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Sulle tracce degli Ospedalieri a Malta.
Riflessioni su un patrimonio internazionale.
Valentina Burgassi
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Parole Chiave:            La Valletta; preesistenze architettoniche; patrimonio immateriale; memorie urbane; Ordine di San Giovanni di Gerusalemme

                                     Valletta; architectural culture; immaterial heritage; urban traces; Order of Saint John of Jerusalem

 

Abstract:

Sopravvive ancora oggi, nonostante il trascorrere del tempo, l’immenso patrimonio tramandatoci dai cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, costituito da monumenti e carte reperibili non solo alla Valletta, città capitale degli Ospedalieri, ma in tutto il mondo grazie alla presenza diffusa delle commende dell’Ordine. Conoscere e conservare la memoria di questi beni, di queste tracce indelebili del territorio, è indispensabile per non cancellare, pur inconsapevolmente, una presenza antica di secoli, certo profondamente legata alla storia di un luogo, ma anche parte di una più ampia storia europea. Con il presente contributo si vuole avviare una riflessione sul cosa rimanga di queste tracce, materiali ed immateriali, e sul come ci si possa porre di fronte ad esse.

 

 

La Valletta, città nova

Quando, per volere di Carlo V nel 15301, gli Ospedalieri2 si stanziarono a Malta, isola d’importanza strategica nel Mediterraneo e «schudo della Christianità» (Brogini, 2006), essi si dovettero munire, in breve tempo, di grandiose fortezze contro le frequenti incursioni ottomane (fig.1). La Valletta divenne allora, in tutta Europa, la città fortificata per eccellenza, capace sì di rispondere alle offensive nemiche, ma anche di restare esempio rilevante di compiutezza formale ed estetica.

La notizia della costruzione della nuova capitale dell’Ospedale si diffuse rapidamente e stupì sia per la dimensione eroica dell’impresa, sia per la ricca produzione iconografica ad essa inerente: basti pensare alle Tavole moderne di Geografia di Antoine Lafréry (fig. 2), agli affreschi di Egnazio Danti nella Galleria delle Carte Geografiche o alle acqueforti di Matteo Peréz d’Aleccio, o ancora alle tavole dei trattati di architettura militare (tra cui le opere di Pietro Paolo Floriani e di Antonio Maurizio Valperga, il Teatro Geografico di Carlos de Grunenberg e di molti altri) (Burgassi, 2019).

La nuova capitale, che prese il nome dal gran maestro3 fra’ Jean de La Valette4, venne fondata nel 1566, una volta approvato il progetto definitivo dell’ingegnere militare Francesco Laparelli da Cortona5 (Vella Bonavita, 2011). Il piano laparelliano era inizialmente estraneo al modello utilizzato dagli Ospedalieri per le fortificazioni e poco aveva in comune con la tradizione maltese: la città fu concepita secondo la forma di un diagramma ideale. L’idea originale di attenersi alla gerarchia delle strade nella città di futura edificazione, secondo la teoria di Leon Battista Alberti (Orlandi, Portoghesi 1966, pp. 305-307) conosciuta senz’altro dal Laparelli attraverso il trattato, venne superata in considerazione della natura del territorio, caratterizzato da grandi dislivelli e assoggettato al forte vento, oltre ad essere «luogo sterile per natura, et malsano per il gran caldo che vi fa d’estate si che par che quelle pietre gettino foco» 6.
Inizialmente il Laparelli aveva pensato di «storcere le strade con quella dolcezza che in Pisa si vede» (Sisi, 1991, p. 360); il progetto originario venne però probabilmente stravolto secondo il giudizio della potenza spagnola, molto influente proprio per la sua stretta relazione con Malta. Lo schema a scacchiera fu ritenuto pertanto più adatto ad una città militare, oltre ad aiutare a superare la calura estiva dell’isola, come suggeriva lo stesso Laparelli nel suo secondo progetto: «a lochi ventosi come he questo in Malta bisognia trovar via da rompere li venti quali si trovano strade per la loro linea diritta» 7 (fig.3). Il modello della nuova città e tutti i disegni ad essa relativi furono inviati al Re Cattolico per un controllo diretto (Bosio, 1602, p. 741).

