ISSN 2039-2656
agosto/settembre 2012
Tra smart e green | Città e territori sostenibili del Trentino Alto Adige | Casa e clima | Manifesto per la qualità del progetto sostenibile | A22 @BZ. Bolzano, l’autostrada ed il piano dei possibili futuri | Bousquet, PRG di Trento. Un grande boulevard urbano con la nostalgia delle star | A22 Autostrada del Brennero SpA: eco-boulevard verso infrastrutture osmotiche | Il quartiere CasaNova, tra qualità urbana e climatica | Il quartiere De Cobelli a Brunico, un eco-quartiere di qualità | K. Kuma, C. Ratti, A.Gutierrez/ARUP, Manifattura domani, “la fabbrica Green del futuro” | “Albere” a Trento il nuovo ecoquartiere di Renzo Piano | Città di valle del Trentino: i detriti del conoide non generano più un paesaggio per Rovereto | La nuova ferrovia ad Alta Capacitá nel paesaggio del Trentino | Uno, nessuno e centomila “città Nordest”: infrastrutture e scenari | “Fondo per il paesaggio”. 8 progetti + 1 ricerca | Rifiuti: da problema a risorsa, il caso della discarica di Zuclo (Unitn TALL/GreenTrenDesign) | Intervista a Norbert Lantschner | Turris Babel, rivista per la qualità dell'architettura nelle Alpi | Cities in Nature |
Da qualche tempo, la fortuna crescente conquistata dalla Smart city induce a rimettere in discussione il modo stesso d’intendere la città sostenibile. Sulla spinta dei forti interessi che animano lo sviluppo delle tecnologie digitali e le loro applicazioni alla città, Smart city tende infatti a espandersi e a diventare onnivora, risucchiando al proprio interno altre linee di ricerca sulla città contemporanea, dalla sostenibilità delle trasformazioni alla trasparenza e alla democraticità dei processi di costruzione delle scelte.
Per la verità Smart city appare un termine ancora mal definito e denso di significati, che continua a evolvere incessantemente riarticolandosi e complessificandosi, con la prospettiva d’incorporare una grande varietà di esperienze apparentemente eterogenee. Evocato come noto da William Mitchell, circa venti anni fa con le sue ricerche inaugurali presso il MIT di Boston sulla "città dei bits", si riferiva originariamente all’uso delle tecnologie digitali per migliorare funzionalità e prestazioni dei sistemi organizzativi da cui dipende la vita delle città.
Oggi, pur mantenendo ben salda la sua matrice tecnologica, si presenta con un’accezione più inclusiva, poiché tende a intercettare una varietà di altri interessi, anche oltre l’efficienza dei sistemi organizzativi. In particolare, incrocia le questioni relative alla sostenibilità urbana, sia sotto il profilo ambientale che economico e sociale. E rivendica un ruolo importante soprattutto nella gestione delle risorse critiche, come acqua ed energia, interpretando al proprio modo la città ambientalmente sostenibile; la quale, come sappiamo, si riferisce alla capacità di un sistema urbano di autogovernare i propri metabolismi vitali, riducendo sostanzialmente il consumo di risorse non riproducibili; e di essere valutato grazie alla sua "impronta ecologica", ovvero tramite un indicatore dell’impatto ambientale, inteso come estensione di suolo necessaria per assicurare le risorse vitali e per smaltire i rifiuti generati da una popolazione urbana con il suo specifico standard di vita.
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Questo inserto di EcoWebTown, è curato da TALL* -Trentino Advanced Land-scape design Lab, un osservatorio tra università e società che si prefigge lo scopo di avviare, da una postazione privilegiata -come quella che può avere una Research University come Trento- una serie di più intense relazioni con il territorio e le città del Trentino e dell’Alto Adige, destinate alla costruzione di un Laboratorio condiviso -di livello internazionale e con la partecipazione di un ampio network di università- su alcuni percorsi comuni di ricerca, progetti e scelte strategiche, visioni di futuro, nonché azioni di sensibilizzazione alla cultura urbana e di architettura, ai temi della coerenza ambientale e della valorizzazione dei paesaggi. Tra le diverse ricerche e iniziative in progetto, alcune riguardano nello specifico le città di Trento, Rovereto, Bolzano e l’attivazione di un ciclo di esperienze didattiche, workshop, ricerche, che sotto la sigla di “Slow City” hanno contribuito -con la presenza di ricercatori, docenti, diversi autori, artisti performers, di provenienza internazionale- a ridefinire e delineare una fisionomia più originale e peculiare del modello di sviluppo territoriale, urbano e paesaggistico futuro del Trentino e dell’Alto Adige/Sudtirol. Attraverso un innalzamento dei livelli di attenzione alle risorse presenti -naturali e non solo- e per una maggiore sensibilizzazione sui temi della qualità urbana e architettonica, nonché per porsi sempre più in sintonia con la produzione europea più avanzata. La prima idea di “Slow City” è nata dallo spunto offerto dalla presenza, nel 2007, di MANIFESTA - evento artistico di rilevanza europea/internazionale - che ha messo in luce, nella articolata mappa dei luoghi-evento, una città originale, situata lungo la Valle dell’Adige, collegata dalla A22, multicentrica, con una grande ricchezza di natura, immersa nel paesaggio alpino, tra culture antiche e contemporanee, splendidi vigneti e vini eccellenti, gente attiva e laboriosa, segni della storia e dell’arte peculiari, un sistema museale diffuso e di rango come pochi altri territori in Europa, in cui la “lentezza” è un pregio, una scelta, una conquista. Una lentezza che significa qualità e che va “veloce”, cioè che non disdegna affatto il progresso, anzi lo sostiene, “lentezza” amica dell’ambiente, dentro la natura, leggera, sostenibile. ....leggi tutto
Negli anni ’70 del secolo scorso per la prima volta nella storia dell’umanità l’impronta ecologica del Pianeta ha superato la sua biocapacità.
