SCUT. Centro Ricerche di Ateneo Sviluppo Competitivo Urbano e Territoriale - Ud'A

EcoWebTown

numero 5

ISSN 2039-2656

dicembre 2012

Demetz Campania. Napoli Est














Credits:
Michelangelo Russo
2 Campania. Napoli Est














Credits:
Michelangelo Russo
4 La Toledo Gridshell














Credits:
Sergio Pone
5 La Toledo Gridshell














Credits:
Sergio Pone
6 La pianificazione paesaggistica in dirittura di arrivo











Credits:
Luigi Guastamacchia e Marianna Simone
8 Sardegna e Sostenibilità. Tra il dire e il fare












Credits:
Cesarina Siddi
8 Ecoquartieri in programma. Chieti, Pescara, Teramo












Credits:
Ester Zazzero
8 Ecoquartieri in programma. Chieti, Pescara, Teramo










Credits:
Ester Zazzero
8 Acqua di pioggia e architettura ecologica per la città











Credits:
Cesare Corfone

Aree urbane e sviluppo sostenibile | Politiche per lo sviluppo sostenibile nel Mezzogiorno | Napoli, Area est | La Toledo Gridshell | Rigeneriamo le città, generiamo il futuro | La pianificazione paesaggistica in dirittura di arrivo | Baricentrale. Committenti, architetti e progetti | Sardegna e Sostenibilità. Tra il dire e il fare | Progetto urbano sostenibile. Un laboratorio abruzzese | Acqua di pioggia e architettura ecologica per la città | Mutamenti climatici in città. Per una nuova geografia del rischio | Gridshell tra innovazione e sperimentazione | Urban Ecologies_New Towns in Asia |

 

Editoriale

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Aree urbane e sviluppo sostenibile. Alberto Clementi

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Anche al fine di preparare il nostro Paese alla programmazione dei fondi comunitari 2014-2020, si è insediato all’inizio di quest’anno il Comitato Interministeriale per le politiche urbane (CIPU), istituito dalla L.134 del 2012. L’obiettivo dichiarato è di avviare una politica organica per le città, integrando tra loro i diversi livelli di governo, le politiche di settore e le risorse finanziarie ordinarie e aggiuntive, con l’intento di scongiurare una loro sovrapposizione confusa, com’è avvenuto finora in Italia nelle pratiche urbane correnti. La Commissione europea, per parte sua, ha manifestato esplicitamente il suo intendimento di rafforzare il ruolo delle città nelle future politiche di coesione intese a promuovere lo sviluppo economico, l’inclusione sociale e la protezione ambientale, enunciando la filosofia dello sviluppo urbano sostenibile integrato come chiave di volta per stimolare progetti innovativi, commisurati alle esigenze specifiche di aree particolarmente colpite da fenomeni di criticità tanto sociali che ambientali.
Per dare seguito a questa nuova impostazione, lo Stato italiano sta predisponendo un’Agenda Urbana Nazionale, con la cooperazione dei diversi organismi di governo centrale e locale, come preludio ai prossimi contratti di partenariato e ai programmi operativi per lo sviluppo sostenibile delle aree urbane da inserire nel Quadro Strategico Comunitario. Peraltro allo stato attuale, l’Agenda è appena al suo esordio, e riflette ancora la diversità delle linee d’azione provenienti dai diversi attori istituzionali, non ricomposte da un disegno organico complessivo in grado di enunciare priorità e tempi d’intervento. ....leggi tutto

"...La proposta del ministero dell’Ambiente appare coerente e ambiziosa, coprendo gran parte dei temi che sono in gioco nello sviluppo sostenibile delle città..."

"...L’insieme dei progetti per Napoli Est dimostra che la partita della sostenibilità può andare oltre le nuove espansioni urbane, che in futuro peraltro dovrebbero ridursi drasticamente a favore del primato del recupero dell’esistente..."