Se il progetto, nella sua forma definitiva, faceva riferimento ai trattati di architettura del tempo, relativi alla concezione delle città ideali nel loro disegno urbano, al contempo doveva misurarsi con le caratteristiche naturali del sito, impervio, roccioso e con notevoli differenze altimetriche. Gli stessi palazzi che componevano la trama urbana, nonostante il loro carattere austero perché necessariamente militare, presentavano impianti riconducibili a quelli raffigurati nelle capitali degli Stati italiani, nonché nei trattati di architettura dell’epoca (Squassina, E., Ottone A., 2019; Granata G., Nuovo A., 2018; Nuovo A., 2015), come pure dicasi per gli apparati decorativi rinascimentali, in un mélange con la tradizione locale.
I trattati di architettura rinascimentali giunsero sull’isola attraverso architetti ed ingegneri militari che lavorarono alla costruzione della humilissima civitas Vallettae e all’ingrandimento costante delle fortificazioni. Essi portavano con sé la loro scientia e tutto quello che poteva servire alla realizzazione dei piani urbani, secondo l’arte di costruire consolidata nei cantieri avviati negli Stati italiani ed appresa dai trattati di architettura. Tra gli ingegneri militari, il Laparelli, come molti altri, era a conoscenza dei trattati circolanti all’epoca in Europa (Nobile, M. R., 2013, pp. 5-10; Nobile, M. R., Scotti Tosini A., Curcio G., Eds., 2013) ed essendo autore di fortezze, prima per Cosimo I nel Granducato di Toscana, poi per papa Pio IV nello Stato Pontificio, era di sicuro aggiornato sui sistemi costruttivi delle grandi opere commissionate all’epoca (Garric, J. Ph., Thibault, E., D’Orgeix, É., Eds., 2008). Gli stessi cavalieri avevano dotato la biblioteca dell’Ospedale di volumi (inclusi trattati di architettura), ereditati dalle loro famiglie. La dimensione cosmopolita della Valletta, tale sin dalla sua fondazione, aveva richiamato sull’isola uomini di ceto sociale elevato, di culture differenti e di differenti origini: i cavalieri8 (Russo, 2017, pp. 483-486) provenivano infatti da Lingue diverse (Lingua o Langue, termine con cui si intendeva il raggruppamento su base linguistica in cui venne diviso l’Ospedale a partire dal XIV secolo) e trascorrevano a Malta almeno cinque anni a completamento della loro formazione religiosa, contribuendo ad intensi scambi culturali (Bartolini Salimbeni, 1988). La nobile estrazione sociale consentì loro di avere cultura ed interessi in più discipline, oltre ad un’ottima conoscenza del latino, come richiesto dal ruolo religioso (Burgassi, 2020).


