Call for Paper Narrazioni mediterranee

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Only by water
Paola Cannavò, Massimo Zupi 




Parole chiave:          Rotte digitali, turismo sostenibile, approccio collaborativo, cambiamento climatico.
                            Digital routes, sustainable tourism, collaborative approach, climate change.




Abstract:
             
Lungo le coste del Mediterraneo esistono frammenti di paesaggio originario che non hanno subito l’invasione del turismo di massa. Queste località sono collegate da una rotta invisibile.
La loro condizione geomorfologica di luoghi raggiungibili agevolmente solo via mare, ne ha consentito la conservazione e la tutela, ma oggi la possibilità di “scoprire” queste mete attraverso le “rotte digitali” ha aumentato considerevolmente il rischio che questi luoghi possano essere sottoposti a pressioni incompatibili con la loro intrinseca fragilità.
Questa minaccia richiede adeguate strategie di governo capaci di generare forme di turismo responsabile ed etico, e di mantenere per questi luoghi il loro carattere di paesaggi esclusivi.

Along the coasts of the Mediterranean Sea there are fragments of the original landscape that have not suffered the invasion of mass tourism. These locations are connected by an invisible route.
Their geomorphological condition of places that can be easily reached only by sea, has allowed their conservation and protection, but today the possibility of "discovering" these destinations through "digital routes" has considerably increased the risk that these places may be subjected to pressure incompatible with their intrinsic fragility.
This threat requires adequate government strategies capable of generating forms of responsible and ethical tourism, and of maintaining their character of exclusive landscapes for these places.




Intro

Il contributo proposto si colloca all’interno del programma di ricerca triennale “Le Vie del Mediterraneo – MedWays (MW)”1. La ricerca prevede la creazione di un atlante aperto e potenzialmente infinito sulle Vie del Mediterraneo; un Atlante di narrazioni piuttosto che descrizioni. Lo scopo dell’Atlante è riconoscere e mantenere vive e proteggere dalla cancellazione le Vie del Mediterraneo e di rinforzarne il significato che da il senso agli habitat ed agli stili di vita mediterranei.
La ricerca ha l’obiettivo generale di contribuire, con gli strumenti della conoscenza interdisciplinare e del progetto, ad invertire gli effetti di un rapido e intenso sviluppo turistico nei fragili paesaggi costieri mediterranei. Ed è in questa direzione specifica che si muovono le riflessioni di seguito proposte.
Lungo le coste del Mediterraneo esistono luoghi che solo i naviganti conoscono, frammenti di un paesaggio originario che non ha subito l’invasione del turismo di massa. Sono perle di biodiversità, situazioni in cui le zone umide salmastre segnano ancora il labile confine tra il mare e la terra.
Alcuni di questi luoghi sono oggi mete turistiche più o meno famose: le Cale di Orosei in Sardegna, la Scala dei Turchi e Cefalù in Sicilia, Tropea in Calabria, alcuni punti della Costiera Amalfitana in Campania (solo per restare ad ambiti del mediterraneo italico).
Queste località, siano esse nascoste o conosciute, si affacciano sullo stesso mare e una rotta invisibile le congiunge e le rende parte di una mappa codificabile.
La loro condizione geomorfologica (sono tratti di costa in cui le curve di livello si concentrano in uno spazio minimo e la terra precipita verso il mare) di luoghi raggiungibili agevolmente solo via mare, ne ha consentito la conservazione e la tutela, preservandoli dalle forme invasive di colonizzazione e turismo di massa.
L’accidentata orografia che ne determina la fragilità idrogeologica e la difficoltosa accessibilità di questi tratti di costa mediterranea, allo stesso tempo, limitandone l’uso, tutela l’elevato valore paesaggistico e ambientale.
Oggi la saturazione delle destinazioni tradizionali del turismo di massa, la ricerca di mete di “nicchia”, la possibilità di “scoprire” queste mete attraverso le “rotte digitali” (Grigolli, 2011), ha aumentato considerevolmente il rischio che questi luoghi possano essere sottoposti a pressioni incompatibili con la loro intrinseca fragilità. E domani, quando l’emergenza Covid sarà finalmente terminata ed il settore del turismo dovrà trovare il modo di rilanciarsi e risollevarsi (verrebbe da dire, ad ogni costo), questo pericolo sarà ancora più evidente.


