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Il parco delle Mura di Roma
Alessandra Criconia
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Parole chiave
Mura di Roma, Ambito strategico, Monumento attivo, Parco lineare, Riqualificazione urbana
Walls of Rome, Strategic area, Active monument, Linear park, Urban renewal

 

Abstract

Le Mura di Roma – Aureliane, Leonine e Gianicolensi – sono un patrimonio storico-archeologico di straordinario valore urbano. Simbolo e monumento della storia della città, le Mura sono una centralità a cavallo tra città storica e città moderna. Questa rendita di posizione, resa evidente dall’ultimo piano regolatore del 2008 che ha inserito le Mura tra gli ambiti di programmazione strategica, ha dato forma al progetto di un parco anulare connesso alla cintura dei parchi e alla rete sottile dei percorsi di quartiere in una prospettiva di conversione sostenibile della città e di uso attivo del monumento. Il giardino tra porta Metronia e porta San Sebastiano nel quartiere Appio Latino costituisce il primo tratto realizzato del parco.




Le Mura di Roma, un monumento da valorizzare

«La cinta muraria di Roma è un oggetto per molti motivi strano. Un fossile stra-ordinario percorre la città con trionfi e umiliazioni, chiudendone il centro nelle spire di un inspiegabile anello. Se si trattasse soltanto di un oggetto archeologico, smisurato ma isolato, forse per qualcuno i giochi sarebbero già finiti. Ma si tratta di ben altro. Si tratta di qualcosa che non solo chiede di essere valorizzato ma offre al contempo un sistema di occasioni di riqualificazione urbana in un quadro di evoluzione dei paradigmi dell’urbanistica e del progetto urbano e paesaggistico; in una cornice di aggiornamento radicale della nozione di centro storico e storicità del territorio; dentro una considerazione meno ideologica e più fenomenologica della città metropolitana pluricentrica e del riuso culturale dei patrimoni esistenti in essa»1.
Con queste parole Antonino Terranova inquadrava il caso delle Mura di Roma, il monumento più esteso della città, tracciando già agli inizi degli anni Novanta, le linee della ricerca Ancsa2 che avrebbe portato alla perimetrazione dell’ambito strategico delle Mura, e quindi, alla proposta del parco lineare integrato. La questione sollevata da Terranova ovvero la risignificazione di un monumento nel contesto di una città cresciuta in maniera discontinua e disomogenea, continua a interrogarci su cosa voglia dire un riuso attivo del monumento che tenga in considerazione la complessità della condizione presente e le sfide del futuro, la conversione ecologica per un verso, la salvaguardia del patrimonio per un altro. Il tema non è niente affatto scontato. Se infatti le Mura sono una centralità attorno a cui ruota un importante capitale spaziale di parchi, ville, giardini, case ed edifici di primaria importanza come scuole, mercati, centri sportivi, musei, ospedali, università, biblioteche, esse sono anche una paradossale “eccentricità” che il vincolo monumentale tiene a distanza, allontanando quelle pratiche d’uso che ne farebbero un luogo vivo e abitato (fatta eccezione per i senza tetto che da sempre vi trovano riparo, accampati ai suoi piedi). In tal senso, la riqualificazione delle Mura non è soltanto un progetto urbano ma è anche un processo culturale di valorizzazione che deve coinvolgere soggetti diversi, dagli addetti ai lavori a chi vi abita intorno, perché, riprendendo quanto scrive Mario Barenghi a proposito delle opere letterarie, «il valore non è un dato: è un prodotto. Non è qualcosa che si trova bell’e pronto, è qualcosa che si costruisce. Ed è il risultato di un’attività collettiva alla quale partecipano, a diverso titolo, il pubblico [degli abitanti], le diverse categorie di esperti, nonché [gli architetti e gli urbanisti] medesimi […]. Detto altrimenti, la questione fondamentale, più che l’identificazione dei valori consiste nel processo di valorizzazione»3.
Premessa da cui partire è la sopravvivenza delle Mura alle demolizioni della modernità: un’anomalia rispetto a quanto è accaduto in tante città europee dove le cinte difensive sono state abbattute per creare ampi viali e circonvallazioni. Nel caso di Roma, le cose sono andate diversamente. Svuotate della funzione di fortificazione, le Mura sono state conservate facendone un monumento che circonda il centro storico della città, ma di cui, con il tempo, si è persa la monumentalità.
Oggi, le Mura appaiono un oggetto di sfondo, un manufatto residuale ingoiato dalla città che le è cresciuta intorno. Tuttavia, esse restano un segno primario della morfologia urbana – uno degli “strati ecologici” della città (Criconia in Terranova et alii, 2007, 99) – e una delle figure significative del paesaggio romano. È questa unità di forma e figura ad attribuire a questo monumento eccezionale, il valore di fatto urbano primario da reinserire nella geografia urbana come infrastruttura ambientale e culturale e luogo di raccolta di progetti puntuali e specifici, in una prospettiva di città aperta e sostenibile.

