ISSN 2039-2656
II/ 2018 pubblicato il 19 dicembre 2018
Progettare l’impossibile
| Verso una nuova centralità ecologica dell’ambiente costruito
| Il progetto ambientale dello spazio pubblico
| Healthy City – Healthy Settings Planning. Tra contributo disciplinare e transdisciplinarità
| Una progettualità incompiuta
| Dal Progetto Fori a oggi. Una breve storia
| Un secolo di piani e progetti
| Opinioni a confronto. Tre domande per un possibile Progetto urbano
| Pio Baldi
| Eugenio La Rocca
| Ruggero Martines
| Luca Montuori
| Pepe Barbieri
| Paolo Desideri
| Daniele Manacorda
| Elisabetta Pallottino
| Lorenzo Pignatti
| Mosè Ricci
| Domenico Cecchini
| Adriano La Regina
| Beppe Roma
| Livio Sacchi
| Storia e progetto per Manieri Elia
| La Città e i Fori
| Governance di progetto per l’Area Archeologica Centrale
| L’Area Archeologica di Roma nell’era multimediale
| Materiali didattici
| Progettare nella complessità. Un laboratorio didattico per l’Area Archeologica Centrale
| I bordi dell’AAC. Da problema ad opportunità di riqualificazione urbana
| Paesaggio archeologico centrale. Il progetto della natura come infrastruttura al servizio dell’archeologia
| Indagine sulla riqualificazione delle periferie/ parte 2
| Oristano, Il parco come spazio generativo della città
| Torino, AxTO, un modo di fare rigenerazione urbana
| Orfina Fatigato su Roberta Amirante
Anche con questo numero EcoWebTown affronta il tema di un progetto urbano possibile dove l’esperienza fatta finora sembra attestare un’apparente impossibilità. Alla conclusione del numero precedente dedicato a Napoli, per la rimozione del degrado ormai insostenibile delle Vele di Scampia, era sembrato necessario rinviare a un Progetto urbano traguardato al futuro di quest’area, ma dai contenuti e dalle forme profondamente rinnovate rispetto a quelle correnti. Non troppo diversamente, anche per l’Area Archeologica Centrale di Roma, dopo più di cento anni di prove controverse e di laceranti discussioni, si è ancora in attesa di un Progetto urbano efficace e fattibile a medio termine, con cui guidare in modo organico e sufficientemente condiviso la tutela e la valorizzazione del più “straordinario patrimonio di documentazione dell’Occidente” ( Manieri Elia), purtroppo sottoposto da tempo a una molteplicità di azioni eterogenee e spesso incongruenti tra loro. ...leggi tutto
Il reiterarsi negli ultimi anni di gravi eventi ambientali, in particolare di quelli climatici che investono pericolosamente le aree urbanizzate, ha riproposto come centrale il tema della “qualità” delle città; tema che richiede oggi una riflessione ampia, oltre che un consapevole ripensamento, non solo rivolto alla sostenibilità/rigenerazione delle stesse ma ad una attenta verifica della capacità di resilienza ad eventi violenti. Preso atto che, ad oggi, l’obbiettivo di attuare una diffusa politica di prevenzione non sembra essere stato raggiunto, il contributo vuole evidenziare la necessità/urgenza di ricondurre ad una “nuova” centralità ecologica il tema dell’ambiente costruito attraverso un approccio resiliente, occasione di trasformazione e rinnovamento della qualità delle città. ...leggi tutto
La qualità ambientale e fruitiva dello spazio pubblico costituisce un aspetto ancora troppo sottovalutato del progetto urbano, dove l’attenzione è incentrata soprattutto sulla configurazione morfologica del costruito e sulle prestazioni funzionali ed energetiche dei manufatti. Con esiti poco controllati per quanto concerne la struttura dello spazio aperto che diviene spesso una “risulta” – sovente realizzata in tempi anche molto dilatati rispetto alla costruzione degli edifici – da funzionalizzare poi, attraverso “arredi” che ne supportino l’utilizzo. Il punto di vista della progettazione tecnologica mira a ribaltare questa condizione di marginalità, mettendo lo spazio pubblico al centro di una riflessione che ne considera le valenze formali, ambientali e d’uso in ragione di specifiche e irrimandabili necessità di cura e riappropriazione progettuale. ...leggi tutto
