Materiali didattici

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PALINSESTI URBANI.
Pozzallo, l’integrazione come occasione di riqualificazione

VILLARD:16 Sede di Pescara_Dipartimento di Architettura

responsabile scientifico di sede Francesco Garofalo
docenti: Federico Bilò, Matteo di Venosa, Domenico Potenza

gruppo di lavoro: Gloria Bazzoni, Giuseppe Costantini, Marco Di Teodoro, Sara D’Ottavi, Serena Marino, Matteo Mazzamurro

 

 

Accogliere, adattarsi e modificarsi. Nuove tracce della città costruita verso espressioni di natura collettiva. Si tenta di definire il passaggio di integrazione di sistemi dapprima dissociati e non comunicanti attraverso paradigmi di trasformazione urbana ed interazione sociale. Il sistema ospitante viene inteso come un luogo che accoglie; positivo ad interventi di modificazioni urbane attraverso forme di interazione sociale.
Pozzallo è spunto di partenza. Porto, ferrovia ed agricoltura sono i sistemi che caratterizzano ed esprimono la forma della città e la morfologia di un territorio che per natura è a stretto contatto con flussi marittimi e sbarchi. Si quantificano dati, emergono esigenze e nuove opportunità che delineano strategie; si colorano aree incompiute, in attesa o dismesse, pronte a far parte di un nuovo linguaggio all'interno dell'attuale, lento, metabolismo della città.
Emerge la necessità di capire, studiare ed approfondire significati: accoglienze. Diverse le culture, diverse le religioni e diversi i modi di abitare lo spazio. Incontro di identità e scontro di necessità all'interno di una città che diventa palinsesto accogliente non tanto quando lascia esistere, quanto nel momento in cui lascia sovrapporre spazialità dal linguaggio dissimile dal proprio, riuscendo ad assorbire tutta la ricchezza che questa integrazione può generare.
È così che l'emergenza diviene occasione di permanenza, verso una costruzione sociale fatta di luoghi. E allora di nuovo, definire, scrivere, sovrascrivere, adattandosi a spazi e funzioni, a tessiture urbane esistenti che trascrivono le prerogative di un sistema pronto ad accoglierne un altro; è il primo atto di integrazione ed interazione spaziale.
Appropriarsi di luoghi predestinati, diventando punto di forza e potenzialità all'interno della città, definendo nuovi spazi e stabilendo nuove interazioni. Il sistema ospitato si allontana da concetti di forma e perimetro per diffondersi all'interno di un sistema ospitante. L'abitare si riappropria della sua concezione di vita; vivere uno spazio, lasciare che venga liberamente contaminato da processi e ricostruito da funzioni.

Il lungomare

Il tessuto urbano offre occasioni per chiari riferimenti geometrici: nuovi tracciati disegnano lo spazio connettivo delineato dal naturale perimetro costiero. L'acqua e la vegetazione vengono messe a confronto con azioni antropizzate; si genera un nuovo piano da abitare, tracciato e delineato da azioni semplici. Estendere, tagliare e piegare mettono in relazione l'artificiale con il naturale dando vita a nuove sinergie; lasciando possibilità di allestimento e spontanea flessibilità di utilizzo. La grande piastra prende il suo sviluppo sull'area vincolata dalla delicata situazione di rischio idrogeologico.
Lasciare spazio all'acqua, tentando di accompagnarne il flusso, lo scorrimento e l'utilizzo attraverso vasche di raccolta e bacini di fitodepurazione, attenti a tematiche ambientali. Il legno predomina, distaccandosi dalla quota urbana e dal naturale pendio sabbioso attraverso un intervento di palificazione, pensato e progettato per dare vita ad una reale estensione del suolo urbanizzato. Con l'acqua anche il sole, dapprima come ostacolo, ora come elemento di coesistenza: il piano si piega a volere dell'atto progettuale, offrendo spunti di riparo e giochi di luci.
Un sistema di vuoti, sottrazioni e piegature che forniscono spazi di vita, di relazione e di lavoro; spazi flessibili ed abitabili ma allo stesso tempo attenti e sensibili allo scenario costiero predominante. I tracciati viari, estendendosi generano il nuovo suolo che quasi per proprio volere scema nell'acqua, rispettoso della preesistenza naturale.
L'integrazione di forme e geometrie accompagna quella di persone a cui è lasciata la possibilità di trasformare lo spazio; l'incontro di tempo libero e di quella che si prefigura come l'attività lavorativa di un mercato sono i propulsori dell'architettura nata dalla città che l'accoglie. Quelle che si prospettano come criticità, si tramutano in vere potenzialità, capaci di cambiare destini di aree in perenne attesa di definizione; il pretesto dell'attrattività che riesce ad avere una risorsa naturale, è sfruttato per generare incontri di persone, culture e modi di abitare, uno spazio solo all'apparenza diverso.
 

