Premessa
Si presentano tre progetti pilota per il fiume Pescara (rispettivamente nell’area delle sorgenti, nel tratto chietino e alla foce di Pescara), elaborati come tesi di Laurea presso la facoltà di architettura di Pescara negli anni 2012-2014. L’obiettivo principale era di mettere alla prova la teoria SSUD (Sustainability Sensitive Urban Design) applicandola agli ambienti fluviali e urbani, e al tempo stesso di contribuire a mitigare gli effetti avversi del climate change.
I progetti interpretano il territorio fluviale in termini di insieme multiscalare e interconnesso di ecodistretti autobilanciati, caratterizzati da una propria fisionomia identitaria e capaci di mettere in equilibrio localmente il flusso di risorse provenienti dall’esterno con quello in uscita, tramite anche adeguati processi di riciclo e riuso delle risorse in gioco. Allo scopo di valutare le prestazioni ambientali degli ecodistretti, e dunque l’efficacia degli interventi di progetto, si è ricorsi ad un modello innovativo di formalizzazione logico-matematica che analizza le relazioni d’interdipendenza tra le diverse risorse utilizzate; e che per conseguenza renda possibile misurare le variazioni associate a diverse strategie d’intervento (energia, acqua, suolo, aria, beni alimentari, rifiuti). In questo senso, l’ecodistretto fluviale è da intendersi come un distretto ambientale integrato, caratterizzato dalle sue funzioni green e smart con l’obiettivo dell’autobilanciamento dei flussi di risorse in ingresso e in uscita.
Popoli 1, “Città dell’acqua e del vento”
Il fulcro centrale del progetto è costituito dal Centro Storico, assunto come il cuore di tutta la composizione. Invece la infrastrutturazione del sistema dell’acqua, in analogia con la rete di arterie e vene, funge da matrice di coerenza tra i tre sistemi verdi che collegano le diverse polarità funzionali, ritornando al centro storico, snodo principale del comune di Popoli.
Tre sistemi di sostenibilità danno forma alle reti delle relazioni urbane: il primo è il Sistema della Cultura che mettere in collegamento pedonale e in parte ciclabile il Castello dei Cantelmo direttamente con l’Oasi delle Sorgenti del fiume Pescara. Questa connessione attraversa trasversalmente il Centro storico, dove dialoga con il Nuovo Centro Culturale, il Fiume Aterno, l’area degli Orti, la Piscina Comunale e la Scuola Elementare, il sottopasso della Ferrovia e dell’Autostrada sino a confluire nel canneto, come porta d’ingresso all’Oasi. Dalle Sorgenti, attraverso la realizzazione di piccoli pontili e di strutture leggere lignee, è possibile osservare non solo la fauna e la flora ma anche l’importante emergenza stotico-culturale del Castello alle pendici del Monte Morrone.
Il secondo è il Sistema del Parco Fluviale che in termini territoriali, è deputato a mettere in collegamento la Foce con la Sorgente del Fiume Pescara. Invece in città il Parco fluviale mette in relazione le diverse “parti”, come il Centro Storico, la Struttura Termale, il nuovo Museo dell’Acqua, la nuova porta della Città, il Lavatoio, la Piscina Comunale e l’area degli Orti e della Pesca. Vengono previsti non solo percorsi pedonali e ciclabili lungo il corso del fiume ma anche un sistema di pontili e ponti pedonali che fungono da ricucitura tra le due parti principali della città, quella storica e l’altra più recente, recentemente, oggi divise dal Fiume e dalla Tiburtina Valeria.
Il terzo è infine il Sistema dello Sport e della Salute che, seguendo il percorso del Fiume Giardino e dei fiumiciattoli del San Callisto, di mette in relazione attraverso percorsi pedonali e ciclabili l’Area dello Sport adiacente agli Orti e l’area delle Sorgenti del San Callisto dove è collocata la Struttura per l’Allevamento di Trote, luogo di grande valore dal punto di vista naturalistico e panoramico, attraversando in parte il Centro Storico e la Struttura Ospedaliera trasformata in Centro di Riabilitazione.