Il tema della salute nella progettazione degli spazi urbani ed edilizi rappresenta una problematica emergente nell’ambito della più ampia problematica della sostenibilità ambientale e sociale e del rispetto delle culture e delle persone nello sviluppo. Si pongono in questo articolo alcune domande che riguardano il carattere interdisciplinare e intersettoriale di questo tema, le sue valenze a diverse scale e in diversi contesti e il ruolo in specifico della progettazione urbana ed edilizia. Porsi queste domande permette di inquadrare la problematica e di comprenderne la complessità...leggi tutto
Secondo una convinzione radicata in me da molto tempo, l’Antico è un luogo concettuale duplice e contraddittorio. Per un verso esso è infatti ciò che produce il Nuovo, nel senso che, esaurendosi progressivamente i suoi valori, esso fa sì che si cerchi qualcosa che lo superi; per l’altro il Nuovo ovvero, ciò che dovrebbe oltrepassare l’Antico, si oppone radicalmente al lascito del passato, rivendicando, rispetto a questo, una genetica differenza. Ma non basta. Quando il Nuovo, o un insieme di Nuovi, vengono alla luce, l’Antico non resta quello che si pensava fosse fino ad allora, ma viene reinventato. In breve il Nuovo è una conseguenza dell’Antico, ma anche ciò che ne modifica l’aspetto e i contenuti, quasi ricreandolo ex-novo ...leggi tutto
I recenti lavori della Commissione paritetica tra MiBACT e Roma Capitale per la sistemazione e lo sviluppo dell’Area Archeologica Centrale di Roma (2014) e la costituzione del Parco Archeologico del Colosseo (2017) hanno riacceso dibattiti e polemiche sulla tematizzazione di un eccezionale patrimonio archeologico e urbano esposto a inediti rischi climatici e naturali, alla crescita esponenziale del turismo, a gravi fenomeni di degrado . Se in termini di funzioni economiche Roma non ricade tra le città globali, la specializzazione nel settore culturale la pone senz’altro in condizioni di riaffermare la millenaria vocazione universale: in questa direzione, le istituzioni nazionali e locali investite della sua giurisdizione sono chiamate a misurarsi con gli scenari aperti dal disegno di riforma del MiBACT ...leggi tutto
Le città sono in continuo divenire. Le trasformazioni fanno parte della vita normale di qualsiasi centro urbano. Anche l’Area archeologica centrale di Roma ha subito molte trasformazioni nei secoli, trasformazioni puntuali e altre che hanno riguardato tutta l’area, trasformazioni lente e trasformazioni rapide che hanno modificato anche in modo estremo gli assetti precedenti. Ancora oggi si tratta di una parte della città in continua evoluzione, senza una visione complessiva che dia una direzione unitaria agli interventi che interessano un’area di straordinaria ricchezza ...leggi tutto
D1. Tra archeologia e urbanistica
Nella varietà delle soluzioni che sono state prospettate fino ad oggi per l’Area Archeologica Centrale di Roma, uno dei temi decisivi e più controversi riguarda il senso primario da attribuire a questo grande spazio composito dall’immenso valore simbolico, storico e culturale e al tempo stesso ricco di straordinarie valenze di animazione urbana e di attrazione turistica.