L'impronta ecologica è un indicatore proposto da Rees e Wackernagel nel 1996 che valuta la quantità totale di risorse e servizi ecologici che una popolazione o un'attività produttiva utilizza, calcolando l'area totale di ecosistemi terrestri e acquatici necessaria per fornire in modo diretto e indiretto tutte le risorse usate e per assorbire le emissioni prodotte.La biocapacità indica invece l’insieme dei servizi ecologici erogati dagli ecosistemi locali ed è stimata attraverso il calcolo delle aree ecologicamente produttive – classificate dall’Unione Mondiale per la Conservazione in: aree per l’energia, aree agricole, pascoli, foreste, aree marine e superfici degradate. Queste ultime, in particolare, sono quelle occupate da infrastrutture ed edifici e considerate “ecologicamente improduttive”.
In altri termini, quindi, negli ultimi 40 anni si è affermato un trend secondo il quale l’umanità consuma le risorse rinnovabili ad una velocità maggiore di quella impiegata dagli ecosistemi per rigenerarle. Circa un terzo dell’energia globale si consuma all’interno degli edifici e circa il 60% dell’elettricità mondiale è consumata da edifici residenziali e commerciali. Secondo le tendenze attuali si prevede che la domanda energetica per il settore edilizio aumenterà del 60% entro il 2050.
Ma non di sola efficienza energetica può trattarsi. Nonostante la questione energetica abbia un ruolo centrale nel delineare ed indirizzare la futura programmazione edilizia, è necessario un atteggiamento progettuale basato su un approccio ecologico alle questioni urbane (Ecological Urbanism) e una valutazione che, alla scala del manufatto, prenda in considerazione l’intero ciclo dell’edificio (Life Cycle Assessment).
Una scelta, prima che necessaria, urgente. Lo dimostra la crisi attuale. Essa non è semplicemente una crisi finanziaria, ma coinvolge direttamente i nostri stili di vita, cambia le priorità e orienta le nostre scelte.
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Sostenibile non basta, sostenibile è abusato, sostenibile rischia di perdere il suo vero significato: per questo motivo stiamo lavorando ad un primo manifesto collettivo, da condividere con tutti coloro che hanno a cuore le sorti di una città, di architetture, di oggetti e prodotti realmente sostenibili, ma soprattutto esteticamente significanti.
0-Sostenibile è un progetto che nasca con una buona relazione con il contesto. I contesti sono molto diversi tra loro e altrettanto diverse devono essere le risposte progettuali.
1-Sostenibile è una risposta del progetto alle contraddizioni della città contemporanea costruita per sommatorie. La risposta sostenibile è: all’idea di architetture e città come “biotopi”, con meno costruito, più naturalità diffusa e nuovi paesaggi, più qualità.
2-Sostenibile è pensare a un approccio di “Biologia Urbana” piuttosto che di semplice Pianificazione. “Biologia Urbana” come processo progettuale e morfogenetico del paesaggio; sostenibile è pensare a relazioni organiche e auto-organizzativa tra le persone e gli spazi che esse abitano.
3-Sostenibile è rigenerare tutte le parti pubbliche della città con un processo continuo di “agopuntura urbana” che ricostruisca centralità soprattutto nelle zone marginali e periferiche e costituisca una rete diffusa di spazi accoglienti, esteticamente qualificanti, socialmente aggreganti.
4-Sostenibile è usare materiali naturali e forme contemporanee, materiali naturali frutto di processi ecologicamente sostenibili e che non producano alterazioni irreversibili dell’ambiente, orientando le future produzioni di materiali naturali e soprattutto materiali ‘ecologicamente performanti”, frutto di riciclaggio e ricomposizione, per non sfruttare perennemente la natura e usare al meglio le nuove tecnologie. ...leggi tutto
Il tema del rapporto tra la città di Bolzano e l’autostrada del Brennero presenta diversi gradi di complessità che travalicano gli aspetti puramente funzionali legati al ruolo e all’incidenza di un sistema infrastrutturale continuo. Le caratteristiche del contesto emergono da una modulazione di fattori che vanno dalle caratteristiche geomorfologiche della conca bolzanina, dalla presenza di una rete ramificata di corsi d’acqua intensamente irreggimentati, all’articolazione di coperture vegetazionali ed ai modi d’uso della città.
