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Francoforte e le sue murazioni: impianti urbani e perimetri fortificati
Raffaele Mennella
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Abstract:

La storia dei perimetri difensivi di Francoforte è una storia singolare per le tante volte che questa modalità si è concretizzata inducendo soluzioni, per la forma della città, sempre dipendenti dalle murazioni che avrebbero dovuto e potuto solo essere un ostacolo ai pericoli esterni. Francoforte ha costruito, in un arco di tempo di 667 anni, quattro murazioni (meglio tre più una) e nel suo trovare nuove dimensioni e spazi di relazione, le forme del suo edificato e della sua costruzione in generale, hanno seguito, in gran parte, le ragioni dei propri perimetri difensivi. Richiamando un fatto semplice si potrebbero assimilare le tante “cinture” di Francoforte come tanti cerchi concentrici derivati dal lancio di una pietra (il Kaiserpfalz?) su di uno specchio d’acqua. Il cerchio più grande, di volta in volta, è un contenente che tiene un contenuto dato dai cerchi minori al suo interno. Cerchi minori che sono stati, prima, contenenti a loro volta. Nel caso di Francoforte la città per formarsi fisicamente ha fatto i conti con tutti gli elementi naturali del sito nel quale si è costruita assecondando, trasformando, insomma intervenendo e anche forzando e quindi modificando il trovato. In questo senso la vicenda di Francoforte è del tutto simile a tante altre città, ma le quattro perimetrazioni che si sono susseguite dal X secolo, all’incirca, al 1200 con la seconda perimetrazione, e poi con la terza dal 1343 al 1599 ed infine con la quarta perimetrazione bastionata del 1626 a tutto il 1667, hanno avuto, in qualche modo, lo stesso ruolo dei vari cerchi nell’acqua dopo il lancio di una pietra.  Le varie murazioni sono state contenenti e contenuto nei vari passaggi della storia della città e hanno deciso di gran parte della forma urbana dentro le mura dell’Innenstadt, (l’odierno Centro urbano) e non solo, stabilendo di fatto una sorta di condizione necessaria e anche molto sufficiente (fig. AA).

 

 

Introduzione

Spesso per descrivere un rapporto chiaro tra città storica, mura e contado si usa l’affresco di Ambrogio Lorenzetti sugli “Effetti del Buon Governo in città, e gli Effetti del Buon Governo in campagna”, eseguito a Siena dal 1338 al 1340, e presente su di una parete nella Sala della Pace, nel Palazzo Pubblico della città. Questi due “Buoni Governi” sono separati da delle mura facilmente attraversabili per la presenza delle porte. La città è riassunta con la presenza di edifici sia pubblici che privati il cui dispositivo di relazione non sembra essere influenzato dalla presenza delle mura (fig. BB).

Ogni parte è al suo posto per svolgere le proprie funzioni. Lo stesso dispositivo logico è presente nella rappresentazione della campagna in cui: “[...] si vedono cittadini e contadini che viaggiano sulle strade, giovani a caccia con la balestra tra vigne ed ulivi, contadini che seminano, zappano ed arano la terra, tenute dominate da vigne ed uliveti. Sono riconoscibili anche case coloniche, ville, borghi fortificati. In aria vola la personificazione della “Sicurezza” che regge un delinquente impiccato, simbolo di una giustizia implacabile con chi trasgredisce le leggi”1. Questa rappresentazione, sicuramente simbolica, non sembra poter descrivere, per la parte di città compresa dalle varie murazioni, la città storica di Francoforte, mentre la descrizione della parte della campagna per alcuni versi sembra proprio la descrizione del contado francofortese prima di diventare parte integrante della città edificata, anche se gli effetti storici non sempre possono essere riassunti dalla “Sicurezza” descritta nell’affresco del Lorenzetti.


Le mura del Palatinato (Kaiserpfalz): la prima perimetrazione

Franconofurd, antico appellativo della città sul Meno, è presente, per la prima volta, in un documento reale redatto il 22 febbraio del 794; atto   coincidente con la visita di Carlo Magno in occasione del sinodo di Francoforte. Il documento, scritto in latino, dice: “[...] actum super fluvium Moin in loco nuncupante Franconofurd” – “atto (esposto) sul fiume Meno in un luogo chiamato Francoforte”.
Il luogo nel quale questo evento, con qualche probabilità, ha trovato sede era, alla luce delle incerte notizie al riguardo, un  complesso insediativo testimoniato dal ritrovamento di resti di una costruzione attribuita ad un palazzo di epoca merovingia (500-750 d.C.) mentre il più indagato e celebrato Kaiserpfalz (Palazzo Imperiale-Palatino), i cui resti si sommano a quelli romani e merovingi, era una costruzione più giustamente attribuita al figlio di Carlo Magno: Ludovico il Pio intorno all’anno 822. Questi reperti sono stati trovati ai primi anni 70 del XX secolo al momento della costruzione della stazione metropolitana in un tratto dell’attuale vecchia città (Altstadt). Una volta, questi reperti, erano allo scoperto e facevano parte di un giardino archeologico antistante al Duomo, mentre oggi, con la ricostruzione nel 2017-18 della vecchia città secondo le tipologie medievali delle case a graticcio (ricostruzione Dom-Rӧmer) questi resti sono all’interno di un edificio museale (Archäologischen Museums Frankfurt) sempre aperto e attraversabile al pari di un “passage” storico- didattico.  Il Kaiserpfalz era, funzionalmente, una specie di reggia protetta comprendente una sala regia (28,3 mt. X 14,4 mt.), una chiesa (Salvatorkirche), residenze, edifici in legno e campi di tende, comprese in un perimetro murario dotato di portali controllati. L’insediamento completato alla metà del IX secolo, probabilmente, confermava la presenza di costruzioni romane abbandonate sulle quali dei Franchi dell’est (Merovingi), dopo aver scacciato gli Alemanni presenti sul posto dal III secolo al 531 d.C., iniziarono a costruire per garantirsi alloggi e giusti ricoveri in ragione dei propri interessi logistici e di possesso del territorio (fig.1).
L’area insediata era posta su di una collina dimensionalmente di circa 325 mt di lunghezza, fronte fiume, e larghezza di 125 mt, distante 100 mt. dal Meno e in qualche modo, per altimetria e distanza, relativamente protetta dalle possibili esondazioni del fiume. Questa collina, dove è oggi il Duomo è parte della vecchia città ed era prossima al guado del fiume.

L’ attraversamento era reso possibile dai bassi fondali del Meno, in quel punto, e dalla presenza di alcune isolette tra le due sponde. Inoltre, la sicurezza di questa prima localizzazione era ancora, insediativamente, giusta anche per l’esistenza di un braccio del Meno che scorreva a monte della collina e di due zone paludose: ad est (il Fischerfeld) e, ad ovest (l’avvallamento prima della Rӧmerplatz). L’area di questo insediamento, nel corso del tempo, annetterà un’altra collina, ad ovest, salubre e protetta dal fiume dove in seguito sarà, ed ancora oggi è presente, il convento dei Carmelitani trasformato, negli anni Ottanta, in Museo archeologico (Archäologisches Museum).
Il percorso delle mura che perimetrava il Kaiserpfalz, ovvero il Palatino, secondo i ritrovamenti e rilevamenti resi possibili con la rimozione delle macerie dei fabbricati distrutti nell’ultima guerra, con grande probabilità, passava, da est a ovest, nelle vicinanze del ponte vecchio (Alte Brücke), unico attraversamento sul Meno, per seguire una linea a nord della collina parallela al fiume posta sul tracciato del braccio insabbiato del Meno identificabile con l’odierna Braubachstrasse. Questa strada è stata aperta ai primi anni del Novecento (1904-06) con la demolizione di vecchie case medievali (fig. 2).
Nel suo toponimo si trova la conferma dell’esistenza, una volta, di una linea d’acqua, di un ruscello (Bach). Il proseguo di questo tracciato raggiungeva, ad ovest, l’attuale Weiβfrauenstrasse e quindi di nuovo il fiume. Questo muro di difesa non era più alto di tre metri e correva anche davanti alla linea del fiume pur distanziandosi dalla sua riva presumibilmente sulla linea dell’attuale Saalgasse (una strada parallela alla riva del fiume e posizionata sul retro del primo fronte edificato sul Meno). Sulla reale datazione del muro ci sono controversie che convergono tuttavia su di una periodizzazione che va dall’epoca carolingia (750-987 d.C) a quella ottoniana (906-1024 d.C).
A quest’ultima però con più probabilità può essere attribuita la costruzione del muro in pietrame a spina di pesce (opus spicatum) di cui una parte si è trovata al momento della costruzione della Braubachstraβe. L’esistenza di questo muro è richiamato in un documento del 994 d.C. nel quale si parla di un “Castello (sic.) ovvero di un “Burg” che suggerisce la presenza di muri di difesa. Ora se si considera il presente andamento orografico della collina del Duomo e le due aree paludose già menzionate: ad est il Fischerfeld, e ad ovest il margine del Rӧmerberg, la linea del braccio a nord del fiume ed il fiume stesso a sud, il possibile impianto della Kaiserpfalz, ovvero la prima perimetrazione, può essere assimilata ad un rettangolo. Le costruzioni successive ne hanno “naturalmente” tenuto conto. L’impianto insediativo che ne è derivato è stato a maglie prevalentemente ortogonali i cui lati corti erano dati dalle due depressioni collinari confinanti con le aree paludose. I margini delle soluzioni insediative, erano leggermente arcuate per via dell’andamento orografico dei margini della collina (ad ovest l’odierna “Samstag Platz” antistante al Rӧmerberg, e ad est, la falsamente rettilinea: Fahrgasse (Passaggio) 2 .
Il passaggio dai perimetri difensivi del Palatino, sulla collina del “Duomo”, che resistettero fino al X secolo, alla murazione degli Staufer (XIII secolo) può, forse, essere riassunto con la presenza del Saalhof, un edificio antistante il Meno posizionato a sud-ovest del primo perimetro difensivo. Questo edificio, inizialmente non di grandi dimensioni, era dotato, tra l’altro, di ambienti residenziali e successivamente di una cappella e di torri di guardia. La prossimità al fiume e la corrispondenza   al margine, ad ovest, della collina del Duomo, che diverrà la piazza della città: il Rӧmerberg- Rӧmerplatz, testimonia, prima ancora della murazione medievale, che il rapporto con il fiume ed i possibili approdi commerciali erano molto attivi da sempre e la presenza di questo “castello” ci segnala anche la perdita “funzionale” e forse la rovina definitiva del “Kaiserpfalz” (un incendio?). Nel corso del tempo il Saalhof diverrà punto doganale del fiume e parte integrante delle successive mura e porte urbane3.