 

Le Mura come risorsa urbana

Costituite da tre cinte difensive differenti – Aureliane, Leonine, Gianicolensi4 –, le Mura sono una risorsa a cavallo tra centro e periferia che occupa una posizione a dir poco strategica. Il loro potenziale appare evidente quando si esaminano sulla carta la varietà delle relazioni spaziali e morfologiche che esse stabiliscono con la città (fig. 1 ).
- Alla scala territoriale, le Mura sono un segno infrastrutturale che si misura con i grandi sistemi anulari dell’anello ferroviario, della tangenziale, del GRA; della cintura dei parchi e delle ville storiche (il parco dell'Appia Antica, villa Borghese, villa Pamphili); dei forti militari disposti a corona nella periferia romana e che intersecano il sistema radiale  delle antiche vie consolari e del nuovo asse della via Cristoforo Colombo.
- Alla scala urbana, le Mura sono un recinto poroso che si confronta e si rapporta, con le diverse forme di città: quella dell’arco nord, morfologicamente stabile, fondata sulla corrispondenza tra le previsioni dei primi piani regolatori (1883, 1909, 1931) e le relative realizzazioni e quella dell’arco sud disomogenea e discontinua, segnata dalla presenza delle stazioni e dal passaggio dell’anello del ferro, della sopraelevata e delle tangenziali.
- Alla scala locale, infine, le Mura sono un manufatto in relazione con i quartieri di contorno e con l’insieme delle microconflittualità che si vengono a generare tra sistemi adiacenti e che emergono con maggiore chiarezza nelle aree e nei punti di contatto intra ed extra moenia.
L’interscalarità che caratterizza le Mura insieme al vantaggio di posizione conquistato con l’espansione della città costituisce un rovesciamento del ruolo, simbolico e funzionale, del monumento che non a caso, è stato inserito tra i cinque ambiti di programmazione strategica del piano regolatore del 2008.

 

