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G124 RENZO PIANO. Metodo, progetti, contaminazioni
“La città che sarà, la città che lasceremo ai nostri figli”
recensione di Tiziana Casaburi PDF




Abstract:
Dal 7 al 15 ottobre gli spazi degli Arsenali Repubblicani di Pisa si sono trasformati in una pregevole cornice che ha ospitato la Biennale di Architettura con la mostra “G124 RENZO PIANO. Metodo, progetti, contaminazioni”, dedicata al lavoro nelle periferie italiane del gruppo G124, creato dall’architetto Renzo Piano a seguito della sua nomina a Senatore a vita, e a quello svolto nella città di Pisa, dall’associazione LP, Laboratorio Permanente per la Città, che ha voluto e curato l’evento, patrocinato da Regione Toscana, e da molti altri Enti. L’iniziativa è stata accompagnata da un nutrito programma di esposizioni, eventi e workshop, con il coinvolgimento di studi d’architettura internazionali, studenti, critici ed esperti del settore.
Parole chiave: periferie urbane, Renzo Piano, G124, progetto partecipato, Biennale di Pisa, rigenerazione urbana.

“Corsi fortuiti delineano le affinità elettive”, afferma l’architetto e Senatore a vita Renzo Piano. Proprio sulla base di questa convinzione è nata la collaborazione con il collega Edoardo Narne, Professore Associato presso l’Università di Padova e curatore della mostra dedicata ai progetti sulle periferie urbane del gruppo G124. Tutto ha avuto inizio da una lettera inviata da Edoardo Narne al Senatore a vita Renzo Piano, a seguito della sua visita alla mostra personale di Piano al Palazzo della Ragione a Padova1.  La risposta dell’architetto non è tardata ad arrivare, corredata dall’invito a visitare lo studio genovese con gli studenti. Dalla conoscenza fra i due professionisti è nata un’amicizia che ha spinto Narne a partecipare, in qualità di tutor, al gruppo G124 guidato da Piano, nonché ad organizzare una mostra sul lavoro sino ad ora svolto sui quartieri ai margini delle città di tutta Italia2.
Dal 7 al 15 ottobre gli spazi degli Arsenali Repubblicani di Pisa si sono trasformati in una pregevole cornice che ha ospitato la Biennale di Architettura con la mostra “G124 RENZO PIANO. Metodo, progetti, contaminazioni”, dedicata al lavoro nelle periferie italiane del gruppo G124 creato dall’architetto Renzo Piano a seguito della sua nomina a Senatore a vita, e al lavoro nella città di Pisa dell’associazione LP, Laboratorio Permanente per la Città. Questa associazione ha voluto e curato l’evento, patrocinato da Regione Toscana, Comune di Pisa, CNAPPC Consiglio Nazionale Architetti, Ordine degli Architetti della provincia di Pisa, Università di Pisa, INU, Inarch, Le Carrè Bleu. L’iniziativa è stata accompagnata da un nutrito programma di esposizioni, eventi e workshop, che hanno visto il coinvolgimento di studi d’architettura internazionali, studenti, critici ed esperti del settore. Fra gli appuntamenti, anche quello con i figli di Renzo Piano, chiamati a raccontare le loro pubblicazioni che rievocano un viaggio intorno al mondo.


