Ricerche ed esplorazioni progettuali

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Architettura e paesaggio alpino
Roberto Dini

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L’attività sviluppata negli ultimi anni dal centro di ricerca Istituto di Architettura Montana - IAM del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino (ricerca scientifica e progettuale, divulgazione attraverso pubblicazioni, convegni e la redazione della rivista «ArchAlp», ecc.) ha permesso di creare, all’interno del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino, uno specifico filone scientifico incentrato sul progetto e la conoscenza dell’architettura, del paesaggio e del territorio in ambiente alpino.
L’IAM rappresenta oggi l’unica realtà universitaria presente nei paesi dell’arco alpino specificatamente dedicata ai temi dell’architettura e del paesaggio costruito montano, e proprio in virtù di ciò raccoglie l’attenzione di diverse realtà e operatori nel campo, configurandosi come un punto di riferimento a livello regionale, nazionale, internazionale.
Quello dell’architettura e del paesaggio costruito in ambiente alpino costituisce un ambito di lavoro in cui convergono tematiche molto differenti che vanno dalla qualità architettonica ed energetica del costruito all’heritage, dall’urbanistica allo sviluppo tecnologico sostenibile, dalla salvaguardia ambientale alla valorizzazione turistica, dalle infrastrutture alla valorizzazione delle risorse storiche, culturali e sociali della montagna.
L’attività di ricerca dell’IAM mira ad approfondire il rapporto tra progetto di architettura e territorio alpino, nell’ottica di indagare le possibilità abitative diversificate che caratterizzano la montagna di oggi, unica reale alternativa alle modalità insediative del mondo urbanizzato di pianura.

Pubblicazioni scelte


(Fig.1) Antonio De Rossi, Roberto Dini, Architettura alpina contemporanea, Priuli & Verlucca Editore, Scarmagno (TO) 2012

Un affascinante viaggio attraverso le Alpi italiane, francesi, svizzere, austriache e slovene, alla scoperta dei più importanti progetti di architettura alpina degli ultimi 25 anni. Più di 200 opere presentate e illustrate: dai grandi interpreti dell’architettura contemporanea in montagna – Peter Zumthor, Gion A. Caminada, Bearth & Deplazes, Valerio Olgiati, Hermann Kaufmann, Jürg Conzett, Cino Zucchi, Gabetti & Isola –, fino alle molte realizzazioni di qualità di tanti progettisti locali. Un lungo saggio critico introduttivo, che contestualizza la recente produzione architettonica montana in rapporto alle trasformazioni economiche e culturali delle Alpi di oggi e alla storia dell’architettura alpina dell’Ottocento e del Novecento. Soprattutto un libro inedito, che fino a oggi mancava, che ricostruisce in modo organico e completo le vicende dell’odierna architettura alpina.


(Fig.2) Davide Del Curto, Roberto Dini, Giacomo Menini (a cura di), Alpi e Architettura. Patrimonio, progetto, sviluppo locale, Mimesis, Milano-Udine 2016

“Il rapporto tra le Alpi e l’eredità costruita del XX secolo è il filo che lega gli scritti di questa raccolta”, racconta Davide del Curto, tra i curatori di “Alpi e architetture. Patrimonio, progetto, sviluppo locale”, assieme a Roberto Dini e Giacomo Menini. Un volume ricco di interventi dei maggiori esperti in materia che si interrogano sul futuro del costruito in ambiente alpino in un momento di forte cambiamento, in cui i vecchi paradigmi delle Alpi come “parco giochi d’Europa” sembrano tramontare in favore di nuove prospettive legate a progetti di sviluppo sostenibile e sharing economy. Un momento in cui la montagna, insieme al patrimonio del costruito, può cogliere nuove opportunità. Tra la valorizzazione dei borghi alpini, il rilancio di stazioni turistiche in affanno, le nuove prospettive per rifugi e bivacchi e alcune esperienze vallive interessanti, il libro offre una panoramica completa sulle prospettive future dell’architettura di montagna.


(Fig.3) Antonio De Rossi, La costruzione delle Alpi. Il Novecento e il modernismo alpino (1917-2017), Donzelli, Roma 2016.