Nella visione al futuro dell’area dei Fori e del suo immediato intorno urbano, sono da confermare le condizioni attuali? Oppure si devono privilegiare gli obiettivi della conoscenza archeologica e conseguentemente un uso condizionato delle nuove aree di scavo, destinate poi a diventare un parco archeologico recintato e sorvegliato? O ancora devono essere mantenute e migliorate le funzioni di attrazione urbana, lasciando lo spazio a disposizione delle molteplici popolazioni che lo affollano nei diversi tempi e lo usano come uno dei luoghi dove la città incontra gli strati più profondi della sua lunga storia? È possibile insomma conciliare archeologia e urbanistica? A quali condizioni?
D2. Del possibile Progetto urbano
Nonostante il conflitto ancora irrisolto delle visioni e i numerosi fallimenti progettuali finora incontrati, non c’è dubbio che sia diventato ormai urgente dotarsi di un Progetto urbano credibile e alla scala giusta, per indirizzare in modo coerente i diversi interventi che a vario titolo investono l’Area Archeologica Centrale. Ma la forma tradizionale del Progetto urbano, come disegno compiuto di un assetto fisico-funzionale a medio-lungo termine, appare ormai del tutto inadeguata a guidare le trasformazioni future. C’è piuttosto da immaginare una convincente visione per l’avvenire dell’Area; e poi l’avvio di un processo di progettazione aperto, finalizzato al conseguimento della visione prefigurata: in pratica una combinazione flessibile ed evolutiva di interventi multiscalari, traguardati in funzione della visione assunta. La visione dovrebbe essere condivisa quanto più possibile dalla città, dalle istituzioni e dall’opinione pubblica internazionale, e alimentata operativamente dalle ingenti risorse attivabili in presenza di un progetto ben costruito e affidabile.
Quali dovranno essere i temi più rilevanti del nuovo Progetto urbano per l’Area archeologica centrale di Roma, quale la sua forma e soprattutto quali le modalità d’attuazione possibili, nella nostra epoca sempre più dominata dall’incertezza e dall’imprevedibilità per il futuro?
D3. Un programma a breve
Intanto che si discute la visione programmatica sono in corso interventi eterogenei ed emergenziali che rischiano di modificare in modo rilevante lo stato dell’area, prima ancora di avere a disposizione una prospettiva convincente per il progetto d’insieme, mirato a migliorare l’assetto complessivo evitando gli effetti controproducenti di interventi estemporanei o troppo settoriali. In particolare alcune questioni aperte che attendono risposte tempestive riguardano: a. l’inserimento della nuova stazione della linea C della metropolitana; b. la sistemazione dello scavo degli Auditoria di Adriano a piazza Venezia; c. la disciplina del traffico dei bus turistici; d. la regolazione dell’uso di via dei Fori imperiali; e. come far fronte al persistente degrado indotto da presenze abusive che involgariscono tutta l’area.
In attesa della definizione del Progetto urbano complessivo, quali sono a suo avviso le azioni più urgenti da intraprendere? E chi dovrebbe farsene carico?