Bolzano è una città caratterizzata, per usare una delle espressioni favorite di Silvano Bassetti , da un regime di scarsità di suoli. Il territorio comunale è collocato alla confluenza di tre diverse vallate delle quali due, Valle Isarco e Valle dell'Adige, di rango alpino. La superficie si sviluppa tra 230 ed oltre 1.600 metri sul livello del mare e dei 52,34 kmq che costituiscono l'estensione del comune, il 49% si colloca al di sotto dei 300 metri di quota, fino al piede della corona di rilievi che chiude per due terzi l'orizzonte della città. Il sistema degli insediamenti occupa circa il 30% dell'area totale giace per massima parte al di sotto di quella soglia altimetrica mentre il resto del fondovalle è utilizzato a scopi agricoli, prevalentemente di pregio, oltre ad essere segnato dagli alvei dei tre corsi d'acqua che dalle vallate scorrono per confluire poi nell'Adige.
Le diverse funzioni sono densamente affiancate tra di loro e riempiono il bacino bolzanino fino ad appoggiarsi ai perimetri basali dei pendii. Quando nel corso degli anni 1960 furono definiti i tracciati dell'autostrada del Brennero l’unico sedime percorribile fu quello dell’argine orientale del fiume Isarco, escludendo l’impiego di gallerie che per la conformazione del territorio avrebbero richiesto lunghezze difficilmente sostenibili per costi di realizzazione e per condizioni di sicurezza. Il tracciato lungo l’argine, all’epoca totalmente incolto costituiva una portante morfologica che si svolgeva attraverso quel sistema degli usi e delle funzioni dei suoli senza incontrare particolari condizioni di conflitto, salvo la collina del Virgolo, uno sperone di roccia che dal monte del Colle arriva a precipitare ad immediato ridosso del fiume. ...leggi tutto
A chi arriva da Verona, in treno o percorrendo la A22, il paesaggio della Valle dell’Adige appare in progressione come una sorta di forbice chiusa da cornici montane. Lasciando alle spalle la moltitudine urbana della megalopoli padana, la grana dei luoghi cambia profondamente, la natura torna prepotente e sopraffà l’insediamento, i centri urbani sono grumi di case dentro un perimetro definito, spesso sovrastati da un antico castello o una torre. Persino l’autostrada è un segno diritto in questo paesaggio e appare isolata e chiusa tra la natura, i vigneti, i meleti che la accompagnano nel percorso, come l’Adige, il placido e grande fiume che si snoda nel suo letto e da il nome alla valle. Man mano che ci si avvicina verso il cuore del Trentino, nei pressi di Ala, Avio, e poi Rovereto, si scorgono segni di recenti urbanizzazioni, di centri che hanno sottratto spazio alla natura, che tuttavia rimane sempre imponente.
Vicini a Trento (capoluogo) il paesaggio urbano si fa più denso e fitto, con segni di una intensa espansione urbana, una rete di infrastrutture complessa, una “compressione” e “dilatazione” dovuta all’andamento della valle e alle montagne che la costringono a sinuose modificazioni. La città più grande del Trentino (120.000 abitanti circa) non sfugge alla densa trama che la società moderna ha disegnato sui territori. Trento si distende nella valle, con un’orditura quasi regolare di anonimi quartieri, case e palazzi, e sulla collina, con un’estesa e anomala villettopoli, segni di conquista progressiva di sempre maggiori spazi per l’abitare. Alcune alterazioni irreversibili dei luoghi della città, sono figlie anche qui -in un territorio molto protetto- della generazione di Piani Regolatori, dagli anni ’60 in poi, che hanno costruito città su un foglio orizzontale –piano e collina come unico piano- e disegnato le espansioni sul calcolo raddoppiato della crescita di cittadini da insediare, con nuove strade per servire i nuovi quartieri, verde pubblico qua e là, e un esito figurativo di pezzi di città i diversi corpi separati. ....leggi tutto
Il paradosso dell’uovo e della gallina sembra investire anche le riflessioni sul tema delle infrastrutture. Se la causa della dispersione insediativa sia stata l’infrastrutturazione del territorio o se la rete infrastrutturale abbia solo assecondato una tendenza alla diffusione non è un tema sul quale ci sia unanimità. Probabilmente è, oltre che inutile, anche impossibile distinguere fenomeni così intrinsecamente correlati. Assumiamo, quindi, l’idea di Bélanger secondo il quale “infrastructure has grown in complexity vis-à-vis the current urbanization of the world. It is both a response to, and generator of, horizontal forms of development, in part due to the transnational distribution of technologies and techniques of urban engineering” (2012, p. 278).
