Nel comprendere le sfide che la nostra epoca sta ponendo al Progetto per la cosiddetta “Transizione tecnologica” e i caratteri che ne stanno contrassegnando i passi nella costruzione degli scenari di sviluppo futuri, occorre partire da alcune Questioni di fondo, e poi focalizzare la propria attenzione sui Requisiti per impostare una Transizione tecnologica, gli Approcci per svilupparla e le Visioni per direzionarne le possibili evoluzioni.
Questioni
La nostra epoca è caratterizzata da questioni che spingono a definirla l’“èra delle crisi e dell'incertezza”, questioni che vedono la Transizione Tecnologica potenzialmente protagonista della sperimentazione di modi innovativi di progettare in nuovi contesti e nuove condizioni, nel tentativo e desiderio di dare alcune risposte alle principali sfide del futuro, che significa: progettare in un’epoca di “crisi” (culturale, sociale ed economica); progettare in condizioni di “emergenza” (ambientale/climatica, umanitaria, abitativa); progettare in uno stato di “scarsità di risorse” (materiali e immateriali); progettare in condizioni di “incertezza” (totalmente trasversali a tutte le precedenti).
Ma è anche l’èra digitale e della digitalizzazione, l'epoca della rivoluzione delle modalità di accesso all’informazione, della continua mobilitazione delle competenze, dell’espressione di un’intelligenza diffusa, connessa e coordinata in tempo reale, della apparentemente illimitata possibilità di consultazione, utilizzo e scambio di dati; l’èra segnata dalla creazione e autodotazione delle Information and Communication Technologies e delle Key Enabling Technologies, con protagonisti, tra gli altri, internet of things, big data and open data, simulation and modelling systems, digital fabrication, computational design, virtual reality, augmented reality, analysis and exchange data, generative systems.
Si impone dunque una riflessione sulla possibile innovazione di requisiti, approcci, visioni del Progetto in relazione alla Transizione Tecnologica – per alcuni aspetti in atto da tempo, per altri in impostazione, per altri ancora tutta da indagare – nelle prospettive di un futuro segnato dall’èra delle crisi e degli sviluppi digitali.
Le questioni da porsi sono fondamentalmente tre, che, sebbene fortemente interrelate fra di loro in modo non lineare, vanno sviluppate necessariamente in maniera consequenziale per esigenze logico-narrative: A quali requisiti ci si attende debba assolvere il Progetto per una costruzione innovativa della Transizione tecnologica a fronte delle sfide epocali? Quali approcci stanno caratterizzando e caratterizzeranno il Progetto nella e per la Transizione tecnologica per poter rispondere e dar sostanza a quei requisiti? Quali visioni si possono immaginare nel racconto e nella costruzione di un futuro in cui si riescano a offrire alcune risposte connotate da quei requisiti e supportate da quegli approcci?
Di seguito alcuni appunti e riflessioni, sviluppati a partire dal costante confronto con quella parte di produzione scientifica che in questi ultimi anni ha espresso posizioni differenziate sulle questioni in gioco.
Requisiti
L’essenza del mutamento della condizione contemporanea del Progetto in relazione alla “transizione tecnologica” e delle sue prospettive di evoluzione negli scenari futuri, è incarnata non tanto e solo dalle modalità strumentali in cui si sviluppa il processo progettuale – anche, come dicevamo, attraverso la disponibilità di sistemi ascrivibili all’espressione “Industria 4.0” – ma nel modo stesso in cui si individuano e impiegano i requisiti che “informano” l’approccio al Progetto; requisiti che, se espressione di profondo sapere tecnico e capacità di dar voce alla creatività e all'immaginazione, possono caratterizzare tutto l’arco delle fasi processuali e indirizzare i comportamenti, le dimensioni performative, le capacità di apportare reali contributi all’Abitare, alla Società, all’Ambiente, come mai in passato.