intervista:Pio
BALDI
intervista: Eugenio
LA ROCCA
intervista: Ruggero
MARTINES
intervista: Luca
MONTUORI
intervista: Pepe
BARBIERI
intervista: Paolo
DESIDERI
intervista: Daniele
MANACORDA
intervista: Elisabetta
PALLOTTINO
intervista: Lorenzo
PIGNATTI
intervista: Mosè
RICCI
intervista: Domenico
CECCHINI
intervista: Adriano
LA REGINA
intervista: Beppe
ROMA
intervista: Livio
SACCHI
Storia e progetto: sono i due termini che spiccano, con la maggiore considerazione, nei due testi di Mario Manieri Elia che qui vengono ripubblicati. Un binomio che ha accompagnato la sua riflessione per molti decenni, tornando reiteratamente sia nei diversi numeri di “Topos e Progetto”, che nelle lezioni del Master da lui fondato “Architettura | Storia | Progetto”, o ancora nel suo lavoro come progettista (per esempio, per il concorso per Piazza Augusto Imperatore). Due assiomi ineludibili, utilizzati senza dogmatismi né preconcetti, come base su cui impostare qualsiasi discussione inerente l’intervento sul costruito storico esistente. Per i Fori Imperiali, più che mai. Il primo testo fu redatto nel corso della campagna di scavi avviata in vista del Giubileo del 2000 ...leggi tutto
L’area archeologica urbana più importante al mondo, così come è stata definita nell’ultimo documento in ordine di tempo che si interessa dell’area dei Fori (Studio per un Piano strategico per la sistemazione e lo sviluppo dell’Area Archeologica Centrale di Roma, Commissione paritetica MIBACT - Roma Capitale), è al tempo stesso il cuore della città antica e della città moderna. Si tratta di un’area con 45 ettari di estensione, circa 6,5 milioni di visitatori all’anno e oltre 42 milioni di introiti da biglietteria, la cui sistemazione è da secoli al centro del dibattito culturale, politico e urbanistico ..leggi tutto
Non tutti si rendono conto che l’area centrale di Roma, quella che va da piazza Venezia al Colosseo (e che comprende i Musei Capitolini, la Domus Aurea, il Colosseo e i Fori) costituisce in termini di visitatori il più grande parco archeologico del mondo. Mediamente si registrano, nelle aree soggette a bigliettazione, più di 7 milioni di visite all’anno. In termini di carico antropico, ipotizzando che ognuno visiti mediatamente almeno 2 “luoghi della cultura” (quanto complessivamente permesso dal biglietto di accesso al Parco del Colosseo) si avrebbe che circa 3,5 milioni di visitatori (persone fisiche) calpestano annualmente un’area che misura circa 100 ettari. In grande maggioranza si tratta di turisti che usano la città in forme che possono essere in contrasto con quelle di coloro che la vivono e ci lavorano. ..leggi tutto
Nonostante le origini mussoliniane, ben pochi attribuirebbero oggi un carattere esclusivamente fascista a uno spazio monumentale che è stato interamente assorbito dalle sue funzioni di rappresentazione scenografica dell’antico, svincolate dalla originaria intenzione mitica e politica. In particolare, via dei Fori imperiali – attraversata da innumerevoli manifestazioni, parate militari o grandi funerali come quelli dei leader comunisti Togliatti e Berlinguer – è divenuta nel tempo l’unico percorso nazional-patriottico di un paese dalle memorie divise. In un certo senso i nostri Champs-Élysées. Proprio per questo l’apertura di nuovi scavi – prima applicazione di un più vasto progetto della soprintendenza archeologica originariamente inteso a rimuovere quell’assetto viario ..leggi tutto
Nel secolo scorso i Beni Culturali, da appannaggio riservato a una élite, divengono una risorsa per il turismo su vasta scala. Le scelte compiute sull'assetto dell'Area Archeologica di Roma sono state inizialmente influenzate dalla volontà di non aprire a tutti la lettura dei reperti, la cui interpretazione nel passato era concessa ai soli eruditi; ma oggi che la globalizzazione li ha messi a disposizione di un pubblico ampio ed eterogeneo, come si può operare per rendere più accessibile la lettura dell'offerta culturale senza abbassarne la qualità scientifica? La risposta suggerita dalle scelte istituzionali nel caso romano sembra tendere all'utilizzo della multimedialità quale strumento narrativo delle vicende che hanno interessato le antiche vestigia. ..leggi tutto