Tracce del patrimonio ospedaliero

A sottolineare l’importanza universale della Valletta come esempio di città fortificata erede del pensiero rinascimentale e del suo immenso patrimonio, basterebbero le parole con le quali è inserita nella World Heritage List dell’UNESCO9, dove si sottolinea il suo grande valore storico ed architettonico, riconoscendola come uno dei siti al mondo con più alta concentrazione di monumenti:
«La capitale de la république de Malte est irrévocablement liée à l'histoire de l'ordre militaire et charitable de Saint-Jean-de-Jérusalem. La ville a été successivement dominée par les Phéniciens, les Grecs, les Carthaginois, les Romains, les Byzantins, les Arabes et l'ordre des chevaliers de Malte. Ses 320 monuments sur une superficie de 55 ha en font l'une des zones historiques les plus concentrées du monde». 10
I criteri per cui si è proceduto all’iscrizione nei Siti UNESCO sono essenzialmente due. Il Primo, in cui si riconosce il modello di città fortificata, frutto della cultura umanista della metà del Cinquecento: «La ville est par excellence une création idéale de la Renaissance tardive, avec son plan régulier inspiré de principes néo-platoniciens, son enceinte fortifiée et bastionnée modelée sur le site naturel et l’implantation volontaire de grands monuments à des emplacements de choix».11 Il Sesto, in cui si sottolinea il destino inscindibile di Malta da quello dell’Ordine Ospedaliero: «La ville est indissolublement liée à l’histoire de l’Ordre militaire et hospitalier de Saint-Jean de Jérusalem, qui l’a fondée en 1566 et s’y est maintenu pendant deux siècles et demi. La Valette est ainsi associée à l’histoire d’une des plus grandes forces militaires et morales de l’Europe moderne».12
Da sempre legata alla storia dei cavalieri di Malta, dopo il Grande Assedio del 1565 gli Ospedalieri furono in grado di catalizzare l’attenzione, sulla scena internazionale, di papi e duchi dell’epoca, mobilitando i migliori ingegneri militari per la realizzazione di un nuovo baluardo a difesa della Cristianità. Ingegneri militari come Antonio Ferramolino, Bartolomeo Genga, Baldassarre Lanci, Francesco Laparelli, Pietro Paolo Floriani, Charles François Gion de Mondion, Blaise François Conte di Pagano, Antonio Maurizio Valperga e molti altri. Grazie al loro ingegno militare, essi furono in grado di immaginare una città nuova con possenti mura fortificate ed elaborando carte e maquettes, concorsero, con i loro progetti, a fare della Valletta una delle più interessanti città del Rinascimento tardivo. Nonostante la città abbia subito, sin dalla sua origine, molte trasformazioni, la sua particolare conformazione urbana, caratterizzata da una griglia ippodamea circondata da mura di difesa, è rimasta intatta e le trasformazioni successive non hanno compromesso la sua integrità come pure la sua equilibrata armonia tra architettura e topografia (Bartolini Salimbeni, 1997).
In questa particolare griglia si inseriscono i monumenti, stimati in numero di trecentoventi, rappresentanti tutti aspetti delle funzioni religiose, civili ed artistiche, oltre che militari, voluti dall’Ordine dei cavalieri di Malta. Tra questi si annoverano opere del XVI secolo, coeve alla costruzione della città, quali la Cattedrale Conventuale di San Giovanni, il Palazzo Magistrale (fig. 4) e le Albergie (fig. 5) e, sede dei cavalieri sin dall’inizio, e la Chiesa di Santa Caterina; mentre all’epoca successiva appartengono la meravigliosa National Library, il teatro Manoel e la chiesa anglicana di Saint – Paul.


