Esperienze didattiche

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IL RIVER FRONT DI PESCARA COME OCCASIONE DI RIGENERAZIONE URBANA
Strategie, tattiche e azioni*
Domenico Potenza,
con Agnese Damiani e Giulio Girasante
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Martin Heiddegger punta l’attenzione sull’importanza del pensare meditante, in contrapposizione al pensare “calcolante” che ha la sua realizzazione nella tecnica moderna volta allo sfruttamento e al dominio della natura. In questa ottica l’affermazione “poeticamente abita l’uomo” acquisisce una forza di significato e un duplice senso: solo poeticamente può vivere l’uomo oppure solo se si vive poeticamente si può considerare uomo. Parafrasando questo pensiero, è solo cambiando modo di vivere un fiume che se ne può davvero capire la sua importanza. Percorrerlo nel suo flusso naturale, quindi navigandolo, ci restituisce una vista altra della città: chi rimane indifferente a Parigi dalla terrazza di un bateaux mouche che naviga la Senna? Apprezzare le dimensioni dei fregi dei ponti, passarne sotto le arcate, leggere il susseguirsi delle facciate come in un grande prospetto urbano.
Pescara non avrà la poesia che ha Parigi, non ne avrà le dimensioni, ma di certo non ha nemmeno lo stesso rapporto con il fiume. Quel breve tratto di fiume che attraversa la città dà una lettura stratigrafica di epoche e stili, di interventi compiuti e incompleti, di prospetti compatti e di paesaggi industriali abbandonati. Varcato poi l’ultimo intradosso del susseguirsi frenetico di ponti che ne ricuciono in quota urbana la ferita, la natura riprende subito il suo ruolo dominante ricordando che il discorso non può essere limitato all’acqua. Ci fa capire quanto il fiume sia un organismo vivo, capace di espandersi e di regalarci da solo e senza alcuna trasformazione antropica un paesaggio semplicemente bello.
Solo percorrendo il fiume ci si rende conto di quanto rappresenti una risorsa per la città, un valore aggiunto, sia per la sua bellezza che per la potenziale funzionalità. La visione che si ha, restituita da alcuni tratti del fiume Pescara lasciati alla loro naturalità, ci rende consapevoli della bellezza che stiamo perdendo. L’intento è di vivere e descrivere un’esperienza diversa della città, navigando sul fiume. Attualmente la massima vicinanza, fruibile a tutti, che si ha con il fiume è attraverso un percorso ciclopedonale accidentato e a tratti abbandonato sull’argine sud. Ma se si ha la fortuna di poterlo risalire, si può apprezzare la bellezza e quindi la sua necessità come bene comune. Fondamentale in questa azione è il coinvolgimento di alcune associazioni tra cui, “Mila donnambiente”, che si occupano da anni di organizzare azioni partecipate, mirate alla salvaguardia del fiume e alla sua promozione. Da questo viaggio nascono alcune riflessioni. Il sistema naturale del fiume costituito dalle sponde e dall’acqua stessa, può diventare anche elemento di una rete di percorrenze (ciclopedonali, fluviali).
Le sponde, con la loro vegetazione tipica svolgono una importante funzione di contenimento degli argini e di filtro naturale. Vanno protette e mantenute il più possibile, per consentire alla vegetazione di ricolonizzare l’ambiente fluviale e svolgere quindi la propria funzione sia ecologica che estetica. Peraltro le sponde esistenti sono già in parte attraversate da una pista ciclabile che potrebbe essere ampliata e valorizzata nel rispetto delle distanze necessarie per l’esondazione e la vegetazione ripariale, con l’obiettivo di farne il più possibile un percorso dalle caratteristiche di naturalità, che consenta di immergersi sensorialmente nell’ambiente fluviale. La bellezza del fiume è legata alla bellezza e alla salute delle sue acque, che costituiscono il sistema circolatorio e renale del territorio. L’importanza di recuperare la qualità delle acque, compromessa negli anni, è un obiettivo fondamentale per la salute fisica delle persone e del territorio, ma anche per la vivibilità del fiume stesso, nell’ottica di una sua fruizione. Questa può essere realizzata a partire da alcune azioni, quali:
- la sistemazione naturale delle aree libere lungo il fiume;
- l’eliminazione graduale dei detrattori ambientali esistenti e la rinaturalizzazione delle aree così liberate;
- la funzionalizzazione del fiume sia come arteria di collegamento tra parti dela città, sia come luogo di svago e di contatto con la natura.


