Alcuni indirizzi per il futuro di EWT

torna su

Transizione per la transizione
Progetti dalle Università: una nuova epoca?
Maria Pone PDF


Premessa

Nei suoi primi dieci anni di vita EcoWebTown ha costruito ipotesi e riflessioni sul valore e l’utilità del progetto urbano sempre a partire da esperienze progettuali reali: evitando volontariamente di centrare la sua attenzione su ricerche speculative o teoriche, la rivista ha dunque privilegiato il racconto del progetto e delle logiche attraverso cui viene prodotto e realizzato nei diversi contesti, dalle periferie alle aree archeologiche, dalla smart city alle aree interne. Ogni esperienza condivisa dal gruppo di studiosi coinvolti nella costruzione dei numeri ha rappresentato un’occasione per riflettere sulla posta in gioco, sui compiti, sulle responsabilità dei progettisti in un momento in cui il progetto è chiamato a mettersi in discussione, rinunciando alla propria autonomia in favore della costruzione di inattese, inedite e inevitabili parentele disciplinari e comunitarie, alla propria autoritarietà, in favore di una maggiore apertura nei confronti di scenari urbani in continua e rapidissima trasformazione, e alla propria autorialità, in favore dell’adesione alla complessità fisica, sociale, politica, della nostra epoca e dei nostri ambienti abitati.

Progetti come prodotti di ricerca, ricerche condotte attraverso il progetto: in questa logica la rivista ha sempre inteso e trattato le esperienze raccontate. Ed è in questo senso che il rapporto tra territori e strutture di ricerca (in particolare, evidentemente, le Università) è stato sempre oggetto di interesse; perché è proprio nell’ambito di questo rapporto che la ricerca, che si sviluppa nelle comode aule dei nostri dipartimenti, deve confrontarsi con la concretezza delle trasformazioni dei luoghi (e non sempre ne esce benissimo). Di queste esperienze EcoWebTown ha dato notizia in diverse occasioni in questi dieci anni di attività.
Continuare a percorrere questa strada, arricchendola con nuovi racconti, è tra i propositi condivisi per la prosecuzione del lavoro della rivista (cfr. il saggio di Pepe Barbieri su questo numero) nella convinzione che le relazioni tra università e territori, e in particolare tra università e amministrazioni locali, possano produrre ancora esempi di sperimentazioni utili, da cui attingere per aggiornare e sviluppare i ragionamenti sul potenziale del progetto urbano.
C’è però un prima e un dopo che non può non essere preso in considerazione. L’avvento del PNRR cambia di molto le carte in tavola: cambiano le logiche su cui è possibile costruire partenariati, cambiano i ruoli degli attori nei processi, cambiano soprattutto i temi e i contenuti che con sempre più insistenza devono essere prodotti e offerti dalle strutture di ricerca. Green e Smart, rispetto alle questioni che riguardano lo sviluppo e le trasformazioni della città, sono stati considerati orientamenti fondamentali dalla rivista già nel momento sua fondazione, tanto da determinarne il titolo. Allo stesso tempo “tutto sembra congiurare perché la rapida cantierabilità degli interventi sempre più spesso invocata ai fini della effettiva spendibilità dei fondi erogati si risolva nella colpevole rinuncia a programmi intersettoriali di inevitabile complessità: programmi che potrebbero invece contribuire in modo decisivo alla rigenerazione delle città, imprimendo una significativa accelerazione al loro cambiamento” (cfr. editoriale Alberto Clementi su questo numero); è dunque compito delle Università trovare nuovi spazi di utilità effettiva che sappiano contribuire a risolvere i problemi concreti di attuabilità dei programmi senza rinunciare al proprio ruolo di attore di produzione di conoscenza, non più autoreferenziale e chiusa dentro alle sue rassicuranti mura, ma effettivamente spendibile sul territorio. Un compito tutt’altro che semplice, considerate le caratteristiche dell’Università italiana, che fatica ad abbandonare la propria storica perimetrazione per discipline distinte, che deve misurarsi con sfide rispetto alle quali si trova spesso impreparata, che è in ritardo sui temi della formazione green e smart per cui non sempre riesce a smarcarsi dalle interpretazioni approssimative e distorte che ne accompagnano lo sviluppo e solo in alcuni casi (e solo in alcuni settori) riesce a produrre innovazioni culturalmente significative.
Le università devono dunque avviare un processo di transizione culturale, interna ed esterna, per favorire la transizione digitale e green richiesta dalle nuove e pressanti necessità e solidamente incarnata nelle direttive del PNRR. E, visto che il tema dell’intervento concreto sull’ambiente, in termini green e smart è al centro dell’attenzione mondiale e in particolare della programmazione europea, le discipline del progetto architettonico e urbano sono chiamate con particolare urgenza a definire e interpretare un ruolo complesso, oltre che a confrontarsi con una nuova dimensione normativa ed economica delle prospettive di ricerca, e delle “missioni” legate alle sue potenziali applicazioni.