In questa chiave, nuovi requisiti per un nuovo modo di approcciare al Progetto stanno in questi anni prendendo corpo e altri si stanno affacciando sulla scena della sperimentazione. Tra i più innovativi, possiamo ricordare quelli di:
Approcci
Tali requisiti, nel tentativo di ricomposizione del quadro certamente non esaustivo (anche perché in costante progress) sopra tracciato, costituiscono – nella loro reciproca collaborazione (prevalentemente con quadrangolazioni che di seguito verranno esplicitate tra parentesi) – gli 'apparati vitali' dei possibili Approcci in una prospettiva di sviluppo del Progetto per la Transizione tecnologica.
Tra i principali, i seguenti appaiono particolarmente interessanti per alcuni degli scenari futuri del rinnovato ruolo del Progetto nell’ambito delle complessità epocali della Transizione tecnologica (connotati dai termini inglesi più ricorrenti nel confronto internazionale).
Generative-interactive approach, che dialoga con il Collaborative-iterative approach e il Social innovation approach (i cui principali requisiti di riferimento sono inclusività, condivisibilità, interattività, porosità), approcci che implicano una rinnovata concezione sistemica propria della cultura tecnologica del progetto, che può condurre all’affermarsi di processi “generativi” e “collaborativi” del progettare (Losasso, 2019), la cui tensione è verso la capacità di generare scambi interattivi, relazioni molteplici non-lineari, interfaccia con la complessità delle realtà sociali dell’abitare per una “città attiva”, dove protagonista è anche la condivisione e interdipendenza dinamica fra i molteplici fattori agenti nel medesimo ambiente, alla costante ricerca di punti di sintesi ed equilibrio secondo la teoria della Fließgleichgewicht (von Bertalanffy,2004).
Infra-disciplinary approach (tra i principali requisiti, quelli di vitalità, stocasticità, ascalarità, liminalità), approccio che spinge chi governa la produzione del progetto a muoversi nei confini 'tra' le discipline, che i nostri stessi padri disciplinari hanno sempre ricercato: oltre una collaborazione e integrazione di saperi (multi-disciplinare), oltre un profondo scambio di punti di vista scientifici e una sintesi (inter-disciplinare) (Reuter, 2013), anche una prova di interazione osmotica esercitata dai luoghi, tutti da esplorare, posti nei limiti (o nei punti di contatto, dipende dai punti di vista) infra-discipline.
Dynamic-responsive approach (i cui principali requisiti sono quelli di reattività, adattività, resilienza, interattività), approccio per cui i rinnovati caratteri del progetto dovranno essere capaci di porre in condizioni i sistemi ambientale, urbano e architettonico di rispondere alle costanti interazioni con i mutamenti in atto in modo insieme sinergetico, dinamico e reattivo-resiliente (Eilenberger, 2018); una gestione dell’ambiente costruito, dell’economia che esso sottende e delle loro interazioni - la più naturale e meno dispendiosa di risorse che esista - che si basa sulla specifica capacità dei caratteri tecnologici del sistema progettato di reagire e “riorganizzarsi dinamicamente” (Cantrell, Holzman, 2016).
Cognitive-perceptive approach (principali requisiti di riferimento: liminalità, riflessività, plurivalenza, condivisibilità), approccio che muove dall’assorbimento e rielaborazione degli insegnamenti dalle neuroscienze (Pallasmaa, 2011), nella consapevolezza, da parte del progettista e ricercatore, della centralità dei processi cognitivi e percettivi che si attuano nell’utente-cittadino immerso negli spazi dell'abitare fonti di quegli stimoli (Giachetta et al., 2019), che il progetto oggi può implementare mettendo in gioco le innovative modalità simulative di tali processi, integrabili nello sviluppo ideativo e progettuale.