La Mappa

Al fine di realizzare una tassonomia oggettiva dei luoghi da includere in una rotta ideale, la metodologia proposta prevede la definizione di tre mappe:

La concomitanza di queste tre condizioni ha consentito di isolare i luoghi con caratteristiche del tutto peculiari, che possono rappresentare, attraverso la condivisione di know-how e buone pratiche, le tappe virtuose di una rotta mediterranea. L’aspetto del networking è stato infatti identificato dagli studi teorici ed empirici come uno degli aspetti chiave nella governance efficace del turismo (Bornhorst et al., 2010). Il prodotto turistico è tradizionalmente riconosciuto dalla letteratura come uno dei prodotti a più alta complessità (Martini Barzolai e Moretti, 2018) in quanto la sua erogazione richiede il coordinamento e l’integrazione armonica dei servizi offerti da numerose imprese appartenenti a settori anche molto diversi tra loro (Pechlaner, Pichler, e Volgger, 2012). Per la natura stessa del prodotto, quindi, le relazioni inter-organizzative sono state tradizionalmente al centro degli studi manageriali sul turismo incentrate sui temi di marketing (d'Angella e Go, 2009), competitività delle imprese e delle destinazioni (Cooper, Scott, e Baggio, 2009;), sostenibilità (Erkuş-Öztürk e Eraydın, 2010).


Un punto della mappa: il Golfo di Orosei

Per meglio comprendere quali possano essere le caratteristiche, le dinamiche, le potenzialità e le minacce dei luoghi che appartengono alla mappa definita in precedenza, appare opportuno fare riferimento ad un caso esemplare. Si tratta di un luogo che racchiude al suo interno la maggior parte dei caratteri che conferiscono omogeneità al mosaico disegnato dalla mappa.
Si tratta del Golfo di Orosei, che si trova ai piedi del massiccio del Gennargentu (Supramonte), ed è geologicamente parlando uno dei “sistemi carbonatici giurassici della Sardegna orientale”2 .
Lungo i 40km di costa del Golfo non vi sono insediamenti umani. Arrivando dal mare, la via di accesso più agevole, si è sovrastati dalla massa bianca delle rocce calcaree mesozoiche, una massa compatta inclinata verso mare e intensamente carsificata. Sono infatti numerose le grotte, tutte ricche di concrezioni calcaree (stalattiti e stalagmiti) e tutte raggiungibili agevolmente solo dal mare, che si affacciano sul Golfo. Le pareti rocciose a strapiombo sul mare sono un paradiso per i climbers provenienti da tutto il mondo.
(Fig. 4) Golfo di Orosei, Cala Goloritzè

Proprio grazie alla ricchezza dell’ecosistema che popola la costa ed al paesaggio incontaminato del gruppo montuoso del Gennargentu, nel 1998 venne istituito in questa area il Parco Nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu che avrebbe dovuto coprire un territorio di quasi 74.000 ettari.
L'istituzione del parco nazionale fu prevista dall'articolo 34 della Legge Quadro sulle aree protette (legge 6 dicembre 1991, numero 394) poi attuata col decreto emanato il 30 marzo del 1998 dal Presidente della Repubblica. L’area individuata, divisa amministrativamente tra due province, Nuoro e l’Ogliastra, comprendeva 24 comuni. Purtroppo l’intesa con gli enti locali, necessaria per istituire il Parco, non fu mai raggiunta e ad oggi il Parco non esiste. La sua istituzione fu ostacolata proprio dalle amministrazioni locali che si opposero ai vincoli di tutela imposti a livello statale (temendo per le attività produttive) e alla scarsa rappresentanza che avrebbero avuto nel consiglio direttivo del parco, ma soprattutto al mancato coinvolgimento delle comunità locali nella fase decisionale di costituzione del parco. Era probabilmente mancato un processo partecipativo preliminare alla costituzione del nuovo ente amministrativo.