L’allestimento

L’originale allestimento, dedicato al tema della leggerezza, non solo fisica, ma anche mentale3, riflette un dialogo ideale con il luminoso spazio archetipico degli Arsenali.
Ad accogliere i visitatori erano presenti betulle e altre essenze arboree, prova dell’attenzione del gruppo di progettisti ai temi più attuali, come quello della riforestazione urbana, particolarmente caro al Senatore. Gli alberi, forniti da uno degli sponsor4, costituiscono il frutto dello stretto rapporto di collaborazione che il gruppo LP ha instaurato con i diversi soggetti che operano sul territorio, i quali sono stati e sono ancora parte integrante del lavoro del gruppo. L’attenzione al dettaglio ha portato gli stessi curatori al vivaio di Pistoia per la scelta delle essenze più adatte, che, dando seguito alla filiera virtuosa innescata grazie alla mostra, saranno piantate nella città, al fine di costituire un modello sostenibile e possibilmente ripetibile. Lo stesso obiettivo di economia circolare ha guidato il gruppo G124 nella scelta e progettazione dei tavoli “modello arsenale”, appositamente disegnati per la mostra, sotto la guida di Edoardo Narne, il quale più volte nel corso della sua carriera accademica ha sperimentato sistemi di autocostruzione con i suoi studenti. La mostra si è fatta portavoce anche di questo tema: gli arredi, economici, impilabili e facilmente trasportabili, resteranno a disposizione degli Arsenali, per mostrare ai giovani progettisti che l’architettura, o la progettazione di piccoli spazi e arredi, non devono essere pensati come costosi esercizi di design, ma possono costituire un valido esempio di economia circolare, basata su una auto-produzione a basso costo, seppur disegnata sotto l’egida di grandi nomi, come quello di Renzo Piano5. Lo stesso architetto genovese, durante gli anni di insegnamento londinesi, si è dedicato molto al tema dell’autocostruzione.
La scelta di disporre alcuni dei progetti sugli otto tavoli quadrati intende rievocare la sistemazione dello studio del gruppo G124, il quale si riunisce per discutere delle scelte progettuali intorno ad un tavolo rotondo situato nella stanza numero 24, al primo piano di Palazzo Giustiniani6 a Roma. I tavoli rappresentano occasioni di ritrovo e di confronto, espressione della necessità di incontrarsi per dialogare, prima di progettare, coerentemente con l’idea di processo progettuale perseguita da Piano7. Un modus operandi già esposto circa un anno fa a Bologna, in occasione del Cersaie (allora rivolto più che altro ai tecnici), ma che da questo momento in poi verrà divulgato attraverso mostre aperte al più vasto pubblico possibile, affinché possa rappresentare un momento di dialogo con la città, con la prospettiva di stimolare la costruzione di una comunità attiva.
Ambientate nella grandiosa scenografia che anima questi spazi pisani, sono presentate le numerose immagini dei progetti esposti su tavole sospese8, quasi a voler mostrare una rassegna dei lavori degli ultimi anni, ma anche dei temi urbani intorno a cui i progetti si sono sviluppati. L’idea che l’architettura possa parlare alla gente attraverso un’immagine degli spazi prefigurati oltre che attraverso la natura, è un aspetto che il gruppo ha intenzione di riproporre anche nelle esperienze future.
La mostra si snoda intorno ai progetti elaborati dal gruppo G124 e alle proposte progettuali del gruppo LP, che sono generalmente localizzate sul territorio pisano.


Il gruppo G124

Dopo la sua elezione a Senatore a vita, Renzo Piano ha dato vita ad un gruppo di lavoro composto da giovani progettisti neolaureati, sul tema delle “periferie e la città che sarà”9. I giovani10, coordinati da un tutor e da un team di professionisti scelti da Piano, (tra cui sociologi, antropologi, economisti), collaborano per un intero anno all’ideazione di un progetto finalizzato al “rammendo”11 di una periferia. Gli interventi di riqualificazione vanno dagli studi sulla funzione del verde, al restauro degli edifici pubblici, all’adeguamento energetico del patrimonio, prendendo in considerazione anche il trasporto pubblico, e promuovendo interventi partecipati degli abitanti nelle diverse aree di intervento, “così che ogni cittadino possa contribuire a rendere più bella la polis che sarà”.
I singoli progetti esposti sono piccoli tasselli che compongono un mosaico che svela il vero protagonista della mostra, il metodo G124: “Per costruire un piano di rammendo a scala di quartiere occorre adottare una metodologia diversa, basata su un approccio dal basso. Analizzare i problemi reali e le opportunità esistenti sul territorio è essenziale per poter mettere in atto una simile strategia”12.
Obiettivo prioritario del G124 è sempre stato la trasmissione di particolari valori ai giovani architetti. L’iniziativa è partita dall’affiancamento di tre professionisti all’inizio della propria carriera, per arrivare a dodici allievi, che lavorano insieme sulla realizzazione di tre o quattro progetti all’anno, auspicando che non vengano lasciati sulla carta. All’insegna di questo obiettivo, il gruppo cerca le persone giuste sul territorio, per aiutare a predisporre microprogetti, che a volte sfociano anche nell’autocostruzione. Tutte le figure professionali, architetti, ingegneri e geometri possono aderire a questo lavoro, sempre con l’ottica che i progetti debbano essere realizzati in un tempo determinato e portando le persone ad affezionarsi ai luoghi che vengono progressivamente costruiti. Il rammendo delle periferie viene così affidato ad interventi professionali di giovani architetti, in alcuni casi molto vicini ai problemi di un determinato territorio.
Nei dieci anni di esperienze nelle varie periferie, il gruppo si è fatto portavoce di un metodo basato sulla partecipazione diretta delle comunità, proprio nei luoghi più marginali delle nostre città. Alla base di questo atteggiamento, c’è la convinzione che il coinvolgimento della società favorisca l’identificazione con i progetti che agiscono dove le fragilità sono più visibili, permettendo, per quanto possibile, di riscattarne l’aspetto negativo nell’immaginario della gente comune.
In particolare il gruppo opera attraverso piccoli progetti, che assumono come aree di intervento quegli spazi in cui i piani regolatori non hanno avuto un buon esito, oppure dove il rapporto tra servizi e persone si è infranto o non è mai esistito, e dove gli spazi dedicati alla socialità sono stati segnati nel tempo da processi di emarginazione e abbandono.