Le Mura come anello

La storia dell’anello delle Mura è un passaggio importante per ricostruirne il valore. La parte originaria, ancora oggi la più consistente, è la cinta aureliana che corre alla sinistra del Tevere, circa 19 km (secondo la misurazione del Lanciani) di fortificazione eretta per difendere la città dall’assalto dei barbari e anche, così hanno di recente sostenuto gli storici, per definire una “regolamentazione di Roma” ed esercitare un controllo sociale interno (Bay 2017, 30). Volute dall’imperatore Aureliano, queste mura furono una grande opera pubblica costruite rapidamente, tra il 270 e il 275 d.C., sulle tracce del confine daziario, adattando il circuito alla topografia del terreno e inglobando manufatti e costruzioni esistenti: il Muro Torto, l’accampamento del Castro Pretorio, gli acquedotti, l’anfiteatro Castrense, la Piramide di Caio Cestio. Composte di circa 378 tratti di muro merlato intervallati ogni cento piedi, circa 29,60 metri, da 381 torri a pianta quadrata, le mura aureliane erano in mattoni, alte circa 6 metri e spesse 3,50 interrotte da sedici porte principali situate in corrispondenza del passaggio delle vie consolari che assicuravano i collegamenti tra l’interno e l’esterno della città5. Secondo le fonti, Aureliano morì prima del loro completamento che fu portato a termine dal successore Probo. In realtà la cinta così come la vediamo oggi è quella restaurata da Onorio un secolo e mezzo dopo nel 401-402 d.C., che le innalzò fino ai 10-15 metri attuali.
Alla cinta aureliana si contrappongono sul lato destro del fiume, le mura dei papi, leLeonine erette da Leone IV tra l’848 e l’852 per proteggere il colle Vaticano e la basilica di San Pietro6 e le Gianicolensi costruite da Urbano VIII tra il 1641 e il 1643 a completamento delle Leonine e in difesa del fronte sud occidentale della città papale funestata dalle dispute tra le famiglie nobiliari dei Barberini e dei Farnese che comportarono la demolizione del tratto aureliano trans Tiberim7.
Le mura dei papi chiudono l’anello e spostano il baricentro della città nel Vaticano avviando quel processo di assimilazione tra le due parti, da un lato e dall’altro del fiume,  che trova nel progetto urbanistico di Sisto V una prima sistematizzazione moderna come stratificazione tra le formae urbis radiocentrica e policentrica, rimasta stabile nel corso del tempo, come si evince dall’analisi della cartografia antica e moderna della città e da una sovrapposizione tra la mappa contemporanea e la carta del Lanciani8.
Ma ciò che merita attenzione ai fini del discorso è la relazione tra l’anello delle Mura e la figura del cerchio che nel Medioevo diede inizio a una rappresentazione di Roma come insieme dei monumenti pagani e cristiani (basilica del Vaticano, Colosseo, Colonna traiana, ecc.) dentro il cerchio delle Mura. Il cerchio, figura della perfezione e dell’equivalenza geometrica, diventa in sostanza figura iconografica e simbolo dell’eternità e dell’universalità della città caput mundi (fig. 2 ). A sua volta, il cerchio è una forma insediativa che detta le regole dell’urbanizzazione del territorio. Come scrive Cecilia Scoppetta, la figura del cerchio «[…] porta inevitabilmente con sé, l’esistenza di possibili raggi, le cui intersezioni con l’elemento anulare danno luogo a una serie di punti di condensazione e determinano circonferenze successive in stretto rapporto tra loro […]. Quello che ne risulta è un sistema di circolarità concentriche e progressive, tenute insieme dall’armatura radiale dei percorsi: dall’ancestrale cerchio sacro del nucleo originario, al circuito regio e repubblicano con il suo pomerio, all’anello aureliano, alla grande circonferenza dell’ager romanus antiquus, alla cerchia di orti e vigne che, fino all’inizio di questo secolo, saranno coltivate all’esterno delle mura, alla cintura dei forti ottocenteschi, fino alla delimitazione contemporanea del GRA»9.
Il sistema dei cerchi concentrici, generato dall’anello delle Mura, costituisce una figura insediativa resiliente che ha condizionato la crescita della città: a parte il tentativo del piano del 1962 di spostare lo sviluppo lungo la direttrice dell’asse attrezzato, la città moderna e contemporanea continua a crescere per cerchi concentrici attraversati dalle radiali delle antiche vie consolari e dei nuovi assi stradali.

 