Risolvere il dilemma, peraltro, non è affatto necessario per prendere coscienza della necessità di trovare nuove forme di operatività in tema di infrastrutture. È sufficiente, infatti, constatare quanto le infrastrutture della mobilità abbiano condizionato, a scale diverse, lo sviluppo o la marginalizzazione dei territori, quanto elevati siano gli impatti sul paesaggio, sull’ambiente, sulle comunità – opinioni, queste, sulle quali c’è una diffusa unanimità – e quale sia il loro potere di configurazione degli spazi attraversati per capire che non è più pensabile che la progettazione delle infrastrutture sia affidata in modo quasi esclusivo all’ingegneria di settore, a un sapere specialistico che basa il progetto su principi di standardizzazione, mono-funzionalità, stabilità e durabilità (Bélanger 2012).
Emerge, quindi, la questione del progetto che deve essere onnicomprensivo e non di settore, che deve fare i conti con questioni sempre più complesse che necessitano di apporti disciplinari molteplici. Il progetto dell’oggetto strada non può prescindere, a rischio di produrre un oggetto del tutto autoreferenziale, dalla riflessione sul contesto che lo accoglie, deve, inoltre, essere in grado di ricomporre i diversi approcci disciplinari in una visione complessiva in cui non siano a prevalere le singole istanze bensì un’idea di infrastruttura e di territorio comune e condivisa.
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Il quartiere come sperimentazione per la città ecologica è la nuova tendenza europea e diventa il terreno di confronto di esperienze progettuali, da quelle svedesi –con il quartiere Hammarby e Stoccolma “fossil free” entro il 2050- ai quartieri “solari e senza auto” di Salisburgo. Ma anche Amsterdam, Barcellona, Londra, Malmo, Goteborg, Vienna, e oltre, con Cina, Burkina Faso, Malesia, Giappone e Cile.
Esperienze a dimostrazione che costruire una città sostenibile non è solo una possibile visione del futuro, ma una concreta realtà nel presente, come a Bolzano con il quartiere Casanova dove la pressante richiesta di edilizia sociale è stata occasione per la realizzazione di un “quartiere modello”, divenuto esempio virtuoso di come pianificazione e principi dell’eco-sostenibilità possano integrarsi in un progetto di qualità. Un pezzo di città ex-novo diventato occasione per una riqualificazione urbana più ampia dell’intera area periferica in cui si colloca, attraverso un quadro pianificatorio preciso capace di determinare con precisione tempi, modalità e indicazioni progettuali.
Un esempio significativo anche per le tempistiche di realizzazione, con l’acquisizione dei lotti nel 2000, l’approvazione del piano attuativo nel 2003, la prima concessione edilizia nel 2006 e il completamento quasi totale del quartiere nel 2012.
La progettazione del piano attuativo dell’area è stata affidata, tramite bando di concorso internazionale, al gruppo di lavoro coordinato da Frits van Dongen che, in seguito ad un processo partecipativo, ha proposto di articolare il nuovo quartiere in otto nuclei residenziali distribuiti all’interno dei 10 ettari, lasciando libertà allo sviluppo architettonico dei singoli interventi, realizzati da gruppi di progettazione prevalentemente locali –di cui cinque selezionati tramite concorso. .....leggi tutto
Il Premio Sostenibilità del 2011 per la categoria Urbanistica è stato assegnato a questo “piano figurativo” che trasforma il sedime di un’ex caserma in un eco-quartiere. Nel 2009, grazie ad una permuta, la Provincia di Bolzano ha acquisito un’area di circa 16mila mq. In cambio realizzato una nuova caserma per la Guardia di Finanza e la Polizia, consegnate ufficialmente nei primi mesi del 2012.
I due edifici fanno parte di un piano urbanistico attuativo di nuova concezione, in cui - come si legge nella motivazione del Premio di Sostenibilità – l’attenzione prioritaria è posta nell’inserimento delle nuove volumetrie residenziali nel contesto di un ambito consolidato e nella ricerca di un orientamento ottimale che rispetti il diritto al sole, all’ombra e ad un corretto microclima dei nuovi e dei vecchi abitanti. L’intervento è parte integrante della ricerca applicata “Zona Clima”. Tale ricerca ha l’obiettivo di sperimentare soluzioni complessive di pianificazione territoriale per offrire risposte al tema dell’abitare sostenibile e di qualità. Nello specifico, in questo progetto la sostenibilità è perseguita, alla scala dell’edificio così come a quella del quartiere, attraverso la declinazione di alcuni temi specifici.
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Rovereto è una città di “ex”. Una città, cioè che deve fare i conti con gli scarti del suo passato più o meno recente. Ex-Manifattura Tabacchi, ex-Meccatronica, ex-Peterlini, ex- Alpe, sono soltanto alcuni degli edifici che un tempo definivano la struttura di una città vocata alla produzione industriale.