I progetti G124, alcuni esempi in mostra

Fra i progetti esposti vi sono alcune esperienze realizzate e altre ancora in fase di studio, quali, ad esempio, la piazza del quartiere ZEN 2 di Palermo, il parco del quartiere Crocetta a Modena e quello della zona Guizza a Padova, Commenda est a Rovigo, il quartiere San Paolo di Bari, e il Rione Sanità di Napoli.


ZEN 2 – Palermo “trenta alberi per lo ZEN 2”

In questo caso l’obiettivo del progetto G124 è di recuperare uno degli spazi residuali, conseguenza di un intervento incompleto, provocato dall’interruzione del progetto iniziale previsto per tutta l’area. Oggi l’area dello Zen2 è totalmente priva di servizi, degradata e costretta all’isolamento ideale e fisico dal resto della città. L’occhio di professionisti e istituzioni si è più volte concentrato su questo territorio, non solo per ragioni di studio, ma anche per sperimentare azioni concrete, quali, ad esempio, la realizzazione del giardino ideato dal paesaggista Gilles Clément, in occasione di Manifesta 1213, o la costruzione di un campetto di calcio, promossa dal Comune di Palermo.
Il giardino, cui i trenta alberi fanno da quinta nel progetto, è un’area aperta al quartiere, ma anche alla città, nel tentativo di rammagliare questo territorio al contesto urbano di cui fa parte.
Non solo intervento progettuale tradizionale, ma anche azione partecipata, grazie al coinvolgimento in sinergia delle Istituzioni, delle associazioni, delle scuole e dei cittadini. L’intervento oggetto di studio mira a restituire agli abitanti del posto uno spazio capace di contribuire ad una rigenerazione anche sociale, oltre che urbana, creando un luogo di aggregazione qualificata, che non sia solo un superficiale riempimento di uno dei tanti vuoti urbani disseminati fra le insulae residenziali del quartiere.


Parco dei salici - Quartiere Guizza – Padova

Il progetto, sviluppato con il supporto di Edoardo Narne, tenta di riportare alla luce l’identità originaria dell’area, il vinzha (bosco in longobardo, da cui il nome del quartiere Gizza), in un ampio spazio verde, promosso nel 2005 nell’ambito di Agenda 21, e realizzato nel 2010 L’area, originariamente priva di identità, quasi un luogo avulso dal quartiere, presentava interessanti potenzialità di diventare uno spazio di aggregazione, il cuore pulsante del quartiere. L’intervento ha previsto la messa a dimora di 167 nuovi alberi nel neo Parco dei salici, un nuovo polmone verde per il quartiere che si sviluppa intorno ad una forma ellittica. L’avvio forse di un processo di riqualificazione urbana che dovrebbe diventare in futuro ben più consistente.