 

Gli Staufer e la nuova murazione urbana: la seconda perimetrazione

È in questa condizione politica e commerciale che si rese necessario mettere mano a ridefinire un nuovo impianto urbano ed a proteggerlo con nuove mura. Le mura degli Staufer circondavano un’area pari all’odierna vecchia città (Altstadt) per una grandezza di circa 0,5 chilometri quadrati. Per figurarsi il tracciato e l’andamento di queste mura è normalmente indicata una rappresentazione del 1552 che illustra l’unico vero assedio che Francoforte ha subito nel corso della sua storia. Il cartografo di questa vista è Conrad Faber che pur rappresentando la Francoforte del XVI secolo, così come era nel suo intento, sottolinea anche la presenza delle mura degli Staufer (fine del XII secolo e l’inizio del XIII) (fig 3).
Nella rappresentazione del Faber si può rintracciare l’andamento e la consistenza di questo primo muro di difesa che partiva da est, in prossimità del ponte, che confermava la posizione del guado iniziale. Secondo l’andamento leggermente curvilineo della collina urbanizzata, il muro di difesa raggiungeva un punto di connessione tra l’insediamento iniziale ed una parte del contado (Bornheim). In questo punto a nord-est dell’impianto, si aprirà una porta: la Bornheimerpforte (Pforte=Porta). Poi con un andamento ad arco poco marcato, la murazione raggiungeva un’altra porta: la Katharinenpforte, originariamente: Bockenheimerpforte, che marcava una connessione viaria con l’entroterra agricolo.

Questa porta era situata all’incirca dove oggi si trova la Katharinenkirche e il centro della città (Hauptwache=Guardia Pricipale). Da lì il muro seguiva, a sud-ovest, le attuali: Kleiner e Groβer Hirschgraben (piccolo e grande fossato dei cervi), toponimi che ricordano l’esistenza dei fossati antistanti le mura, per poi scendere verso il Meno in un punto ad ovest rispetto al tracciato insediativo di questo nuovo impianto urbano (fig. 4).

Il muro di difesa iniziale finì per subire una migliore definizione per opporsi agli attacchi con l’uso delle balestre adottate già nelle crociate. Il muro era alto sette metri e spesso dai due ai tre metri. Una parte molto limitata del muro degli Staufer è ancora ben visibile per alcune parti conservate, e più volte, dal 700 in poi, restaurate, sostanzialmente per memoria storica. La parte superiore era merlata e l’intero tracciato murario era dotato di un fossato esterno. Questa nuova conformazione determinò l’esistenza delle porte denominandole: Guldenpforte ad ovest, Bockenheimer Pforte (poi Katherinenpforte) al centro e Bornheimer Pforte a nord-est. La Guldenpforte era in corrispondenza degli attracchi sul Meno e quindi a servizio dei traffici commerciali via fiume, mentre le altre due porte erano così denominate perché poste in corrispondenza delle vie che conducevano ai borghi agricoli delle aree produttive della città. Le fiere d’estate e d’autunno, tra le altre merci importate, esponevano i prodotti agricoli di questi e di altri contadi prossimi a Francoforte. Dall’esame della rappresentazione della città e del suo intorno del Faber del 1552, si può, con qualche prudenza sulle dimensioni per via della rappresentazione a volo d’uccello tecnicamente non perfetta, esaminare il disegno dell’impianto urbano e la presenza dell’importanza architettonica delle porte e delle torri ad esse affiancate. A queste evidenze si sommano l’importanza architettonica del perimetro urbano e la struttura viaria e quindi il rapporto tra i lotti residenziali, i vuoti urbani, le piazze e gli edifici singolari. Proprio l’esistenza di questi ultimi come il Domenikanerkloster, la Katherinenkirche e il Karmeliterkloster, uno posto ad est, una al centro ed uno ad ovest, ci dà la misura dei punti certi sui quali si è definito il tracciato delle mura e comprendere le relazioni complessive ed il disegno che ne è derivato per il resto dell’impianto urbano. Questo rapporto molto stretto tra perimetro e forma della città, nei vari momenti storici di Francoforte, sarà una costante della costruzione della città nel suo complesso. Alle porte principali si sommavano altre sette porte dimensionalmente più piccole, adatte al solo traffico pedonale. Tra queste una: la Fahrtor, era particolarmente importante perché metteva in relazione il molo sul fiume alla Rӧmerplatz che era ed è la piazza più significativa della città, dove avvenivano il mercato e le fiere e dove la chiesa (Alte) Nikolaikirche, posta a sud-est della piazza, sostituiva la cappella del Saalhof come chiesa reale.
Il Saalhof era ed è un edificio posto sul fronte nord del Meno, punto che diverrà nodale per la murazione Staufer sul fiume e che sarà il presidio per il controllo doganale delle merci che approdavano in quel punto4. Il primo impianto del Saalhof, come è stato già ricordato, fu fatto prima del muro degli Staufer (fig. 5).


L’ampliamento urbano: la terza perimetrazione

Nel 1333 l’imperatore Ludovico IV della casata dei Wittelsbach bavaresi, alle richieste dei francofortesi, concesse il diritto di ampliare la città che fino ad allora era compresa nelle mura degli Staufer. Francoforte, a quei tempi, contava una popolazione di circa 9000 abitanti. Il territorio che si decise di circoscrivere con le nuove mura era tre volte lo spazio compreso nelle mura precedenti.
Ci vollero circa 400 anni per occupare lo spazio definito dalla nuova murazione che cominciò ad essere costruita dieci anni dopo la concessione (1343). I lavori furono lenti ed incominciarono su due fronti: ad ovest in prossimità del Weiβfrauenkloster (Monastero delle donne bianche), in un punto dove era già presente il muro degli Staufer (oggi prossimo alla Willy Brandt Platz e al nuovo palazzo dell’Opera) e alla porta di Bockenheimer, e ad est presso l’Allerheiligentor (Porta d’Ognissanti) una volta denominata Rieder Tor dal nome della Riederhӧfe, un territorio agricolo posto ai limiti, allora, delle proprietà cittadine. In alcuni documenti la porta di quel tratto di mura era chiamata Hanauer Tor, perché la via che da quella porta usciva raggiungeva la città di Hanau.
Dopo la caduta di Costantinopoli, città che vantava mura difensive inespugnabili (le mura Teodosiane tardo romane) dagli apparati bellici tradizionali: balestre e armi da taglio, avvenuta nel 1453, la costruzione delle mura difensive subì un profondo cambiamento progettuale per forma ed impiego dei materiali da costruzione. Le mura di Francoforte, quindi, appena finite risultarono di fatto superate5.
Anche questa terza murazione rivisitata ed aggiornata, rispetto ai sistemi costruttivi precedenti, partiva dal vecchio ponte sul Meno per raggiungere a nord il convento dei Domenicani (Dominikanerkloster, punto prossimo alle vecchie mura degli Staufer. Questo centro religioso è ancora oggi presente a Bӧrneplatz come centro evangelico della città fondato nel 1233 e raso al suolo nel 1943 e ricostruito nel 1955-57. Il solo resto tardo gotico, del 1470, recuperato è il coro). Buona parte del muro, in questa posizione, fu conservato e seguendone l’andamento planimetrico, divenne l’impronta per il primo fronte residenziale del quartiere ebraico che da lì in poi occuperà lo spazio tra questo vecchio fronte murario e le nuove mura più ad est.  L’andamento delle mura oggi è facilmente rintracciabile attraverso la denominazione delle strade che vanno da est ad ovest: Langestraβe, Bleichstraβe, Hochstraβe e Neue Maizer straβe per finire ad ovest sulla Schneidwall (taglio del muro). Questa volta la murazione comprenderà anche la parte sud del fiume, ovvero il villaggio di Sachsenhausen.
La soluzione finale della difesa della città era quindi affidata ad un sistema che poteva contare sulla presenza, al di fuori prima del muro, di un muretto ed un canale esterno di circa 8-10 metri ed un canale- fossato interno di 3-4 metri entrambi alimentati dal fiume (fig.6).

Parte di questi specchi d’acqua (weiher) sono ancora presenti e fanno parte sia del Rechneigrabenweiher nell’Obermainanlage che del Bethmannweiher nel Bethmannpark posti ad est e sono parte delle soluzioni a verde che la città adotterà una volta abbattute le mura a partire dal 1806. Questi fossati (graben) erano posti in prossimità della zona paludosa, più volte richiamata: il Fischerfeld (campo dei pescatori) che resterà fuori dalle mura fino alla ultima perimetrazione urbana che comincerà ad essere costruita intorno al 16266.
Questo secondo muro medievale della terza perimetrazione urbana, dopo aver escluso il campo dei pescatori (Fischerfeld) raggiungeva, quasi perpendicolarmente alla linea d’esclusione parallela al fiume: la Porta d’Ognissanti (Allerheiligen Tor) che successivamente diverrà uno dei primi caposaldi di intervento costruttivo. Davanti al muro c’era, come dappertutto, un fossato-canale collegato al Meno: il Wollgraben per il tratto fino al Judeneck-Rechneigraben o Judeneckgraben. Questa linea delle trincee medievali è stata oggi trasformata in linee viarie di collegamento tra il centro urbano e i quartieri ad est: l’Ostend.
Il muro di difesa era dotato, sulla parte della città nuova (Neustadt) di 55 torri la cui funzione era sia d’avvistamento che di ricovero di uomini di guardia e strumenti difensivi. Assicuravano e la cosa è particolarmente evidente nella veduta del 1628 del Merian, una qualità architettonica davvero importante sia dal punto di vista dimensionale che costruttiva (fig.7).