Le Mura come figura operativa dell’ambito strategico
 
L’anello delle Mura è, in ultima analisi, figura operativa della  strategia cognitiva multiscalare di uno dei cinque ambiti di programmazione strategica del nuovo piano regolatore di Roma.
Assunte come fatto urbano costituito dal monumento e dal suo invaso di pertinenza – definito come spazio di interesse intra ed extra moenia che include tessuti e condizioni urbane contermini e interseca gli assi di attraversamento –, le Mura sono diventate l’ossatura portante di un progetto di riqualificazione di livello urbano e metropolitano «[…] in grado di reinterpretare la stessa città storica nei sistemi di relazione tra questa e le configurazioni emergenti» (Falini, Terranova 2001, 114). In tale ottica, la ricognizione dei tessuti urbani, degli spazi aperti, degli usi del suolo, pubblici e privati (carta delle risorse) e la mappatura delle trasformazioni urbane e degli ambiti di valorizzazione (carta degli obiettivi fig. 3) hanno portato a definire l’invaso delle Mura come sedime di un parco urbano ciclopedonale multifunzionale che oltre a integrare la rete delle strade a scorrimento veloce con una rete di percorsi lenti e di intersezioni nodali, diventa museo diffuso della storia della città. Le Mura acquistano cioè il ruolo di elemento caratterizzante di un corridoio ecologico di circonvallazione del centro storico e di filo conduttore di un viaggio nella storia, antica e moderna, della città in quanto testimonianza e memoria attiva che Françoise Choay, parafrasando Freud, definisce necessaria allo “sviluppo pacifico di ogni città” (Choay 1997): i rimaneggiamenti, le aggiunte, le variazioni di tracciato e di altezza che hanno interessato le tre cinte murarie sono i segni materiali del palinsesto urbano e delle stratificazioni antico-contemporanee. Percorrere i 19 km del parco significa infatti incontrare luoghi e manufatti ciascuno dei quali è un tassello della storia e dell’architettura della città: da Villa Medici all’edificio polifunzionale di Passarelli, dalla scuola d’arte educatrice di Francesco Randone alla Rinascente di Franco Albini e Franca Helg, dalla villa Gentili-Dominici agli acquedotti, dalle caserme del Castro Pretorio alla stazione Termini, dall’anfiteatro castrense alla porta Asinaria, dal campo di calcio della Romulea al museo delle Mura, dal bastione del Sangallo alla piramide Cestia, dal cimitero acattolico al Foro Boario, dall’Arsenale pontificio a Porta Portese, al museo del Risorgimento a porta San Pancrazio, dal Gianicolo all’Orto botanico, dal Passetto di Borgo alla Casa dei mutilati e invalidi di guerra di Marcello Piacentini,
Il punto di forza del parco lineare delle Mura è quindi il superamento del concetto di vincolo a favore di una tutela attiva attraverso un processo di reinserimento del monumento nel tessuto vivo della città e di integrazione con gli spazi e le strutture della vita quotidiana: «Il progetto del Parco lineare integrato dovrà assicurare la percorribilità dell’intera cinta muraria, la fruibilità del manufatto con destinazioni culturali e attività di servizio diffuse, l’innalzamento della qualità percettiva spesso compromessa da cattivi usi e da manutenzioni inadeguate degli spazi contermini, il ripristino della continuità in corrispondenza delle interruzioni traumatiche delle mura con la riconfigurazione degli slarghi in termini di nuove piazze, la soluzione dei problemi viari e percettivi degli attraversamenti attualmente non funzionali o contraddittori con la fruizione e con la mrofologia delle Mura stesse» (Falini, Terranova 2001, 114).
Per raggiungere questi obiettivi, l’ambito strategico del Mura pone le basi di un metaprogetto reticolare e policentrico basato su una strategia articolata in tre livelli scalari (metropolitano, urbano, locale) che intreccia il progetto unitario del parco delle Mura con progetti urbani puntuali in coincidenza delle nodalità delle porte urbane e lineari nei tratti compresi tra le porteper la riqualificazione di aree e manufatti di quartiere.


Il parco delle Mura e altre esplorazioni progettuali

Del parco delle Mura sono stati finora realizzati solo alcuni tratti nell’arco sud: un primo extra moenia, di soli 800 metri tra Porta Metronia e Porta Latina (2010) e firmato da Paola Falini e Antonino Terranova insieme con l’Ufficio del centro storico di Roma, rappresenta il progetto pilota di un disegno a fasce composto dall’area di rispetto sotto le Mura lasciata a prato, da un percorso in terra stabilizzata, un parterre alberato con aree di sosta, una pista ciclabile, un marciapiede. Questo primo tratto pilota è stato seguito da un secondo intra moenia da piazzale Ostiense a via Guerrieri nel quartiere di San Saba (2012). Altri tratti sono stati approvati e finanziati, ma aspettano ancora di essere realizzati.
Nel frattempo si sono susseguite consultazioni ed esplorazioni progettuali che hanno coinvolto anche le facoltà di architettura di Sapienza e Roma Tre consentendo di avanzare negli studi specialistici di recupero e restauro del monumento e di appropondire il progetto delle Mura in singoli tratti.
Tra questi, il progetto Learning Wall(k)scape elaborato nel seminario di dottorato “Strade come luoghi (metro)urbani” dedicato alla dimensione collettiva degli spazi della mobilità10 è un interessante studio delle relazioni tra rete e nodi del trasporto pubblico e degli spazi dell’interscambio nel tratto di 3 km da porta San Giovanni a porta Metronia (fig. 4). Dopo averneanalizzato criticità (discontinuità dei percorsi, carenza di spazi pubblici attrezzati) e potenzialità (diffusione dei punti dell’interscambio, distanze), Learning Wall(k)scape propone un rafforzamento dei collegamenti ciclopedonali tra i nodi del trasporto pubblico multimodale (fig. 5) e una trasformazione delle stazioni, tanto quelle delle metropolitane che del bike e car-sharing, in luoghi da abitare (e non più soltanto del transito), attrezzati con spazi per la cultura (biblioteche di quartiere, teatri underground, sale di proiezione e dibattiti, spazi espositivi), per il lavoro (punti co-working e wifi), per il commercio di prossimità (mercati artigianali e equosolidali), per il tempo libero e la socialità (caffetterie, bistrot, punti ristoro). Il parco delle Mura acquista così il valore di un’infrastruttura ambientale di livello urbano integrata alla rete dei corridoi ecologici e dei grandi parchi urbani ma accessibile localmente e connessa alla rete sottile dei percorsi di quartiere e delle attività di prossimità (fig. 6).
Sulla stessa logica, il seminario di laurea condotto con Pepe Barbieri, Anna Rita Emili e Rosario Pavia (cfr. il saggio di Pepe Barbieri) tra il 2017 e il 2020, ha preso in esame il parco delle Mura nel tratto compreso tra la porta Tiburtina e la porta Metronia, immaginando di configurare lo spazio libero sotto le Mura come un “pomerio contemporaneo” su cui far affacciare una sequenza di spazi ed edifici a scala urbana e di quartiere. Premessa di questa visione “pomeriale” è il ripensamento del sistema della mobilità carrabile e delle connessioni con le stazioni del trasporto pubblico, in particolare con le nuove della metropolitana C di San Giovanni e Amba Aradam (ancora in corso di realizzazione) per la definizione di un masterplan (figg. 7, 8) in cui la passeggiata del parco diventa il limite di un fronte urbano di spazi pubblici e di terrazzamenti posti a quote differenti che acquistano il valore di luoghi urbani da abitare godendo della vista delle Mura a diverse altezze diverse. Giocando sulla topografia e i dislivelli, il piano città è stato modellato in un nuovo suolo artificiale che ospita al di sotto servizi e attività di quartiere a partire da una riprogettazione architettonica di quelli esistenti (figg. 9, 10).  