Il progetto intende restituire al centro storico di Popoli il suo antico rapporto diretto con il fiume Aterno-Pescara e con l’altra parte di città, al di là del corso d’acqua. Gli interventi in particolare mirano a mettere in comunicazione il Castello dei Cantelmo (l’aspetto culturale) direttamente con le Sorgenti del fiume Pescara (l’aspetto naturalistico) attraverso un percorso verde attrezzato che attraversa il Centro Storico. Questo collegamento offre la percezione della diversità paesaggistica di questo paese, che passa dal verde intenso delle pendici del Monte Morrone nel quale è immerso il Castello, al Centro Storico e alla sua tessitura, all’area degli orti sino alle Sorgenti del Pescara con la sua atmosfera acquatica. il Un secondo tema di progetto riguarda il rapporto ormai perso tra il Centro storico, il fiume e l’altra parte di città al di là del Pescara. Per ripristinare questi rapporti è necessario deviare il traffico pesante dalla Tiburtina Valeria SS5, consentendo così al Centro Storico di affacciarsi di nuovo sul fiume. Il terzo tema è riferito alla riorganizzazione dei tre accessi territoriali alla città, da Pescara, da L’Aquila e da Sulmona, conferendo ad ognuno la propria identità e il proprio ruolo. Questo tema è collegato alla ridefinizione degli accessi urbani al Centro Storico, in direzione dell’Ospedale e della Stazione. Tutte queste strategie presuppongono una drastica riduzione del traffico pesante e più in generale della mobilità di attraversamento urbano che consente di migliorare la vivibilità di un centro abitato oggi penalizzato da sistemazioni della viabilità di scorrimento regionale che hanno formato una vera e propria barriera tra il nucleo originario, il fiume e l’altra parte di città al di là del fiume. Figura 6 Masterplan di progetto ( fonte: Di Marzio G., op.cit.)
Il presente articolo è tratto dalla Tesi di laurea: “Popoli, la città dell’Acqua e del Vento. Uno schema per lo sviluppo sostenibile “,| arch. Gioia Di Marzio ( Relatore: Prof. A.Clementi, Correlatore: Arch. Ester Zazzero), anno 2012
Chieti2_EcoWebRiver
Il progetto EcoWebRiver s’inserisce nella prospettiva della pianificazione ambientalmente sostenibile degli assetti urbani e territoriali. La città viene considerata come un organismo a elevata complessità, caratterizzato da una propria fisionomia identitaria (morfologica, funzionale, sociale ed economica), e al tempo stesso da uno specifico metabolismo nella produzione e consumo delle risorse necessarie al proprio sostentamento. Si articola dunque in molteplici cicli di funzionalità che devono essere opportunamente regolati in modo da ridurre scarti, sprechi e processi d’inquinamento che aggravano gli effetti perversi dei cambiamenti climatici in corso. L’immagine posta a base del progetto EcoWebRiver, è quella di un insieme di ecodistretti locali connessi tra loro da una rete di green corridors, cioè da corridoi di infrastrutture ambientali mirati alla sostenibilità della struttura insediativa.
Il progetto in particolare interpreta il territorio esistente come un insieme multiscalare e interconnesso di ecodistretti autobilanciati, capaci di mettere localmente in equilibrio il flusso di risorse in ingresso provenienti dall’esterno con quello in uscita, grazie anche ad adeguati processi di riciclo e riuso delle risorse in gioco. Allo scopo di valutare le prestazioni ambientali degli ecodistretti, e conseguentemente l’efficacia degli interventi sotto il profilo della sostenibilità, rinvia all’uso di un modello innovativo di formalizzazione logico-matematica, che consente di dare conto delle relazioni d’interdipendenza tra le diverse risorse in gioco; e che per conseguenza rende possibile misurare le variazioni associate a diverse strategie d’intervento (energia, acqua, suolo, aria, beni alimentari, rifiuti). Attraverso il modello matematico diventa possibile valutare più in generale il rapporto tra costi ed effetti delle strategie in programma, superando i limiti che condizionano la logica delle checklist di performances abitualmente utilizzate nei sistemi correnti di accreditamento dell’edilizia sostenibile e, da qualche tempo, anche dei quartieri ecosostenibili. La gestione dell’ecosistema richiede l’accumulazione e la taratura di una grande quantità di dati, e rinvia all’impiego di complesse tecnologie smart che controllano le funzionalità delle prestazioni erogate rispetto ai diversi cicli (acqua, energia, rifiuti, biodiversità).