La città s’interroga da diverso tempo sul destino di questi edifici, nella consapevolezza, diffusa tanto tra gli amministratori quanto tra i cittadini, che il suo futuro non può che fondarsi su questo tema.
Nel corso degli anni sono stati banditi diversi concorsi di progettazione ed elaborati numerosi progetti per tali aree, tra questi quello della ex-Manifattura Tabacchi a Borgo Sacco ha sicuramente un valore che possiamo definire paradigmatico. Attraverso le sue vicende è possibile infatti ripercorrere 150 anni della storia del nostro Paese, dalla fase d’industrializzazione della seconda metà dell’Ottocento , alla fase di dismissione, fino alla riconversione in epoca recente.
Passato _ La manifattura
C’è stato un tempo in cui le fabbriche erano costruite come monumenti, solidi e progettati per durare. Nel disegno delle forme e nella scelta dei materiali il messaggio che questi opifici dovevano comunicare era importante quanto la funzione produttiva che ospitavano. Fabbriche costruite su fondamenta robuste per indicare, non senza toni retorici, un impegno fatto per resistere nel tempo ed un senso di stabilità su cui edificare il progresso dei popoli. Quando si immaginava ancora che il progresso corresse lungo un percorso diritto e sicuro. (G. Salvatori, 2010)
La Manifattura Tabacchi di Rovereto nasce in questo periodo, più precisamente nel 1854. Lo scopo è quello di far fronte ad una crisi dovuta da un lato al declino della filatura della seta - troppo poco competitiva rispetto a quelle provenienti dai Paesi asiatici - dall’altro all’abbandono dei trasporti fluviali in Vallagarina. ....leggi tutto
ll nuovo quartiere delle Albere di Trento che porta la firma di Renzo Piano si presenta come un importante intervento di trasformazione e riconversione urbana, interessante per le modalità che hanno portato alla sua definizione e per la possibilità che ci offre di indagare e testare scenari futuri, ponendosi fra la casistica potenziale cui fare riferimento, sia in termini di esperienze condotte, che di risultati attesi.
La condizione del Trentino, vale la pena ricordarlo una volta di più, rientra in maniera importante e centrale nella dinamica dello spazio alpino europeo, trovandosi su uno degli assi storici di comunicazione in ambito alpino, quello del Brennero, che rappresenta il principale corridoio di scambio, in quanto a volumi di traffico, soprattutto di merci. Le Alpi rappresentano una macroregione che da sempre ha svolto una funzione di grande area cerniera fra popoli, culture, economie e società differenti, spesso anche con tratti che le accomunano, ma anche come scenario di grandi conflitti e guerre, che da pochi anni si riconosce nello spazio comune europeo ed in quello della convenzione delle Alpi. Le Alpi sono il cuore del più importante sistema ambientale e naturale europeo, si pensi solo al ciclo delle acque ed ai bacini che si sviluppano a partire da questa regione. E’ all’interno del rapporto con questi luoghi, che le comunità dello spazio alpino stanno cercando di costruire una nuova immagine per la società alpina e per la strutturazione dell’offerta di questi luoghi. In questa dinamica dunque e rispetto anche a questo contesto bisogna calare i processi di trasformazione urbana che interessano la città di Trento, e quindi l’intervento del nuovo quartiere delle Albere.
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Le città di valle alpine si contraddistinguono per sistemi urbani ristretto tra infrastrutture, limiti morfologici e naturali. Il caso dell’ “areale ferroviario e del polo della meccatronica” è legato alle infrastrutture ma anche alla questione del limite delle aree agricole che la comunità ritiene pregiate; è un caso di un pezzo di vecchie industrie degli anni ‘60 che, rivalutate dall’incubatore d’impresa Trentino Sviluppo, sono state trasformate in prima battuta in spazi disponibili per imprese principalmente legate alla meccanica e all’elettronica e solo di recente sono state riconvertite per creare alto valore aggiunto.
La Provincia di Trento ha pensato di elaborare un programma che associasse formazione e industria, pensando a un polo della meccatronica, visto che da un lato ci sono già alcune imprese installate su tale tema e dall’altro è necessario riconvertire un polo scolastico di Rovereto, rimasto in parte desueto, cioè il Centro di Formazione Professionale per l'Industria e l'Artigianato G.Veronesi (IPIA).