Malta dopo il 1798

L’Ordine di San Giovanni ha legato in maniera indissolubile il suo destino a quello di Malta, sino a diventarne parte identitaria integrante. Con la partenza dei cavalieri nel 1798, dopo l’arrivo delle truppe napoleoniche, l’isola si trova a fare i conti con una pesante eredità storica, che l’ha profondamente segnata. Il periodo inglese diede inizio ad una svolta Neoclassica, con l’introduzione dello stile classico della Grecia e dell’antica Roma: questo revival comportava la ripresa dell’ordine dorico, molto popolare nell’Inghilterra in quegli stessi anni.
La diffusione del Neoclassico a Malta fu voluta dagli inglesi a conferma della loro supremazia e a simbolo della gloria imperiale (Mahoney, 1970, p. 211): basti pensare al portico in stile dorico del palazzo del gran maestro, che riporta la dedica imperiale con la conquista britannica del 1814.
Durante questo periodo come testimonianza della dominazione navale inglese e della memoria imperiale, vennero costruiti molti edifici monumentali che impattarono fortemente sulla città e sui suoi dintorni. Alcune costruzioni antiche di secoli furono cancellate completamente (come l’Albergia di Allemagna, a favore dell’edificazione della cattedrale anglicana di Saint Paul), mentre altre vennero trasformate o sopraelevate per modifiche rese necessarie dal progredire del modello sociale, il che comportava talvolta un aumento in altezza non sempre coerente con il profilo storico della città. Anche se fu mantenuta la maglia originaria a scacchiera della capitale, buona parte dell’originalità dei monumenti venne seriamente compromessa durante la riqualificazione operata tra il XIX e XX secolo.
Fu questo l’esempio del grande sviluppo urbano, che vide la luce a fine Ottocento, con il nascere delle città periferiche alla Valletta quali Sliema e Ta’ Xbiex: risalgono a quel periodo molte sopraelevazioni da un piano a due ed un incremento dei noti balconi chiusi in legno, i bow-window, coloratissimi, già presenti in Malta a partire dal Settecento fino all’Ottocento, ancora oggi caratterizzanti l’abitato maltese.
Il patrimonio architettonico maltese non si limita ai grandi monumenti. Anche all’architettura minuta concorre ugualmente a darle un’identità: è il caso delle abitazioni con le classiche finestre a bow-window del lungomare di Sliema, certamente di gusto inglese. La loro demolizione con repentina sostituzione di grattacieli, sfortunatamente già in corso, segnerà profondamente la città e ne ridisegnerà le forme, distruggendo per sempre parte di un’antica memoria.
I gravi danneggiamenti post-bellici resero di conseguenza necessari il consolidamento ed il restauro, o, in altri casi, la ricostruzione (Harrison A. - Pearce Hubbard, R., 1945, p. 64) di parti importanti della città storica: si pensi ai progetti per la riqualificazione ideati da Harrison e Hubbard nel 1945, in particolar modo per la città di Birgu, simili ai concetti di urbanizzazione proposti per Parigi ed altre città europee.
Nonostante queste vicissitudini una relazione dell’UNESCO ancora nel 1965 attestava il buono stato di conservazione dei manufatti maltesi, tramandatici dai Giovanniti, pur con un «processo di sgretolio continuo in corso» (Caruana Curran M., 1970, pp. 481-489: 482); da allora molti anni sono trascorsi e molte opere di salvaguardia sono state messe in atto.
Il Convegno L’architettura a Malta (1967) del Centro di studi per la Storia dell’Architettura, fondato nel 1890 come Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura e successivamente riconosciuto dal D.P. del 25 luglio 1952 n. 4573, aveva contribuito in prima istanza a far luce sulla situazione del patrimonio maltese e sull’importanza storica di esso, compiendo un primo passo verso la sua conservazione.
Per quanto riguarda il restauro dei monumenti e la loro valorizzazione,nel 2002 nasceva Heritage Malta come parte del Cultural Heritage Malta a sostituzione della precedente istituzione del Museum Departement. Dal 2005 questa nuova realtà aveva incorporato anche la Conservative Division, con diretta responsabilità di conservazione, di restauro e di valorizzazione, tramite divulgazione scientifica, per i musei di sua competenza.
Tra gli anni 2009 e 2014 è stato messo a punto un grande progetto di restauro delle fortificazioni di Malta e di Gozo: il progetto ha previsto l’individuazione di quattro macro aree di lavoro per un totale di sei chilometri di bastioni e mura fortificate, quelle di Mdina, Gozo, Valletta e Birgu, con l’intervento del Ministero delle Risorse e degli Affari Rurali della Repubblica di Malta (Ministry for Resources and Rural Affairs), attraverso un’azione congiunta con l’Unità di Restauro (la Restoration Unit RU, ente creato per l’occasione, grazie ad uno stanziamento di fondi dell’Unione Europea, con l’obiettivo di sovrintendere ai lavori di recupero e di restauro.
Nel 2018 La Valletta è stata nominata Capitale della Cultura Europea, città fortificata e dotata di uno tra i più bei porti del Mediterraneo, dimostrando di essere una città in continua trasformazione13 e ponendo le basi per una sua riqualificazione.

 

Verso la tutela di un patrimonio secolare?