La scelta delle soluzioni dei tetti e delle mensole per gli aggetti dei fabbricati posti sovente a cavallo del muro e le intelaiature di parte delle costruzioni, assegnavano al muro, oltre alla sua funzione primaria, un ruolo di singolarità ed importanza identitaria per l’intera città. Il suo abbattimento ai primi dell’Ottocento ha comunque imposto un modo di interpretare lo spazio recuperato come punti di relazione urbana capaci di segnare nuovi tracciati viari. Gli spazi resi liberi per l’abbattimento delle porte e torri di guardia, divennero, e lo sono ancora, caposaldi (vuoti, slarghi, piazze, giardini, ecc) del nuovo impianto urbano. La murazione di Sachsenhausen era anch’essa dotata di 15 torri molte delle quali poste lungo il Meno.
Come si può vedere sia nella rappresentazione del Faber che in quella del Merian l’accesso a Sachsenhausen, da nord, avveniva dal ponte attraverso una serie di torri d’osservazione e difesa dotate di passaggi ostruibili non solo da porte ma anche dal getto di pietrame dall’alto. Nella rappresentazione del Faber (1552) il perimetro difensivo in Sachsenhausen, era dato da un fossato antistante ed una palazzata di legno ed un successivo fossato all’interno. Nella veduta del Merian (1628) la murazione è definita da una soluzione in muratura con antistanti bastioni per la difesa con e da armi da fuoco ed il fossato antistante è un canale alimentato dal Meno. L’uscita era assicurata, attraverso un ponticello, da una porta che permetteva di raggiungere campi e vigne e lo Stadtvald (il bosco cittadino) attraverso l’Affentor e raggiungere quindi Darmstadt con una strada a lei dedicata: Darmstädterlandstraβe.
Questo tracciato viario è ancora presente e dopo l’Altebrücke prende i nomi di: Elisabethenstraβe e Brückenstraβe, prima di diventare: Darmstädterlandstraβe. Questa linea viaria, allora, divideva questo insediamento a sud del fiume in due quartieri: Oberhausen e Unterhausen (case superiori e case inferiori). L’assedio del 1552 danneggiò fortemente l’Affentor (Porta delle scimmie), porta significativa del tracciato urbano e territoriale, e distrusse totalmente una seconda porta posta a sud-ovest della murazione: l’Oppenheimer Tor7.
Ritornando al nuovo muro la cui costruzione, come si è accennato, ha coperto un arco di tempo che va dal 1343 a circa il 1500 per poi definirsi con i bastioni per l’uso delle armi da fuoco dal 1626 al 1667, aveva cinque grandi porte che messe alla base delle torri di guardia, in alcuni casi significativamente alte, avevano il compito di orientare gli arrivi dal contado e in qualche modo intimorire gli avversari. Le cinque grandi porte erano poste, a cominciare da ovest, in prossimità della strada per Magonza che pur con un nome tragico: Galgen Tor, (porta della forca perché adiacente ad una parte oltre le mura chiamata Galgenfeld=campo delle forche, rinominata con deformazione fonetica in Gallusfeld) era una delle porte più belle della murazione medievale 8 .
La Galgen Tor fu edificata tra il 1381 e il 1392 (fig.8).

Si raggiungeva l’esterno attraversando il fossato con un ponticello e si imboccava una strada importante: la Mainzer Landstraβe (strada per Magonza) dalla quale giungevano i maggiori traffici per via terra dall’ovest del Paese. Questo punto urbano oggi corrisponde alla Willy Brandt Platz e ad una delle parti del nuovo quartiere finanziario della città: il quartiere dei grattacieli (Frankfurter Bezirk der Wolkenkratzer). Da qui partiva una strada in diretta connessione con un grande slargo urbano: la Roβmarkt, che insieme alla Rӧmerplatz era il centro mercantile della città. Ad ovest della porta era, dal XIV secolo, situata l’Alta Corte di Giustizia che comprendeva anche lo spazio per le esecuzioni capitali che avvennero fino al 1799. In epoca napoleonica questo campo: il Galgenfeld, venne trasformato in piazza d’armi   e la porta al pari dell’Affen Tor  rifatta alla maniera neoclassica secondo il progetto del 1810 dell’architetto Johann Friedrich Christian Hess e la porta prese un nome meno tragico: Taunus Tor, in ragione delle vicine montagne che circondano Francoforte. Oggi le strade: Taunus straβe , Kaiser straβe e Munchener straβe, dal luogo della porta demolita, hanno perimetrato e indirizzato il disegno di tutto un quartiere ottocentesco: il Bahnhofsviertel (il quartiere della Stazione) con una struttura urbana a scacchiera regolare. Queste strade allora, come oggi, conducono alla stazione centrale (Hauptbhanhof) e alla definizione dei quartieri: Gallusviertel (prevalentemente bancario) e Gutleuteviertel residenziale e, una volta, industriale e di servizio per la presenza del vicino porto fluviale posto ad ovest.
Una seconda porta era situata a nord-ovest del perimetro murario: la Bockenheimer Tor (oggi: Opernplatz). Questa porta, al pari delle altre, prendeva il suo nome rispetto alla strada con la quale si raggiungeva il borgo legato al contado agricolo prossimo a Francoforte. In questo caso: Bockenheim, che era un villaggio al di fuori della perimetrazione difensiva territoriale: il Landwehr, posto oltre le mura urbane. Oggi Bockenheim è un quartiere particolarmente vitale ad ovest del Centro della città. Questo villaggio fu’ annesso a Francoforte nel 1895 e la vecchia porta, che a questo villaggio portava, fu abbattuta, ma  ricostruita con funzione doganale in forma neoclassica sempre dall’architetto Johann Georg Christian Hess che di fatto curò la ricostruzione delle porte medievali riproponendole in forme neoclassiche. La nuova porta, però, ebbe vita breve e nel 1875 lasciò il suo posto al cantiere per la costruzione dell’Opera lirica (Alte Oper 1880).
La terza porta: la Eschenheimer Tor era posta a nord in un’area per lungo tempo priva di costruzioni che comprendeva, nelle sue prossimità, due parti che diverranno parti essenziali della forma urbana e che ancora oggi sono la struttura funzionale del centro di Francoforte: lo Zeil (la linea) e il Roβmarkt. Queste parti, una volta orti intra moenia, insieme ai giardini agricoli non distanti dal vecchio centro, rappresentavano una prima riserva alimentare per la città, in più, assolvevano insieme al Rӧmerplatz alla funzione di spazio per il mercato di città. In seguito alla costruzione della porta intorno al 1349, questo varco acquistò una rilevanza fondamentale per la città perchè da quella porta usciva una strada come la Groβe Eschenheimer Straβe, estensione del Kornmarkt (mercato del grano), che assicurava relazioni e scambi non solo con il prossimo contado ma con il nord della Germania. Per la singolarità di questa porta fu costruita una torre alta 47 metri dal cui basamento quadrato si ergeva una costruzione cilindrica che terminava con una copertura a guglia. La torre conteneva nei vari livelli residenze di guardia e sistemi di difesa che con la caduta di pietrame, al pari di altre torri strategiche per gli ingressi alla città, si poteva ostruire il passaggio dall’esterno.
La torre è, ancora oggi, una delle presenze medievali nel panorama del Centro città (fig.9).
La strada interna: la Groβe Eschenheimer Straβe era l’estensione, come si è detto, del Kornmarkt    ed era una strada strategica per la forma della “Neuestadt” che dal 1343, anno della “progettazione” della nuova città da comprendersi con le nuove mura, incominciò ad allargare il perimetro della vecchia città. Il Kornmarkt fu parte essenziale dell’ampliamento di Francoforte 9.
Il nuovo disegno insediativo poteva contare su di un sistema viario fondato su strade sia parallele alla linea del fiume, con l’orientamento est-ovest, che sull’orientamento sud.nord. Queste ultime ponevano l’approdo fluviale in connessione con le Landstraβen opportune per i traffici nord.-sud. Le prime strade erano: l'Alte Mainzer Gasse, la Saalgasse o il Weckmarkt. Tra le altre strade, quelle nell’orientamento sud-nord, la Fahrgasse, strada di margine ad est, collegandosi con le altre arterie di perimetro, finiva per essere la connessione con città importati come Magonza e Aschaffenburg. All’interno del nuovo impianto: la Neue Krämer, posta nell’orientamento sud-nord, pur non collegando porte e quindi collegamenti extra urbani, metteva in relazione due piazze importanti: il Liebfrauenberg e il Römerberg.  Il Kornmarkt era posizionato nella parte ovest di questo nuovo spazio e collegava il Bockenheimer Pforte (in seguito Katharinenpforte), al Leonhardstor, prossimo alla chiesa e al porto sul Meno.
A nord-est era posizionata la quarta porta: la Friedberger Tor. Nel 1346 questa porta era già presente ma fu completata solo nel 1380 con una torre rettangolare, come si evince dalla veduta del Faber, con un alto tetto a due falde, L’attraversamento del fossato avveniva con un ponticello disassato rispetto alla porta della torre probabilmente per rendere il passaggio meno immediato e più facilmente controllabile.
Dopo l’assedio del 1552 le guglie gotiche del Bockenheimer e della Friedberger Torfurono divelte insieme agli ornamenti delle torri, perché queste furono ritenute ostacoli alla visuale e al cono di tiro dei cannoni. Il sistema difensivo in quel punto era debole per la presenza antistante di una collina di oltre 30 metri più alta della posizione dei muri e della stessa porta. La Friedberger Tor permetteva di raggiungere la Friedberger Feld e da qui, nell’assedio ricordato, gli assalitori ebbero buon gioco. Per queste ragioni questa parte delle mura degli Staufer ebbe molte modificazioni e proprio questi lavori continui determinarono all’interno un cambiamento del sistema viario di prossimità. La Große Friedberger Gasse finì per essere di fatto inutile perché conduceva soltanto al fossato antistante la porta. Rimase in piedi solo la torre fino al 1812. La porta del 1630 fu costruita alla fine della Vilbeler Gasse posta a 100 metri a sud est della posizione della porta medievale 10.
Oggi la Friedberger Landstrasse assicura i collegamenti dell’esterno con il centro urbano. Nel 1628, in pieno periodo barocco, fu progettata la nuova porta che di fatto fu la prima porta “moderna” della città.
Infine, la quinta porta della nuova murazione: Allerheiligen Tor (la porta di Ognissanti) era situata ad est ed originariamente era chiamata Rieder Tor perché prossima alla Riederhӧfe una parte fuori le mura a non più di mezz’ora dalla città. Un altro nome assegnato alla porta, in sintonia con le altre porte che indicavano col la loro denominazione la relazione con il territorio ed i villaggi di connessione, era: Hanauer Tor, perché la strada conduceva ad Hanau, contea dal 1168 con i confini prossimi a quelli di Francoforte da cui distava non più di 25 chilometri. Il cambio del nome, nel 1366, avverrà per la presenza di una cappella di “Ognissanti” vicina alla porta. La torre di presidio fu costruita con ogni probabilità tra il 1340 e il 1380. La torre medievale e il suo intorno subì le modificazioni a partire dalle nuove condizioni di difesa che l’introduzione delle armi da fuoco determineranno intorno al 1600 nell’intero perimetro urbano. Nel 1632 a nord e a sud della porta si costruirono due presidi fortificati: l'Allerheiligen o Judenbollwerk, nome derivato dalla vicinanza dello Judengasse, ovvero la presenza del ghetto ebraico, e la Schwedenschanze (le bastionature degli svedesi) o Breitwallbollwerk. Nel 1810 durante il periodo napoleonico. l'architetto della città  Johann Friedrich Christian Hess, più volte richiamato, come in altre parti della città, dopo l’abbattimento delle vecchie costruzioni, progettò e costruì due edifici in stile neoclassico per controllare e marcare il passaggio ad uso doganale. Il 16 luglio del 1866 con l’ingresso dell’esercito prussiano, proveniente da Aschaffenburg attraverso la Porta di Ognissanti, Francoforte venne occupata ed il 2 ottobre venne sottoposta, amministrativamente e politicamente, al distretto di Wiesbaden della provincia prussiana Assia-Nassau. La maggior parte delle porte storiche ricostruite secondo le architetture neoclassiche furono abbattute poco prima dell’evento sopra richiamato, intorno agli anni 1864-1866. Alcune case di guardia furono conservate e trasformate in locali commerciali così come lo fu l'Allerheiligentor (la porta di Ognissanti) trasformato in caffetteria fino al 1900. Questa parte di città posta ad oriente, fin dal Medioevo era un quartiere artigiano e solo dopo la chiusura del vecchio ghetto ebraico, all’inizio del XIX secolo, divenne un quartiere prevalentemente abitato dagli ebrei. I bombardamenti del 1944 hanno quasi interamente distrutto il quartiere che la ricostruzione degli anni 50 e 60 ha completamente snaturato.