L’impostazione progettuale trova un suo primo campo di applicazione nel tratto del fiume Pescara che attraversa il territorio comunale di Chieti. Si tratta di un territorio contiguo all’area industriale di Chieti Scalo, segnato oggi da estesi processi di degrado fisico, ambientale e sociale, nonché da rilevanti rischi di esondazione del fiume che ancora non sono stati risolti dall’Autorità di Bacino.
Si propone una strategia di riqualificazione ambientale generalizzata e, in particolare, la configurazione dello spazio di frontiera tra ambito fluviale e l’area urbana circostante, in particolare attraverso un’opera ambientale multitasking di rimodellazione del suolo variamente articolata (Green Edge). Inoltre si prevede di utilizzare il concetto di ecodistretto autobilanciato, delimitandolo strumentalmente in base alle condizioni locali di partizione amministrativa del territorio di Chieti e di Cepagatti. Questa scelta è contestabile sotto il profilo della funzionalità ecologica del sistema locale, che come noto non conosce i confini amministrativi nella evoluzione delle specie naturali e delle biodiversità. Tuttavia appare legittima almeno sotto il profilo operativo, perché attribuisce un ruolo decisivo ai Comuni nella costruzione di un territorio sustainability sensitive, soprattutto in Abruzzo dove la Regione appare ancora in ritardo, e la Provincia in crisi d’identità. Qui appare dunque realistico tener conto dei confini amministrativi, rinviando a una politica attiva della sostenibilità da parte del Comune, di concerto con le altre Autorità che hanno competenza sullo spazio fluviale.
L’ecodistretto fluviale così individuato risulta distinto da un altro ecodistretto, riferito alla contigua area industriale, il quale risponde a logiche di uso e governo del territorio radicalmente differenti. In questo senso lo spazio di frontiera tra i due ecosistemi confinanti appare problematico nella sua delimitazione, che peraltro rinvia anche a conflitti di perimetrazione tra bene paesaggistico e area a rischio idraulico. Tuttavia questo spazio, interpretato positivamente come frontiera multitasking a spessore variabile, può diventare una risorsa importante del progetto, generando opportunità per riqualificare in modo unitario il paesaggio di separazione tra ambito di naturalità associato al fiume e ambito insediativo, con particolare attenzione al trattamento architettonico del fronte di affaccio edificato (riverfront).
È questa la proposta più significativa avanzata dal progetto Pescara EcoWebRiver. Trattare la frontiera tra città e fiume come una grande opera ambientale che provvede a risolvere le molteplici situazioni incontrate lungo il corso del fiume, a seconda che prevalgano le esigenze di contenimento e messa in sicurezza dal rischio idraulico, le esigenze di riqualificazione degli affacci delle abitazioni e delle fabbriche, le necessità di provvedere al disinquinamento delle acque e alla bonifica dei rifiuti tossici sepolti in prossimità del corso d’acqua. Quest’opera, chiamata Green Edge, intende risolvere in chiave unitaria la sistemazione dello spazio di separazione tra città e fiume, e al tempo stesso offrire l’opportunità di valorizzare le proprietà esistenti sia all’interno che al confine dell’area fluviale.
