Parole chiave: Antropizzazione, Approdo, Scavo, Pattern, Casa isolata
Anthropization, Dock, Dig, Pattern, Isolated houses
Abstract:
Un’indagine sulla condizione attuale del paesaggio della Maremma tosco-laziale stretto tra la linea di costa, la via Aurelia e la via Francigena, direttrici antiche che continuano a persistere come traiettorie culturali. Un paesaggio concepito come luogo di modificazioni, di stratificazione di gesti umani nel corso di secoli, interpretato attraverso i segni dell’antropizzazione. Partendo dalle immagini bucoliche dei pittori nel corso dei secoli e attraverso le trasformazioni del territorio avvenute dal secondo dopoguerra in poi, questa ricerca vuole individuare nodi paradigmatici su cui poter avviare delle riflessioni sulle criticità e le potenzialità della campagna tosco-laziale tra il Mediterraneo e le colline.
La narrazione del paesaggio della Maremma tosco-laziale
Territorio suggestivo e ricco di storia, in cui si sovrappongono e sedimentano narrazioni e segni dell’intervento dell’uomo, la Maremma è uno degli innumerevoli paesaggi del Mediterraneo. Il paesaggio maremmano, così come quello toscano più in generale, è il risultato di una lettura estetica composta di scritti in prosa e versi – terra selvaggia nell’Inferno di Dante1, terra di dolci colline e verdi pianure per Giosuè Carducci2 – di fotografie – le stampe all’albumina del fotografo senese Vincenzo Choquet, realizzate tra il 1864 e il 1865, tra le foto più antiche che ci sono rimaste delle paludi maremmane, oppure le vedute dei Fratelli Alinari realizzate nei primi anni Venti del Novecento – di opere cinematografiche – da Il sorpasso di Dino Risi (1962) a Viaggio con Anita di Mario Monicelli (1979), da Non ci resta che piangere di Massimo Troisi e Roberto Benigni (1984) a Speriamo che sia femmina (1986), altro lungometraggio di Monicelli, da Domani accadrà (1988), debutto alla regia di Daniele Luchetti, a Il racconto dei racconti di Matteo Garrone (2015) – di studi e ricerche raccolti nel tempo – l’indagine di Luciano Bianciardi e Carlo Cassola sulla condizione dei lavoratori delle miniere, i primi esiti della Riforma Agraria osservati da Piovene, per citare alcuni esempi. La Maremma, già dipinta prima ancora della pittura di paesaggio – sfondo, per esempio, del ritratto di Guidoriccio da Fogliano nel grande affresco del Palazzo Pubblico di Siena attribuito a Simone Martini – è protagonista delle opere di Giovanni Fattori, Telemaco Signorini e altri pittori Macchiaioli, che dipinsero più volte il mondo contadino, i carri trainati dai buoi, le paludi, la natura aspra.
Il territorio della bonifica
L’immagine della Maremma, il cui territorio è convenzionalmente diviso in tre zone che ricadono tra Toscana e Lazio, è stata per lungo tempo quella di una sconfinata palude malsana, come scriveva a metà degli anni Cinquanta Guido Piovene nel suo Viaggio in Italia3 (Piovene,1957).
Le paludi che caratterizzavano l’intero territorio erano il risultato di decenni di incuria e abbandono di luoghi che, invece, erano stati abitati fin dalla preistoria. Già gli Etruschi, e poi i Romani, avevano tentato opere di bonifica di quelle aree paludose. Dal Medioevo in poi, tre grandi trasformazioni hanno influito sull’assetto del paesaggio rurale: lo sviluppo di forme di latifondo mezzadrile con unità poderali e contemporaneamente un abbandono dei terreni agricoli e, di conseguenza, il dissesto dei suoli in seguito all’istituzione della Dogana dei Paschi; un successivo sviluppo agrario secondo un sistema di fattoria con la divisione delle grandi aziende in poderi e la regolarizzazione geometrica delle maglie poderali con l’appoderamento otto-novecentesco; infine l’esproprio dei grandi latifondi e la ridistribuzione dei terreni agli assegnatari attraverso i piani di colonizzazione, i piani di trasformazione e i piani di appoderamento con la Riforma Agraria dell’Ente Maremma, che completò anche l’opera di bonifica avviata dal governo degli Asburgo-Lorena e proseguita per tutto l’Ottocento. Gli effetti della Riforma Agraria, visibili per lo più in pianura, sono riscontrabili nel sistema insediativo sviluppato su una maglia geometrica quasi ortogonale di strade poderali e interpoderali e sull’innesto di piccoli borghi, centri per i servizi con le scuole, le chiese, i magazzini, i negozi. L’attuale paesaggio è il risultato di tutte queste trasformazioni. Va osservato, però, che anche negli ultimi cinquanta anni, in generale, il territorio italiano ha subito trasformazioni notevoli, in alcuni casi attraverso un governo del territorio lontano dalle questioni del paesaggio, se non addirittura dettate da fenomeni di abusivismo. Anche il paesaggio rurale maremmano sembra essere stato coinvolto da questo fenomeno, si pensi ad esempio alla sostituzione delle colture storiche, alla espansione degli insediamenti residenziali, alla urbanizzazione continua dei centri litoranei dove il turismo ha soppiantato l’attività peschereccia, alla trasformazione della tradizionale edilizia rurale, caratterizzata dai poderi, in ville e resort.