Il Landwehr: lo sbarramento territoriale

Intorno al 1350, poco dopo l’inizio della terza cinta muraria della città, la comunità municipale di Francoforte si dotò del possesso di molte zone agricole extra moenia per buone ragioni: la prima per avere il controllo delle produzioni agricole e con quelle assicurarsi anche l’importanza delle sue fiere estive ed autunnali che insieme alle merci provenienti per via fluviale rendevano gli incontri fieristici importanti e di interesse diffuso; le altre ragioni erano legate alla necessità d’avere un controllo difensivo da possibili attacchi da parte dei vicini aggressivi e tra questi i signori di Hanau e Kronberg. Le annessioni territoriali, in un primo tempo, hanno riguardato luoghi prossimi ai confini urbani; luoghi nei quali la presenza di insediamenti e piccoli villaggi rendevano l’attività agricola particolarmente significativa. Da alcune planimetrie storiche questa perimetrazione non andava oltre la distanza di 4-5 chilometri dalla città ed era realizzata come una sorta di “limes” con alcuni presidi dotati di una corte e, in punti strategici, di torri di controllo e avvistamento (fig.10).
I primi luoghi attrezzati dal punto di vista agricolo furono il Riederfeld (campo delle vigne) ad ovest, il Friedbergerfeld e il Galgenfeld. Oggi quei “campi” sono altrettanti quartieri prossimi al Centro: Ostend, Nordend, Westend, Gallusviertel, Gutleuteviertel e Bahnhofviertel, luoghi che hanno determinato la crescita e la forma della Francoforte otto-novecentesca. Se le parti ricordate appartenevano alla riva destra del Meno, la parte sud, a sinistra del fiume, venne a far parte della città per volontà ed interessamento diretto, ed acquisto, per una cifra considerevole, di Carlo IV il Boemo. Gli acquisti hanno riguardato sia il villaggio di Sachsenhausen (8800 fiorini) che i campi e la foresta posta più a sud della parte abitata, per altri 8800 fiorini11.

La costruzione del Landwher (difesa del territorio), alla parte destra del fiume, venne documentata a partire dal 1393 e consisteva in una recinzione (Gebück) di siepi con un fossato antistante. Sul lato ovest, per la possibilità di attacchi da parte di Kronberg sul Taunus e Hanau, alla recinzione fu aggiunta un’altra trincea. Questa perimetrazione territoriale corrisponde oggi al sistema viario dell’Alleenring, una sorta di “raccordo anulare”. La parte relativa a Sachsenhausen fu iniziata 20 anni dopo (1413) la prima, ed includeva la foresta (Wildbann Dreieich) che l’arcivescovo di Treviri, signore di Königstein sul Taunus, rivendicava come possesso.
Il perimetro del Landwehr era raggiungibile solo da cinque arterie viarie che naturalmente uscivano dalle cinque porte della nuova murazione. Queste strade erano dotate, in corrispondenza della recinzione territoriale, di torri di guardia e d’attesa e controllo (Warten) e le strade lo dichiaravano nel loro toponimo: la Mainzer Landstraβe con il Galluswarte, la Bockenheimer Landstraβe con la Bockenheimer Warte, la Friedberger Landstraβe con la Friedberger Warte e la Darmstädter Landstraβe con la Sachsenhauser Warte, (fig.11).

Tuttavia, se il Landwher scoraggiò molti degli attacchi sui possedimenti agricoli di Francoforte da parte dei vicini, non fu di nessun impedimento per l’assedio del 1552. Le truppe dell’elettore di Sassonia sfondarono la recinzione sul lato del Friedberger Warte, distrussero il Gallus Warte (Galgen Warte) e la Sachsenhausen Warte. Dopo questo sfondamento le truppe si posizionarono davanti alle mura cittadine e gli attuali nomi delle strade: Im Sachsenlager (nel campo dei Sassoni) e Im Trutz Frankfurt (in segno di sfida a Francoforte) lo ricordano.