L’area del Golfo di Orosei, ed in particolare la spiaggia di Cala Luna, prima ancora che esistessero le Rotte Digitali è stata oggetto di una grande attenzione mediatica. Molte scene del film di Lina Wertmuller “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”3 furono infatti girate proprio a Cala Luna nel 1974 (fig. 7).
Prima che il film fosse prodotto, la spiaggia era un luogo noto solo ai pescatori locali e a pochi altri fortunati: «Era allora il posto più bello del mondo con la sua forma naturale a mezza luna, un incanto davvero paradisiaco e ai tempi ancora poco frequentato. É diventata di moda dopo di noi, dopo che uscì il film, ma quando siamo arrivati era davvero un angolo di Eden», così lo descriveva Mariangela Melato che interpretò Raffaella Pavone Lanzetti la protagonista femminile del film. Sabbia chiara mista a sassi, acque trasparenti, uno stagno di acqua salmastra immerso nel verde, un ambiente naturale, originario, un paradiso perduto, un luogo selvaggio.

Le riprese del film decretarono la popolarità e la notorietà di Cala Luna che in breve tempo divenne la meta di vacanzieri alla ricerca del “paradiso”. La spiaggia fu travolta da sciami di visitatori e dagli affollamenti tipici del turismo di massa.
Da allora ad oggi gli equilibri di Cala Luna sono molto cambiati: non è più un luogo deserto, anzi, è la spiaggia più frequentata di tutto il Golfo di Orosei. Diversi operatori privati offrono trasferimenti veloci via mare scaricando masse di turisti sull’arenile della Cala dove si trovano un chiosco bibite & gelati e un ristorante.
Oggi la spiaggia rischia di nuovo, la notorietà viaggia infatti molto più velocemente sui social media di quanto non avvenne 50 anni fa attraverso la pellicola cinematografica.
Il fragile equilibrio ambientale delle Cale di Orosei è oggi minacciato non solo dal turismo di massa indotto dalla notorietà mediatica, a cui si può comunque porre rimedio attraverso politiche mirate verso un turismo sostenibile, ma ancor più strutturalmente le minacce arrivano dalle conseguenze dei cambiamenti climatici.

Nel Golfo di Orosei le iniziative nate dal basso hanno sviluppato offerte specifiche per un approccio sostenibile alla fruizione del territorio del Supramonte e delle Cale4. Attraverso i percorsi di trekking, che si sviluppano lungo i sentieri già battuti dalle greggi, si costruiscono nuovi itinerari che prevedono soste negli ovili abbandonati. Questi tour restituiscono al viaggiatore una immagine del territorio molto diversa da quella offerta ai turisti stipati dentro i barconi e scaricati di spiaggia in spiaggia per una breve sosta (giusto il tempo di consumare una bibita al chiosco e fare un tuffo nell’acqua cristallina). Altre offerte prevedono un approccio alle Cale via mare pagaiando su un kayak. Questo tipo di turismo, oltre ad essere sostenibile, ha il vantaggio di essere praticato anche nelle stagioni intermedie, allungando quindi la “stagione turistica”.
Le amministrazioni locali emettono con scadenza annuale Ordinanze mirate alla tutela degli ecosistemi e dei paesaggi, ma anche a sostegno delle attività di fruizione turistica consapevole del territorio. Mancando una visione strategica complessiva delle problematiche del territorio, i provvedimenti comunali si limitano ad imporre divieti di varia natura. Si tratta di un tipico caso di protezione vincolistica senza una visione integrata di tutela e valorizzazione.
Conseguentemente a Cala Goloritzè, in cui si trova lo sperone calcareo inserito nell’elenco dei Monumenti Naturali del nostro Paese5, è fatto divieto assoluto di accesso dal mare, in altre Cale è previsto il numero chiuso per le presenze sull’arenile, viene regolamentato l’uso dello specchio acqueo e delle aree di bivacco notturno (che sono limitate a luoghi ben definiti), è fatto inoltre divieto assoluto di asportare sabbia e sassolini, uno dei souvenir preferiti dai turisti!