Il grande affresco di Antonio De Rossi su La costruzione delle Alpi, iniziato nel 2014 con la pubblicazione del volume Immagini e scenari del pittoresco alpino (1773-1914), trova ora il suo pieno compimento in questo nuovo libro di grande respiro, dedicato a Il Novecento e il modernismo alpino (1917-2017). L’opera – che nel 2015 ha ricevuto il Premio Rigoni Stern e il Premio Acqui Storia – rappresenta nel suo complesso un inedito sguardo d’insieme sull’universo delle Alpi, indagato nel suo emergere come autonomo soggetto di storia e inteso come l’insieme delle sue componenti materiali e simboliche, delle sue «trasformazioni» e delle sue «rappresentazioni», nel corso di un processo che ha attraversato tutto l’arco della vicenda contemporanea, dal Settecento ad oggi.
In particolare questo nuovo volume indaga lo spazio montano a partire dai due fenomeni che ne hanno occupato prepotentemente la scena nel corso del Novecento: da un lato l’esplosione del turismo, con i suoi processi di infrastrutturazione e urbanizzazione, con l’invenzione delle stazioni invernali e dell’architettura moderna alpina, con il consumo sciistico e automobilistico della montagna e la nuova idea di salute e di organizzazione del tempo libero; dall’altra parte lo spopolamento, con la dissoluzione dei modi di vivere storici e l’abbandono di vaste aree vallive, nonché con il tentativo di determinare nuovi sguardi, funzioni e progettualità.
Al centro della scena, nella fase ascendente, l’immagine e le pratiche di quello che l’autore definisce per l’appunto come il modernismo alpino, con la creazione di una nuova e inedita civilizzazione d’alta quota, strettamente connessa alle città fordiste della pianura, che appare configurarsi come una declinazione e sperimentazione specifica, a partire da un luogo estremo, dei topoi della modernità.
Di particolare interesse, per la cultura architettonica, la ricostruzione delle teorizzazioni in merito al costruire in montagna, dai progettisti che lavorano al Piano della Valle d’Aosta di Olivetti degli anni trenta all’École de Courchevel, da Carlo Mollino a Edoardo Gellner, con uno specifico approfondimento sui convegni di architettura alpina tenutisi a Bardonecchia tra il 1952 e il 1956. Per molti versi inedita è anche la ricostruzione della sequenza delle diverse concettualizzazioni e sperimentazioni in tema di stazioni invernali, che vedono il predominio austrotedesco tra gli anni venti e trenta, il successo di Sestriere e Cervinia nel corso degli anni trenta, e infine l’egemonia delle stazioni integrate francesi durante il secondo dopoguerra. Ancora va osservato come il volume consenta di inseguire i percorsi di innovazione le innovazioni messi a punto dai molti architetti moderni che hanno lavorato in montagna, da Franz Baumann a Rudolf Gaberel, da Siegfried Mazagg a Charlotte Perriand, da Franco Albini a Laurent Chappis.
Con la fine degli anni settanta del Novecento, il modernismo alpino conoscerà la sua fase discendente, portatrice di una crisi profonda e di una radicale rimodulazione, con l’emergere di nuove sensibilità ambientali e l’avvio di una nuova idea della montagna, che porrà al centro il tema della sua patrimonializzazione, nuovo paradigma sul quale si chiude il volume.


(Fig.4) ArchAlp - rivista internazionale di architettura e paesaggio alpino
Nuova serie n.1, 2018 Centro di ricerca IAM – Istituto di Architettura Montana, Politecnico di Torino

La rivista, dal punto di vista scientifico, indaga il tema del progetto, dell’architettura e del paesaggio costruito in ambiente alpino quale ambito in cui convergono le tematiche della qualità architettonica ed energetica del costruito, dell’heritage, dell’urbanistica, dello sviluppo tecnologico sostenibile, della salvaguardia ambientale, della valorizzazione turistica, delle infrastrutture, della valorizzazione delle risorse storiche, culturali e sociali della montagna, prestando particolare attenzione alla contemporaneità e alla storia della modernità novecentesca. La rivista, già a partire dai numeri arretrati, si era caratterizzata per il fatto di raccogliere l’attenzione di diverse realtà e operatori nel campo – dai docenti e ricercatori di altri atenei, non necessariamente solo nel settore dell’architettura, fino agli amministratori e alle comunità locali delle zone montane – configurandosi come un punto di riferimento a livello regionale, nazionale ed internazionale. La nuova serie è caratterizzata da numeri monografici incentrati su tematiche emergenti e di valenza internazionale nell’ambito del dibattito sui temi sopracitati, con alternanza di uscite alcune a carattere storico-critico e altre dedicate alle tematiche contemporanee di natura progettuale. Per questo primo numero si è cercato – a partire da analisi e interpretazioni a base regionale – di elaborare una riflessione sui caratteri della produzione architettonica contemporanea nel territorio alpino europeo. È stato così proposto uno sguardo panoramico attraverso architetture, progetti, processi che, a partire da una lettura comparata, mette a fuoco continuità e differenze nella “cultura del costruire” tra le diverse aree alpine. Un aspetto fondamentale della rivista è costituito dall’apparato iconografico. In particolare si è ritenuto importante costruire una narrazione fatta con progetti di architettura contemporanea ritenuti emblematici e significativi per raccontare la produzione architettonica di qualità dello spazio regionale. In questo modo si è dato vita attraverso le immagini di architettura ad un racconto parallelo che accompagna i contenuti teorico-critici sviluppati invece con il testo.
Il primo numero è consultabile gratuitamente sul sito dell’IAM dove è possibile anche acquistare la copia cartacea: www.polito.it/iam