Negli ultimi anni, all’interno del Dipartimento di Architettura di Roma Tre sono state molte le ricerche avviate sul tema del progetto urbano e architettonico per l’Area Archeologica Centrale di Roma. Ricerche promosse da docenti, da dottorandi, ma anche numerose tesi di laurea. Diversi lavori sono confluiti in un Masterplan per l’AACR che intende proporre una strategia generale e alcune linee guida per gli interventi sull’area. Da due anni, inoltre, è stato creato dal Dipartimento un laboratorio di laurea dedicato al “progetto complesso”: ...leggi tutto
L’Area Archeologica Centrale di Roma ha visto negli ultimi venti anni crescere la sua condizione di frammento all’interno della città. Se dal punto di vista urbano si trova nelle stesse condizioni di settanta anni fa, l’assenza di politiche unitarie, gli interventi puntuali e la pressione turistica hanno contribuito a generare condizioni di degrado e separazione. Con la definizione del Parco Archeologico del Colosseo si sono costituite le condizioni per quel piano strategico a scala urbana auspicato in molti documenti. Il lavoro di ricerca è volto a comprendere se sia possibile ...leggi tutto
Roma possiede un patrimonio storico straordinariamente vasto ed eterogeneo. Le stratificazioni hanno consegnato alle preesistenze archeologiche all’interno della città un ruolo centrale per il suo sviluppo. La presenza di tali resti però non rappresenta il solo aspetto che definisce il paesaggio romano come esempio archetipico. La sua unicità è restituita dal fragile equilibrio che nel corso dei secoli l’archeologia ha saputo innescare con la natura. L’immagine della città si è appoggiata su questo binomio già dalla fine della classicità ...leggi tutto
Le esperienze avviate con il “Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia” (DPCM 25 maggio 2016) hanno attraversato una fase turbolenta, rischiando di esaurirsi nel giro di soli due anni. Il processo di attuazione dei progetti, finanziati con tre tranche dal 16 febbraio al 7 agosto 2017, ha subito infatti un’improvvisa e inattesa interruzione con la Legge 108/2018 di conversione del Decreto “Milleproroghe” (DL 91/2018). Il “Milleproroghe” aveva limitato la continuità dell’erogazione dei fondi solo per i soggetti proponenti compresi fino al ventiquattresimo posto della graduatoria...leggi tutto
La pervasività della dimensione urbana pone complesse questioni sul piano delle politiche urbanistiche e del progetto della città. Il fenomeno mostra situazioni di estrema contraddittorietà, palesate da criticità relazionali, azioni di prevaricazione rispetto all’ambiente, divario sociale, incremento dell’entropia. Questa visione ha prodotto spazi caratterizzati da alti gradi di marginalità, luoghi alla deriva, dai quali però è necessario ripartire con l’adozione di nuovi paradigmi progettuali che al principio della “fondazione” sostituiscano quello della ri-territorializzazione e della ri-significazione ...leggi tutto
AxTO è il programma della Città di Torino nell’ambito del bando per la sicurezza e la riqualificazione delle periferie. AxTO si compone di 44 azioni su cinque assi tematici che vanno dalle opere pubbliche al welfare di comunità. Oltre agli interventi puntuali ha l’obbiettivo di favorire la costruzione di reti di comunità stabili a partire da microinterventi fisici ed immateriali secondo la teoria dell’agopuntura urbana. Quando si costruisce un programma di rigenerazione urbana, quando lo si fa per partecipare a un bando, e ancor più quando si lavora direttamente dall’interno della pubblica amministrazione...leggi tutto
Nel maggio 2014 lessi con interesse (e qualche difficoltà) l’articolo Abduzione e valutazione pubblicato da Roberta Amirante sulla rivista Op. cit.; qualche anno dopo, sempre con analoga curiosità (e qualche difficoltà in meno) lessi la bozza, ormai quasi definitiva, in procinto di essere inviata all’editore, del testo Il progetto come prodotto di ricerca. Un’ipotesi di cui l’articolo che lo precede costituisce, come l’autrice sottolinea, lo stato dell’arte. In entrambi i casi, a seguito delle mie letture, ho avuto la fortuna di poterne discutere, con l’autrice nel modo migliore, come spesso accade ormai da diversi anni (una quindicina più o meno), prendendo un caffè “rapido” per qualche ora. Avvezza alle tante ricche discussioni con Roberta Amirante non ho pensato in entrambe le occasioni che, a distanza di qualche tempo. ...leggi tutto