Nuove minacce

Ci sono almeno due tipologie di “nuove” minacce che possono compromettere il valore di questi luoghi “speciali”: la prima di queste, gli effetti determinati dal cambiamento climatico, è una “nuova” minaccia che interessa tutto il globo e tutti i suoi abitanti (che però può incidere con maggiore frequenza ed intensità su ambiti “fragili” come quelli da noi descritti); l’altra è una “nuova” minaccia che riguarda in maniera specifica i luoghi di cui stiamo parlando, in virtù del loro carattere peculiare di mete “nicchia” diversamente accessibili.
Per quanto riguarda l’effetto prodotto dai cambiamenti climatici, abbiamo specificato che uno dei caratteri che accomuna i luoghi della nostra mappa è la fragilità idrogeologica, spesso accentuata
dalla presenza di corpi idrici caratterizzati da regimi idraulici estremamente variabili. D’altra parte abbiamo citato in precedenza la scansione temporale delle alluvioni che hanno interessato la spiaggia di Cala Luna, con una frequenza via via sempre più ravvicinata (10 anni, poi 4, poi 2) che sembra confermare la tendenza ad un aumento dei fenomeni metereologici estremi.
La consapevolezza che il tempo di ritorno dei fenomeni estremi (in attesa che le politiche globali messe in campo producano effetti concreti, cosa che potrà avvenire solo nel medio-lungo periodo) si è notevolmente ridotto, non consente più di derubricare tali avvenimenti a eventi casuali con i quali si deve necessariamente convivere. A maggior ragione se si dovesse inverare la seconda “nuova” minaccia annunciata in precedenza.
Questi luoghi infatti, come specificato nella loro descrizione iniziale, hanno un’evidente ed innata vocazione turistica che si manifesta, proprio in virtù della loro peculiare conformazione, al di fuori dei circuiti del turismo di massa, sia escludendo determinate tipologie ricettive (seconde case, strutture alberghiere, villaggi e resort), che limitando alcune opzioni in termini di target e durata (famiglie con permanenze superiori ai sette giorni). Sono state per anni oggetto di un turismo di nicchia, legato a target specifici (nautico, naturalistico, trekking, bikers, ecc.), mentre oggi stanno suscitando un interesse diffuso, con conseguente notevole aumento dei flussi, per effetto del passa-parola che si svolge sulle piattaforme social.
Anche con riferimento a questo tema, ripensiamo per un momento al caso di Orosei e al boom di notorietà conseguente al suo inserimento in un film, in un momento storico nel quale venire a conoscenza della location in cui era girata una pellicola, per quanto di grande successo e diffusione, era qualcosa che poteva avvenire solo attraverso i canali tradizionali, stampa e televisione, raggiungendo una platea comunque limitata nei numeri e nello spazio. Oggi la stessa informazione può essere ricercata in meno di un minuto digitando sul nostro smartphone ovvero raggiunge una platea pressoché infinita, nei numeri e nello spazio, attraverso il web, i blog, i canali social, ecc.
I contenuti generati dagli utenti (user-generated content), diffusi tramite il passaparola elettronico (electronic word-of-mouth), sono diventati una fonte primaria di informazione per chi sta pianificando un viaggio. Essi hanno una grande influenza sulla percezione della destinazione e sulle relative decisioni di acquisto e sono in grado di influenzare l'immagine di una destinazione turistica, contribuendo anche alla sua formazione (Petracca, 2019).
Esiste dunque un effetto “onda” che può travolgere, in poco tempo, queste mete, nel momento in cui diventano “virali”, attirando così flussi del tutto sovradimensionati rispetto a quelli usuali.
Questo fenomeno emerge già con una certa forza dall’analisi storica delle ricerche effettuate su google, attraverso le quali è possibile ipotizzare l’esistenza di vere e proprie “rotte digitali” che si stanno disegnando sul web, accendendo sulla mappa questi specifici point of interest.
È evidente che la combinazione tra la fragilità di questi luoghi, gli effetti prodotti dal cambiamento climatico e l’incremento della pressione turistica rappresenta un’evidente minaccia che richiede adeguate strategie di governo e gestione.
In quest’ottica, sono numerosi gli organismi internazionali che hanno elaborato nel corso degli ultimi anni linee guida per lo sviluppo del turismo sostenibile in contesti fragili. In particolare la Carta Europea per il Turismo Sostenibile, definita e redatta dalla Federazione Europarc, ha individuato dieci principi di riferimento tra i quali appare utile, per il nostro specifico ambito di interesse, ricordare la necessità di lavorare in modo collaborativo e l’importanza di monitorare e influenzare i flussi di visitatori per ridurne gli impatti negativi.
Turismo sostenibile e approccio collaborativo, opportunamente combinati, possono rappresentare le strategie più adatte per gestire in maniera virtuosa l’opportunità rappresentata dalla definizione di queste nuove rotte digitali.