La storia della tutela di Malta (Misfud Bonnici, 2008) è relativamente recente. Come colonia britannica, fu una delle prime ad essere soggetta all’Ordinanza sulla preservazione delle Antichità (Ordinance of Preservation of Antiquities, 1910), che si ispirava per buona parte alla normativa italiana in materia di conservazione del patrimonio (1909). In seguito a miglioramenti e successive modifiche dell’Ordinanza tra il 1922 e 1923, venne pubblicato l’Antiquities Protection Act del 1925, che prevedeva l’istituzione di un vero e proprio comitato (smantellato poi nel 1992) per l’organizzazione della tutela e della conservazione (Pickard, 2012, p. 228).
Nel 1990 sono state adottate due Leggi per regolamentare il patrimonio dell’isola: si tratta della Legge sulla protezione dell’ambiente (Environment Protection Act, 1991 - No. V of 1991) 14 e della Legge sull’ambiente e sulla pianificazione territoriale (The Environment and Planning Development Act - No 1 of 1992)15. Entrambe stabiliscono delle procedure di pianificazione urbana: nello specifico, quella del 1992 espone i criteri fondamentali per la programmazione e la classificazione dei monumenti nazionali, introducendo per la prima volta a Malta, in modo completo dopo il 1910-1925, i concetti di conservazione urbana e di zonizzazione con il delineamento di aree protette, riferiti sia a Malta sia alle sue isole, Gozo e Comino.
La PA (Planning Authority), denominata MEPA (Malta Environment and Planning Authority) fino al 2016, si occupa di delineare le linee guida per l’attività di pianificazione e programmazione degli interventi nelle isole maltesi. Nello specifico, la sezione della PA che si occupa di fornire indirizzi utili per l’esecuzione di opere di manutenzione, riparazione o sostituzione, pulizia, restauro e lavori minori sul patrimonio maltese nel suo tessuto urbano è la HPU (Heritage Planning Unit). Questa è responsabile di tutte le questioni relative al patrimonio culturale e naturale, materiale ed immateriale: il suo compito è quello di portare avanti le ricerche sul patrimonio dell’isola, individuare indirizzi di tutela e monitorare le aree sensibili di trasformazione.
Il Grand Harbour Local Plan, redatto dall’ente preposto alle politiche specifiche di protezione, il Malta Environment and Planning Authority, approvato nel 2002, apre la strada a strategie e politiche molto più delineate sulla protezione della Valletta e di altre città maltesi (Floriana, Marsa, Kordin, Cospicua, Senglea, Vittoriosa, Kalkara). In primo luogo, il piano delinea le caratteristiche della Valletta, sottolineando le sue origini prettamente militari e le difficoltà di adattamento alle necessità contemporanee: «The City presents a unique combination of planned layout and complementary urban form, which demonstrates a unity both of overall design and individual detailing, occupying a magnificent peninsula site».16 In secondo luogo, esso individua anche il patrimonio sistemico di pregio della Valletta, dalle Albergie al palazzo magistrale, alle chiese e a tutti quegli edifici importanti della trama urbana: «The military origins of the City are evident in the choice of this site, in the extensive fortifications around the perimeter, and the rectilinear grid which was adopted. Disposition of key elements such as the Auberges and Magisterial Palace followed, with a building code ensuring regulated and orderly construction to a high standard». 17 (fig. 6)