 

Mezzogiorno. Prove di sostenibilità a cura di Maria Valeria Mininni, Ester Zazzero

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Politiche per lo sviluppo sostenibile nel Mezzogiorno. Edoardo Zanchini

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Occorre evitare l’errore di perdersi dentro la ciclica discussione sulla questione meridionale, come se i problemi siano sempre gli stessi dai tempi di Rossi Doria e Saraceno. In particolare negli ultimi due decenni i cambiamenti dentro il territorio di quella parte del Paese che ancora viene chiamata, con una evidente forzatura, Mezzogiorno sono stati profondi, hanno acuito differenze, rivelato segnali per nulla banali. È importante leggere dentro queste trasformazioni per capirne le spinte e i nuovi problemi da cui derivano, in particolare per quanto riguarda i temi ambientali. Perché nei numeri assoluti le città del Sud sono ancora ultime in Italia per quanto riguarda tutti i parametri ambientali: da quelli di infrastrutturazione (allacci alla rete fognaria, accesso all’acqua potabile, dispersioni delle reti idriche) a quelli di gestione (raccolta differenziata, trasporto pubblico urbano, zone a traffico limitato) a quelli di vivibilità urbana (aree verdi, piste ciclabili, isole pedonali). Eppure si sbaglierebbe a pensare che ci troviamo di fronte a una realtà omogenea, ad esempio sono centinaia i Comuni (alcuni grandi come Salerno) dove la percentuale di raccolta differenziata supera il 65%, ossia con performance che superano tante città del centronord. Così come la gestione degli acquedotti in Puglia non può essere paragonata agli insopportabili ritardi della Sicilia, e stessi ragionamenti valgono sulla rete di porti e aeroporti, le stazioni (la nuova stazione Toledo della Metro di Napoli è stata premiata come la più bella del mondo dal Daily Telegraph), mettendo a confronto le città e le diverse Regioni. Quello che è mancato in questi anni, e qui sta la differenza con gli altri Paesi europei, è un progetto di uscita dalle condizioni di arretratezza delle Regioni e delle città del Sud. Se Regioni come l’Algarve in Portogallo o l’Extremadura in Spagna hanno compiuto dei passi avanti in termini di condizioni di benessere e ricchezza che si sognano in Calabria, è perché si è dato un orizzonte alle politiche di investimento rese possibili dai fondi strutturali europei, si sono individuate alcune priorità infrastrutturali. Al contrario, da noi il fallimento delle politiche di coesione territoriale non è tanto nella inadeguata capacità di spesa, l’unica di cui si accorgono i quotidiani nazionali, ma nella dispersione a pioggia degli interventi nella più totale assenza di criteri comprensibili di indirizzo e poi di vero controllo. ....leggi tutto

"... In pochi si sono accorti che in sempre più giorni dell’anno la produzione da energia pulita in Sicilia e Puglia arriva a superare l’80% dei fabbisogni elettrici complessivi... "

"... la chiave dell’adattamento ai cambiamenti climatici oggi appare quella più adatta per ripensare le priorità e gli stessi modelli di intervento, abbandonando una visione ingegneristica delle infrastrutture idriche e fognarie ....."

 

Campania

Napoli, Area est.

(con un contributo di Carlo Gasparrini)

Michelangelo Russo

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Napoli Est è la parte di città che, verso oriente, guarda il Vesuvio. Verso le sue pendici, fin dalle epoche più remote si sviluppavano gli insediamenti attratti dalla presenza, tra il vulcano e la costa, di terreni fertilissimi e comodi approdi, in una straordinaria piattaforma naturale protesa verso il golfo di Napoli. In quest’area sono sorte importanti città del mondo antico in un paesaggio straordinario che si è storicamente incrociato con il rischio di un vulcano pericolosissimo. Verso est, le paludi che raccoglievano l’acqua proveniente dal complesso vulcanico Somma Vesuvio, lambivano un ricchissimo sistema idrografico che, in direzione della linea di costa, ha costituito uno dei caratteri morfologici prevalenti di questo territorio tracciandone la sua storia: il “mitico” fiume Sebeto attraversava la piana di Volla per giungere al mare, attraverso il Ponte della Maddalena, che era il passaggio obbligato per uscire da Napoli verso est. Un sistema di acque ricchissimo ha dato vita ad una delle più importanti infrastrutture del territorio campano, i canali dei Regi Lagni, realizzati dai Borbone nel tardo settecento per mettere a regime il sistema irriguo della piana campana da est a ovest, fino a sfociare sul litorale della provincia di Caserta, nei pressi del Volturno.
Napoli est ha visto la crescita di importanti insediamenti lineari in direzione dei nuclei urbani costieri, sviluppatisi intorno alla prima ferrovia italiana, nella tratta di circa otto chilometri inaugurata nel 1839 per collegare Napoli con Portici. L’attrattività di questa direttrice ha prodotto una crescita urbana a dismisura nella seconda metà del novecento, soprattutto nei comuni al confine di Napoli dei paesi vesuviani costieri, dove la densità abitativa ha raggiunto valori ineguagliati in ogni altro comune italiano. Oggi Portici, Ercolano, Torre del Greco, Torre Annunziata, rappresentano un paradosso urbanistico fatto di un mix contraddittorio di insediamenti e rischio vulcanico: un tessuto urbano densissimo privo di soluzioni di continuità, dove gli edifici multipiano di susseguono senza sosta su una rete di infrastrutture che segmenta il territorio e al contempo appare inadeguata a sopportare i flussi di un catastrofico allarme per il rischio Vesuvio. ....leggi tutto