La “M4C2 del PNRR”: nuovi ruoli per nuovi attori

Nelle “Linee Guida per le iniziative di sistema Missione 4: Istruzione e ricerca Componente 2: Dalla ricerca all’impresa” pubblicato dal MUR il 7-10-2021 vengono indicati i possibili campi di investimento ed esplicitate le modalità attraverso cui le Università possono accedere ai finanziamenti previsti dal PNRR.
Una sintesi dei contenuti di queste disposizioni può essere utile: non solo per sviluppare qualche riflessione sulle forme degli strumenti identificati ma anche per produrre qualche considerazione sulle indicazioni più o meno esplicite che è possibile trarne rispetto al futuro della ricerca in Italia.  E più specificamente su quello delle discipline del progetto architettonico e urbano.
Se è vero infatti che le disposizioni normative sono nate in una condizione di emergenza e che i loro effetti in termini economici hanno una durata limitata nel tempo, è abbastanza evidente il loro carattere e il loro orientamento programmatico: l’intreccio con un’altra serie di provvedimenti, che hanno investito i dottorati di ricerca, l’immissione di nuovi ricercatori reclutati sui temi PNRR, l’avanzamento, lento ma costante, del lungo processo della “riforma dei saperi”, proietterà lo scenario definito dal PNRR in un futuro molto più dilatato. E probabilmente su questo scenario EcoWebTown dovrà proiettare il suo tradizionale interesse per l’attività progettuale delle università nell’ambito del progetto urbano. 
Non pochi elementi di queste nuova strutturazione della ricerca alludono (anche se spesso non direttamente) proprio a quella riconfigurazione dei ruoli di cui si parlava nel paragrafo precedente: l’obiettivo di costruire reti di eccellenza, specializzate nella ricerca di base e applicata su tematiche considerate prioritarie, mira a definire soggetti dotati di “massa critica”, capaci di mettere a disposizione di territori e amministrazioni saperi e competenze specifiche immediatamente spendibili che non abbiano tuttavia perduto il carattere scientifico richiesto alla ricerca universitaria.
Muovendosi nella logica delle “transizione gemelle” (smart e green, che però, anche negli investimenti, spesso vengono un po’ meccanicamente separate), strutturandosi sulla base del principio green del DNSH (Do Not Significant Harm) e del principio smart del DESI (Indice di digitalizzazione dell’economia e della società), e con un’attenzione ai principi della disparità territoriale, di quella di genere e di quella generazionale, l’investimento di oltre 2,4 miliardi di euro che il PNRR destina alla M4C2 “Istruzione e Ricerca. Dalla ricerca all’impresa” viene suddiviso in quattro diversi interventi sistemici:

