblico, che si connotano per un approccio multi scalare e transdisciplinare, che superano la visione delle soluzioni “a norma” basate sul concetto di utente standard. Tale approccio non trascura la dimensione del desiderio dell’uomo di fruire di tutte le potenzialità che un contesto “abilitante” sarebbe in grado di offrire, ovvero di usare spazi, beni e servizi in sicurezza e con il massimo grado di autonomia possibile, traendo giovamento nel farlo.
Tali percorsi di ricerca, svolti a livello nazionale e internazionale, si focalizzano sul ruolo svolto dal progetto per elevare il grado di accessibilità di spazi e beni di uso pubblico, con ciò contribuendo ai processi di inclusione sociale e di responsabilizzazione delle comunità per la trasformazione sostenibile dell’habitat.
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Il Gruppo di Ricerca “Colore e luce in architettura” dell’Università Iuav di Venezia raccoglie circa 15 ricercatori attivi anche presso altri atenei quali Politecnico di Milano, Università di Udine e centri di ricerca specializzati. Le ricerche svolte si sono articolate in una serie di progetti in partenariato che hanno prodotto output che si estendono dai modelli di gestione sostenibile e valorizzazione dei beni culturali fino a prototipi di soluzioni tecnologiche avanzate per la realizzazione di involucri architettonici ad alte prestazioni. Tutte le ricerche hanno prodotto numerose pubblicazioni scientifiche. Il paper intende fornire un quadro complessivo di tali ricerche.
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La gestione e valorizzazione del diffuso patrimonio ambientale ed immobiliare italiano rappresenta oggi uno dei temi più rilevanti sia rispetto alle politiche di governo del territorio e della città, sia rispetto alle più ampie prospettive di rilancio del settore edilizio. Si pensi solo al recente disegno di legge sulla "riduzione del consumo di suolo" licenziato dalle Commissioni Ambiente e Agricoltura della Camera dei Deputati, dalla lettura del quale emergerebbe una drastica scelta di riduzione, se non addirittura di blocco per i primi tre anni dall'entrata in vigore, delle nuove edificazioni, fatti salvi i lavori e le opere inseriti negli strumenti di programmazione delle amministrazioni aggiudicatrici e le opere della Legge obiettivo considerate prioritarie. La proposta continua fissando al "50% della media di consumo di suolo di ciascuna Regione nei cinque anni antecedenti" il limite massimo consentibile nel successivo periodo per le nuove edificazioni.
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La ricerca “Wind Sensitive Urban Design. L’Ecologia del Vento nel progetto di Città Sostenibile” (WSUD) ha assunto come tema centrale il ruolo del vento nella progettazione della città sostenibile. Rinviando alla teoria del Sustainability Sensitive Urban Design (SSUD), si è inteso esplorare il contributo specifico che può provenire da questa risorsa, considerata congiuntamente alle altre in gioco (energia, acqua, aria, suolo, verde, rifiuti, mobilità), combinandosi di volta in volta secondo le soluzioni più appropriate al contesto e alle questioni rilevanti alle quali deve rispondere il progetto.
La ricerca ha preso avvio dai risultati raggiunti dal recente programma nordeuropeo “City and Wind”, condotto da un gruppo di lavoro delle università di Rotterdam, Berlino e Munster. Considerando questo programma un contributo di capitale importanza negli studi del vento ai fini della progettazione urbana, la ricerca si è impegnata a produrre un ulteriore avanzamento, facendosi carico di alcune questioni lasciate in ombra o non affrontate esplicitamente dalla suddetta ricerca.
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Among the GCC countries, Oman is in many senses an exception. This essay presents a methodological extract from the on-going urban project for Matrah, one of the oldest commercial settlements in Muscat (Oman).
The focus is on the “ecological reading” of the project area (about 470 ha) performed by the work team during the initial phase of the Concept Design, in an effort to comply with the early request made by the Client to produce a zoning for the area. The answer to such a request unexpectedly produced a fertile interpretative tool, able to address the complexity of the area and to trigger the production of a dynamic urbanistic project, currently in progress.
The use of an extended notion of ecology, as per Banham’s acceptation, enabled the work team to gain a deep grasping of the project area while providing, together with the help of more conventional cognitive techniques such as fieldwork, historic research and data collection, the proper starting point for a “differently sustainable” urban project. One grounded on the understanding of Matrah’s soul and of its 6 ecologies.
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Si è concluso, lo scorso 1° aprile, il workshop‘Riabitare il Patrimonio. Un progetto per Grosseto’che ha visto impegnati studenti e neolaureati dei Dipartimenti di Architettura delle Università di Firenze e Pescara, insieme alla Scuola Permanente dell’Abitare.
La serie di eventi interni al workshop, organizzati con l’amministrazione comunale di Grosseto, ci ha visto coinvolti in un lavoro di progettazione partecipata riguardante il tessuto storico della città, e in particolare le mura medicee. Esperienza che ha offerto un’occasione stimolante per ragionare sul ruolo del nostro mestiere di architetti, chiamati al confronto progettuale in un luogo sensibile, ereditato dalla storia, riferimento e margine urbano svuotato del suo significato, spazio non più abitato; più profondamente, sulle possibilità di riscattare e mettere in valore tale patrimonio, lavorando nella direzione di una rigenerazione che possa coinvolgere il centro storico e la città moderna.
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Politiche della Natura è il titolo del nuovo appuntamento espositivo della Fondazione Zimei. La mostra, curata da Massimiliano Scuderi, si ispira liberamente all’omonimo libro del sociologo francese Bruno Latour. Il mondo, così come ci è stato restituito dalla modernità, ci pone nella condizione necessaria di non considerare più l’esistenza umana frontale rispetto alle cose, ma immersa all’interno di esse. La distinzione tutta modernista tra politica e natura viene risolta attraverso la definizione contemporanea di ecologia politica, un ambito in cui non è più possibile distinguere tra modernità ed ecologia.
This study focuses in Tirana, the capital of Albania, which has witnessed in the last decades a boom construction and has suffered the most chaotic urban development as a result of the rapid growth of the city in size and population. Over the last 25 years in Albania, especially in the big cities, the residential spaces have been in a confusing state. Despite the accelerated progress in construction, the directives and the construction technologies are very backward, causing damage to the environment given they use non-renewable energy resources. The necessity of progressive transformation of the contemporary city is made possible thanks to the existence of opportunities for territory development and the emerging demand of innovative spaces, generated from the evolution of the way of living.