Il presente articolo è tratto dalla Tesi di Laurea: “EcoEWebRiver”_Chieti Scalo | Arch. Emanuela Braì, Relatore: Prof. A.Clementi, Correlatori: Prof. Ester Zazzero, Prof. Roberto D’Autilia, anno 2014
Pescara3_ “Riqualificazione Urbana delle Aree Golenali”
Il progetto affronta uno dei temi più importanti, la riqualificazione dell’ambiente fluviale a Pescara, che sconta l’assenza di valori di naturalità dove più intensa è la pressione edificatoria ai bordi del fiume. Assai diversa è la situazione delle due golene che fiancheggiano il fiume Pescara nella parte più urbana. Sulla riva destra è presente una debole vegetazione, di carattere residuale e poco qualificata. Sulla riva opposta si sconta la presenza di un’infrastruttura ingombrante, che ostacola seriamente ogni progetto di riconversione. C’è da prendere in carico anche le aree limitrofe la Pineta Dannunziana che si spingono fino alla golena sud, che hanno bisogno di essere rivitalizzate con una maggiore cura del sistema del verde (vegetazione, arredo urbano, accessibilità) e che comunque richiedono una strategia complessiva di riorganizzazione della città che allo stato attuale sembra qui spesso degradata o comunque poco curata.
La tesi di laurea ha affrontato sia la sponda sinistra che destra, muovendo da un’interpretazione critica dei processi in atto e delle cinque ecologie riconoscibili (fiume, mare, orti, sport/cultura, pineta) che hanno il fiume Pescara come un comun denominatore.
E’ stata predisposta una visione guida che tiene conto degli obiettivi dell’ Urban Landscape, e soprattutto delle esigenze della società nei confronti di un parco fluviale che allo stato di fatto ancora non esiste.
Oggi le ultime ondulate formazioni sabbiose dell’antropico delta del Pescara sono scomparse a motivo dello sviluppo edilizio che ha interessato il litorale, bloccando con il cemento delle nuove costruzioni ogni movimento fisiologico dell’apparato terminale del corso d’acqua. La conseguente trasformazione della terraferma ha provocato una cesura inedita tra crescita della città ed evoluzione del fiume stesso, opponendo per la prima volta, in maniera drastica, città e fiume. Ponendo così fine ad un’organica simbiosi espressa dalla coincidenza stessa tra il nome dell’abitato e il nome del fiume.
Come aveva intuito Saturnino Gatti (pittore abruzzese del quattro-cinquecento) il mare è il fiume e il fiume è il mare. Così come adesso il fiume è la città e la città è il fiume. Fiume, mare e città sono esattamente la stessa cosa, nel senso che la città è nient’altro che l’occupazione del suolo nel sito dove convergono mare e fiume.
Il tema principale del progetto di tesi è un disegno globale, che metta a sistema le tre diverse realtà città-fiume-mare. La prospettiva assunta è di dare forma ad un dare forma a un microcosmo adriatico in chiave europea, qualificandosi come European Water City Leader.
Il progetto si articola contemporaneamente su più livelli, mettendo a sistema tre aspetti fondamentali:
Ambientale: viene “riallacciato” il sistema fluviale dal territorio suburbano a quello propriamente urbano, rivitalizzando l’intero affaccio della città verso il fiume.
Infrastrutturale: si prevede un potenziamento dell’asse attrezzato, mettendo di fatto questo asse in relazione diretta con il porto, e quindi collegando due delle principali infrastrutture esistenti sul territorio.
Nuove Centralita’: Il parco fluviale incontra sul suo percorso le nuove centralità urbane di progetto che contribuiscono al recupero di parti urbane degradate o fatiscenti, puntando soprattutto alle aere retroportuali, per le quali viene disegnato un nuovo assetto capace di conferire una nuova identità a tutta l’area della foce.
Il presente articolo è tratto dalla Tesi di laurea: “Pescara_Riqualificazione Urbana delle Aree Golenali” | archh. Mattia Faraone e Carla Galeota (Relatore: Prof. A.Clementi, Correlatore: Prof. Ester Zazzero), anno 2012