Call for paper: Il progetto urbano per i centri minori

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L’opera pubblica di rigenerazione al centro del progetto urbanistico
Chiara Nifosì, Alessandro Alì

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Parole chiave: Rigenerazione urbana, Spazio pubblico, Fattibilità, Centri minori, Romano di Lombardia.

Keywords: Urban Regeneration, Public Space, Feasibility, Small Towns, Romano Di Lombardia

 

Abstract

A Romano di Lombardia, una città di ventimila abitanti posto all’incrocio tra le province di Bergamo, Cremona e Brescia, la rigenerazione della piazza Don Sandro Manzoni ha risposto alla necessità di restituire alla città uno dei luoghi più sensibili per la collettività, raccordando le dotazioni pubbliche e le qualità esistenti. Entro un quadro di risorse economiche limitate, è stato costruito un nuovo common ground, un suolo dinamico e flessibile in grado di accogliere aree per lo sport e il gioco dei ragazzi e dei bambini, per l’incontro delle famiglie all’aperto, per piccoli mercatini e feste di quartiere. Uno spazio in grado di riattivare le risorse esistenti, il giardino pubblico e il fronte commerciale. Un grande prato, filari alberati e una grande superficie, sottratta alle autovetture, disegnata, colorata e multifunzionale, hanno oggi permesso di trasformare un luogo irrisolto e un “retro” in una nuova centralità accogliente e vitale, di restituire la piazza ai suoi abitanti.

In Romano di Lombardia, a town of twenty thousand inhabitants placed at the intersection of the provinces of Bergamo, Cremona and Brescia, the regeneration of the Piazza Don Sandro Manzoni gives an answer to the need of restoring to the city one of its most sensitive places, connecting public endowments with existing qualities. Within a framework of limited economic resources, a new common ground has been built, a dynamic and flexible ground capable of accommodating areas for sport and leisure of boys and children, family gatherings, small outdoor markets, town and neighbourhood festivals. A space able to reactivate existing resources (the public garden and the commercial front). A large lawn, tree-lined rows and a large designed, coloured and multipurpose surface, stolen from cars, have today allowed the town of Romano to transform an unresolved place and a "backyard" in a new welcoming and vital centrality, giving back the square to its inhabitants.

 

 

Premessa

A Romano di Lombardia la crisi economica del 2010 ha pesantemente investito anche i settori immobiliari e delle costruzioni che storicamente hanno trainato l’economia di questo territorio. Sono trascorsi circa dieci anni da allora e i segni nello spazio urbano sono ancora evidenti: cantieri interrotti, spazi pubblici incompiuti e quote significative di patrimonio residenziale invenduto caratterizzano le parti investite dalle nuove trasformazioni.
Nel 2006 è stata avviata la realizzazione di tre nuovi edifici residenziali all’interno di una porzione di spazio agricolo interclusa tra l’edificato, e con essa, quella di un nuovo parco urbano che avrebbe dovuto accogliere il mercato settimanale oggi ospitato nel centro storico. Dopo la parziale realizzazione di un’area verde attrezzata, la costruzione dello spazio pubblico si è interrotta, lasciando un grande spazio incompiuto, un piazzale sterrato, di circa settemila metri quadrati. Questo spazio non finito presenta caratteri di unicità per dimensione e collocazione posta com’è a poche centinaia di metri dalla cerchia storica del nucleo medievale e nonostante ciò rimasto per circa un decennio marginale, privo di qualsiasi identità e utilizzato dagli abitanti solo per la sosta di autoveicoli. (Fig. 1)

 