Le fortificazioni barocche: la quarta perimetrazione

Con l’attacco del 1552, che pure per fortuna diplomatica Francoforte riuscì a risolvere senza troppi danni, le mura medievali mostrarono tutta la loro inadeguatezza alle cannonate degli avversari. Tuttavia, la pace che per 50 anni, ne seguì, permise alla città di potenziare il suo ruolo di punto strategico per le relazioni commerciali, e indirizzò la Municipalità ad affrontare il problema del cambiamento del proprio impianto difensivo a partire dalle nuove teorie di attacco e difesa con l’uso delle armi da fuoco. Divenne urgente pensare al potenziamento delle mura di difesa con l’aggiunta di bastionature, Dopo l’assalto ricordato le macerie accumulate nell’intorno, dove l’attacco era stato più violento e fruttuoso per gli avversari, furono adoperate, per determinare una piattaforma.  Questo nuovo piano avrebbe dovuto servire ad alloggiare, eventualmente, dei cannoni. La piattaforma creata era posta nel cosiddetto: Judeneck (angolo degli ebrei) a sud della porta d’Ognissanti, ovvero vicino alla Allerheiligentor. Ma fu da subito chiaro che la soluzione non era di certo la più sicura a rendere la città protetta nel suo lato più debole: il lato est e nord-est. Rispetto alle soluzioni d’avanguardia che in Italia erano già presenti alla fine del 1400, le mura di Francoforte erano solo, per i propugnatori del rinnovo delle difese urbane, un esempio storico d’architettura medievale, e le sue porte con le sue torri di fatto una elegante testimonianza di città non al passo con i tempi.
La Guerra dei trent’anni (1618-1648) mise fine, apparentemente, ai rinvii sulla questione del metter mano alle modificazioni del perimetro difensivo della città, ma aprì un contenzioso infinito sulle soluzioni progettuali e le spese di costruzione12 .
Riassumendo gli eventi e riportandoli alle conseguenze costruttive per la città e indicando le parti urbane e extra urbane coinvolte in questa lunga trasformazione formale di Francoforte, con il solo obiettivo di ridisegnare il perimetro urbano, sembra opportuno, usare una semplice cronologia circa le varie decisioni, mettendo in evidenza le implicazioni degli eventi sulla forma della città.
Il 16 dicembre del 1624 Johann Wilhelm Dilich, costruttore di fortezze, si propone come progettista, ma la Comunità cittadina, confidando in una pace imminente, non dà seguito alla proposta.
Nel 1625 l’esercito di Wallenstein si dirige verso l’Assia. Al nuovo pericolo si fa fronte con la chiamata di un costruttore francofortese: Johann Adolf Von Holzhausen, al quale si chiede di rendere più sicura la Friedberger Tor, la parte nord-est della murazione che nell’attacco del 1552 era stata abbatuta13 .
Si mise mano alla costruzione, presso la Friedberger Tor, di un rivellino nel 1626, ma il nuovo costruttore non sembrò essere all’altezza della situazione e allora si ricorse nuovamente ai Dilich ma questa volta al padre: Wilhelm, che pretese anche la presenza del figlio. Nel 1627 questi ingegneri proposero l’esclusione delle vecchie mura e l’allontanamento delle nuove con una nuova perimetrazione che avrebbe comportato l’acquisto, da parte della Comunità, di nuovo terreno agricolo, che sommato ai costi di costruzione, avrebbe comportato una spesa insostenibile e quindi la soluzione fu rifiutata. Nello stesso anno i lavori di Johann Adolf von Holzhausen crollarono e la Comunità nel 1628 incaricò, di nuovo, i Dilich per l’adeguamento della solita parte nord e nord-est della città. Si lavorò al rafforzamento dell’Eschenheimer Tor e della Friedberger Tor. Ma a metà del 1629 questi nuovi lavori crollarono. Venne fatta un’indagine anche con la consulenza di un altro costruttore: Nikolaus Mattheys ma senza fortuna. Ne seguì un nuovo licenziamento e l’incarico a Johann Zimmermann costruttore in Magonza. Le cause dei vari fallimenti risiedevano nel fatto che non si metteva mano al risanamento dei canali e fossati che circondavano la vecchia murazione. L’acqua dei canali alimentati dal Meno non prosciugati ma solo ricoperti via via con i detriti delle murazioni abbattute, rendevano le fondazioni delle nuove costruzioni precarie e instabili tanto da crollare. Il matematico Johann Faulhaber scoperta la causa, corresse i progetti dei Dilich. Johann Wilhelm Dilich non accettò le dichiarazioni del Faulhaber se non quando nel 1630 il matematico Johann Faulhaber (1580-1635) andò via da Francoforte. Nel 1631 Dilich figlio insieme a un nuovo costruttore: Matthias Stadt, mise mano alla costruzione della nuova murazione che, per mancanza di fondi, dovette fermarsi quasi subito. Nel novembre del 1631 gli Svedesi occuparono Francoforte e dal maggio del 1632 riiniziarono i lavori che si concentrarono su tre roccaforti: una fatta dai soldati svedesi, una fatta dai contadini, obbligati al lavoro per l’area dell’Eschenheimer Tor, e una fatta dai soldati della città per il baluardo prossimo alla Bockenheimer Tor. In questo modo si intervenne in tre punti della fortificazione che diverranno parti sostanziali della prossima struttura urbana: l’Ostend, il Nordend ed il Westend. Con la notizia dell’arrivo dell’esercito imperiale, gli Svedesi, per difesa, accelerarono i lavori per altri tre baluardi imponendo dei turni di lavoro a tutti gli abitanti validi dei vari quartieri, obbligandoli a prestare il loro servizio in alterne settimane con l’aggiunta di 150 cittadini ebrei impiegati a tempo pieno per tutti i giorni della settimana14.
La vicenda delle bastionature a Francoforte durò più a lungo della fine della Guerra dei trent’anni che avvenne nel 1648 con la pace di Westfalia. Nel 1645 buona parte delle fondazioni per i baluardi erano completate ma la fine dei lavori avvenne solo nel 1667 dopo 49 anni dal loro inizio e dopo 7 anni dalla morte di Johann Wilhelm Dilich che della vicenda, con diverse fortune, fu l’artefice. Il definitivo assetto difensivo della città era costituito da 11 baluardi sulla parte a nord del fiume e 5 sulla parte sud14.
Di questa quarta ed ultima murazione, tuttavia, la città ebbe sempre a dolersi perché tra i tanti difetti, indecisioni, modificazioni frettolose e costruzioni eseguite con manodopera improvvisata e con direzioni approssimative, i crolli costanti, a partire già dalla fine del XVII secolo e per tutto il XVIII secolo, furono la maggior causa per le continue lagnanze. Questi crolli obbligavano la Municipalità ad interventi di restauro e quindi a spese al di sopra della condivisione dei cittadini. Oltretutto la forma dei bastioni dal punto di vista delle necessità difensive era sbagliata. Le spalle dei bastioni erano perpendicolari e non a scarpa rispetto ai muri divisori; questo rendeva inefficiente la resistenza e la logistica complessiva delle bastionature. Oltretutto la presenza in cima ai muri di creste si sposava male con l’uso dei cannoni e il loro posizionamento.
Già dal 1700 questi bastioni risultarono definitivamente inutili, ma la loro forma ed il loro impianto ed il loro adagiamento al suolo, scorretto dal punto di vista difensivo, furono molto utili alla iniziativa di abbellimento urbano. Gli stessi cittadini, per alcune parti e con mezzi propri, attrezzarono con piantumazioni e disegni a giardino le aree comprese tra i bastioni che diventarono aree ricreative.
I tigli furono le essenze piantate più diffusamente sugli spalti già dal 1705 ed un viale fu creato (Lustallee = viale del piacere) seguendo l’impronta delle bastionature. Questo viale continuo e adiacente per tutto l’andamento delle mura, finì per essere la mediazione tra la città ereditata e la “prossima” città di ville e giardini che già nel 700 incominciava a sorgere tra gli ex lotti agricoli e l’ultima perimetrazione difensiva.
Nell’ottobre del 1792 le truppe francesi occuparono la città ma ne furono cacciate il 2 di dicembre da parte delle truppe dell’Assia e della Prussia che riuscirono facilmente ad abbattere, ancora una volta, le bastionature del Friedberger Tor riconfermando l’inadeguatezza di quelle fortificazioni. Nel 1795 e poi nel1796 i francesi ribombardarono la città distruggendo parte delle bastionature poste ad est e danneggiando per più di un terzo i bastioni prossimi alla Judengasse e quelli corrispondenti all’Allerheiligen o Judenbollwerk.
La presenza dei Francesi in epoca napoleonica determinò un forte cambio di mentalità e la Francoforte “moderna” incominciò a costruirsi secondo concezioni di disegno urbano alla grande scala oltre, quindi, le opportunità e continuità dei tracciati medievali16.
Prima di questi eventi il Senato della città, nel 1802 decise di predisporre dei piani per la demolizione dei bastioni assicurandosi una sorta di placet da parte dei Francesi dichiarando loro che Francoforte avrebbe smesso di essere la piazzaforte dell’Impero e quindi decise di dismettere la presenza dell’arsenale militare. Tra le tante ipotesi di dismissione delle mura bastionate c’era anche quella di conservare le mura medievali come memoria storica avvalorata dal risparmio economico per la loro demolizione. Nel 1804 incominciarono i lavori di demolizione ma così lenti e con così poca manodopera (50-60 operai al giorno) che una stima fatta l’anno successivo (1805) previde la fine dei lavori non prima di 9 anni dal loro inizio. Nel 1806 dopo gli accadimenti prima richiamati, e la nuova presenza dei Francesi, Francoforte passò al principato di Aschaffenburg sotto Carl Theodor von Dalberg che ingaggiò Jakob Guiollet, come commissario, per assicurare la demolizione dei perimetri difensivi della città e realizzare un parco e giardini all’inglese al posto dei bastioni. Guiollet incaricò, a sua volta, il giardiniere di Aschaffenburg: Sebastian Rinz, per progettare il tutto. L’operazione incominciò a partire dal 1806.

 

L’Innenstadt e la cintura di verde: le nuove linee d’espansione

Si incominciò a demolire i bastioni da nord-ovest con Bockenheimeranlage (impianto di Bockenheimer) e si crearono le premesse, a partire dalla Landstraβe, per l’urbanizzazione di questa parte di territorio tra il villaggio agricolo e la Neustadt. L’anno dopo nel 1807 si mise mano all’Eschenheimer Anlage e quindi alla parte nord del terreno extra moenia e poi, anno dopo anno al FriedbergerAnlage (1808-1809), al Taunus e Gallus Anlage (1810), al baluardo di Magonza, al Mainzer Bollwerk nel Mainzer Anlage. Quest’ultimo impianto per essere completato, prese un tempo lungo dal 1809 al 1818.  L’Untermain Anlage, prossimo al fiume nella parte ad ovest della città con la Neumainzerstraβe furono costruite nel 1811. L’altra parte ad est l’Obermain Anlage Rinz (dal nome dell’architetto dei giardini) si completò nel 1812. Tutte le fortificazioni di Francoforte, quindi, furono demolite tranne la Turm der Hirten a Sachsenhausen e l’Eschenheim Turm nella parte nord del Centro urbano. La Fahrtor posta tra la Rӧmerplatz e l’approdo, una volta commerciale, sul Meno contiguo al Saalhof, fu demolito nel 1840 quando si rialzò la quota di quella parte del lungo fiume per evitare le inondazioni frequenti della piazza e di buona parte dell’Altstadt (la Vecchia città compresa nel perimetro degli Staufer). Tutti questi impianti (Anlagen) descritti sono presenti anche oggi e costituirono, allora come oggi, non solo testimonianza dell’ assetto urbanistico della città di una volta ma, insieme agli spazi ottenuti con la demolizione di porte e torri, presidi della terza murazione, punti di riferimento progettuale per la città “moderna” che dalla metà dell’ottocento, hanno fatto diventare Francoforte una città, in forte e costante crescita demografica, pronta ai cambiamenti, significativi anche per la città dell’oggi17.
In seguito alla battaglia di Lipsia (16-19 ottobre 1813), dovendo lasciare Francoforte, i Francesi avrebbero voluto distruggere le cose fatte, ma dopo averle parzialmente demolite, nel 1816 quando Francoforte tornò ad essere una città libera, Jakob Guiollett  come prefetto e poi sindaco della città farà riparare i danni da Sebastian Rinz, ed  istituirà nel 1827 un servizio dei parchi tra le mura per assicurare un controllo ed una manutenzione di questo nuovo disegno e singolare attrezzatura urbana18 (fig.12).
Degli 11 bastioni, tranne i baluardi: di Fischerfeld ad est, il baluardo di Magonza e quello di Gallus o Galgen ad ovest, si sono salvate tutte le loro fondazioni e i loro perimetri. Questo impianto generale fece e fa parte della definizione di questo Ring di verde collocato nella stessa impronta delle bastionature barocche e dei margini della terza murazione. Restarono e restano anche alcune torri medievali come la Eschenheimer Turm, la Rententurm del Saalhof e la Kuhhirten-Turm a Sachsenhausen oggi connessa con l’ostello della gioventù posto sul lungo Meno. Prima della guerra, questa torre, era l’abitazione del compositore e direttore d’orchestra: Paul Hindemith (1895-1963). Se si osservano alcuni schemi di impianto planimetrico ed in particolare le immediate forme degli isolati in prossimità dei viali tangenti all’impronta dei bastioni sia di Bockenheimer che di Eschenheimer, si vede la condizione imposta dal rapporto tra vuoto-piazza e la Landstrasse (fig.13). Questa condizione ha deciso la forma dei nuovi isolati.  Le successive relazioni, quindi, sono state orientate dalle gerarchie dei punti nodali delle murazioni. Le nuove tipologie residenziali   che ne sono seguite hanno modificato le preesistenze dei campi-orti e dei vigneti presenti oltre le mura e formato la “nuova-nuova” città.  Nel caso di Sachsenhausen la questione sarà ancora più esemplare.  L’espansione della riva sud a partire dalla porta di Magonza e dalla nuova presenza dell’Untermain Brücke (secondo ponte medievale ricostruito nel 1872-1874) favorirà l’urbanizzazione della parte sud-ovest di Sachsenhausen secondo il tipico disegno ottocentesco degli impianti “stellari”, e griglie e raccordi diagonali (Raster und Diagonalsysteme) (fig.14).