Le questioni legate alla progettazione del territorio e la necessità del restauro del paesaggio italiano spingono a una lettura del paesaggio stesso e alla interpretazione dei segni che lo compongono. Citando Franco Purini, il paesaggio può essere definito come una successione di stanze al cui interno esiste una scrittura terrestre fatta da tutti quei segni fisici come gli argini, i canali, le strade, i campi coltivati, i filari di alberi, i tracciati urbani4. Osservando la condizione della campagna maremmana, la ricerca, quindi, si spinge in una indagine sulla condizione attuale di quel paesaggio italiano, particolarmente legato al Mediterraneo, concepito come esito di una serie di modificazioni indotte nel corso del tempo dagli abitanti e come stratificazione di gesti umani nel corso dei secoli. Un territorio, come già detto, antropizzato sin dall’antichità.
Le figure paradigmatiche
Il metodo d’indagine ha portato ad una selezione critica di porzioni territoriali che contengono alcune figure topologiche notevoli, intese come espressioni di archetipi operativi, azioni persistenti nel corso dei secoli fino al punto di diventare peculiari della cultura specifica di questo paesaggio (fig.1). Le figure individuate sono state il pattern, la casa isolata, l’approdo e lo scavo. Il tema del pattern è rappresentato dalla tessitura a maglie poligonali, campite dal segno delle attività umane, con il quale si suddivide la campagna agricola (fig. 2).
La seconda figura, la casa isolata, racconta come l’attività edificatoria sia stata intesa spesso come la soluzione di un unico gesto, nel quale un volume isolato celebra il valore della semplicità rurale (fig. 3). Il terzo tema è quello dell’attacco tra terra e acqua, interpretato dalla figura dell’approdo, un dispositivo territoriale che umanizza una porzione di mare e lo rende abitabile (fig. 4).
L’ultimo tema è quello dello scavo, rappresentato dalle cave, l'antica operazione della sottrazione lapidea, premessa naturale del costruire (fig. 5). Rispetto alla questione della definizione arbitraria dei perimetri, queste porzioni territoriali selezionate possono essere lette, in senso fenomenologico, nella forma di un raum5, un perimetro spaziale ideale, così come definito da Martin Heidegger, entro il quale una civiltà manifesta la sua esistenza, “lo spazio della presenza umana” più precisamente secondo le parole di Hannah Arendt6, un’area territoriale nella quale, sul modello della polis, un insieme di persone auto legittimato si regola indipendentemente, grazie a fattori storici, istituzionali, politici e culturali sedimentati nel tempo, e li esprime nella modifica del proprio territorio.