  • i Partenariati Estesi (PE) che “mirano a finanziare almeno 10 grandi programmi di ricerca fondamentale e/o applicata trasversale, caratterizzati da un approccio interdisciplinare, olistico e problem solving, realizzati da reti diffuse di università, EPR, ed altri soggetti pubblici e privati, impegnati in attività di ricerca, altamente qualificati e internazionalmente riconosciuti, auspicabilmente organizzati in una struttura consortile(MUR 2021). Gli obiettivi specifici di questa prima forma di intervento riguardano l’attivazione di nuove collaborazioni tra attori pubblici e privati in tutte le fasi della ricerca; relazioni che non investano più dunque solo la fase di applicazione dei risultati ma che permetta di produrre nuove soluzioni a “grandi problemi” per “passare direttamente dalla ricerca di base all’utilizzo dei suoi risultati e creare una nuova generazione di ricercatori-inventori” (ivi)1.
  • i Centri Nazionali (CN),sono aggregazioni di università, di enti e organismi pubblici e privati di ricerca, di imprese presenti e distribuite sull’intero territorio nazionale e sono organizzati con una struttura di governance di tipo Hub & Spoke, con l’Hub che svolgerà attività di gestione e coordinamento e gli Spoke quelle di ricerca”(MUR 2022a). I CN si concentrano sulla ricerca di frontiera relativa alle Kay Enabling Technologies (tecnologie abilitanti) legate ad ambiti considerati prioritari dall’agenda della ricerca europea e con i contenuti del PNR 2021-272
  • gli Ecosistemi dell’Innovazione (EI), “sono reti di Università statali e non statali, Enti Pubblici di Ricerca, Enti pubblici territoriali, altri soggetti pubblici e privati altamente qualificati ed internazionalmente riconosciuti, e intervengono su aree di specializzazione tecnologica coerenti con le vocazioni industriali e di ricerca del territorio di riferimento, promuovendo e rafforzando la collaborazione tra il sistema della ricerca, il sistema produttivo e le istituzioni territoriali. Gli Ecosistemi dell’innovazione valorizzano i risultati della ricerca, agevolano il trasferimento tecnologico e accelerano la trasformazione digitale dei processi produttivi delle imprese in un’ottica di sostenibilità economica e ambientale e di impatto sociale sul territorio” (GEA 2022); la specificità degli EI riguarda il legame con un territorio di riferimento. Ed è proprio coerentemente alle “vocazioni industriali e di ricerca” del territorio che queste aggregazioni individuano le aree di intervento e sviluppano le azioni di ricerca. Hanno anche l’obiettivo di valorizzare i risultati, agevolare il trasferimento tecnologico e accelerare la transizione digitale dei processi produttivi delle imprese locali: “a tal fine, viene attuato un approccio orientato alle grandi sfide, favorendo la creazione di innovazione di impatto e l’imprenditorialità” (ivi)3.
  • le Infrastrutture di Ricerca che “comprendono gli impianti o i complessi di strumenti scientifici, le risorse basate sulla conoscenza quali collezioni, archivi o informazioni scientifiche strutturate e le infrastrutture basate sulle tecnologie abilitanti dell’informazione e della comunicazione, il materiale informatico, il software, gli strumenti di comunicazione e ogni altro mezzo necessario per condurre la ricerca”(MUR 2022a) e quelle di Innovazione, che “sono strutture, attrezzature, capacità e servizi per sviluppare, testare e potenziare la tecnologia per avanzare dalla convalida in un laboratorio fino a livelli di preparazione tecnologica più elevati prima dell’ingresso del mercato competitivo. Operano in settori produttivi e ambiti territoriali definiti dalla comunità di sviluppo e innovazione, principalmente piccole e medie imprese o filiere tecnologiche produttive, che le utilizzano per sviluppare e integrare tecnologie innovative verso la commercializzazione di nuovi prodotti, processi e servizi”(ivi).

La strutturazione di un “quadro delle esigenze nazionali di ricerca” legato a una dimensione europea, che già aveva avuto con l’introduzione del PNR la sua prima definizione, si accompagna stavolta a una serie di azioni di ristrutturazione delle forme di aggregazione, finora richieste solo in alcuni casi e affidate prevalentemente, caso per caso, alle iniziative delle singole strutture.
“Le componenti delle diverse missioni fanno leva sulla capacità degli interventi di auto-sostenersi nel tempo, anche mediante la possibilità di attivare capitali privati, così da ridurre l’onere di medio-lungo periodo dei progetti a carico della finanza pubblica. In quest’ottica, la M4C2 del PNRR mira a sostenere gli investimenti in ricerca e sviluppo, a promuovere l’innovazione e la diffusione delle tecnologie, a rafforzare le competenze, favorendo la transizione verso un’economia basata sulla conoscenza. Tre delle quattro linee d’intervento previste (1.3, 1.4 e 1.5) coprono complessivamente l’intera filiera del processo di ricerca e innovazione, dalla ricerca fondamentale al trasferimento tecnologico, con misure che si differenziano sia per il grado di eterogeneità dei network tra università, centri/enti di ricerca e altri soggetti sia per il grado di maturità tecnologica e, in alcuni casi, per il carattere territoriale, cercando la sostenibilità nel tempo degli investimenti” (MUR 2021).

…e nuove occasioni?