I varchi delle murazioni, invece, hanno avuto una sorte meno esemplare. Le porte medievali demolite per la costruzione dei baluardi, furono ricostruite in stile neoclassico dal 1807 al 1812, come si è detto, ma anche queste porte, testimonianza di una architettura illuminista come segno architettonico di un rinnovamento urbano del XIX secolo, furono demolite alla fine di quello stesso secolo alla ricerca, con il potenziamento delle relazioni esterne e il rinnovato uso delle Ladstraβen, di disegnare una forma urbana senza più confini.


Il nuovo impianto viario dell’Altstadt e Neuestadt: rapporto con la seconda e terza perimetrazione

Mentre la città si espandeva oltre i bastioni sia sulla riva destra che su quella di sinistra del Meno, all’interno della città storica si susseguirono una serie di interventi viarii che determinarono l’abbattimento di molte case medievali, alcune di gran valore storico-tipologico. Tra le trasformazioni degli impianti stradali, l’intervento, già segnalato, sulla Braubachstraβe, ovvero sul tracciato del braccio a nord del Meno insabbiato già al tempo della prima perimetrazione e quindi parte integrante della Altstadt compresa nelle mura degli Staufer, sacrificò un numero davvero alto di abitazioni e con questa scelta “funzionale” si snaturò la forma degli isolati allungati a schiera tipici dell’impinto medievale. L’operazione servì per collegare, con una breve strada sud-nord, la Domplatz con la Schnurgasse (vedi fig.2). Il contemporaneo asse est-ovest che collegava lo spazio una volta dell’Allerheiligen Tor, ad est, alla porta ad ovest della Galgen Tor (che oggi è: la Theaterplatz ovvero la Willy Brand Platz) attraverso le strade: Battonstraβe , Braubachstraβe, Bethmannstraβe e Weiβefrauenstraβe, dopo l’ultima guerra, diverrà la Berlinerstrastraβe. Le strade adesso ricordate, ricostruite dopo la guerra, fanno ancora oggi parte dell’assetto viario importante della città. Un altro asse significativo è quello del prolungamento dello Zeil, la strada commerciale per eccellenza del Centro città. Questa linea una volta di perimetro che segnava il margine nord delle mura degli Staufer, nel suo prolungamento ottocentesco serviva per raggiungere la Pestilenzbollwerk posta a nord-est dell’impianto bastionato. L’obiettivo fu quello di dividere per metà il grande spazio della Neuestadt perimetrata dalle strade storiche della Fahrgasse e della Groβe Friedbergerstraβe.
Con questa divisione si posero le condizioni per sostituire, con l’abbattimento dei lotti e delle abitazioni medievali, la forma “antica” della città a vantaggio delle nuove tipologie residenziali e commerciali.


Le espansioni urbane: rapporto con i perimetri difensivi

Il primo sviluppo urbano oltre le mura, nei primi anni del XIX secolo, fu piuttosto un’occupazione di suolo. L’espansione riguardò per buona parte la trasformazione dei vecchi giardini-orti e dei lotti agricoli che divennero presto aree edificabili prossime alle murazioni e facilmente raggiungibili con le strade che collegavano la città perimetrata al contado. La città con il nuovo secolo smise di essere solo città commerciale e finanziaria per diventare, anche città industriale. La Francoforte industriale allargò i suoi confini inizialmente sul lato ad ovest nella confluenza del Nidda (secondo fiume della città sull’asse nord-est, sud-ovest) con il Meno in prossimità della città di Höchst, che dista non più di 10 km dal Centro Urbano. Divennero anche centri industriali i villagi di Bockenheim, Fechenheim e Offenbach ad est che, naturalmente, influenzarono gli assetti residenziali che da contadini si trasformarono in operai e oggi in linea con le trasformazioni delle nuove condizioni residenziali e commerciali. La città passò da una presenza strettamente urbana di circa 40.000 abitanti a 54.000 nel 1837. Nello stesso periodo considerando anche il proprio intorno la “Innenstadt” (l'Innenstadt si estendeva e si estende a nord e ad est oltre il Centro storico=Altstadt. Gli altri distretti adiacenti a ovest sono Bahnhofsviertel, nel nord-ovest del Westend, Nordend a nord e Ostend a est. Nel sud, l'Innenstadt era ed è delimitata, naturalmente, da Sachsenhausen). La presenza in città, nel 1854, raggiungeva le 63.000 unità per arrivare nel 1864 a 78.000 e con il circondario a 91.000, raggiungendo così un incremento di presenze pari al 69% di residenti in un arco temporale di 27 anni. Solo a partire dal 1849 si incominciò a condizionare l’attività costruttiva con delle leggi che regolavano gli interventi sulle costruzioni, sulla larghezza delle strade, sulle dimensioni dei giardini e la posizione degli ingressi rispetto alle strade e agli accessi in generale. Nel 1851 quando la città raggiunse i 60.000 abitanti e 70.000 con l’intorno, si mise mano ad un piano di espansione a partire dalle aree prossime ai vuoti ormai divenuti slarghi-piazze e spazi urbani ottenuti con l’abbattimento delle porte sulle murazioni. L’inizio dei nuovi impianti espansivi iniziò dalla parte nord-ovest della città disegnando il tutto a partire dalle Landstraβen e strade prossime come: Eschersheimerlandstraβe, Oder Weg e Eckenheimelandstraβe. Nel 1859 la città vivrà un boom demografico con una presenza di residenti pari 70.000 abitanti all’interno e 80.000 abitanti con tutto il suo esterno. La domanda di nuove abitazioni non fu certo possibile non essere anche addebitata al fatto che molti residenti del Centro finissero per chiedere più aria, più luce e soprattutto più giardini condominiali e spazi verdi per modificare un modo di risiedere non più adeguato alle richieste della nuova borghesia e dei nuovi cittadini operai e artigiani che avevano oramai smesso da tempo di essere contadini e manovali. La risposta a questa domanda orientò la trasformazione tipologica della residenza e con essa la formazione di nuovi isolati e di conseguenza: la forma della città “moderna”. Con queste premesse si articolarono i nuovi quartieri di Francoforte sia per il Westend che per in Nordend e sia per l’espansione di Sachsenhausen.


Le tracce e i resti dei perimetri urbani: presenze e ritrovamenti

I tracciati dei baluardi barocchi come impianti dell’ultimo perimetro difensivo sono rimasti quasi tutti; in alcuni casi anche come resti delle costruzioni o di parti delle murazioni o dei presidi di guardia. In altri casi, sono ancora presenti come bordo dei giardini del parco che circondava e circonda la città storica. Nel 2008 nel corso di lavori in Bockenheim sono stati trovati alcuni tratti dei basamenti delle mura barocche, e pare che questo sarà un buon motivo per salvarne la memoria intervenendo archeologicamente.  Analogo ritrovamento è avvenuto nei lavori per la Bleichstraβe, una strada che unisce la piazza, una volta: Eschenheimer Tor, con l’incrocio Vilbelerstraβe con Seilerstraβe, una volta: Friedberger Tor. Sono riemersi, in questo caso, dei resti di una casamatta del XVII secolo, ovvero si sono trovate parti di una delle costruzioni annesse alle mura della terza perimetrazione urbana. Su altri ritrovamenti, in altri tempi, si hanno notizie del fatto che parte del muro storico è stato adoperato per costruire il molo tra l’Obermainbrücke , posto ad est, e l’Altebrücke. La stessa operazione di recupero del materiale murario si è fatta per la costruzione dell’Untermainbrücke ad ovest con i conci recuperati del baluardo di Magonza (Mainzerbollwerk).
Con gli interventi stradali del XIX (vedi Fig.12) secolo molti rinvenimenti hanno messo in luce i vecchi tracciati murari e permesso quindi di confermare, con le planimetrie e vedute storiche, il posizionamento delle mura nelle varie fasi e le trasformazioni dei vari assetti urbani.  In particolare, un tratto delle mura degli Staufer è stato conservato ed inglobato nelle costruzioni barocche sia come parte delle costruzioni stesse che come muri tagliafuoco nei confronti degli isolati. Una simile soluzione è stata rilevata negli isolati compresi tra Einhornplatz, Fahrgasse e Tӧngesgasse (vedi Fig. 3). Perimetri sia della prima murazione che di quella successiva posta ad est. Una parte di questi ritrovamenti sono ancora presenti come testimonianza storica. Tra i programmi di nuovo assetto urbano della città vecchia (Altstadt) così come è stato fatto per la parte medievale compresa tra il Duomo e il Rӧmerplatz con la ricostruzione delle case, vie e piazze, di sapore medievale nel 2018, così la strada “An der Staufenmauer” (al muro degli Staufer) marcherà, non solo toponomasticamente, l’evento della presenza del secondo perimetro murario. L’occupazione del suolo con la costruzione di nuove case tra la Fronhofstraβe, posta a sud-est, e Wollgraben e tra la Fahrgasse e Hinter der Schӧne Aussicht (dietro la bella vista), ha occultato il tracciato murario degli Staufer che partendo dal vecchio ponte, raggiungeva l’intorno del Duomo. Di questa murazione ne è presente un reperto sulla facciata ovest della Liebfrauenkirche nella Liebfrauenberg, una piazza oggi intermedia tra lo Zeil e la Paulsplatz che, attraversata la Braubachstraβe arriva alla Rӧmerplatz.
Del Landwehr non resta quasi più niente, tranne la memoria dei fossati e bastioni del Sachsenhausen Landwehr tra le strade Wendelsweg e Viehweg sulla parte sud-est di Sachsenhausen. Le tre strade: la Sachsenhäser, l’Oberräder e il Bornheimer Landwehrweg segnalano il tracciato delle vecchie mura. Delle torri di avvistamento e controllo (Warten) due sono parte di piazze e slarghi e sono ancora accessibili (vedi Fig.11): il Friedberger Warte (1476) e il Sachsenhäser Warthe (1470). Le altre due sono presenti nel panorama urbano e sono: Il Gallus Warte (1414) e il Bockenheimer Warte (1400) 19.
Alla fine della storia delle quattro murazione di Francoforte si può trarre, forse, una conclusione: la conservazione non sembra essere stata una caratteristica propria della città che è sempre intervenuta pesantemente sull’idea del “costruire sul costruito” con notevole incremento volumetrico a favore delle nuove edificazioni.  Al pari di città in cui la situazione orografica e/o la consistenza dei suoli o la forza delle architetture storiche, ha posto le condizioni per dettare e indirizzare la propria forma urbana e quindi la propria unicità in ogni momento della propria storia, gli impianti planimetrici della Francoforte “storica” (l’Innenstadt) compresi e condizionati dagli andamenti murari susseguitesi nel corso dei tempi, sono e sono stati, per questa città, il vero lascito e condizione per la propria forma urbana; sono stati e sono la spina dorsale sulla quale ogni rinnovamento ha preso  corpo, magari “ingrossandolo” ma all’interno di un impianto deciso dai “punti”  storici forniti proprio  dalle varie murazioni e dalle sue architetture e dai suoi disegni planimetrici, rivelatisi, alla fine, come molto forti e insostituibili, malgrado le “disattenzioni” storiche.