"...La trasformazione può restituire “abitabilità” a territori marginali, luoghi di abbandono e di degrado attraverso una nuova sensibilità capace di interpretare alcuni fenomeni in atto, e di ripensare la forma latente di un paesaggio che lega storicamente quest’area con la città. ... "

"... L’area est di Napoli è attualmente interessata da alcuni grandi progetti di trasformazione inquadrati entro ambiti di attuazione del Prg coincidenti con interventi unitari legati al riciclo di aree industriali dimesse o in corso di dismissione ....."

La Toledo Gridshell. Sergio Pone

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La Toledo Gridshell, realizzata nel cortile della Facoltà di Architettura di Napoli è un’esperienza in cui l’attività didattica e la ricerca si sono incontrate per dare luogo a una sperimentazione costruttiva. Si tratta anche di una prima realizzazione che ha permesso di valutare “sul campo” la possibilità di attrezzare in modo flessibile e reversibile gli spazi urbani collettivi, a partire dalla valorizzazione di alcuni intrinseci caratteri di “sostenibilità” specifici dei sistemi costruttivi a guscio in legno post-formati. La ricerca sulle gridshell in legno post-formate è in corso da circa dieci anni a opera di chi scrive e del suo gruppo di ricerca (composto dalle PhD Sofia Colabella e Bianca Parenti e dal PhD student Bernardino D’Amico e validamente supportato da Raffaele Landolfo, Francesco Portioli e Mario D’Amelio, docenti di Strutture, e da Alessandra Pagliano, docente di Geometria) e ha già prodotto alcuni risultati scientifici e una serie di manufatti sperimentali. Come alcuni sanno, le gridshell post-formate in legno sono gusci discretizzati in cui la doppia curvatura della superficie resistente viene realizzata con la sovrapposizione di un numero pari di layer composti da bacchette di legno di piccola dimensione disposte su giaciture ortogonali alternate a formare una griglia regolare.
La caratteristica principale delle gridshell in legno consiste nella singolarità del processo costruttivo necessario per realizzarle: la post-formatura. La griglia viene assemblata in piano (o al suolo – upward - o su un piano appositamente creato in alto - downward) con le bacchette disposte a formare maglie quadrate di piccola dimensione (m. 0,5 x 0,5) e solo in un secondo momento viene deformata fino al raggiungimento della forma finale. ...leggi tutto

"... Nel lavoro compiuto sin qui il gruppo di ricerca ha deciso di esaltare la duplice vocazione delle gridshell in legno: da un lato l’eco-compatibilità, dall’altro la semplicità costruttiva e l’economicità. ... "

"... Questo atteggiamento ha reso l’esperienza gridshell particolarmente adatta alla formula del workshop in cui studenti o neolaureati in architettura e in ingegneria sono coinvolti nella progettazione e realizzazione dei manufatti. ....."

 