Conclusioni
I casi studio selezionati dimostrano come il territorio della Maremma tosco-laziale, nel corso dei secoli, sia stato modificato con lo stesso atteggiamento topologico, come se il paesaggio sia il risultato di una stessa mediazione portata avanti nei secoli tra l’uomo e la natura, fino al determinare quello che Kenneth Frampton definisce un place-form7, un luogo di resistenza, inteso sia in senso fisico che immateriale, nel quale ogni modificazione incarna la pre-storia di quel luogo, la consapevolezza di una sequenza precisa di modifiche nel tempo, un lavoro costante sul suolo con l’obiettivo di ottenere un luogo carico di identità. Questo “sistema di segni coerente”8 è sottolineato dalle figure scelte, che nel corso dei secoli si sono promosse come localmente universali: se ad esempio si osserva oggi L'Allegoria ed Effetti del Buono e del Cattivo Governo di Ambrogio Lorenzetti, infatti, e lo si paragona con i casi studio scelti, ci si accorge di come questa porzione del Mediterraneo sia sostanzialmente rimasta invariata nel corso del tempi, e abbia seguito le stesse regole per evolvere. Questo insieme di figure, inteso come corpus formale, può portare all'emergere di una teoria topologica di approccio alla progettazione. Il pattern, la casa isolata, l’approdo e lo scavo, dimostrano quindi come questo atteggiamento topologico consista letteralmente nello scrivere un luogo9, di come una visione esterna, sintesi di necessità fenomenologiche e volontà artistiche, sia proiettata su un territorio e ne comporti una modifica coerente. Il progetto del paesaggio della Maremma tosco-laziale consiste, quindi, in questa estensione della struttura formale e ideologica della sua civiltà verso la terra che la ospita, un impostazione intellettuale che persiste nella cultura vernacolare dei suoi abitanti.
Note
1 “(…) noi ci mettemmo per un bosco/ che da neun sentiero era segnato./ Non fronda verde, ma di color fosco;/ non rami schietti, ma nodosi e ‘nvolti;/ non pomi v’eran, ma stecchi con tòsco:/ non han sì aspri sterpi né sì folti/ quelle fiere selvagge che ‘n odio hanno/ tra Cecina e Corneto i luoghi cólti.” Dante Alighieri, La Divina Commedia, Inferno, Canto XIII.
2 “Pace dicono al cuor le tue colline/ Con le nebbie sfumanti e il verde piano/ Ridente ne le pioggie mattutine.”, Giosuè Carducci, Traversando la Maremma toscana, in Rime Nuove, 1887.
3 “Non solamente i vecchi, ma gli uomini di mezza età, ricordano la Maremma delle paludi, delle mandrie brade, dei butteri, della malarie e dei banditi, che le bonifiche assalivano senza riuscire a soverchiare. Vi era ancora, trent’anni fa, chi evitava di attraversare quel territorio a costo di allungare il viaggio; e vi era invece il viaggiatore romantico, attirato da quel miscuglio di antica civiltà e di vita selvaggia.”, Piovene, G. (1957), Viaggio in Italia (ed. 2013, Baldini&Castoldi Editore, Milano, pp.400-408).
4 Purini, F. (2007), Questioni di paesaggio, conferenza tenuta a Tokyo il 6/6/2007, http://www.francopurinididarch.it/testi/Questioni%20di%20paesaggio.pdf.
5 Per maggiori approfondimenti sul tema della concezione spaziale del raum si rimanda a Heidegger M., Building Dwelling Thinking, New York, Harper Colophon Poetry, Language, Thoough, 1971.
6 Arendt H., Vita activa, Bompiani, Milano, 2017.
7 Il place-form è un concetto chiave della teoria del regionalismo critico. Si veda il capitolo dedicato su Frampton K., Modern Architecture: A Critical History, Thames & Hudson, NYC, 2007.
8 Sabatino M, Pride in Modesty: Modernist Architecture and the Vernacular Tradition in Italy, University of Toronto Press, Toronto, 2010.
9 Si veda come Irina Davidovici approfondisce il tema del site-writing in OASE 103: Tom Avermaete, Kritisch Regionalisme Revisited, Nai010 uitgevers, Rotterdam, 2019.
Riferimenti bibliografici
Arendt, H. (2017), Vita activa, Bompiani, Milano.
Avermaete, T. et al. (2019), “Kritisch Regionalisme Revisited”, in OASE, n.103, Nai010 uitgevers, Rotterdam, pp.1-16.
Frampton, K. (2007), Modern Architecture: A Critical History, Thames & Hudson, NYC.
Heidegger, M. (1971), Building Dwelling Thinking, Harper Colophon Poetry, Language, Thoough, New York.
Piovene G., (2013, Pr. Ed. 1957), Viaggio in Italia, Baldini&Castoldi Editore, Milano, IT.
Purini, F. (2007), Questioni di paesaggio, conferenza tenuta a Tokyo il 6/6/2007, http://www.francopurinididarch.it/testi/Questioni%20di%20paesaggio.pdf.
Sabatino, M. (2010), Pride in Modesty: Modernist Architecture and the Vernacular Tradition in Italy, University of Toronto Press, Toronto.