Il programma di rifunzionalizzazione didattica è ambizioso: si vuole riunire l’IPIA con l’altro istituto tecnico legato alle tecnologie, ossia l’Istituto Tecnico e Tecnologico Marconi (ITI) sito a Sant’Ilario (quartiere a nord di Rovereto) e abbastanza sconnesso dalla rete di mezzi pubblici. Il progetto associa al centro didattico industrie relazionate alle conoscenze messe in campo dalle scuole stesse ....leggi tutto
Infrastruttura e paesaggio, artificio e natura, sono elementi di un unico processo, devono sovrapporsi, fondersi con delicatezza, creando un insieme di relazioni volte a valorizzare il territorio, a dare identità ai luoghi. Questo si rispecchia nel contributo architettonico e paesaggistico del potenziamento ferroviario riguardante le tratte della provincia di Trento, nel distretto di Rovereto. Le zone di Marco - Serravalle ed Acquaviva sono caratterizzate da particolare delicatezza ambientale e pregevolezza del paesaggio rurale. Creazione di nuovi spazi di relazione, conferimento di appropriate funzioni alle aree deboli, recupero della biodiversità, ristrutturazioni rurali e risarcimenti ambientali: queste le linee guida per dare soluzioni coerenti a siti poco favorevoli. Gli assetti dei luoghi sono modificati nel modo più contenuto possibile, seguendo e ripristinando la loro identità, lavorando soprattutto con sistemazioni a terrapieno ed a verde, secondo le linee guida dettate dal territorio stesso. Anche agli imbocchi delle gallerie, dove le opere d’ingegneria sono effettivamente necessarie, prevale la forte caratterizzazione territoriale, volta a richiamare le peculiarità tipiche del territorio in cui s’inseriscono. Lo stesso vale per le protezioni acustiche che, oltre ad essere oggetti fonoassorbenti, reinventano le tipologie rurali e diventano dispositivi di tutela e raccordo ambientale, richiamando le figure generate dall’intreccio dei pergolati, immagini che creano coesione tra natura ed artificio. ....leggi tutto
Si parla molto di “città Nordest”. Sebbene non riconosciuta ufficialmente, è una delle maggiori macro-regioni europee non formalizzate sulla carta. Con oltre 7 milioni di abitanti, un PIL complessivo pari a quello della Repubblica Ceca ed una superficie come quella della Svizzera, città Nordest include Veneto, Friuli, Trentino ed Alto-Adige, estendendosi persino oltre i confini nazionali.
Il rinnovato immaginario di questa macro-città nasce, infatti, non solo da un recupero di vicende storiche lontane o da contingenze geografiche inequivocabili, quanto piuttosto è il frutto di un disegno implicito tracciato dalle infrastrutture, dal loro utilizzo e dalla consapevolezza che i sistemi competitivi del futuro saranno quelli interconnessi da una intelligente organizzazione metropolitana. La crisi del sistema imprenditoriale diffuso del Nordest favorisce la convinzione che la rete, o meglio, la messa in rete delle infrastrutture – fisiche ma anche tecnologiche – sia la chiave per connettere territori, competenze, e soprattutto economie.
Lo spostamento, da sempre, ha determinato la forma della città e dei rapporti sociali che in essa si svolgono. Spazio, tempo ed attività economiche sono variabili direttamente proporzionali alle forze di mobilità. Volendo semplificare, potremmo affermare che il disegno degli spazi urbani premoderni – la polis antica, gli antichi villaggi, le città greche, quelle romane o medievali – non sono altro che una traduzione corporea dell’atto del camminare, vale a dire equivalente ad un ambiente scandito da un raggio di azione di due chilometri e mezzo. Altrettanto si può dire della metropoli della rivoluzione industriale che si sviluppa in funzione della velocità di percorrenza del treno, della città fordista che nasce con l’utilizzo dell’automobile o della città della globalizzazione post-fordista che con l’avvento della rivoluzione dei trasporti aerei viene ad estendersi per circa 500 chilometri, ossia per una distanza pari ad un’ora di volo.
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La centralità del paesaggio nelle politiche della Provincia Autonoma di Trento (PAT) è dimostrata dal complessivo impianto normativo: viene affiancato, infatti, al Piano Urbanistico Provinciale – piano di indirizzo e di governo del territorio – uno strumento di politica attiva sul paesaggio che si pone “in funzione complementare rispetto alle misure di stretta tutela e di vincolo a carattere amministrativo” (Verbale di deliberazione della Giunta Provinciale n. 2880 del 31-10-2008).
Nell’art. 78 della Legge Urbanistica provinciale n. 1 del 2008 viene ripresa la disciplina che, a partire dal 1993 , istituiva il “Fondo per la riqualificazione degli insediamenti storici e del paesaggio” (FP) con una doppia finalità, da un lato recupero, valorizzazione e sviluppo degli insediamenti storici, dall’altro conservazione e tutela del paesaggio. Il FP è destinato a finanziare sia interventi di recupero del patrimonio edilizio, pubblico e privato, sia attività di conservazione e ripristino del paesaggio, alla scala puntuale e territoriale.