Obiettivo del piano è quello di indirizzare la città verso una rigenerazione urbana e di rafforzarla come capitale, sia turistica che residenziale e commerciale: ciò attraverso un miglioramento dell’accesso alla città (come il progetto del restauro della Triton Fountain a City Gate, nel 2015, dopo due anni di lavori), la restituzione di ruolo di capitale, l’ottimizzazione delle risorse turistiche, l’incentivazione di ciclabili e di percorsi pedonali per facilitare la mobilità sostenibile, la conservazione e la preservazione dei caratteri originari e identitari della Valletta.
Tra gli organi di tutela vi è ancora la Soprintendenza (SCH – Suprintendence of Cultural Heritage) che si occupa di valutare se gli interventi di restauro e riqualificazione proposti sono coerenti o meno: il caso delle fortificazioni è del tutto a sé stante e queste sono gestite autonomamente dal Restoration Directorate.
La Legge sul patrimonio culturale18 del 2002 apre finalmente la strada, per la prima volta, a tre entità distinte sulla conservazione, vale a dire SCH – Suprintendence of Cultural Heritage, Heritage Malta e il Centro per il Restauro (Malta Center of Restoration, fondato simultaneamente a Heritage Malta). La Soprintendenza si occupa di preservare e valorizzare il patrimonio maltese. Se in principio veniva affidata a Heritage Malta anche la gestione dei siti museali e delle relative collezioni, a partire dal 2005 questa diveniva un ente autonomo di riferimento anche per la conservazione dei siti, ruolo attribuito in origine all’ex Centro per il Restauro.
I siti museali sotto la responsabilità di Heritage Malta sono a Valletta il National Museum of Archaeology, il Forte St. ElmoNational War Museum, il Palace Armoury e il Palace State Rooms; nell’area del porto, il Forte St. Angelo, il Malta Maritime Museum, l’Inquisitor Palace, Hal Saflieni Hypogeum e i Tarxien Temples; nell’area di competenza a Sud, vi è Ghar Dalam, Hagar Qim Temples e Mnajdra Temples; a Rabat, Mdina e dintorni vi sono il National Museum of Natural History, la Domus Romana, St. Paul’s Catacombs, Skorba, Ta’ Hagrat e Ta’Bistra; a Gozo il Gozo Museum of Archaeology, Gran Castello Historic House (Folklore Museum), Gozo Nature Museum, Old Prison, Ggantija Temples e Ta’Kola Windmill.
Uno dei più recenti interventi di riqualificazione sviluppati da Heritage Malta risale al 2008, quando viene avviato il progetto del Valletta City Gate ad opera dello studio dell’architetto Renzo Piano. Il progetto si presenta articolato e su più livelli: si ripensa l’accesso alla capitale maltese, viene costruita la nuova sede del Parlamento e si predispone il recupero dell’adiacente Opera House. Il dialogo tra presenze antiche e nuove costruzioni è sottolineato dall’utilizzo della pietra locale, usata sia per le fortificazioni sia per la realizzazione dei palazzi dell’Ospedale (fig. 7).

 

Riflessioni conclusive

Il futuro della Valletta e delle isole maltesi è e sarà sempre più legato al fenomeno turistico: serve in questo momento con urgenza un piano di interventi che sappia far fronte alle esigenze di una città contemporanea, considerando anche le grandi trasformazioni in atto a seguito della nomina a capitale della cultura europea nel 2018 (impattante è stata la costruzione di svariati grattacieli previsti per il sito di Sliema, destinati a trasformare completamente il paesaggio della città e dell’isola intera).
Come primo passo, nel 2012 è stato redatto un programma specifico di gestione della città, che prevede la consultazione di stakeholders: ma molto rimane ancora da fare. Per realizzare tutto questo in modo consapevole, saranno necessari studi più approfonditi e mirati sul patrimonio maltese, che considerino in toto la storia di queste isole, segnate profondamente dalla presenza secolare dei cavalieri Ospedalieri (fig. 8). Studiare l’Ordine Ospedaliero di San Giovanni, la sua storia istituzionale, gli spazi di potere e le tracce lasciate sul territorio richiede un approccio interdisciplinare alle fonti, essenziale per individuarne le peculiarità, ricostruirne il contesto e indagare le complessità del progetto politico giovannita, aprendo a nuove prospettive e sentieri di ricerca.