La transizione “verso un’economia basata sulla conoscenza” e la volontà di coprire “l’intera filiera del processo di ricerca e innovazione” vanno di pari passo, con l’esigenza di affrontare problemi complessi che richiedono un approccio multidisciplinare. Le parole chiave evidenti sono “massa critica” e “rete strutturata”. La distinzione tra la logica dei Partenariati Estesi e quella degli Ecosistemi dell’Innovazione (sono queste le due misure di più ampio e disseminato impatto sulle Università italiane) integra inoltre la tradizionale distinzione tra “ricerca di base” e “ricerca applicata”: nella formazione dei PE, anche alla ricerca “fondamentale” sembra richiesto di allontanarsi dalla sua tradizionale perimetrazione e separatezza, in funzione di una necessaria logica di convergenza su temi emergenti, perché drammatici o perché promettenti. Così come nella configurazione degli Ecosistemi dell’Innovazione si dà spazio alla ricerca place-based senza confinarla però in una dimensione regionalistica o meramente applicativa.
A distanza di poco più di un anno l’operatività del DM è confermata: sono stati attivati 14 Partenariati Estesi (selezionati su 24 proposte presentate e finanziati con 1,61 mld di euro). Posto che la questione dell’habitat e delle sue trasformazioni è sotteso a quasi tutte le tematiche individuate, almeno tre sono i Partenariati Estesi costruiti intorno a parole chiave legate alla dimensione e ai temi del progetto urbano:
- il PE3, “RETURN”, sulla tematica “Rischi ambientali, naturali e antropici”, che ha come capofila l’Università Federico II di Napoli; il partenariato si occuperà di sviluppare metodi e strumenti per una sempre migliore comprensione dei rischi naturali e antropici che, a causa dei cambiamenti climatici, sono sempre più frequenti e gravi: “I risultati dell’azione del Partenariato, per quanto riguarda il monitoraggio e la valutazione del potenziale impatto di disastri naturali e antropici, di crisi umanitarie, di conflitti e delle conseguenze socio-economicche, contribuiscono, nel breve e medio periodo, a migliorare la prevenzione e la gestione degli stessi rischi e, in particolare, l’analisi del possibile impatto dei fenomeni studiati” (MUR 2021).
- il PE5, “CHANGES”, sulla tematica “Cultura umanistica e patrimonio culturale come laboratori di innovazione e creatività”, che ha come capofila l’Università di Roma La Sapienza; il partenariato si occupa di valorizzazione sostenibile del ricco patrimonio culturale e storico italiano: “La crisi climatica e quella economico-sociale provocata dalla pandemia richiedono uno sforzo collettivo nel quale il connubio fra arte, scienza e tecnologie gioca un ruolo chiave nel ripensamento creativo e nella trasformazione degli spazi pubblici, nella crescita sostenibile dei territori, nel miglioramento della qualità di vita e del benessere dei cittadini” (ivi).
- il PE9, “GRINS”, sulla tematica “Sostenibilità economico-finanziaria dei sistemi e dei territori” che ha come capofila l’Università di Bologna; “Il partenariato riguarda lo sviluppo di un insieme integrato di basi di dati eterogenei geo referenziati per lo studio delle diverse dimensioni rilevanti per l’analisi dello stato e dell’evoluzione delle condizioni economico sociali dei territori italiani e del sistema economico nel suo complesso” (ivi).
Quasi tutti i Dipartimenti italiani legati ai temi del progetto urbano sono rappresentati dentro questi partenariati e non pochi partecipano a più d’uno.
Tra i 5 Centri Nazionali (finanziati con 1,6 mld di euro), non solo quello della Mobilità Sostenibile (guidato dal Politecnico di Milano) ma anche quello legato alle tecnologie dell’agricoltura (Università di Napoli Federico II) e quello per la biodiversità (Università di Palermo) sviluppano questioni legate anche alla trasformazione delle città e degli ambienti abitati.
Tutti gli 11 Ecosistemi per l’Innovazione finanziati (con 1,3 mld di euro) hanno una base territoriale e benché spesso finalizzati all’implementazione di “reti economiche”, quasi sempre includono azioni (e Dipartimenti universitari) legati alle trasformazioni materiali (in genere di scala regionale) dei territori interessati.
Analogo discorso può farsi infine, per le infrastrutture di ricerca e le infrastrutture tecnologiche di innovazione (49 progetti finanziati per 58 mld di euro) che consentono l’implementazione, l’aggiornamento delle reti esistenti.
Tutte le Università italiane sono in questi mesi alle prese con l’avvio di attività di ricerca legate dell’approvazione di Partenariati Estesi, Centri Nazionali e/o Ecosistemi dell’Innovazione e – a un primissimo sguardo – sembrano già non poche le difficoltà legate all’avviamento di progetti di ricerca con una massa critica di minimo 250 ricercatori, con numerosi spoke disseminati sul territorio e con un cronoprogramma concentrato e rigido.
Siamo appena all’inizio ed è difficile fare previsioni su quanto questa complicata transizione modificherà le tradizionali attività universitarie sui temi cari a EcoWebTown. A breve, anche per rispondere a una delle sollecitazioni espresse da Alberto Clementi nei confronti dei redattori, sarà interessante monitorare quella che nel titolo ho definito la “transizione per la transizione”: poiché le Università conservano la loro strutturazione normativa “autonoma”, e poiché sono delle complesse “macchine” che non consentono ricominciamenti repentini, quanto e come questi nuovi indirizzi e queste nuove aggregazioni influenzeranno i progetti già in atto e le “abitudini” di ricerca delle diverse realtà italiane? Quanto e come modificheranno le tradizionali connessioni con le realtà territoriali tradizionalmente legate alle singole sedi universitarie? Quanto e come consentiranno ai gruppi di ricerca di interpretare con più chiarezza il loro ruolo nella costruzione di quella “economia basata sulla conoscenza” che sembra uno dei pilastri del programma europeo? E infine (ma forse soprattutto), quanto e come influiranno sulle forme, i contenuti, le logiche con cui si producono, nelle Università, per i territori, processi e progetti per le trasformazioni urbane? Staremo a vedere: ma, per Ecowebtown, raccontare l’evoluzione di questa ulteriore transizione sarà certamente un lavoro impegnativo e interessante.