 

Prospettive e nuovi scenari

Il parco delle Mura, a dieci anni dall’inaugurazione del tratto pilota tra porta Metronia e via Numidia, è un progetto in itinere che avanza faticosamente. L’alternanza dei governi municipali e la crisi in cui versa la politica della città non favoriscono l’avanzamento del progetto, nonostante istituzioni, associazioni e comitati di quartiere abbiano promosso iniziative di cittadinanza attiva e campagne di sensibilizzazione per denunciare lo stato di incuria e chiedere interventi mirati al miglioramento della qualità urbana e alla riqualificazione dello spazio pubblico.
Nel frattempo, la crisi ambientale e, in ultimo, la pandemia, richiedono nuove politiche e soprattutto nuove visioni, per l’attuazione della conversione ecologica. Di recente, nel luglio 2020, la giunta capitolina ha deliberato lo schema di assetto generale dell’Anello verde, un ambito strategico del ferro compreso tra le stazioni Tiburtina e Trastevere che interseca il parco delle Mura tra porta San Sebastiano e porta Latina. Nato con l’obiettivo di innalzare la sostenibilità promuovendo la mobilità intermodale, la fruibilità del sistema ambientale della “cintura dei parchi”, la rigenerazione degli spazi aperti diffusi e dei tessuti edilizi esistenti, l’anello verde può costituire un’ulteriore spinta alla realizzazione del parco delle Mura nella prospettiva di un rafforzamento delle risorse ambientali e delle connessioni: un programma che coinvolge anche il GraB, il Grande raccordo anulare delle Bici a cui si protrebbe aggiungere il GraM, il Grande raccordo anulare delle Mura.