Nuove opportunità

Proprio l’appartenenza comune alle “rotte digitali” potrebbe rappresentare l’opportunità da sfruttare per creare sinergie virtuose con lo scopo di costruire un circuito di fruizione turistica sostenibile che valorizzi le singole mete e stabilisca regole di comportamento responsabile condivise.
A tale scopo, nel paragrafo precedente abbiamo introdotto il riferimento ai contenuti della Carta Europea per il Turismo Sostenibile; proviamo a specificare meglio alcuni elementi chiave di tale documento. La Carta è nata su iniziativa della Federazione EUROPARC6, l’organizzazione ombrello delle aree protette d’Europa; è stato pubblicata per la prima volta dalla Fédération des Parcs naturels régionaux de France nel 1999, ed è stata rivista ed aggiornata dalla Federazione EUROPARC nel 2007 e nel 2010. Tra gli obiettivi della Carta Europea del Turismo Sostenibile c’è quello di “migliorare lo sviluppo sostenibile e la gestione di un turismo che tenga conto delle necessità dell’ambiente, della comunità, delle imprese locali e dei visitatori” (AA.VV, 2017). La Carta è costituita da tre sezioni diverse ma interconnesse per lo sviluppo del turismo sostenibile: la prima è destinata alle aree protette; la seconda alle imprese turistiche locali; la terza ai tour operator. L’intera filosofica della Carta è sintetizzata dai dieci principi che sono enunciati in appendice e che riguardano:

