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PENSARE LO SPAZIO URBANO Intrecci tra Italia e Francia nel Novecento
A cura di Attilio Belli
Scritti di: Filippo Barbera, Attilio Belli, Daniela De Leo, Giacinto Donvito, Enrico Formato, Andrea Pane, Flavia Schiavo, Marichela Sepe, Marialuce Stanganelli, Capucine Tournilhac.
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Franco Angeli, Milano, 2020.




Recuperare e rigenerare pensieri sullo spazio urbano
Paolo Colarossi

Un libro che propone testi di vari autori, tutti da leggere e tutti di grande interesse.
Non è possibile qui, per motivi di spazio, entrare nel merito di ciascuno dei testi, posso però rilevare quelli che mi sono sembrati validi motivi per leggere e studiare il libro.
Un libro che travalica l’obbiettivo dichiarato e pienamente raggiunto di fornire “(…) nuovi elementi per apprezzare la complessità e la fertilità degli intrecci italo-francesi nella sempre più marcata planetarizzazione dei saperi.1

Prima di tutto, perché questo non è soltanto un libro di storia del pensiero sullo spazio urbano negli intrecci tra Italia e Francia (ma non solo, perché spesso entrano nel racconto anche idee di matrice anglosassone), ma anche una affascinate narrazione della circolazione e della diffusione di alcune idee sullo spazio urbano nel corso del Novecento (e anche oltre).
Narrazione di quali modalità, strategie e strumenti siano stati utilizzati per la circolazione e la diffusione di quelle idee.
Dunque, un libro che racconta ma che è, nello stesso tempo, parte del racconto.

Ma è anche un libro che si può leggere come una ricca rassegna di idee e di riflessioni (di pensieri) sullo spazio urbano presentate in ognuno dei testi, “(…) come occasione per ripensare alcuni dei concetti più rilevanti (…)2
E coinvolge il lettore di oggi, suscitando reazioni varie, rispetto alle idee presentate, di adesione o di dubbio o di rifiuto, filtrate dal tempo trascorso rispetto al sorgere e al diffondersi di quelle stesse idee.
Sia quelle idee “vincitrici”, che hanno avuto una ampia diffusione e sono state ampiamente dibattute e hanno anche avuto accoglienza nelle pratiche di intervento sulla città, almeno per dati periodi di tempo, sia quelle che rispetto alle precedenti possono definirsi perdenti.
Così che nasce anche lo stimolo a interrogarsi sul “(…) perché alcune idee vincono e altre perdono3

Ma, in entrambi i casi, sono tutte idee a proposito delle quali vale la pena di riflettere su quali e su quanto di esse oggi possa essere recuperato, rigenerato, adeguato alla contemporaneità, su quanto in esse possa ancora essere materiale vivo e fertile per l’urbanistica contemporanea.
Soprattutto ora che uno dei compiti più urgenti e necessari dell’urbanistica per i prossimi decenni è la rigenerazione dello spazio urbano nella città recente, e che richiede certamente importanti interventi di miglioramento delle condizioni dell’abitare.
Quali di quelle idee, o quali parti di quelle idee, spesso nate in relazione alla tumultuosa espansione urbana, possono essere, dunque, utilmente adattate oggi ai compiti della rigenerazione?

Campo di riflessione che ne comporta uno forse preliminare: chiedersi perché quella grande ricchezza di idee abbia prodotto così poco soddisfacenti effetti nello spazio urbano della città recente, pure costruito proprio nei tempi di nascita e diffusione di quelle.
Domanda con pluralità di risposte possibili. Provo ad aprire l’elenco con alcune, ovviamente selezionate sulla base delle preferenze e inclinazioni del sottoscritto.
Forse a causa di una “(…) paralisi del pensiero urbanistico: prigioniero di problemi tecnicistici, con un’immaginazione insufficiente, spesso incapace di coniugare problemi estetici con il reale significato della vita urbana.4
O forse perché occorre che “(…) le pratiche possano essere assunte come fonte di materiale utile per la ricerca e la didattica, spingendoci a osservare e ripensare costantemente i metodi impiegati per costruire un sapere davvero utile per fare e far fare meglio.5
Anche facendo riferimento “(…) alla molteplicità di saperi via via ritenuti necessari per arricchire la cultura del piano urbanistico intorno a una rinnovata densità del progetto6
E assumendo forse la consapevolezza che occorra per il miglioramento della città recente dare rilevanza “(…) alla riconoscibilità dei luoghi, al senso di appartenenza, alla disponibilità di spazi naturali e di servizi urbani a distanze contenute, alla socialità.”7.




Note

1. A. Belli, pag. 11.
2. D. De Leo, G. Donvito, pag. 205
3. M. Stanganelli, pag. 308
4. A. Belli, pag. 145
5. D. De Leo, G. Donvito, pag. 215
6. F. Barbera, pag. 248
7. M. Stanganelli, pag. 308