Il progetto urbano come raccordo tra piano e trasformazioni

Nel 2017, entro un articolato quadro di idee e mosse che ridefiniscono l’idea di città e a partire dalla ri-progettazione delle risorse esistenti, l’Amministrazione comunale dà avvio alla rigenerazione della piazza Don Sandro Manzoni con l’obiettivo di sanare una ferita, restituendo alla città uno dei luoghi più significativi per gli abitanti.
La traduzione di questa volontà nella sua concreta realizzazione ha richiesto l’attuazione di un sistema integrato di mosse e di strumenti: la revisione del Piano di governo del territorio basato non più su di una visione espansiva ma sulla rigenerazione della città esistente, la scelta di non spostare il mercato così felicemente legato agli spazi del centro storico, la costruzione di un documento di linee guida per la progettazione degli spazi pubblici, con un particolare affondo sugli ambiti di piazza Don Sandro e della stazione ferroviaria, che ha consentito di verificare la fattibilità e la coerenza di questi spazi con la nuova visione di città e infine la successiva progettazione e realizzazione dello spazio ritenuto più urgente da risolvere e inserito infatti nel piano triennale delle opere pubbliche, la piazza Don Sandro, oggi in via di ultimazione.
Il progetto per la riqualificazione della piazza ha tentato di rispondere alle principali necessità espresse dall’Amministrazione: costo ridotto degli interventi; forte flessibilità di usi (per sport ed eventi); dotazione di impianti e reti; possibilità di installare strutture temporanee di servizio; realizzazione di un’area verde praticabile e ombreggiata. Dal giorno della sua riapertura la piazza è molto frequentata, non solo dai più giovani e le attività commerciali presenti ai margini della piazza hanno fortemente beneficiato della sua riattivazione. Questo dato è una conferma della necessità di riportare oggi l’opera pubblica al centro del progetto urbanistico e il progetto urbano al centro di processi di rigenerazione, come strumento più che mai attuale di raccordo tra il piano e i progetti di dettaglio, capace di superare la visione settoriale che troppo spesso questi ultimi si portano dietro soprattutto nei centri minori. La rigenerazione urbana, lungi dall'essere una mera categoria tecnica, è un sistema coordinato di azioni. È necessario dunque dedicare maggiori energie verso strumenti integrati e pratiche coordinate che fissano una salda armatura degli spazi collettivi da realizzare nel breve e medio termine (Montedoro, 2018). Questi strumenti devono contrapporre il valore della continuità alla frammentarietà, la multidisciplinarietà alla settorialità. Qualsiasi intervento sullo spazio collettivo deve potersi riferire a un più ampio progetto di suolo (Secchi, 1986).
Allo stesso tempo essi dovranno essere “flessibili”, capaci cioè di garantire una risposta rapida, efficace ma anche “cangiante” rispetto ai reali bisogni che si manifestano di giorno in giorno nella vita di una città. (Fig. 2)

Condizioni della piazza nel 2017

Lo stato della piazza prima del processo di rigenerazione, era il risultato di un bando di concorso risalente al 2006. Il progetto vincitore prevedeva una struttura polivalente attrezzata per ospitare il mercato settimanale che storicamente si è svolto nel centro storico. L’opera era suddivisa in due lotti funzionali: gli spalti e la piazza. Di quel progetto venne realizzato solamente il lato a ovest, caratterizzato da spalti in calcestruzzo armato ricoperti di pietra e da superfici a prato alberate prevalentemente con piccoli filari di gelsi. Gli unici spazi più vissuti durante la stagione estiva erano i giochi d’acqua realizzati sugli spalti. Tuttavia anche la parte di spazio pubblico realizzata manifestava già un degrado diffuso (illuminazione, canaline di raccolta delle acque) e nonostante si trovasse in un quartiere sempre più popoloso e molto accessibile, non era molto frequentata, così come lo erano le attività commerciali del contesto. Anche il parcheggio a raso si riempiva solo in alcuni giorni della settimana, mentre quello interrato era sottoutilizzato.

Vincoli

Diversi i vincoli da considerare nel grande spazio non concluso: anzitutto il budget disponibile molto ridotto; la copertura parcheggio interrato che occupa una grande porzione dell’area (3.000 mq) non dimensionata per sopportare carichi diversi dai veicoli di piccola e media dimensione o per reggere il peso di strutture più pesanti; una grande superficie filtrante (altri 3.000 mq) ma riempita di terreno di riporto e inerti di varia granulometria è contenuta da gradoni e muretti di contenimento in cemento armato grezzo; la carenza di urbanizzazioni primarie; la mancanza di alberature e di ombra.
Le azioni progettuali proposte muovono dalla condizione fisica e morfologica dell’esistente e rispondono a queste mancanze con un’economia di risorse economiche ma anche di forme e geometrie che sono semplicemente di raccordo, suggerite dal contesto. Il carattere di questo intervento si configura infatti più come un’operazione di manutenzione straordinaria volta al miglioramento della condizione data e nel rispetto dell’investimento iniziale. (Fig. 3)