 

Riferimenti bibliografici

GEA – Gestione iniziativE e progetti di ricercA (2022), Avviso ECS. Avviso pubblico per la presentazione di Proposte di intervento per la creazione di 12 Ecosistemi dell’innovazione sul territorio nazionale da finanziare nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Missione 4 Componente 2 Investimento 1.5 - Creazione e rafforzamento di “ecosistemi dell’innovazione”, costruzione di “leader territoriali di R&S” - finanziato dall’Unione europea – NextGenerationEU. [online] Disponibile al https://www.gea.mur.gov.it/Bandi/Ecs Ultimo accesso 19/12/2022.
MUR – Ministero dell’Università e della Ricerca (2021) Linee Guida per le iniziative di sistema Missione 4: Istruzione e ricerca Componente 2: Dalla ricerca all’impresa; D.M. n. 1141 del 07/10/2021 [online] Disponibile al: https://www.gea.mur.gov.it/docs/Itec/Decreto%20Ministeriale%20n.1141%20del%2007-10-2021%20-%20Linee%20Guida_MUR_PNRR_M4C2.pdf Ultimo accesso 19/12/2022
MUR – Ministero dell’Università e della Ricerca (2022a) PNRR, MUR: l’impatto della conoscenza grazie a un nuovo modo di fare ricerca e innovazione; nota di Martedì 28/06/2022[online] Disponibile al: https://www.mur.gov.it/it/news/martedi-28062022/pnrr-mur-limpatto-della-conoscenza-grazie-un-nuovo-modo-di-fare-ricerca-e Ultimo accesso 19/12/2022.
MUR – Ministero dell’Università e della Ricerca (2022b) PNRR, MUR: selezionati i 14 partenariati per attività di ricerca; nota del 03/08/2022 [online] Disponibile al: https://www.mur.gov.it/it/news/mercoledi-03082022/pnrr-mur-selezionati-i-14-partenariati-attivita-di-ricerca Ultimo accesso 19/12/2022.