Il porto

Il porto delimita uno spazio e lo descrive. Spazio destinato a mutare la sua configurazione nel tempo; diventa luogo di scambio di merci e culture, spazio d’accoglienza, piazza urbana. Identificato da sempre come luogo di accesso alla città per la sua posizione strategica all’interno del tessuto urbano, nel caso di Pozzallo assume ancora più importanza in quanto è il primo elemento della città che il migrante vede e conquista dopo un lungo viaggio, assumendo la valenza di essere uno spazio pronto ad offrire assistenza.
Il lavoro svolto ha cercato di dare una configurazione tipologica a quelli che sono i centri di primissima accoglienza nei quali i migranti devono sostare per un periodo che si estende lungo l’arco di una settimana. Pulito, flessibile, facilmente attrezzabile, con spazi di relazione e di condivisione nei quali i migranti possono relazionarsi tra loro.
Il centro d’accoglienza dovrebbe avere queste caratteristiche nelle quali non si da principalmente importanza all’architettura ma a quella che invece è la qualità che uno spazio può trasmettere, rendendo serene le persone che lì sostano. Generare un pensiero che riesca a portare alla configurazione spaziale di un centro d’accoglienza, ha cercato di rispondere a queste prerogative. Il pensiero si è sviluppato tenendo conto principalmente della normativa vigente che impone la stretta sorveglianza dei migranti presenti.
Il recinto, elemento forte che per natura contraddistingue la configurazione del porto, si trasforma generando due elementi che, restando fissi, contengono quelle che sono le funzioni essenziali. Recinto spesso, recinto semi-privato, recinto chiuso.
Spazio delimitato che genera luoghi e isolati urbani che ospitano le strutture temporanee e flessibili destinate ad accogliere i migranti. La corte diventa la configurazione tipologica capace di innestarsi sugli isolati configurando, tra il recinto e gli isolati, nuovi spazi di relazione. Si restituisce alla città l’identità di un luogo, il porto, che è ora pronto ad accogliere funzioni, a far parte di un sistema integrato e flessibile predisposto all’interazione. Punto di arrivo e partenza di una città che inizia a definire nuovi paradigmi di trasformazione urbana.

La distilleria

Un’infrastruttura sociale come luogo di interazione. Rileggere la città e scrivere nuovi paragrafi di uno spazio formale, qualificando pezzi di città e progettando nuove funzioni. La memoria diviene architettura, paesaggio, rapporto della collettività con il luogo, definendo il significato della struttura urbana e delle sue individualità.
Individualità legate alla dimensione originaria del sito ma che dialogano con la conformazione del nuovo, misurando e valorizzando il contrasto come opportunità di progetto. La vecchia distilleria Giuffrida che impone il suo valore ponendosi come generatrice di un asse, un’infrastruttura di distribuzione che colma un vuoto funzioni di cui la città ha bisogno.
Delimitata da un muro perimetrale che ha descritto la sua immagine nel corso degli anni, la preesistenza viene riutilizzata e rivitalizzata. Il vincolo del muro viene oltrepassato e la trama della città si appropria di uno spazio che sembra reclamare la sua nuova esistenza.  Un sistema che segue la giacitura della distilleria entra in conflitto con il linguaggio prorompente dei tracciati del costruito. L’asse diviene infrastruttura, muro, bordo.
Una struttura in acciaio che trascrive un intervento deciso ma allo stesso tempo modificabile e sostenibile, che tiene insieme funzioni pubbliche e servizi.  Distribuisce attrezzature sportive e orti urbani. L’effimero si appropria della figura del muro e il progetto il limite come un’occasione. Nuove configurazioni spaziali di cui la backbone è l’elemento distributivo.  Possibilità di dare risposte a bisogni e di colmare vuoti funzionali puntando sulla flessibilità e quindi sulla reversibilità dell’intervento. L’energia rinnovabile diviene l’input del progetto e i sistemi eolici trasformano un fattore ambientale in un’opportunità di un atto che progetta il presenta ma guarda al futuro.
Un atto transitorio come transitorio è lo scenario che va ad accogliere. L’asse distributivo che mette a sistema servizi e funzioni pubbliche quali lavoro, relazione e formazione. L’abitare che invece origina dalla città e viene trascritto dalle sue tessiture. Fornire risposte alla città ma creare nuove prerogative di accoglienza.
Un modello che si sovrappone ad un palinsesto già esistente e si adatta creando nuove relazioni funzionali e sociali.

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