Rione Sanità – Napoli

L’intervento progettuale del G124 si inserisce in questo caso in un processo di rinascita sociale e culturale che si è verificato nel quartiere già da diversi anni, anche con la promozione di attività culturali. Queste riguardano in particolare i beni culturali che vantano un’antica storia, come, ad esempio le Catacombe di San Gennaro; ma anche le forme d’arte più recenti, come le sculture dell’artista Jago, impegnato nella Chiesa di Sant'Aspreno ai Crociferi. Il progetto del gruppo, guidato in questo caso da Nicola Flora, si è proposto di ridisegnare uno spazio pubblico attrezzato e godibile, in grado di riconnettere l’ingresso al cimitero delle Fontanelle, il sagrato della chiesa di Maria Ss. del Carmine e l’area verde privata ma di uso pubblico, offrendolo alla fruizione dei residenti, ma anche dei turisti, sempre più attratti dalle iniziative di questo quartiere in rinascita.


La contaminazione con LP

A cogliere il valore dell'esperienza del G124 è stata proprio l'associazione LP - Laboratorio Permanente per la Città – ideatrice e curatrice della Biennale di Architettura di Pisa, con l'obiettivo esplicito di diffondere il metodo della ricucitura fisica, ma anche sociale, per i luoghi periferici delle nostre città.
L’Associazione LP è costituita da giovani ingegneri e architetti, portatori di diverse competenze e impegnati da tempo nello studio della città di Pisa. Seguendo il modello del loro maestro Oriol Bohigas, architetto e urbanista spagnolo14, che ha messo a punto un proprio modo di lettura della città, questi giovani si applicano all’esame del tessuto urbano e delle sue dinamiche di evoluzione, procedendo per singoli quartieri. Di conseguenza, il gruppo amplia periodicamente il lavoro di analisi e al tempo stesso sviluppa la carta delle azioni possibili, esposta nella mostra.
In questo senso il metodo del G124 finisce per "contaminarsi" con il lavoro dell'associazione LP, a sua volta impegnata in piccole azioni sul territorio, basate anch'esse sulla partecipazione diretta dei cittadini da un lato e delle Amministrazioni pubbliche dall’altro. Le azioni sperimentate vengono poi raccontate nella “Carta delle azioni possibili”, un elaborato che individua particolari casi da approfondire con la condivisione della comunità e delle Istituzioni.
Sulla carta sono raccontati tre casi studio; uno completato, uno in fase iniziale, ed uno in via di sviluppo, a cura del gruppo “Città - laboratorio”, tutti per mostrare il metodo adottato da LP nel portare avanti i progetti su cui hanno lavorato dal 2015.


Parco giochi - Marina di Pisa

La prima esperienza presentata riguarda il parco giochi per bambini di Marina di Pisa, la cui realizzazione è ormai completata. Di questo progetto vengono analizzate tutte e tre le fasi: scelta del tema insieme all’analisi delle criticità, costruzione del progetto partecipato, in diverse maniere, anche tramite concorsi di idee e di progettazione e, infine, la realizzazione, che prevede necessariamente il “prendersene cura” da parte dei cittadini e la manutenzione da parte delle Istituzioni. Attuata grazie alla collaborazione con l’Amministrazione Comunale, questa esperienza ha seguito sin dall’inizio il percorso del progetto partecipato.


Largo Petrarca - Pisa

Altro caso presentato alla mostra è quello di Largo Petrarca, nel quartiere Don Bosco a Pisa, trattato già nel 2015. Per mettere a punto l’idea iniziale sono state promosse varie riunioni di quartiere e poi incontri col Comune. Avendo definito le linee guida principali in accordo con l’Ordine degli Architetti di Pisa, è stato proposto un concorso, che si è concluso con la scelta di un vincitore; ci si augura che si possa procedere regolarmente con le fasi successive relative alla sua futura realizzazione.