Note

1 Con comunicazione del 03/08/2022 il MUR ha comunicato la selezione di 14 PE, uno per ognuna delle tematiche individuate (MUR 2022b):
1) Future Artificial Intelligence Research (hereafter FAIR), guidato dal CNR per la tematica “Intelligenza artificiale. Aspetti fondazionali”;
2) NEST - Network 4 Energy Sustainable Transition, guidato dal Politecnico di Bari per la tematica “Scenari energetici del futuro”;
3) RETURN, guidato dalla Federico II di Napoli per la tematica “Rischi ambientali, naturali e antropici”;
4) National Quantum Science and Technology Institute (NQSTI), guidato dall’Università di Camerino per la tematica “Scienze e tecnologie quantistiche”;
5) CHANGES guidato dall’Università di Roma La Sapienza per la tematica “Cultura umanistica e patrimonio culturale come laboratori di innovazione e creatività”;
6) HEAL ITALIA, guidato dall’Università di Palermo per la tematica “Diagnostica e terapie innovative nella medicina di precisione”;
7) SEcurity and RIghts in the CyberSpace (SERICS) guidato dall’Università di Salerno per la tematica “Cybersecurity, nuove tecnologie e tutela dei diritti”;
8) Age-it, guidato dall’Università di Firenze per la tematica “Conseguenze e sfide dell’invecchiamento”;
9) GRINS – Growing Resilient, INclusive and Sustainable, guidato dall’Università di Bologna per la tematica “Sostenibilità economico-finanziaria dei sistemi e dei territori”;
10) ON Foods - Research and innovation network on food and nutrition Sustainability, Safety and Security – Working ON Foods, guidato dall’Università di Parma per la tematica “Modelli per un’alimentazione sostenibile”;
11) 3A-ITALY, guidato dal Politecnico di Milano per la tematica “Made-in-Italy circolare e sostenibile”;
12) A multiscale integrated approach to the study of the nervous system in healt and disease, guidato dall’Università di Genova per la tematica “Neuroscienze e neurofarmacologia”;
13) One Health Basic and Translational Research Actions addressing Unmet Needs on Emerging Infectious Diseases, guidato dall’università di Pavia per la tematica “Malattie infettive emergenti”;
14) RESearch and innovation on future Telecommunications systems and networks, to make Italy more smART, guidato dall’Università di Roma Tor Vergata per la tematica “Telecomunicazioni del futuro”
I contenuti specifici dei 14 temi attorno a cui sono costruiti i Partenariati sono illustrati nelle linee guida di accompagnamento al DM 1141 del 07-10-21 del MUR (MUR 2021)

2 Il 28/06/2022 il MUR comunica il finanziamento di 5 Centri Nazionali, uno per ognuna delle aree individuate come strategiche per lo sviluppo del paese (MUR 2022a):
1) il CN per simulazioni, calcolo e analisi dei dati ad alte prestazioni sarà guidato dall’Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN);
2) il CN Agritech, tecnologie dell’agricoltura sarà guidato dall’ Università Federico II di Napoli;
3) il CN per lo sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA sarà guidato dall’Università di Padova;
4) il CN per la Mobilità sostenibile sarà guidato dal Politecnico di Milano;
5) il CN per la Biodiversità sarà guidato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche di Palermo.

3 Contemporaneamente alla comunicazione del finanziamento dei Centri Nazionali il MUR comunica anche il finanziamento di 11 Ecosistemi dell’Innovazione (MUR 2022a)
1) EI “digitalizzazione e sostenibilità per l’economia diffusa nel Centro Italia” guidato dall’Università dell’Aquila;
2) EI “TECH4YOU - Technologies for climate change adaptation and quality of life improvement” guidato dall’Università della Calabria;
3) EI “per la Transizione sostenibile In Emilia-Romagna” guidato dall’Università di Bologna;
4) EI “MUSA - Multilayered Urban Sustainability Action” guidato dall’Università Milano Bicocca;
5) EI “INEST - Interconnected Nord-Est Innovation” guidato dall’Università di Padova;
6) EI “NODES – Nord Ovest Digitale e Sostenibile” guidato dal Politecnico di Torino;
7) EI “RAISE – Robotics and AI for Socio-economic Empowerment” guidato dall’Università di Genova;
8) EI “Roma Tecnopolo” guidato dall’Università la Sapienza di Roma;
9) EI “SAMOTHRACE – SiciliAn MicronanOTecH Research And Innovation Center” guidato dall’Università di Catania;
10) EI “e.INS – Innovazione per la Next Generation Sardinia” guidato dall’Università di Sassari;
11) EI “THE – Tuscany Health” guidato dall’Università di Firenze.