Note

1. Dopo aver lasciato Rodi, gli Ospedalieri ottennero la donazione delle isole di Malta, Gozo e Tripoli per volere dell’imperatore Carlo V, in NLM, AOM 59, Lettere di Castiglia, Portogallo e Aragona (1522-1764), cc. 18r-v.
2. Nel corso dei secoli, l’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme conobbe molteplici denominazioni a seconda delle diverse fasi storiche: la denominazione ad oggi riconosciuta è Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta (Burgassi, 2020).
3. Il gran maestro era a capo dell’Ospedale: la titolatura era usata sin dal 1267 in Terrasanta e venne adottata in maniera stabile nei secoli successivi (Bartolini Salimbeni, 1988).
4. Il condottiero francese Jean Parisot de La Valette (1495-1568) fu gran maestro dell’Ospedale dal 1557 al 1568. Dopo il Grande Assedio contro gli Ottomani del 1565, fece iniziare i lavori per l’edificazione della nuova capitale dei Giovanniti, chiamata La Valletta in suo onore (Bartolini Salimbeni, 1997).
5. Originario di Cortona (1521-1570), venne chiamato nel 1553 a sovrintendere le fortificazioni di Cosimo I de’ Medici. Fu poi l’ingegnere militare fidato di Pio IV nella realizzazione delle opere pubbliche a Roma e Civitavecchia (Sisi, 1991).
6. BAV, Ottob. Lat. 2808, c. 129v:«Relatione et discorso sopra la religione di S. Giovanni Hierosolymitano di Malta, nella quale copiosamente si tratta dell’origine et institutione di essa Religione, del Stato, entrate, qualità ed nobiltà di essa et di cavaglieri suoi oltra molti e diversi particolari degni in vero dell’intelligentia d’ogni bel giuditio».
7. Ivi.
8. I cavalieri erano i religiosi dell’Ospedale che dedicavano la propria esistenza all’assistenza dei poveri malati e, al tempo stesso, alla difesa della Fede cristiana (Brogini, 2006).
9. Si veda il sito: http://whc.unesco.org/fr.
10. Cfr: http://whc.unesco.org/fr, criteri per l’iscrizione alla World Heritage List (1980).
11. Ivi
12. Ivi
13. Si fa riferimento in questa sede al progetto dell’architetto Renzo Piano per il City Gate, la nuova sede per il Parlamento e il teatro aperto.
14. Cfr: http://www.eui.eu . «An Act to lay down general principles of environmental protection in Malta and to make provision for environmental authorities, environmental impact assessment, licensing and other matters relating to management and conservation of the environment. The text consists of 28 sections divided into 28 Parts».
15. Si veda: https://www.mepa.org.mt . «An act to make provision for the planning and management of development, for the establishment of an authority with powers to that effect and for matters connected therewith or ancillary thereto».
16. Da www.pa.org.mt: «Restoration Guidelines are technical aids for those who wish to carry out works on a historic property in the Maltese Islands. Each guideline provides valuable advice and outlines acceptable as well as unacceptable methods for carrying out works to different elements of the fabric of culturally significant buildings or structures. Works to a historic property are classified into the following categories: Maintenance, Repair/ Replacement, Cleaning, Restoration, and Minor Works».
17. Cfr. www.pa.org.mt: «Maintaining and improving access to the City, but seeking to minimise growth in peak hour traffic flows places a clear emphasis on improvements in public transport […] Enlivening Valletta in the evening will depend on a range of various approaches, and, as is the case with many of the ideas put forward, these tend to be inter-related and serve to meet a number of objectives […] Encouragement of residential use’ is fundamental […] Strengthening Valletta’s role as a primary town centre requires attention […] Optimising the tourism potential’ of the City is clearly vital to its continued prosperity […] Improved facilities for pedestrians’ naturally follow on from much of the preceding discussion […] Conservation and restoration of the positive features of Valletta’s townscape’ are critical measures which the Local Plan must support […] Seeking appropriate community facilities’ is a necessary aspect of the Local Plan approach […]».
18. Si veda: Cultural Heritage Act, Chapter 445, (No. VI of 2002, a.m. by Acts XVIII of 2002 and II of 2005).

 

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Ringraziamenti

Si desidera ringraziare il Dr. Daniel Gullo, Direttore del Malta Study Center (Hill Museum and Manuscript Library), Minnesota, per la gentile concessione delle immagini.

 

 

 

 





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