Via Battelli - Pisa

Il terzo progetto esaminato riguarda la riqualificazione di Via Battelli. In questo caso è stato deciso di concentrare l’attenzione su un asse viario per il quale è necessario un intervento importante, in particolare la realizzazione del percorso urbano. Nella progettazione è stata coinvolta anche l’Amministrazione Comunale.
Anche qui l’obiettivo della Carta delle azioni possibili è che i cittadini possano prendere spunto dai casi presentati, per avanzare delle proposte a loro volta, in un processo di partecipazione che muove dal basso, mirato a favorire interventi ed azioni considerati utili per migliorare la qualità della vita. Scopo ultimo è che i cittadini sentano come proprio lo spazio pubblico, un’estensione della propria casa: “in questo modo nel progetto non ci sono solo architetti e politici, ma anche i cittadini hanno un ruolo primario”15. Il compito della carta è di visualizzare immediatamente, in un unico tavolo, la città focalizzando l’interesse di ogni singolo cittadino sulla propria realtà, sul proprio quartiere, in modo da risvegliare il senso di identità della comunità. Ognuno si deve concepire come cittadino, cioè un attore attento alle esigenze della propria città.
Seguendo quello stesso metodo che, come spiegato Renzo Piano, ha come obiettivo ultimo la sensibilizzazione e la trasmissione di valori ai ragazzi, l’intervento sul territorio diventa un’occasione per imparare a riconoscere i punti di forza e di debolezza dell’ambiente abitato, con la prospettiva di far germinare progetti piccoli, i quali, una volta realizzati, contribuiranno a diffondere una forza rigenerativa, creando anche coesione sociale.


L’architetto come portavoce della comunità

Questa impostazione del lavoro vuole tracciare la strada anche per interventi futuri, in grado di coinvolgere attivamente sempre più persone nel quartiere e non solo, allo scopo di costruire una piattaforma di relazioni sempre più complessa, fino a conseguire una nuova identità per i quartieri periferici più disagiati.
Per raggiungere questo obiettivo è essenziale che in futuro si possa consolidare una realtà in grado di raccogliere il testimone del gruppo G124; una sorta di “laboratorio di quartiere” stabile, capace di ascoltare, costruire reti, elaborare idee e progetti, individuando i percorsi migliori per concretizzare un processo virtuoso di rigenerazione urbana, basato sulle reali esigenze dei cittadini.
Nelle future rassegne, sarà interessante trovare la radice locale da cui osservare il processo progettuale che interessa il territorio che ospita la mostra. Ne verrà privilegiato il metodo progettuale, perché è qui che si crea una comunità intellettuale intorno a un pensiero. In questo senso diventa possibile portare avanti anche la dimensione sociale, l’attenzione al dettaglio, non intesa in modo ossessivo, ma in considerazione delle esigenze delle persone, come, ad esempio, tener conto della giusta pendenza di una strada per risultare comoda, a prescindere dai limiti imposti dalla normativa; oppure provvedere alla presenza di un corrimano, anche dove non è obbligatorio, ma che potrebbe costituire un particolare migliorativo nella fruizione di un percorso. Tutti dettagli legati al comfort, perché l’architettura è un servizio rivolto alla comunità ed è necessario che si adatti alle sue esigenze.
Renzo Piano osserva che “nelle periferie vive la maggior parte degli abitanti delle città e sono questi i luoghi del futuro, ricchi di energia e vivi più che mai”, ed è per questo motivo che vuole dare importanza al lavoro sulle periferie, senza la pretesa di risolverne i problemi ma con la speranza di accendere un riflettore sulle questioni in campo. La capacità dei professionisti è forse quella di saper vedere oltre, a lungo termine, e il metodo G124 propone un cambio di narrazione. Per questo dà molta importanza alla realizzazione effettiva dei progetti, coinvolgendo anche i progettisti locali, le Istituzioni sul territorio, e qualsiasi attore che possa essere espressione di determinate realtà; per questo favorisce i piccoli progetti, che possono essere più facilmente attuati.