Una piazza pop-up

Nel contesto nazionale attuale, la vita urbana, specialmente nei centri minori, richiede alle pubbliche amministrazioni e ai cittadini di elaborare modi “creativi” o “imprenditoriali” di crescita e sviluppo per far fronte alla cronica carenza di risorse da investire in infrastrutture e servizi di pubblica utilità.
Questa generale situazione ha portato alla nascita di nuove pratiche urbane e forme alternative di rigenerazione e infrastrutturazione, spesso organizzate con la logica di ricorrere a qualcosa che è poco di più della manutenzione che, lavorando a sistema e in maniera transcalare, consente di rigenerare parti di città dal basso e con una spesa di risorse economiche contenuta.
Questo approccio al risparmio risponde ad alcuni bisogni attraverso la realizzazione di interventi leggeri e concreti che integrano e cercano di migliorare la situazione data.
Non si tratta di una rinuncia al progetto urbano strutturato ma di un adattamento alla realtà urbana in cui viviamo che oggi ci suggerisce la necessità di rivalutarne alcuni paradigmi di base.
Partendo da questi stessi principi il progetto prevede interventi mirati di reinterpretazione del luogo e dei segni presenti. Ispirandosi a numerose e note esperienze europee, lo schema proposto cerca non tanto di “arredare o allestire” questa parte di città, quanto piuttosto di instradare un processo di ridefinizione di funzioni ordinarie attorno alle esigenze diverse degli abitanti e dall’amministrazione pubblica, ripensando un nuovo common ground in risposta al “non finito” della piazza.

Polarità per il gioco e l’incontro

L'impostazione generale del progetto prevede la reinterpretazione di quattro ambiti che saranno caratterizzati in modo diverso, quattro polarità aggregative collegate tra loro attraverso alcune soglie poste lungo i margini delle ampie superfici e lungo i percorsi: la piastra colorata e multifunzionale, il grande prato, le aree verdi attrezzate e gli spalti in pietra.
Questa suddivisione in polarità mira ad ampliare più possibile la fruibilità dei nuovi spazi da parte di una utenza più ampia possibile. Se da un lato separa le attività nello spazio, dall’altro tende a evitare una eccessiva specializzazione del suolo consentendo flessibilità e promiscuità di usi, garantisce l’assenza di barriere fisiche evitando fenomeni di esclusione, favorisce occasioni d’incontro, integrazione e condivisione di esperienze nell’uso degli spazi.
La riqualificazione di Piazza Don Sandro rappresenta inoltre un'opportunità per spingere le scuole adiacenti a svolgere alcune attività all'aperto.

Il progetto di superficie

La grande superficie destinata alla sosta in corrispondenza del parcheggio comunale ipogeo, oltre al vincolo del limite di carico del solaio, che ha impedito l’uso di materiali di rivestimento “pesanti”, presentava anche condizioni di degrado del manto di asfalto. Restava inoltre l’esigenza del comune di poter continuare a ospitare in questo spazio tensostrutture e coperture temporanee, come ad esempio per la consueta festa degli alpini o per altre analoghe manifestazioni (sportive, musicali, ecc.). Questa piastra di 3000 mq rimane pertanto, quasi per necessità, un unico piano asfaltato ma che diventa multicolore, striato, disegnato e ricco di attività per il gioco e lo sport e ma attrezzato anche per ospitare eventi (fiere, mercato, strutture per la tradizionale festa degli alpini, feste, piste da pattinaggio, palchi). Tutte le attrezzature per lo sport installate, fitness a parte, sono infatti amovibili.
Altri arredi della piazza, sedute e lampioni, che erano concentrati nella parte realizzata in precedenza, sono stati redistribuiti anche nei nuovi spazi, riducendo le spese.
La colorazione si slega dalle attività sportive o di gioco e assume una sua autonomia rispetto allo spazio della piastra, coordinandosi piuttosto a livello di toni di colore alla cortina edilizia di contesto. Il disegno adottato, insufficiente anche per ragioni di budget a coprire l’intera superficie di asfalto, è composto da strisce e righe colorate disposte nello spazio della piazza con densità diverse. Questo schema consente di segnalare gli accessi principali e di dare una maggiore profondità alla piazza attraverso un effetto ottico particolare (di dilatazione/restringimento dello spazio) percepibile dal basso. I campi sportivi, le piazzole del mercato, i punti di posizionamento del grande tendone per la festa degli alpini, sono stati tracciati con la classica vernice utilizzata per la segnaletica orizzontale in ambito urbano mentre per la realizzazione dei giochi di strada, della preparazione atletica, di scritte e simboli sul suolo si è ricorso a stencil per verniciatura. (Fig. 4) (Fig. 5)