Note

1. G.Cricco, F.P.Di Teodoro, Itinerario nell'arte, Zanichelli – Bologna 2010).
2. L’importanza di Francoforte incomincia a prendere corpo, ed i suoi iniziali perimetri di difesa lo testimoniano, quando, il figlio di Carlo Magno: Ludovico il Pio decise di eleggere la città a sede del suo regno. Una data sembra importante come inizio di un disegno insediativo ed è l’anno 838 d.C. e da quella data sembra accertato che alle palizzate di legno iniziali si mise in atto la costruzione dei perimetri in muratura con antistanti fossati: i Graben. Questa denominazione permetterà di rintracciare, nelle mappe storiche, le trasformazioni delle linee viarie e delle costruzioni sostitutive. Le denominazioni dei tracciati viari nella conservazione del termine: Graben, ha consentito, al di là dei ritrovamenti archeologici, e spesso precedendoli, di definire l’andamento dei perimetri insediativi perduti e/o demoliti per varie vicende. Nell’843 l’impero carolingio si divide (trattato di Verdun) tra i tre figli di Ludovico il Pio: Lotario I, Ludovico II il Germanico e Carlo II il Calvo. Al secondo fu assegnata la parte orientale del regno dei Franchi. Francoforte divenne così la più importante città del Regno orientale con il titolo di: Principalis sedes regni orientalis. Dalla chiesa (Salvatorkirche) e dal convento annesso che occupava parte della collina di insediamento del Kaiserpfalz, Bernardo di Chiaravalle nel 1147, chiamò Corrado III, re degli Hohenstaufen per convincerlo sull’importanza di andare a Gerusalemme e prendere parte alla II Crociata. Va detto che all’Impero carolingio le forze imperiali succedute con i casati dei Saliani e dei Sassoni non avevano portato grande importanza a Francoforte e quindi questo richiamo favorì l’intromissione degli Staufer in città e soprattutto nel territorio che la città cominciava ad amministrare. Cinque anni dopo quest’evento si tennero le elezioni a Francoforte e l’imperatore fu Federico Barbarossa e con lui si consolidò la presenza degli Staufer in Francoforte.
3. Non va dimenticato che dall’885 al 1806 Francoforte fu in pratica la capitale del Sacro Romano Impero, perché era la sede delle elezioni imperiali. Questo fatto di dipendere direttamente dall’imperatore, in qualche modo, salvò la città dall’ essere governata da interessi troppo regionali e locali. Inoltre, già da quei tempi la posizione di Francoforte, con il suo collegamento al Reno per il tramite del Meno, fece acquistare alla città un’importanza commerciale rilevantissima (diverrà unico centro doganale del Meno) permettendo, per via fluviale, il collegamento tra il sud della Germania ed il nord con la Lega Anseatica. Per via terrestre poi Francoforte era il punto centrale dei traffici tra la Bassa Sassonia, la Turingia, il sud est della Germania, il nord Italia ed i Balcani. Già nel 1150 si ha notizia della presenza di una fiera che si ripeteva regolarmente d’estate ed in autunno. Per favorire le fiere, nel 1240 Federico II dal suo accampamento di guerra in Ascoli Piceno, assicurò il privilegio di una scorta per i commercianti e visitatori che volevano recarsi alle fiere di Francoforte. Negi annali custoditi nel Duomo di Francoforte sono registrati dal 1270 i nomi dei commercianti provenienti dall’ Italia, dalla Francia, dall’ Ungheria, dalla Boemia e dalla Polonia.
4. L’edificio, assimilato ad un piccolo castello, viene descritto, tra le molte notizie al riguardo, come: “Il Saalhof consisteva in un cortile del castello di circa 25 per 30 metri, circondato da mura circolari, sul lato est del quale si trovava l'ala residenziale a due piani con una stanza simile a un corridoio al piano superiore. Questa sala al piano superiore misurava circa 7,70 per 8 metri ed era alta 5 metri. C'era anche una torre residenziale a tre piani alta 18,50 metri.” [...] Quando l'area urbana fu ampliata alla fine del XII secolo e chiusa con un nuovo muro, il muro degli Staufer, anche il Saalhof fu incluso in questo sistema di difesa”. (Otto Stamm: Der königliche Saalhof zu Frankfurt am Main. In: Schriften des Historischen Museums Frankfurt am Main XII. Frankfurt 1966.)
5. La città di Costantinopoli fu assediata e dopo due mesi conquista da parte dei Turchi-Ottomani con l’uso di armi da fuoco (il mostro-cannone impiegato era capace di sparare al giorno 5 palle di granito di 63 cm pesanti 350 kg) che decisero lo sfondamento delle mura “romano-medievali”. Quella caduta e la diffusione delle notizie circa la modalità dell’assedio e del combattimento decretarono la fine dell’Impero Romano d’oriente e la fine degli apparati difensivi delle città d’Europa. Il lento procedere della costruzione delle nuove mura di Francoforte a definizione della Nuova Città (Neuestadt) comportò, alla luce degli avvenimenti bellici richiamati, nuove soluzioni che cominciarono ad essere messe in atto dopo la prima metà del XV secolo per essere concluse all’inizio del 1500.
6. Il Fischerfekd venne successivamente incorporato con l’avvento delle bastionature messe in costruzione nel 1626 e terminate nel 1667 dopo una lunga vicenda legata alle progettazioni e ai tantissimi rinvii per ragioni legate sia al costo delle opere che alle indecisioni e controversie della Comunità cittadina. Il nuovo muro in questa prossimità comprenderà la Salmensteinhaus che era parte delle attrezzature del muro precedente, lo Judenech (l’angolo degli ebrei) prossimo al cimitero ebraico ed alla porta a sud della Judengasse ed al seguente Judenmarkt.
7. L’etimologia della Affen Tor è incerta ed ha molte storie al suo riguardo che vanno dal leggendario all’etimologico. Alcune storie singolari mettono conto di essere menzionate per riportare un’attenzione costante che i francofortesi hanno ed hanno avuto per il corso della storia della città e dei luoghi e degli edifici dove gli avvenimenti hanno determinato i cambiamenti fisici della città. Una prima notazione va richiamata: molte delle porte medievali perse o per incendi, o per distruzioni o per cause esterne e/o per scelte strategiche del governo della città, hanno comportato nel corso del XIX secolo la ricostruzione con finalità doganali e definizione architettonica in stile neoclassico. Gli interventi fatti per le porte di Francoforte non hanno avuto la stessa cura ed eleganza ed importanza costruttiva delle analoghe soluzioni del Ledoux per Parigi, ma poiché furono fatte durante il vento di rinnovamento illuministico che attraversava l’intera Europa c’è da credere che l’intenzione fosse la stessa. L’Affentor certamente ne è un esempio e per quanto ci riguarda la sua presenza avvalora l’importanza del suo ruolo come caposaldo della forma della città anche attuale. Tornando alla sua etimologia leggendariamente la si può far derivare dalla recitazione di una: AVE Maria da parte di Carlo Magno mentre passava il guado del Meno. Questo ave diventando AVVE, si è forse trasformato in AFFE… Un’altra ipotesi più geografica rintraccia un luogo prossimo a Sachsenhausen in direzione di Offenbach: Auenfeld e Auen a sua volta potrebbe derivare da “Aube” ovvero da “Aue”, a sua volta da “ouwe”, e dal dialetto: “Aab”. Questa “dissertazione” porterebbe secondo alcune indicazioni letterarie ad interpretare erroneamente “Aab” come radice di “Aff…en” ovvero "scimmia". Un’ultima ipotesi, per scelta, può legarsi al fatto che ogni porta di città andava in un posto ben preciso e la denominazione Affen potrebbe, in analogia al ragionamento di prima, derivare dalla parola celtica: aba, apa, aban, avon = fiume che si presenta in modo abbreviato come “aff, off, (vedi Aschaffenburg, Offenbach) e poichè quella porta si apriva per le strade che a queste due ultime città portava, allora la porta poteva essere denominata: Offenbacher Tor o Ascheffenburger Tor…) anche perché in molti documenti del XIX secolo compare l’indicazione di questa porta con l’appellativo di Aschaffenburger Tor e la città in questione distava da Francoforte a non più di un giorno di viaggio. Popolarmente la spiegazione veniva, invece da: Abend Tor…ovvero porta della sera perché la porta è, nell’impianto urbano, posizionata a sud-ovest.
8. Una notazione in qualche modo umoristica può farsi: nel corso del tempo il Galgenfeld, ovvero Gallusfeld determinerà il Gallus Viertel, ovvero Galgen Viertel (quartiere della forca) influenzerà la denominazione di un nuovo quartiere vicino: Gutleuteviertel, ovvevo quartiere delle brave persone.
9. Il Kornmarkt è stato creato dopo che la città è stata ampliata nel XII secolo. La notizia al riguardo può essere trovata in un documento del re Federico II Staufer, datato 15 agosto 1219. Ai cittadini di Francoforte, su loro richiesta, fu donato questo spazio: “ad supplicationem fidelium nostrorum universorum de Frankinfort”. Era un terreno appartenente all'impero, dove sarà attrezzato il mercato del grano: “aream seu curtem iacentem iuxta forum frumenti” e la costruzione della Leonhardskirche, una chiesa costruita nel 1219 come basilica tardo romanica e successivamente ricostruita in stile gotico.
10. La Friedberger Landstrasse permetteva una rotta commerciale storica. Dalla Germania settentrionale attraverso quel passaggio e il vecchio ponte sul Meno fino a Bergstrasse e al valico del Neckar conduceva a Heidelberg. Un’ altra importanza della Friedberger Landstrasse veniva dal fatto che le prime condutture idriche, che rifornivano la città di acqua fresca di sorgente, passavano dal 1609 lungo quella via. Inoltre, la strada attraversando i distretti di: Nordend, Bornheim, Preungesheim e Seckbach e il varco di Friedberger Warte e quindi il Landwehr, raggiungeva i confini della città di Bad Vilbel.