Puglia

Rigeneriamo le città, generiamo il futuro. Maria Valeria Mininni

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La Mostra e i Convegni
La regione Puglia ha presentato a Bari, dal 7 al 27 di marzo, una mostra convegno “Rigeneriamo le città, generiamo il futuro” organizzata per sezioni tematiche e momenti di discussione pubblica, gran parte dei risultati di una lunga attività avviata sui temi della rigenerazione urbana promossa dall’assessorato alla qualità del territorio.
La mostra ha occupato gli spazi del futuro Mac Museo delle Arti Contemporanee nel ex cine-teatro Margherita utilizzando un linguaggio per la comunicazione delle iniziative chiaro e accattivante, non risparmiando gli apparati iconografici e strumenti interattivi che oggi aiutano a comunicare l’urbanistica (Gabellini, 2010). Quattro seminari hanno cadenzato i tempi della mostra. Quello di apertura (7 marzo) “Oltre la crisi. Il contributo della rigenerazione urbana e territoriale”, ha voluto introdurre i temi politici della mostra convegno confrontandosi con altre esperienze di rigenerazione urbana di paesi del Sud Europa.
I punti emersi dalla discussione della prima giornata hanno insistito sulla capacità che in questi anni la regione ha avuto nella costruzione condivisa attraverso strategie e scenari per la costruzione di una visione di un futuro sostenibile del territorio, attivato non attraverso interventi ma tramite le sinergie delle politiche regionali. Si è riflettuto sulle visioni integrate del territorio e di quanto sia complesso costruirle e, per circolarità, sull'importanza che le politiche integrate del territorio hanno sulla costruzione delle strategie e degli scenari necessari nella pianificazione fisica del territorio. ...leggi tutto

"... La carica innovativa dell’approccio risiede nella volontà di creare una netta discontinuità rispetto a decenni di esclusivo interesse per l’espansione delle città, di progetti elaborati nel chiuso degli studi professionali, calati dall’alto in contesti noti solo superficialmente, incapaci di dare risposta a concreti bisogni e domande sociali ... "

"... Le azioni nei singoli centri, in grande prevalenza di riqualificazione di piazze e di spazi aperti nei centri storici o nelle periferie, hanno in ogni caso mostrato un ripensamento dei luoghi pubblici a partire dalla loro funzione ....."

La pianificazione paesaggistica in dirittura di arrivo. Luigi Guastamacchia e Marianna Simone

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1 - La Proposta di Piano Paesaggistico Territoriale Regionale. Questioni di metodo
Nel corso del 2007, l’amministrazione regionale pugliese ha avviato, in coerenza con il DLgs n. 42/2004, e con la Carta Europea del Paesaggio (Firenze 2000) l’elaborazione del nuovo Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR) con l’esplicito obiettivo di sviluppare uno strumento capace di riconoscere i principali valori del territorio, di definirne le regole d’uso e di trasformazione e di stabilire le condizioni normative e progettuali per la costruzione del paesaggio. L’esigenza di produrre un nuovo Piano poggia sostanzialmente sulla constatazione che il vigente “Piano Urbanistico Territoriale Tematico per il Paesaggio”, approvato nel 2000 e redatto ai sensi della L. 431/85 e precedentemente dalla Lr 56/80, ha una natura vincolistica con un carattere meramente ricognitivo e prescrittivo, applicato alle sole emergenze paesaggistiche, con una tutela diretta per i soli “ambiti territoriali estesi” il cui valore è riconosciuto dalla sola stratificazione e sommatoria di vincoli graduati su scale interne per le diverse categorie analitiche adoperate. Dunque, il nuovo PPTR viene elaborato come strumento in grado di produrre, oltre che vincoli, regole di trasformazione, politiche, azioni, progetti che favoriscano l’elevamento della qualità dei paesaggi dell’intero territorio regionale, urbano e rurale, comprendendovi oltre alle azioni di conservazione, quelle di valorizzazione, di riqualificazione, di ricostruzione. ....leggi tutto

"... In questi anni il PPTR ha tracciato un primo percorso evolutivo in cui poter riconoscere uno strumento processuale capace di riflettersi nelle azioni strategiche da esso innescate e poste in essere, dalle partnership dei soggetti impegnati, dalla collaborazione tra i diversi soggetti pubblici, dalle integrazioni delle politiche settoriali e di saperi interdisciplinari. ....."