Appare evidente come nei principi della carta ricorrano molte delle tematiche che abbiamo discusso nelle pagine precedenti. In particolare appaiono strategici per le mete che popolano la nostra mappa: da un lato l’opportunità di proteggere da un eccessivo sviluppo turistico, monitorando e “influenzando” i flussi di visitatori per ridurre gli impatti negativi; dall’altro la necessità di un coinvolgimento più ampio possibile di tutti i soggetti locali, in modo da aumentare i benefici apportati dal turismo all’economia locale e migliorare la qualità di vita delle comunità locali.
Per quanto riguarda il primo aspetto, vale la pena specificare che quando si parla di “influenzare” i flussi si intende la capacità di selezionare ed attrarre quelle tipologie di visitatori maggiormente in linea con le caratteristiche dei luoghi. Anche in questo caso il riferimento al caso studio di Orosei ci aiuta a chiarire il senso del nostro ragionamento: abbiamo infatti citato i percorsi di trekking lungo i sentieri delle greggi ovvero gli approdi via mare, pagaiando in kayak. Sono tipologie fruitive compatibili con le caratteristiche dei luoghi che rimandano a ben determinate categorie di turisti in grado di apprezzarle e valorizzarle. Appare evidente che un’espansione dei flussi potrebbe risultare tanto più sostenibile quanto più si riuscisse a selezionare visitatori appartenenti a questa stessa cultura di fruizione dell’ambiente e del territorio (Musso e Olietti, 2018).
Per quanto riguarda invece il tema del coinvolgimento, possiamo parlare in termini più generali della necessità di favorire un approccio di tipo collaborativo. Si tratta di un modo di concepire lo sviluppo dei territori come un prodotto/progetto collettivo, frutto dell’impegno e della responsabilizzazione di tutte le parti coinvolte. In questo schema, le comunità locali non si limitano a condividere scelte provenienti dall’alto, ma partecipano pro-attivamente alla definizione delle politiche, delle strategie, delle azioni operative (Chirulli e Iaione, 2018). Il mancato Parco Nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu, descritto in precedenza, rappresenta un caso esemplare di situazione in cui la mancanza di un approccio di tipo collaborativo determina il fallimento di un’iniziativa (in questo caso, l’istituzione di un’area protetta). La perimetrazione dei Parchi rappresenta un vero e proprio caso di scuola: storicamente le amministrazioni locali, su pressione degli operatori economici locali, fanno di tutto per spostare i limiti dell’area protetta al di fuori del proprio territorio, in quanto la identificano esclusivamente come portatrice di vincoli e di limitazioni all’utilizzo del territorio. L’approccio collaborativo, in molti casi, ha consentito di invertire il pregiudizio che le comunità locali nutrono nei confronti dei parchi, considerati come causa di sottrazione di territorio produttivo, promuovendo una “cultura” positiva comunicando i vantaggi economici e sociali prodotti dall’area protetta, nonché la possibilità di attivare finanziamenti specifici.


Conclusioni

In definitiva, dalle considerazioni sin qui svolte emerge la possibilità di immaginare un percorso virtuale che unisca idealmente tali luoghi, mettendo a sistema esperienze di successo, buone pratiche, strategie, metodi e tecniche che possano rappresentare un comune know-how, utile per raccogliere e vincere la sfida per uno sviluppo sostenibile del territorio.
Ragionare in termini di “rotte digitali” favorisce le attività di monitoraggio dei flussi di visitatori che possono essere “influenzati” in maniera da ridurre gli impatti, prima ancora che raggiungano la meta di destinazione. Alcune buone pratiche hanno iniziato, in maniera individuale, a esplorare queste possibilità (l’uso dei Big Data nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, i getaway per monitorare e ridurre il traffico nell’area del Veluwe in Olanda, l’analisi dei social media nel Parco Nazionale Pallas-Yllästunturi in Finlandia) (AA.VV, 2018).
Solo sviluppando e rafforzando in questi luoghi approcci innovativi di questo tipo, capaci di generare forme di turismo responsabile ed etico sarà possibile mantenere il loro carattere di paesaggi esclusivi.
Si tratta in altre parole di incanalare esperienze virtuose nate spontaneamente ed a carattere temporaneo (come le iniziative nate dal basso nel Golfo di Orosei) in una strategia strutturata di medio/lungo periodo che può trarre forza, riconoscibilità, certificazione dall’appartenenza alla “rotta digitale” che diventa, al tempo stesso, marchio, rete, metodo per implementare il processo.