Simulation and modelling approach, Computational approach (tra i requisiti di riferimento: interoperabilità, simulabilità, connettività, modellabilità), approcci che rappresentano una condizione metodologica di lavoro importante - nel futuro un passaggio pressocchè obbligato - per l’affinamento dell’apparato conoscitivo-cognitivo dello stato di fatto e per la più corretta prefigurazione simulativa dei comportamenti e delle perfomance dello stato di progetto (Hausladen, 2021); dimensione di metodo e di operatività che permette di innescare i virtuosi processi di simulation ex ante - modelling - simulation ex post di cui una parte integrante importante è costituita da ripetuti momenti di feed back.
Self-reliant approach (principali requisiti: riflessività, auto-organizzazione, inclusività, iteratività), approccio per il quale l’ambiente costruito, la sua architettura, le sue relazioni, devono diventare sistemi “autopoietici” (Ireland, Zaroukas, 2015) capaci di assicurarsi un’esistenza ininterrotta anche attraverso un auto-rigenerazione sequenziale e funzionale delle loro componenti, che vengono aggregate e scisse lasciando l’intensità dei processi sempre in armonia con l’unità del sistema e con l’identità della sua organizzazione.
Error-friendliness approach (tra i requisiti di riferimento: tollerabilità, correggibilità, flessibilità, adattività), approccio che implica “buona disposizione verso gli errori”, cioè non solo “tolleranza degli errori” ma anche “cooperazione flessibile e amichevole” con essi, che produca di errore in errore una progressiva “robustezza adattiva” del sistema (Minati, Pessa, 2018). Si è visto come nella stessa teoria dell’evoluzione delle specie i processi evolutivi non comportino mai l’eliminazione degli errori e fallimenti che, anzi, ne sono un elemento indispensabile (Nachtigall, 2015): un fattore progettuale che deve diventare imprescindibile anche in una visione rinnovata del futuro comportamento prestazionale dei sistemi tecnologici dell’architettura e dell’ambiente costruito.
Green Building approach, che dialoga con l’Ecosystemic approach, il Light Resource approach e il Life Cycle approach (tra i principali requisiti: durabili-tà, circolarità, adattività, robustezza, resilienza); approccio complesso animato dagli obiettivi della sostenibilità ambientale, sociale ed economica, sui quali immette, facendole sue, le istanze della Green Economy e del suo pilastro Circular Economy (SGGE, 2023). Un approccio che indirizza le dimensioni del Progettare e del Costruire nella Transizione tecnologica sulle strategie della rigenerazione e riqualificazione green dell'esistente, della tutela del suolo, della capacità di resilienza, adattamento e mitigazione, della efficienza energetica e bioclimatica, della circolarità delle risorse (Tucci, 2018); promuovendo nella rinnovata concezione ecosistemica dell’Abitare una conversione ecologica e verde delle città, dell’architettura, dei modi di vivere, produrre e consumare (GCN, 2018); incentivando un ruolo attivo di tutti gli attori di tali processi, dagli amministratori pubblici ai committenti ai progettisti agli imprenditori agli utenti finali; per una piena affermazione della più avanzata cultura tecnologica e ambientale del progetto.
Visioni
Abbiamo costruito alcuni elementi, in termini di requisiti-chiave e di approcci di metodo, per tentare di dare una risposta a un’ultima domanda: cosa significa, per una progettazione animata da una profonda cultura tecnologica e proiettata nella prospettiva di una Transizione tecnologica, costruire una visione per un futuro più desiderabile? Provo a rispondere in dieci punti, nella consapevolezza che le seguenti tracce di lavoro sono meno che mai esaustive delle tante possibili linee di sviluppo:
Significa, soprattutto, non considerare le dieci visioni precedenti come fattori a sé stanti, separati gli uni dagli altri, ma piuttosto concepirle in prospettiva come alcune delle possibili future tracce di lavoro del Progetto nell’èra della Transizione tecnologica, come parti attive di un progetto strategico che le veda co-partecipanti nella definizione di futuri scenari in cui i processi di transizione tecnologica per la trasformazione dell’ambiente costruito si informino, si nutrano, si caratterizzino con l’apporto di tutte quelle che le condizioni di contesto e al contorno consentiranno di mettere in gioco.
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