Se si afferma questo nuovo metodo progettuale, il professionista non può che interrogarsi sulla propria funzione. Come cambia il ruolo dell’architetto in relazione al sistema di lavoro, all’approccio progettuale? Qual è la competenza e la professionalità capace di interrogare la città, in grado di ascoltare le diverse esigenze di chi questa città la vive? Chi riesce ad assecondare l’organismo anche sociale quale è la città, per poterla riqualificare?
A prescindere dal consumo di suolo, l’interesse è che si intervenga con qualità sullo spazio pubblico, sui beni comuni. La parola rammendo deve diventare allora lo spunto di innesco per la riqualificazione di un luogo. LP e il G124 hanno dimostrato di saper intervenire nel momento in cui si stanno ripensando gli strumenti urbanistici, che si auspica possano diventare sensibili al metodo presentato nella mostra.
Intervenire oggi sulle periferie, già nella fase di analisi e ideazione del progetto, deve assumere il significato di una necessaria inclusione dei cittadini nei processi di ricostruzione degli spazi. L’architetto torna a fare l’architetto, come regista di differenti realtà, quella sociale, quella istituzionale e quella legata agli aspetti costruttivi, gli sponsor, le imprese; ciascuno va considerato uno strumento dell’orchestra, chiamata ad esibirsi per dare nuova vita a territori dimenticati e mal-trattati. L’architetto è colui che ha la capacità di non trascurare la città come organismo sociale, che ascolta i cittadini e le loro esigenze, che ha il compito di formare e educare la committenza a riconoscere la qualità dei propri luoghi, per capire quale sia l’intervento migliore al fine di elevarne la vivibilità.
Una grande missione che porta anche i grandi professionisti nei quartieri delle periferie italiane, con progetti di riqualificazione urbana, sviluppati in nome dell’eredità più grande secondo Renzo Piano: “la città che sarà, la città che lasceremo ai nostri figli”.
Gli interventi puntuali proposti dal gruppo G124 hanno la funzione più di porre l’attenzione sulla difficile realtà delle periferie, che di risolverne effettivamente i problemi, legati al complesso contesto urbano. Il ricco mosaico di soluzioni suggerite si limita a riqualificare aree ristrette di quartieri caratterizzati da un forte disagio socio-abitativo, espresso anche dal degrado dell’edificato, oltre che da una forte carenza di opportunità, in termini di servizi, trasporti, nonché di agenti e vettori di rinascita socioculturale.
Nonostante sia utile la sperimentazione e la diffusione di un metodo che si pone l’obiettivo di non lasciare incompiuti i progetti sviluppati sul territorio, per alcune delle aree interessate siamo ancora ben lontani dall’assunzione di un approccio effettivamente rinnovato a livello sistematico, in grado di avviare una concreta rigenerazione urbana. Le azioni proposte in occasione della mostra possono senz'altro inserirsi in un processo che deve però essere necessariamente di più ampio respiro, prevedendo interventi di recupero anche a livello di infrastrutture e servizi.
Il tema della rigenerazione necessita di azioni a livello strategico, per la cui realizzazione svolge un ruolo fondamentale la pianificazione di natura complessa.
I programmi di rinnovamento urbano sono individuati, infatti, come strumenti, anche normativi16, per l’attuazione di una precisa politica che inevitabilmente deve coinvolgere i territori nella loro complessità, puntando a migliorarne le condizioni abitative, socioeconomiche, ambientali e culturali.
Senza dubbio questi strumenti di intervento dovrebbero prevedere il coinvolgimento degli abitanti e di soggetti pubblici e privati interessati, promuovendo politiche di partecipazione sociale, e, di conseguenza, anche incentivando l'imprenditoria locale.
Le iniziative di riqualificazione di un’area o uno spazio pubblico di un territorio fragile, possono, dunque, attivare interventi virtuosi, solo se inserite in un processo più ampio e articolato di recupero e ricostruzione di una dignità civile del contesto urbano, dei suoi usi e dei servizi essenziali, in un complesso di provvedimenti che, seguendo una strutturata pianificazione, iniziano ad avere un’incidenza per il sistema di opportunità delle popolazioni delle periferie.