Note

1. A. Terranova, Riconoscimento delle Mura nel testo/contesto di Roma. Per una definizione dell’ambito strategico, in Segarra Lagunes, 2001, p. 276.
2. L’Ancsa è l’Associazione nazionale centri storici-artistici incaricata dei lavori dell’Ambito strategico delle Mura per il nuovo piano regolatore di Roma che furono svolti dai membri direttivi Paola Falini e Antonino Terranova con un gruppo di ricercatori di cui hanno fatto parte, oltre alla sottoscritta, anche Elisabetta Cattaruzza, Cecilia Scoppetta, Carlo Valorani.
3. M. Barenghi, La letteratura italiana nel nuovo millennio, in “Doppiozero”, 23 luglio 2019, https://www.doppiozero.com/materiali/la-letteratura-italiana-nel-nuovo-millennio
4. Le tre cinte murarie, esito di un lungo processo di evoluzione e assimilazione urbana, attraversano la storia della città. Le Aureliane, le più conosciute, sono quelle romane costruite sul lato sinistro del fiume luogo della fondazione della città, tranne un parte finale sulla riva destra nel punto dove si trovava il porto di Ripa Grande uno degli approdi commerciali della città di fronte all’Emporium. Il loro tracciato era in origine di circa 19 km. Dopo la demolizione del tratto fluviale per costruire le Gianicolensi, ne sono rimasti 13 km. Le Leonine e le Gianicolensi corrono invece sul lato destro del fiume e sono le mura papali iniziate nel Medioevo e nel Seicento per circondare e difendere la sede della città cristiana. Anche queste mura hanno subito numerosi restauri e rimaneggiamenti. Il loro tracciato complessivo è circa 6 km.
5. Secondo la classificazione dell’archeologo inglese I. A. Richmond, le porte si possono distinguere in tre categorie: di “prima classe” – Flaminia, Appia (San Sebastiano), Ostiense, Portuense – a doppio fornice, rivestimento in travertino, e fianchggiate da torri semicircolari, 12 di “seconda e terza classe” – Pinciana, Salaria, Nomentana (Pia), Clausa, Tiburtina, Prenestina (Maggiore), Asinaria, Metronia, Latina, Ardeatina, Aurelia (San Pancrazio), Settimiana – a fornice unico e paramento in mattoni tra due torri quadrate o semplici varchi.
6. Le mura Leonine furono restaurate a varie riprese a partire dalla metà del Quattrocento: ampliate e modificate includevano il “Passetto di Borgo”, il corridoio di collegamento tra la basilica di San Pietro e Castel Sant’Angelo.
7. L’opera delle Gianicolensi fu commissionata all’architetto Marcantonio de Rossi. Inziate all’Arsenale pontificio fatto costruire da Clemente XI nel 1714, il muro bastionato e rinforzato da contrafforti segue la topografia del terreno.
8. Il piano sistino messo in opera da Domenico Fontana tra il 1585-1587 crea una rete di collegamento delle sette basiliche della città aprendo rettifili e assi viari e ponendo nelle piazze principali – San Pietro, del Popolo, Santa Maria Maggiore, San Giovanni – quattro obelischi che avevano la funzione di unire, simbolicamente e scenograficamente, i luoghi sacri e indicare il percorso ai pellegrini.
9. C. Scoppetta, Le Mura di Roma. In Segarra Lagunes, 2001, p. 273. Scoppetta aggiunge che nella forma circolare delle Mura sono condensati «[…] i significati magico-religiosi connessi all’atto rituale di tracciare un confine con un aratro per separare fisicamente e psicologicamente lo spazio della vita di relazione e quello, vuoto, del resto del mondo» p. 273.
10. Il progetto è stato elaborato da F. Bozza, F. Camilli, M. D’Emilio, F. Ficcadenti, R. Gironi, S. Marinelli, D. Navarra che ne ha coordinato la sintesi e la redazione finale. Esso ha costituito il prodotto del seminario di dottorato condotto da A. Criconia e P. Gregory nel 2017.



Bibliografia di riferimento
Choay F., 1997, Sulla demolizione, in Il progetto della sottrazione, a cura di A. Terranova, Quaderni di Groma 3, F.lli Palombi, Roma.
Criconia A., 2014, Il parco lineare delle Mura, una possibile infrastruttura “verde”, in A. Capuano, (a cura di), Paesaggi di rovine, paesaggi rovinati, Quodlibet, Macerata.
Day H., 2017, Il perché delle Mura Aureliane, in Le Mura Aureliane nella storia di Roma. 1. Da Aureliano a Onorio, RomaTrePress, Roma.
De Carlo L., Quattrini P., 1974, Le mura di Roma tra realtà e immagine, Newton Compton, Roma.
Falini P., Terranova A., 2001, Ambito di programmazione strategica Mura, in “Urbanistica” 116/2001, pp. 114-115.
Parise Presicce C. et alii, (a cura di), 2018, Mura di Roma. Memorie e visioni della città, L’Erma di Bretschneider, Roma.
Segarra Lagunes M. M., (a cura di), 2001, Manutenzione e recupero nella città storica. “L’inserzione del nuovo nel vecchio”, a trenta anni da Cesare Brandi, Atti del IV Convegno ARCo, Gangemi, Roma.
Terranova A., Capuano A., Criconia A., Feo A., Toppetti F., 2007, Roma città mediterranea, Gangemi, Roma.

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