Baricentrale. Committenti, architetti e progetti. Francesco Garofalo

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Nell’accingermi a scrivere questo contributo, sono andato a rileggere due testi analoghi che avevo pubblicato nei cataloghi dei concorsi organizzati alla fine degli anni novanta: quello per il Centro delle Arti Contemporanee (oggi Maxxi) del 1998-99, e quello per l’ampliamento della Galleria Nazionale d’Arte Moderna del 1999-2000. La cosa che colpisce di più nel confronto con l’oggi, non è la differenza dei progetti e dei progettisti, ma l’atmosfera che circonda i tre concorsi.
Come eravamo: la debole primavera degli anni Novanta
Nonostante le cautele, il tono del discorso alla fine degli anni novanta era tutto sommato positivo. C’era una preoccupazione per l’arretratezza con cui l’architettura italiana affrontava le nuove occasioni di competere con i protagonisti della cultura internazionale. E tuttavia persino la preoccupazione era mitigata dalla speranza che l’instaurarsi di una prassi generalizzata di concorsi potesse essere la palestra in cui superare la gracilità creativa e produttiva della nostra architettura.
Misurare la distanza tra allora e oggi è utile e forse necessario, per capire che le residue speranze coltivate dalla comunità architettonica e dagli ordini professionali nella loro rituale invocazione dei concorsi, dipendono essenzialmente dal contesto in cui essi si svolgono. E il contesto è fatto di almeno tre componenti: regole, committenti e organizzatori. Ovviamente ne esiste una quarta che sono gli architetti, ma di loro sarà più facile parlare riferendo gli esiti di questo concorso per Bari. .....leggi tutto

"... Che questo processo abbia rappresentato un laboratorio mediatico per la creazione e delle cosiddette “archistar”, dipende soprattutto dal fatto che, come vedremo, invece di diventare una pratica diffusa e sistematica, è stata riservata a poche occasioni simboliche. ....."

"... Le poche occasioni superstiti quasi mai prevedono un secondo grado o un rimborso delle spese per i concorrenti, caricando sugli architetti costi elevati e riducendo anche in questo modo la platea dei partecipanti ....."

 

Sardegna

Sardegna e Sostenibilità. Tra il dire e il fare. Cesarina Siddi

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Paesaggio e sostenibilità rappresentano i concetti chiave che permeano tutte le nuove politiche governative, dal livello Comunitario a quello locale, e impegnano tutti gli attori territoriali a sperimentare operativamente le loro definizioni. I due concetti si associano quindi con estrema frequenza nel dibattito contemporaneo, sia teorico sia operativo, ma queste associazioni risultano essere ancora troppo spesso formali più che sostanziali. Sicuramente il trattarsi di due concetti dalla definizione “aperta” rende più complessa l’operazione di traduzione applicativa non solo dei loro significati, ma anche e soprattutto delle ragioni che presiedono alla loro messa in relazione. Il crudo paradosso è che il concetto di sostenibilità sia passato dall’essere il requisito fondativo di tutte le antiche culture territoriali (pensiamo all’oasi come insediamento paradigmatico…), a un concetto da ricostruire e di cui riappropriarsi in opportune declinazioni.
La Sardegna rispecchia perfettamente questa situazione, non tanto nelle politiche che hanno dimostrato (soprattutto nell’ultimo decennio) un impegno ad ampio spettro nel favorire occasioni attraverso le quali tradurre concretamente il concetto, quanto, soprattutto, nelle azioni ancora troppo frequentemente proiettate verso un infausto destino di “occasioni mancate”.
Le culture insediative locali raccontano una storia antica di rapporti articolati e profondi tra territori e comunità, tra i paesaggi dell’abitare e quelli del produrre, geografie complesse sulle quali i segni della modernità hanno purtroppo spesso agito impietosamente…
È però intorno a queste che hanno iniziato a svilupparsi le nuove attenzioni che implicitamente rimandano al concetto di sostenibilità.
La nuova attenzione nazionale sul tema della conservazione maturata a partire dai primi anni Ottanta porta anche in Sardegna allo sviluppo di una nuova coscienza sul tema del paesaggio storico culturale, ed è attraverso il nuovo sguardo su questa dimensione che inizia il lento e faticoso percorso di costruzione di una nuova sensibilità. ....leggi tutto

"... Il progetto ha lavorato attraverso una metodologia fondata sulla partecipazione condivisa, messa in atto attraverso una piattaforma web e soprattutto attraverso l’attivazione di una rete di laboratori regionali e territoriali, fondata su un articolato studio e riconoscimento delle identità locali. ... "

"... Queste constatazioni farebbero pensare a un’assenza di politiche di sensibilizzazione, e invece, riprendendo il racconto scopriremo che queste negli anni non sono assolutamente mancate ....."