 

Riferimenti Bibliografici

Di Blasi, O. (2016), Il metodo G124 al Giambellino in C. Piano (a cura di), Diario delle periferie/ 1 – Giambellino, Skira.
Di Lascio, F., Giglioni, F. (a cura di), (2017), La rigenerazione di beni e spazi urbani. Contributo al diritto delle città, Il Mulino, Bologna.
Dipace, R. (2017), “Le politiche di rigenerazione dei territori tra interventi legislativi e pratiche locali”, in Istituzioni del federalismo, n. 3, pp. 625-650.
Giusti, A. (2018), La rigenerazione urbana. Temi, questioni e approcci nell’urbanistica di nuova generazione, Editoriale Scientifica, Napoli.
Peluso, S. (2018), “Domus racconta Manifesta 12 Palermo”, in Domus web, sezione speciali, 5 giugno 2018.

 

 

Note

1 La mostra personale, allestita a palazzo della Ragione a Padova nell'ambito della sesta edizione della Biennale Barbara Cappocchin, si è svolta dal 15 marzo al 15 luglio 2014.

2 Curatore della mostra per G124 è Edoardo Narne, mentre per il gruppo LP, “Laboratorio Permanente per la città”, si sono occupati della mostra Massimo Del Seppia (coordinatore), Pietro Berti, Silvia Chiara Lucchesini e Fabrizio Sainati.

3 Tema molto sentito da Renzo Piano, come sottolineato anche da uno dei curatori della mostra Edoardo Narne, in occasione della conferenza di inaugurazione.

4 Hanno sponsorizzato l’evento: Euroambiente, Eschini Auto, Caparol Center, Decorarte. Art for innovation, Big Mat Casarosa Ida HaniMat.

5 Piano è stato Visiting Professor alla Architectural Association School di Londra (come anche alla Columbia University di New York, alla facoltà di Architettura di Oslo, al Central London Polytechnic); forse è questa una delle ragioni che hanno motivato la scelta di Edoardo Narne come tutor del gruppo G124.

6 È proprio dall’ubicazione dello studio di Piano, che deriva il nome del gruppo.

7 Lo stesso allestimento è stato proposto in altre mostre di Piano, come, ad esempio, quella già citata (cfr. nota 1) presso il Palazzo della Ragione di Padova del 2014.

8 Allestimento recuperato da altre mostre del lavoro dell’Sen. Arch. Renzo Piano (ndr).

9 Definizione tratta dal sito ufficiale del gruppo, https://renzopianog124.com/.

10 . Il gruppo è costituito da giovani sotto i trentacinque anni di età. Il lavoro del gruppo e delle persone che vi collaborano è interamente sostenuto con lo stipendio da Senatore dell’Architetto genovese, che devolve l’intero importo a questa causa.

11 Questo il termine indicato dal gruppo.

12 O. Di Blasi, Il metodo G124 al Giambellino in C. Piano (a cura di), Diario delle periferie/ 1 – Giambellino, Skira 2016.

13 . Nell’estate del 2018 la città di Palermo ha ospitato “Manifesta 12”, la Biennale Nomade Europea dell’arte. Intitolata “Il Giardino Planetario. Coltivare la coesistenza”, la manifestazione affronta i temi della migrazione e della coabitazione, della cittadinanza e della civiltà, e lo fa attraversando i confini tra arte, architettura e design. Per quasi sei mesi, più di 40 autori conducono ricerche sul territorio e sviluppano progetti artistici in collaborazione con organizzazioni e attivisti di Palermo (S. Peluso, Domus racconta Manifesta 12 Palermo , Domus web, sezione speciali, 5 giugno 2018). Il progetto di Gilles Clément per Manifesta 12 Palermo era “Becoming Garden”, con la creazione di un giardino nel quartiere ZEN di Palermo. Il processo di realizzazione si è sviluppato attraverso un programma di incontri, workshop, visite guidate, svolte al fine di instaurare una relazione di scambio tra cittadini, progetto e natura, per sviluppare pensieri comunitari,  che rispondano alla necessità di far crescere un’attenzione  particolare per la cura dei propri spazi.

14 Bohigas è stato anche Professore benemerito presso il Politecnico di Barcellona e ha insegnato Composizione architettonica presso la Scuola Tecnica Superiore di Architettura di Barcellona, di cui è stato Direttore dal 1977 al 1980. È stato uno degli associati dello Studio MBM di Barcellona (http://www.mbmarquitectes.cat/, consultato il 13/12/2022).

15 Come sottolineato dal coordinatore della mostra per LP, Massimo Del Seppia

16 Il tema della rigenerazione urbana non è nuovo in ambito normativo; diverse regioni si sono dotate di leggi che pongono l’attenzione su questo tema, soprattutto nell’ambito delle periferie urbane, ma anche relativamente ai piccoli Comuni e alle aree interne. (Per citarne alcuni esempi: Legge regionale della Puglia 1° agosto 2008, n. 21, Legge regionale del Piemonte 14 luglio 2009, n. 20, Legge regionale della Toscana 5 agosto 2011, n. 40, e, sempre in Toscana, la Legge del 10 novembre 2014, n. 65, e, infine, nel Lazio, la Legge Regionale 18 luglio 2017, n. 7).




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