È per attivare il FP che nell’ottobre del 2010 il Servizio Urbanistica e Tutela del Paesaggio della PAT indice un bando per la presentazione di studi e proposte progettuali relativi ad alcuni temi individuati dalla Giunta Provinciale nell’ambito del FP. Lo scopo degli incarichi è “di declinare efficacemente una politica attiva di intervento rispetto ad alcune tematiche particolarmente rilevanti nell’assetto paesaggistico del territorio provinciale” . Alla Facoltà di Ingegneria di Trento, nella stessa occasione, viene direttamente affidato lo studio che fa da cornice e sfondo agli otto progetti tematici: l’“Analisi dell’evoluzione del paesaggio trentino”, analisi che “per la valenza storico-disciplinare dell’argomento richiede una preparazione tecnico-scientifica particolarmente qualificata ed una comparazione con realtà territoriali limitrofe” . La ricerca è ancora in corso, se ne presenterà, quindi, una sintesi che non ne racconta gli esiti bensì l'approccio adottato. ....leggi tutto
Bersaglio, Zuclo, Comunità delle Giudicarie: un’area imponente che tra pochi anni terminerà la sua funzione di discarica e per la quale si stanno studiando le possibilità di trasformazione, secondo un approccio a tutto campo, che, partendo dalla conoscenza del territorio, sviluppa un “riciclaggio” urbano attento all’integrazione col paesaggio, nell’ottica di una necessaria sensibilità ecologica che coinvolga anche la comunità.
Non solo una messa in sicurezza dell’area, ma un vero e proprio progetto che la trasformi da luogo inospitale a risorsa, una collina rigenerata e rivegetata che diventerà un punto privilegiato per l’osservazione del paesaggio e l’educazione ambientale, un giardino collettivo che sarà luogo d’incontro e di scambio, un centro sperimentale di sensibilizzazione al riuso ed al riciclo, oltre che al corretto uso del territorio. Si tratterà di un luogo d’educazione e sperimentazione nella natura e con la natura, in cui trasmettere, attraverso eventi, esperienze didattiche ed attività, il valore del territorio e l’importanza di un corretto comportamento per la sua salvaguardia, in cui lavorare, inoltre, sulla riconnessione e ricucitura con la forte naturalità del bosco circostante, evidentemente fratturato dalla presenza della discarica.
Sull’esempio delle numerose esperienze fatte in ambito internazionale, da New York a Barcellona, in cui grandi discariche sono state trasformate in aree dedicate alla socializzazione, all’intrattenimento ed all’educazione, si potrà sperimentare per trasformare un problema in risorsa, utilizzando la discarica per ripensare non solo il suo limite definito, ma anche il paesaggio circostante, fino alla riconquista dell’ambito fluviale ed alla creazione di nuovi percorsi ciclabili e pedonali di collegamento con gli abitati circostanti. ....leggi tutto
Norbert Lantschner è l'ideatore del protocollo Casaclima, come direttore dell'Agenzia omonima della Provincia di Bolzano ha seguito tutte le fasi di definizione e poi articolazione di un sistema di certificazione che è oggi un riferimento a livello internazionale per l'edilizia sostenibile. Ora è impegnato nella fondazione ClimAbitat, presentata il 14 Giugno a Bolzano, che vuole continuare il lavoro sull’innovazione sostenibile in edilizia attraverso una stretta sinergia tra diverse competenze e interessi, coinvolgendo Enti e Istituzioni, imprese e associazioni di categoria.
Dal tuo punto di osservazione, come pensi si possa raccontare il cambiamento nel modo di progettare e costruire che, indubbiamente, è avvenuto in questi anni in Alto Adige? E in che direzione pensi andrà nei prossimi l’evoluzione nel settore delle costruzioni?
Con Casaclima abbiamo capovolto una prassi diffusa del nostro paese, cioè quella di imporre con una norma o con un incentivo i comportamenti nell’edilizia. Invece Casaclima è partita dall’informazione e coinvolgimento dei cittadini, offrendo il supporto necessario per coloro che volevano rispettare l’ambiente e tutelare i propri interessi, che significa risparmiare energia e garantire il benessere abitativo. Quando è stata proposta la certificazione si è contraddistinta per essere semplice e chiara, e con la targhetta la qualità energetica dell’edificio diventa visibile. Ma la vera innovazione sta nella garanzia del controllo pubblico delle prestazioni previste dal progetto che viene effettuata edificio per edificio. In questo modo abbiamo superato il problema che ognuno di noi non possiede dei “raggi X” per riconoscere la qualità di una costruzione, e per questo è indispensabile la verifica del progetto e dell’operato in cantiere. Dieci anni dopo la partenza di Casaclima è evidente la rivoluzione avvenuta nell’edilizia in questa Provincia, che riguarda sia la percezione degli utenti che i comportamenti dei diversi attori della filiera. In Alto Adige l’efficienza energetica si sta rendendo una prospettiva concreta giorno dopo giorno, sia nelle nuove costruzioni ma anche nelle ristrutturazioni. La gradualità in questo territorio ha funzionato, all’inizio il protocollo di certificazione si basava sulla partecipazione volontaria, poi nel 2005 è diventato obbligatorio con un decreto provinciale. Oggi lo standard minimo per i nuovi edifici è la classe B di Casaclima, mentre nel resto del territorio italiano la certificazione è un sigillo riconosciuto per la serietà e l’affidabilità. Finora sono state rilasciate oltre 5.000 certificazioni con questo protocollo. Un risultato ottenuto grazie alla partecipazione di tutta la filiera dell’edilizia, ma soprattutto grazie alla lungimiranza di aver posto in primo piano l’utente finale, cioè le persone che vivono e trascorrono la gran parte della loro vita in quelle abitazioni. ....leggi tutto
La rivista Turrisbabel nasce nel 1985 come Notiziario dell’Ordine degli Architetti della provincia di Bolzano per iniziativa di Silvano Bassetti.