 

Abruzzo

Progetto urbano sostenibile. Un laboratorio abruzzese. Ester Zazzero

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In Abruzzo, la sensibilità ai temi dello sviluppo sostenibile è andata emergendo negli ultimi anni, secondo percorsi notevolmente differenziati, talvolta sotto l’impulso di proposte pionieristiche di alcuni politici, molto più spesso per effetto delle strategie nazionali e locali che sono andate evolvendo con tempi e modalità assai diverse tra loro. Anche in questa regione sembra riprodursi la singolarità del nostro Paese, in cui i processi di sviluppo e d’innovazione sono espressione soprattutto di iniziative settoriali da parte dei singoli territori locali, debolmente governati dal centro con politiche unitarie e di sistema. Oggi alcuni amministratori e aziende sembrano interessati a investire seriamente sulla green economy e in particolare sulle prospettive di riduzione dei consumi energetici previste nel pacchetto europeo su “clima ed energia” del 2009, con il “Patto dei Sindaci” cui hanno aderito tutti i 305 Comuni del territorio abruzzese, le quattro Amministrazioni Provinciali e la Regione, impegnandosi a dare seguito alle direttive della Commissione Europea per la salvaguardia del clima; e soprattutto con l’ambizioso programma di sviluppo “Poli d’innovazione”, mediante il quale la Regione Abruzzo si prefigge di rilanciare la competitività del territorio promuovendo un’alleanza costruttiva con gli attori dello sviluppo economico e con le università regionali. A queste iniziative pilota la Regione ha aggiunto la sperimentazione di nuovi eco-quartieri intesi come strumenti della green economy, affidandone al centro SCUT dell’università di Chieti-Pescara lo studio di fattibilità. ....leggi tutto

"...Assai più rare, per non dire inesistenti, sono invece le esperienze di “messa in sostenibilità della città esistente”, anche nella versione più limitata della realizzazione di nuovi quartieri ecosostenibili ... "

"... la loro rappresentazione più evidente, il dilagare sulle creste collinari e montane degli impianti eolici spesso sottoutilizzati, suscita reazioni spesso contrastanti, per il sacrificio dei valori di paesaggio..."

Ecoquartieri in programma. Chieti, Pescara, Teramo. Ester Zazzero

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Ecoquartieri in programma riassume i principali temi in gioco nel progetto urbano sostenibile: l’importanza degli ecosistemi e dell’ambiente ai fini della sostenibilità nella sua accezione corrente; l’apertura ai geoflussi della contemporaneità, che innervano le relazioni multilivello tra i diversi luoghi, dando luogo a territori-rete distesi materialmente e immaterialmente tra una molteplicità di poli di incrocio e commutazione dei flussi che alimentano i territori-area; l’attenzione infine alla città fisica, come insieme di spazi stratificati localmente, che fungono da ancoraggio ad identità culturali e sociali dalle lunghe durate del tempo.
L’obiettivo è chiaro: conferire condizioni di qualità alla trasformazione di Chieti, Pescara e Teramo, attraverso un progetto urbano ispirato ai valori della sostenibilità, con l’obiettivo di estendere questo approccio-pilota all’Abruzzo e più in generale all’ipercittà diffusa lungo la costa adriatica. Restano da capire i modi e gli strumenti attraverso cui conseguirlo, inaugurando una linea di ricerca applicata al contesto abruzzese, ma proiettata per le sue ricadute anche su altre città italiane ed euroadriatiche.
L’applicazione a tre aree abruzzesi, quella di Chieti nel retro della stazione ferroviaria di Chieti scalo; Pescara-Fontanelle, in prossimità dell’aeroporto cittadino, e Teramo nelle aree dismesse della fabbrica Villeroy Boch anch’essain prossimità della stazione ferroviaria, consente di intercettare una varietà di temi del Progetto Urbano Sostenibile. Si tratta infatti di tre estese aree  brownfields, attualmente occupate in gran parte da funzioni industriali dismesse o in dismissione, ovvero da grandi servizi tecnologici anch’essi dal destino incerto. ....leggi tutto

"...Elevare la densità degli usi del suolo, mirando nel contempo a mescolare le funzioni da insediare, al fine di evitare la monofunzionalità degli spazi... "

"... Questa attenzione riguarda anche la scelta dei materiali e strutture, l’ organizzazione del cantiere e del suo approvvigionamento che riduca quanto più possibile gli effetti d’inquinamento..."