Note

1 Proposta di ricerca premiata dall’Accademia Nazionale dei Lincei con un distacco triennale di studio che, oltre alla pubblicazione, prevede anche l’organizzazione di seminari, mostre, conferenze. Responsabile della ricerca: Prof. Mosè Ricci.
2 Si vedano gli atti del 84° Congresso Nazionale della Società Geologica Italiana - Sassari, 2008 “I sistemi carbonatici giurassici della Sardegna orientale (Golfo di Orosei) ed eventi deposizionali nel sistema carbonatico giurassico-cretacico della Nurra (Sardegna nord-occidentale)”.
3 Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto è un film del 1974 scritto e diretto da Lina Wertmüller.
4 Si veda ad esempio https://www.trekkingbaunei.it/it/escursioni-in-sardegna/escursioni-via-terra/.
5 Elenco Ufficiale delle Aree Naturali Protette, 4° Aggiornamento (Delibera della Conferenza Stato Regioni n. 1500 del 25.7.2002) pubblicato nel Supplemento ordinario n. 183 alla Gazzetta Ufficiale n. 214 del 12.9.2002, EUAP0464 Monumento Naturale Punta Goloritzè, D.A.R. 3112, 02.12.93 “Ambiente con caratteristiche geologiche e geomorfologiche di grande importanza ed unicità che si fondono con un'area di pregio panoramico ed estetico”.
6 La Federazione EUROPARC rappresenta circa 450 membri tra aree protette (quali parchi nazionali, parchi regionali, aree di eccezionale bellezza naturalistica, e riserve della biosfera), agenzie governative, ONG ed imprese di 36 paesi. La Federazione è un’organizzazione paneuropea, politicamente indipendente e non governativa, il cui obiettivo è sostenere e promuovere la grande varietà delle aree protette d’Europa.


Riferimenti bibliografici

AA.VV. (2017), Carta Europea del Turismo Sostenibile nelle Aree Protette, consultabile al sito http://www.parks.it/federparchi/PDF/IT.LaCarta.pdf
AA.VV. (2018), Manuale di buone pratiche per lo sviluppo del Turismo Sostenibile nelle Aree Protette, Progetto INTERREG CEETO.
Bornhorst, T., Brent Ritchie, J. R., e Sheehan, L. (2010). Determinants of tourism success for DMOs e destinations: An empirical examination of stakeholders' perspectives. Tourism Management, 31(5), 572-589.
Chirulli, P., Iaione, C. (a cura di) (2018), LA CO-CITTÀ. Diritto urbano e politiche pubbliche per i beni comuni e la rigenerazione urbana, Jovine Editore, Napoli.
Cooper, C., Scott, N., Baggio, R. (2009). Network Position and Perceptions of Destination Stakeholder Importance. Anatolia, 20(1), 33-45.
d'Angella, F., Go, F. M. (2009). Tale of two cities’ collaborative tourism marketing: Towards a theory of destination stakeholder assessment. Tourism Management, 30(3), 429-440.
Erkuş-Öztürk, H., Eraydın, A. (2010). Environmental governance for sustainable tourism development: Collaborative networks and organisation building in the Antalya tourism region. Tourism Management, 31(1).
Grigolli, P. (2011), Turismi responsabili. Teorie, pratiche, prospettive, Franco Angeli, Milano.
Martini Barzolai, M., Moretti, A. (2018), Il contratto di rete nel turismo: scelte organizzative e valutazione della performance in Becheri, E., Micera, R., Morvillo, A. (a cura di) XXII Rapporto sul turismo italiano, Rogiosi editore, Napoli.
Musso, P., Olietti, A. (2018), Turismo digitale. In viaggio tra i click, Franco Angeli, Milano.
Pechlaner, H., Pichler, S., Volgger, M. (2012). Dal Destination management alla destination governance: prospettive di gestione di destinazioni community e corporate based. in Pechlaner, H., Paniccia, P., Valeri, M., Raich, F. (a cura di), Destination Governance. Teoria ed esperienze. Torino: Giappichelli.
Petracca, M. (2019), L’immagine turistica nell’era del travel 2.0, Franco Angeli, Milano.




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