Negli ultimi anni, grazie anche all’impegno di una redazione qualificata e culturalmente attiva, quello che di solito è un semplice bollettino per gli iscritti all’Ordine ha assunto la veste e il ruolo di una rivista di architettura vera e propria (così come era nelle intenzioni del suo fondatore).
La mission è quella di risvegliare l’interesse per l’architettura non solo tra gli “addetti ai lavori”, ma di creare un dibattito culturale ed interdisciplinare intorno ai temi trattati.
La rivista, infatti non si occupa soltanto di tematiche inerenti l'architettura dell'Alto Adige - e più in generale dell'arco alpino - con l'intento di documentarne l'evoluzione, ma attraverso un’accurata selezione di temi e progetti restituisce un punto di vista chiaro su alcune questioni “calde” che coinvolgono oggi la nostra disciplina. L’obiettivo è quello di rilanciare su tutto il territorio nazionale il dibattito sull’architettura in Alto Adige e di promuovere la divulgazione di una buona progettazione, cosciente delle implicazioni socio economiche ed ambientali che essa comporta. Il contesto da cui partono tali riflessioni è quello specifico delle Alpi, ma lo sguardo si allarga fino a coinvolgere in maniera più generale i temi della qualità dell’architettura contemporanea e della sua sensibilità al paesaggio.
Turrisbabel ha carattere monografico. Accanto a temi più propriamente legati all’architettura alpina – cfr. il numero 82 della rivista “Costruire in pendenza” – o a numeri dedicati a città specifiche – cfr. il numero 83 su Trento -, essa affronta anche questioni più trasversali legate al significato che la nostra professione ha assunto oggi. In questo senso è particolarmente interessante, ad esempio, l’attenzione dedicata alla questione dei concorsi, a cui sono stati dedicati diversi numeri. ...leggi tutto
Un titolo come Cities in Nature non lascia dubbi sull’intento dell’opera, quello di affrontare la questione teorica e progettuale implicata da un diverso rapporto tra città e sistemi naturali, auspicando un approccio olistico, che vada dalle politiche dell’efficienza energetica a quella del riciclo dell’esistente. Ma il titolo descrive anche con appropriatezza i casi delle città del Trentino e dell’Alto Adige, città cioè letteralmente a contatto con la natura e prime per qualità della vita in Italia, sulle quali è stata condotta una sperimentazione documentata dal libro: Bolzano e Trento.
L’ambizione dichiarata del volume è “riuscire a ridefinire e delineare una fisionomia più originale e peculiare del modello di sviluppo territoriale, urbano e paesaggistico futuro del Trentino e dell’Alto Adige/Südtirol” oltre che “...descrivere un progetto culturale e di ricerca stabile, con una strategia chiara e mirata alla definizione e individuazione di punti sensibili nelle città e territori della regione Trentino-Alto Adige, all’interno dei quali inserire processi e dispositivi di cultura ed esperimenti progettuali in grado di rendere attivo un percorso -partecipato - e ampio di nuove forme di condizione urbana e ambientale, ricche di biodiversità, sostenibilità, integrazione sociale, qualità diffusa”.
Il libro si propone anche come resoconto, per immagini e progetti, di quattro anni di didattica e ricerca svolti nel Corso di Urbanistica e Paesaggio e nel Laboratorio TALL (Trentino Alto Adige Advanced Land-scape design Lab) dell’Università di Trento. Ma sullo sfondo c’è sicuramente la volontà di tornare ad attribuire alla natura un ruolo di guida per i processi dell’insediamento contemporaneo, manifestando una certa insofferenza per le ricette a base di un generico “tutto sostenibile”. ...leggi tutto
Individual architects and groups took part in MEA2013 Awards from Greece, Spain, Italy, Portugal, France, Turkey and Slovenia. Their projects are classified in the following categories: Civic, Commercial, Cultural, Leisure, Residential and Urban. MEA2013 Awards' Ceremony will be held in Athens. The exact date will be announced in due time.
Architetti singoli e gruppi provenienti da Grecia, Spagna, Italia, Portogallo, Francia, Turchia e Slovenia hanno partecipato al MEA2013 Awards. I loro progetti sono stati classificati nelle seguenti categorie: civica, commerciale, culturale, tempo libero, residenziale e urbana. La cerimonia di premiazione del MEA2013 Awards si terrà ad Atene. La data esatta sarà comunicata per tempo.