 

Sondaggi

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Acqua di pioggia e architettura ecologica per la città. Cesare Corfone

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L'idea che un sistema urbano possa essere “un organismo poco idroesigente” e che possa diventare “parte del ciclo idrologico naturale”1, in equilibrio con il suo più ampio contesto idrologico, passa attraverso innovative visioni alle quali non corrispondono necessariamente costose tecnologie ingegneristiche. Da secoli e fino alla fine del Novecento, la pratica della raccolta della pioggia era diffusa in Italia come in molti altri paesi. La cultura dell'acqua e la sapiente gestione della pioggia sono temi di costruzione urbana già negli insediamenti delle più antiche civiltà mediterranee e mesoamericane. Moderne pratiche di emungimento, valorizzazione, potabilizzazione e distribuzione dell'acqua potabile potrebbero essere affiancate da tradizionali tecniche di lunga data, come la raccolta della pioggia che offre un approvvigionamento low‑cost e notevoli benefici ambientali. La gestione delle acque meteoriche urbane potrebbe essere oggi affidata a modelli non convenzionali che utilizzino architetture ed infrastrutture ecologiche in grado di ripristinare alcuni processi naturali che l'attuale modello di urbanizzazione tende ad interrompere. La più semplice strategia urbana ipotizzabile per il recupero e il riutilizzo delle acque piovane è definibile come “stormwater ecomanagement strategy”, che propone la raccolta capillare e localizzata della pioggia; la purificazione, lo stoccaggio ed il riuso dell'acqua raccolta avverrebbe direttamente nei pressi delle aree destinate alla raccolta. Questa strategia è la sovrapposizione di una gestione ecologica della pioggia attraverso lo spazio pubblico, “stormwater features urban strategy”, ed attraverso gli edifici, “stormwater ecobuilding strategy”. ....leggi tutto

"... Il tetto giardino è lo strumento principe della “stormwater ecobuilding strategy” ma altre numerose innovazioni architettoniche possono rendere utile ed efficacie la raccolta, purificazione e riutilizzo della pioggia, contribuendo alla qualità formale e prestazionale del tessuto edilizio ... "

"... Gli spazi aperti delle città, come strade, piazze e giardini sono generalmente oggetto di progetti di riqualificazione e rinnovamento, ma tali progetti spesso non incidono sulla capacità di questi spazi di concorrere al miglior funzionamento del sistema ecologico urbano, tanto meno del ciclo idrico locale ...."

Mutamenti climatici in città. Per una nuova geografia del rischio. Michele Manigrasso

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Il problema è globale, e ciò risulta chiaro; con la stessa evidenza, le maggiori preoccupazioni, rispetto ai cambiamenti del clima, riguardano i rischi per l’uomo e le sue città, perché è in esse che si espletano le attività umane principali e si addensa la popolazione. Gli insediamenti urbani sono drivers fondamentali dei cambiamenti climatici e nel contempo i luoghi ove gli effetti si presentano più severi per la specie umana. Gli insediamenti urbani sono quelli dove è minore la naturalità, e dunque dove la resilienza deve essere assicurata in misura quasi esclusiva dall’uomo. La valutazione della loro vulnerabilità, la considerazione dei rischi cui sono esposti popolazioni e beni, la formulazione di consapevoli strategie atte a contrastare il problema, sono, di conseguenza, un banco di prova importante, suscettibile di incidere sulla qualità della vita della porzione largamente maggioritaria della popolazione mondiale.
Attualmente quasi la metà della popolazione mondiale abita nelle città e si prevede che durante i prossimi anni la popolazione urbana continuerà a salire costantemente. Le città, pur interessando delle porzioni ridotte della superficie terrestre (fra il 2 e il 4%), consumano i 3/4 delle risorse energetiche e dei materiali mondiali, producendo una equivalente quantità di rifiuti (Unep, 2005). Città immense, complesse, differenti e più grandi di quelle attuali, diventeranno l’ambiente nel quale vivrà moltissima gente. Varie città, quali Città del Messico, Tokio, San Paolo, Shanghai, Mumbai e Lagos probabilmente supereranno i 20 milioni di abitanti. ....leggi tutto

"... Non c’è civiltà che non abbia dato il suo contributo su questo tema: perché non c’è civiltà senza acqua e l’uso di questo bene esige che ci sia un luogo dove raccoglierla ed un sistema per distribuirla ... "

"... Se i cambiamenti climatici rappresentano “fattori esterni”, il modo in cui le città sono costruite, la loro forma, i materiali di cui sono costituiti gli spazi e gli edifici, i sottoservizi e sistemi tecnologici, rappresentano i “fattori interni” ....."