11. Nel 1372, Francoforte riuscì ad acquisire anche la parte del Reichsforst Dreieich, ovvero l'odierno bosco della città di Francoforte: lo Stadtvald, e alla fine del XIV secolo anche Sachsenhausen fu inclusa nella perimetrazione urbana. A quel tempo Sachsenhausen contava circa 2700 abitanti. Tra le quattordici corporazioni in Sachsenhausen c'erano, in particolare: conciatori, pescatori, barcaioli e giardinieri, ma non mancavano anche i silvicultori, gli uccellatori, i cestai e i produttori di scope. Il Villaggio di Sachsenhausen era, prima d’allora, dominio dei signori di Hagen-Münzenberg, e dal XIII secolo si trovano anche altre famiglie di cavalieri imperiali tra cui i signori di Sachsenhausen, von Praunheim, von Urberg, von Schweinsberg e von Stockheim. I compiti di questi signori erano del tipo amministrativo come: il controllo delle attività del Palatinato di Francoforte e le proprietà imperiali dei Dreieich (comprendente le città di Sprendlingen e Offenthal) e Wildbanns (riserva di caccia) situate sulla riva sinistra del Meno. L'insediamento di Sachsenhausen è stato correlato, con tutta probabilità, alla costruzione del ponte sul Meno, menzionato per la prima volta in un documento nel 1222. La prima struttura in legno fu sostituita, dalle notizie al riguardo, a metà del XIII secolo da un ponte in muratura.
12. La Guerra dei trent’anni (Dreißigjähriger Krieg) incominciò in Boemia nel 1618 ma divenne pericolosa per Francoforte l’anno dopo (1619) con la morte dell’imperatore Mattia d’Asburgo. Il consiglio municipale, in quello stesso anno, interpellò l’ingegnere Adam Stapf noto per il suo lavoro per la fortezza di Mannheim. Incominciò da quella data una storia infinita di incarichi e di progetti mai giunti a compimento per ragioni economiche e di pretese professionali per l’elaborazione dei progetti e delle necessarie consulenze. Le bastionature proposte di volta in volta diminuivano di numero in ragione dei costi ed al progetto iniziale di 13 bastioni sul lato nord e 5 sul lato sud ne seguì un secondo in cui le bastionature dovevano essere collocate a distanza dalle vecchie mura. Nella speranza che la guerra sarebbe presto finita il Consiglio della città decise di soprassedere sulla decisione e rinviare il tutto ad altri tempi. Nel 1622, ovvero dopo tre anni dal ripensamento municipale, la guerra si affacciò nelle vicinanze di Francoforte, ad Hӧchst, una città così vicina che oggi è parte della città metropolitana. Nel 1622 l’ingegnere Eberhard Burck fu assunto insieme a Steffan Krepel von Forchheim e questi, insieme, presentarono in poco tempo un progetto nel quale si prevedevano 6 bastioni a nord e 3 a sud per Sachsenhausen. Il vecchio muro doveva conservare il proprio ruolo di muro d’ostacolo. Alla fine nel febbraio del 1625 la municipalità riuscì solo a decidere di rimborsare con un indennizzo di licenziamento l’ingegner Burck. Il problema delle bastionature durò a lungo senza trovare una soluzione condivisibile. Nel corso della diatriba cittadina un noto costruttore di fortezze: Johann Wilhelm Dilich, si propose per risolvere la questione. Una questione che durò dal 1626, data di inizio di alcuni interventi, fino al 1667 data di completamento delle bastionature. Passarono quindi, 41 anni nei quali agli avvenimenti politici si sommarono storie di trattative, incarichi, revoche, costruzioni approssimative, crolli, impiego forzoso di mano d’opera in costrizione civile e militare e conclusione con il risultato dell’inutilità di un impegno finanziario che costò caro ai Francofortesi per lungo tempo.
13. La Friedberger Tor era per posizione una porta al confine tra il centro storico ed il Nordend. Tra il Friedberger Anlagee l’Eschenheimer Anlage nel Wallanlagen (Bastioni), oggi c’è una cintura di verde che circonda la “Innenstadt”. La Friedberger Landstraβe, è una delle principali strade che partono dal Centro di Francoforte.
14. Dal 1634 al 1636 a Francoforte la presenza della peste decimò la popolazione non solo quella residente ma anche quella contadina che per ragioni varie in dipendenza degli avvenimenti raddoppiarono la presenza della città. Si è calcolato che nel corso di quegli anni morirono a Francoforte 13.876 persone in un periodo nel quale si stimava che la popolazione strettamente francofortese non superasse le 13.000 unità.
15. Gli 11 baluardi, a partire da est, vennero chiamati: Fischerfeldbollwerk ed i lavori incominciarono nel 1632, Judenbollwerk (o Allerheiligebollwerk,) sempre nel 1632, Breitwallbollwerke ( o Schwedenschanzebollwerke) anche nel 1632, Pestilenzbollwerk, nelle vicinanze di un Lazaretto sul Klapperfeld e dove oggi c’è il Tribunale di Francoforte, con l’inizio dei lavori nel 1631, Friedbergerbollwerk vicino alla Friedberger Tor con i lavori iniziati nel 1628, Eschenheimerbollwerk vicino alla Eschenheimer Tor con l’inizio dei lavori nel 1631, Bauernbollwerk (1632), Bockenheimerbollwerk vicino alla Bockenheimer Tor (1632), Jungwall (1632), Galgenbollwerk ( o Gallusbollwerk) con inizio lavori nel 1635, Mainzerbollwerk (o Schneidwall) sempre nel 1635 ma ricostruito sia nel 1663 che nel 1664. Dei baluardi di Sachsenhausen si citano i due corni dell’Affentor costruiti dal 1631 al 1635 e modificati dal 1665 al 1666 e il baluardo di Oppenheimer posto in essere intorno al 1635 a sud-ovest della riva sinistra del Meno e il baluardo dello Schaumainkai iniziato nel 1639 e terminato nel 1667.
16. Il 2 dicembre 1804 Napoleone si incorona imperatore dei Francesi e l’anno dopo re d’Italia. Ne conseguì un’allerta ed attriti con il Sacro Romano Impero che formalmente comprendeva anche l’Italia. Dopo Austerlitz il 26 dicembre 1805 con il trattato di pace di Presburgo (Bratislavia) l'Austria perse il suo punto d'appoggio politico nella Germania centro-meridionale e in Italia, e l’anno dopo il Sacro Romano Impero fondato da Ottone I nel 962 smise d’esistere e Francoforte perse il suo stato di città Imperiale Libera. Parte della Germania, Francoforte compresa, con la Confederazione del Reno si mise sotto la protezione francese.
17. Il commento a questi avvenimenti ha due testimonianze illustri, una pro ed una contro. La prima si trova in una lettera del 1 luglio del 1808, che la madre di Johann Wolfgang von Goethe, Catharina Elisabeth Textor Goethe (che morirà poco dopo: il 15 settembre del 1808) invia al figlio: “[...] i vecchi muri sono stati demoliti, le vecchie porte abbattute, un parco intorno a tutta la città. [...] Le vecchie parrucche non sarebbero state in grado di farlo fino al giorno del giudizio [...]”. Mentre lo scritto contro e quindi a favore della conservazione delle mura, verrà inviato da: Bettina Brentano von Arnim, scrittrice romantica moglie dello scrittore Carl Joachim Friedrich Ludwig von Arnim, che, appena 23enne, scriverà: “Molti cittadini di Francoforte sentiranno come me che ha freddo ed è inquieta, come se la sua lana gli fosse stata tolta in pieno inverno”. (entrambe le citazioni sono tratte da: Wolfgang Klötzer Frankfurt am Main 1789–1866. In: Frankfurter Historische Kommission (Hrsg.): Frankfurt am Main – Die Geschichte der Stadt in neun Beiträgen. Jan Thorbecke Verlag, Sigmaringen 1991, pagg. 311 & 312.
18. Quando l'esercito francese occupò Magonza, Jakob Guiollett seguì l'ultimo arcivescovo, Carl Theodor von Dalberg, prima in esilio ad Aschaffenburg e poi a Ratisbona. Dalberg nel 1806 lo mandò a Francoforte come commissario. Jakob Guiollett risolse un compito importante nel 1802, ma solo a metà. Iniziò a radere al suolo i muri difensivi della città, ma con qualche difficoltà. Scrisse un memorandum sulla demolizione, il 5 novembre 1806, dove suggerì di demolire la cintura della fortezza e di sostituire i baluardi con una passeggiata e un giardino all'inglese. Il 5 gennaio 1807 il principe lo nominò commissario principesco per l’attività di demolizione dell’intera murazione. Guiollett chiamò il giardiniere del palazzo di Aschaffenburg: Sebastian Rinz per pianificare i lavori. Wolfgang Klötzer (Hrsg. Frankfurter Biographie. Personengeschichtliches Lexikon. Erster Band. A–L. Veröffentlichungen der Frankfurter Historischen Kommission. Band XIX, Nr.1. Waldemar Kramer, 19. Nel 2014 per i lavori di costruzione di un grande albergo dietro l’Alte Oper sulla Hochstraβe sono stati rinvenuti quasi 100 metri della murazione medievale e 40 metri della bastionatura della Bockenheimerbollwerk, ma la cosa non ha determinato nessuna conservazione anche se all’epoca era sindaco di Francoforte un esponente dei verdi che dal 2012 al luglio 2016 è stato sindaco e capo dipartimento per la pianificazione e la costruzione della città: Olaf Cunitz. Qualche tempo prima del ritrovamento di alcuni reperti della città romana: Rӧmerstadt Nidda, il Sindaco annunciava l’importanza della conservazione delle testimonianze murarie, salvo dichiarare per i lavori al centro di Francoforte sulla pressione degli operatori finanziari in edilizia: “I grattacieli possono arricchire particolarmente una città se soddisfano le massime esigenze in termini di architettura e sviluppo urbano e contengono usi accessibili al pubblico”. Olaf Cunitz (www.Skyline Atlas News.de).




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