Il river-front. Strategie, tattiche e azioni

Il tema della riqualificazione del river-front, assume a Pescara uno specifico rilievo con riferimento a una molteplicità di contesti:
- le aree urbane dislocate lungo il fiume, che risultano esposte ai livelli differenziati di pericolosità idraulica del sub-bacino di riferimento;
- i suoli industriali dismessi che richiedono, ormai da tempo, un progetto di caratterizzazione e bonifica ambientale;
- la diga foranea ed il deflusso delle acque del fiume che influiscono sulla qualità delle acque di balneazione e, più in generale, sull’efficienza idraulica del bacino portuale;
Inoltre va considerato che le intense precipitazioni associate ai cambiamenti climatici generano problemi di gestione delle acque di ruscellamento e di tenuta dei sottoservizi di base. C’è poi da trattare le questioni connesse alla mancata interconnessione del porto con le reti primarie della mobilità urbana e territoriale, che genera problemi di sicurezza, congestione ed inquinamento.
Le numerose iniziative pubbliche e private in corso ed in programma non sembrano aver colto la centralità della questione ambientale nel programma di rigenerazione e valorizzazione del riverfront urbano e portuale. Il progetto urbano da promuovere dovrebbe definire un programma di interventi di tipo multiscalare, ed ecologicamente orientato alla rigenerazione ambientale delle aree di interfaccia fiume-porto-città-acqua.
La città e i suoi bordi d’acqua inducono alla ricerca di una strategia progettuale in grado di ricomporre le profonde connessioni fra il tessuto urbano esistente e gli spazi che si affacciano sul fiume. Resilienza e spazi pubblici possono così essere integrati in un progetto unitario di infrastruttura a valenza ambientale, in grado di mettere a sistema i molteplici livelli, stratificati nel tempo, della città contemporanea. Le architetture sono o possono diventare elementi infrastrutturali in un’area che mostra già i segni della disgregazione contemporanea. Proprio le architetture indicano le possibilità di una diversa visione del progetto, in una realtà urbana che sembra costantemente negare ogni traccia del passato nel suo continuo processo di rinnovamento.
La strategia progettuale che si propone, con la libertà di un lavoro di ricerca svolto in ambito universitario, ha permesso di sondare diversi ambiti di approfondimento nella lettura e trascrizione delle parti interessate ai futuri processi di trasformazione. La strutturazione del masterplan alla scala urbana diventata occasione di analisi e di sintesi del contesto, mettendo in evidenza il contenuto strategico di alcune delle aree individuate ai fini del completamento della struttura urbana, senza ovviamente tralasciare le necessità di avviare quei processi indispensabili per la mitigazione dei rischi ambientali. Criticità e possibili fattori di sviluppo urbano danno vita ad uno schema progettuale in grado di riconnettere le differenti stratificazioni della città, creando costanti relazioni fra il tessuto urbano esistente, le aree del riverfront e i possibili ambiti strategici per uno sviluppo articolato del territorio di pertinenza.
Su questo schema sono stati successivamente modellati gli elementi del progetto, utilizzando il disegno come fondamento indispensabile di analisi dell’esistente. Alcuni dei dati rintracciati hanno suggerito di integrare alcuni fattori in un unico impianto in grado di condensare necessità ambientali, rimodellazione degli argini, sistema portuale e spazi pubblici connessi, dando vita ad un sistema infrastrutturale finalizzato a ridefinire i bordi d’acqua con un profondo processo di bonifica e rinaturalizzazione dell’esistente. Un sistema orientato a contrastare i pericoli di esondazione del fiume, grazie alla sua capacità di misurarsi con le quote diverse su cui si è modellato l’articolato programma funzionale. Lo spazio pubblico diventa il principale attore del processo di rigenerazione, alimentando nuove occasioni di relazioni con il territorio e prefigurando possibili sovrapposizioni con gli altri elementi che costituiscono l’organismo urbano.

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