 

Letture

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Gridshell tra innovazione e sperimentazione. Filippo Angelucci

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Può esistere ancora oggi, anche al di fuori della tradizione nordamericana, una cultura progettuale fondata sullo spirito costruttivo della balloon frame, in grado di rispondere alle complesse esigenze dell'abitare contemporaneo?
È questo il provocatorio interrogativo posto da Sergio Pone alla base del suo libro Gridshell. I gusci a graticcio in legno tra innovazione e sperimentazione, edito dalla Alinea Editrice di Firenze e che riassume un'articolata quanto entusiasmante vicenda di sperimentazione progettuale, condotta tra ricerca scientifica ed esperienza professionale e incentrata sul tema delle strutture discretizzate in legno. Il volume si sviluppa in una duplice sequenza narrativa che riesce a ricomporre, in un unico percorso tecnologico, teoria e prassi della leggerezza dell'architettura, in un'esperienza in cui il pensiero progettante si fonde e si corrobora con la pratica “quasi artigianale” delle verifiche costruttive.
Da un lato, infatti, il libro ripercorre la storia dell'evoluzione delle architetture leggere in legno, dalla pionieristiche balloon frame, alle visionarie sperimentazioni di Frei Otto ed Edmund Happold, per arrivare alle strutture più fluide di Ville Hara e Mutsuro Sasaki, ricostruendone il passaggio dalla concezione originaria bidimensionale ai più recenti sviluppi industrializzati che permettono di post-formare gli elementi del graticcio strutturale piano, piegandoli, quasi accordandoli in configurazioni resistenti tridimensionali. ....leggi tutto

"... Il filo conduttore di questi due percorsi è costituito dalle esperienze progettuali di Ostuni, Lecce e Napoli, in cui lo stesso autore può affrontare, con il suo staff di collaboratori, anche situazioni esecutive critiche, complicazioni di calcolo, imprevisti tecnici. ..."

"...Sostenibilità pratiche quindi, perché in grado di riconnettere, intorno al momento della costruzione dello spazio abitativo, interessi economici e scientifici, emozioni studentesche, esigenze della cittadinanza ..."

 

Eventi

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Urban Ecologies_New Towns in Asia. Luca Molinari, Simona Galateo

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La nostra società sta vivendo nella fase della più rapida e significativa urbanizzazione nella storia. Nel 2030 più del 60% della popolazione mondiale vivrà nelle città, la maggior parte delle quali si trova nei paesi in via di sviluppo, Asia, Africa e Latino America. I temi cruciali da affrontare sono di risonante attualità, dalla necessità sempre più urgente di ridurre l’impatto delle città sul territorio sia in termini di consumo di suolo, sia in termini di sostenibilità ambientale, alla riflessione altrettanto determinante di trovare nuove modalità di urbanizzazione e di relazione tra fattori sociali ed economici.
Le new towns nella storia delle città del ventesimo secolo hanno radici profonde e una tradizione di quasi un secolo. I due modelli di riferimento più importanti restano Garden City di Ebenezer Howard (sociale progressista, ancora architettonicamente conservativa) e Ville Radieuse di Le Corbusier (funzionale e ordinata). Entrambe propongono due principi fondamentali: il diritto pubblico di regolare e controllare lo sviluppo del territorio urbano e una forte e centralizzata autorità di pianficazione, principi base su cui si fondarono altre città di nuova fondazione nel secondo dopoguerra, prestigiose nuove capitali, da Brasilia a Chandigarth ad Abuja, e nuove città industriali, come Guyana. Il modello delle new towns crollò con il crollo dei principi moderni del funzionalismo, la necessità di concentrare le nuove costruzioni evitando lo sprawl urbano, la sempre più spossata economia mondiale e nuovi modelli di riferimento. ....leggi tutto

"... I nuovi insediamenti, siano essi estensioni di realtà esistenti o grandi quartieri interni al tessuto urbano, sono promossi dalle città come strumento per acquisire vantaggi nella crescente competizione globale, e allo stesso tempo gli stessi sono direttamente fondati dalle reti globali di investitori e developers. ... "