Il progetto del verde

Uno degli elementi che caratterizza Romano di Lombardia è il patrimonio vegetazionale che struttura la città. Vere e proprie “infrastrutture verdi” costituite da doppi filari di specie arboree monumentali definiscono le strade principali e confluiscono nella passeggiata delle mura storiche.
La prima mossa proposta dal progetto consiste nel ricondurre anche sul margine spoglio ad est della piazza un filare di prima grandezza, che facesse da schermo e che portasse ombra lungo le gradonate. La seconda mossa è di ricorrere all’uso di filari di seconda grandezza, di masse arbustive e al movimento del suolo per ridurre le ampie dimensioni e i campi visivi di questo spazio, dando un ruolo e una gerarchia a nuovi spazi più raccolti e più protetti.
Una serie di filari paralleli alla viabilità del parcheggio vanno a rompere l’ampia spianata di asfalto e di ghiaia non solo da un punto di vista visivo ma anche climatico (abbassando le temperature e frenando il vento), materico (giocando con le colorazioni delle fioriture in tono con i colori del suolo), funzionali (fungendo ad esempio da filtro para palloni).
Al centro il classico prato di tipo ornamentale che viene comunemente utilizzato nei giardini pubblici e che ha una buona resistenza al calpestio. Anche il prato come gli alberi oltre alla funzione ricreativa e sociale svolge importanti funzioni dal punto di vista ambientale riducendo lo scorrimento superficiale delle acque pluviali, e dal punto di vista climatico riducendo le temperature.
Nella parte di prato adiacente alla pavimentazione in pietra preesistente e ai giochi d’acqua, attraverso una serie di rilevati di terreno inerbiti di altezza massima di un metro, è stato realizzato un prato in movimento. La movimentazione del terreno prende la forma di una serie di tronchi di cono. Il prato ondulato fa sì che il paesaggio stesso diventi un gioco. (Fig. 6)

 

Conclusioni

Seppur con la rilevante questione della durata degli interventi che lavorano “in superficie”, diviene una pratica sempre più diffusa nei centri minori la riappropriazione e la riattivazione di alcuni luoghi, ricorrendo a tecniche elementari con tempi rapidi, producendo configurazioni reversibili e accattivanti dal punto di vista funzionale e percettivo che ampliano il bacino di utenza con ricadute dirette sul piano del consenso. Questo accade nei Comuni che dispongono di risorse scarse, ma non solo – si vedano i numerosi casi di “urbanistica tattica” gestiti dal Comune di Milano che vanno in questa stessa direzione. Il successo del lavoro “di superficie” va associato, oltre che alla scarsità di risorse economiche, anche alle mutate condizioni della sfera politico-amministrativa, sempre più instabili, in cerca di risultati immediati e ben visibili (per questo motivo questo tipo di interventi risulta spesso dirompente rispetto al contesto), non definitivi. Ugualmente accade per la sfera sociale sempre più abituata a cambiare rapidamente scenario. Guardando oltre il problema della durata, il lavoro di superficie che ricorre dotazioni mobili, può essere letto anche in chiave resiliente avendo il compito di “presidiare” per un tempo limitato uno spazio, in attesa di nuove risorse economiche da investire e in una logica di post-occupazione. All’interno di queste riflessioni sullo spazio pubblico contemporaneo, il progetto urbano assume un ruolo più che mai attuale di raccordo tra strumenti di pianificazione e i progetti di dettaglio, potendo assumersi la responsabilità di disegnare non solo il progetto di suolo più ampio cui riferire ogni singolo intervento ma anche una sua possibile evoluzione nel tempo, inscrivendolo all’interno di un processo. (Fig. 7)

 

Note

1 Il documento di Linee guida è stato elaborato dal Dastu del Politecnico di Milano, a cura di Chiara Nifosì con il coordinamento scientifico del Prof. Arturo Lanzani.
2 La comprensione dell’ambiente fisico in questo specifico caso, è legato anche alla presenza di elementi e materiali apparentemente banali e trascurabili, come l’asfalto, considerato una “pellicola poco amata ma necessaria”. Uno sguardo ravvicinato a questa superficie ci permettere di scoprirne aspetti e utilizzi del tutto inaspettati (L’asfalto della piazza viene qui interamente rifatto (Zardini M., Borasi G., Inti I., Molo L., 2003).
3 Si fa riferimento a numerosi esempi: numerosi i progetti dei Topotek1 citati all’interno del documento di linee guida e uno tra tutti Superkilen a Copenhagen (Steiner B., 2013), ma anche esempi milanesi come ad esempio il giardino delle culture. I Topotek1, in particolare, svolgono da anni una raffinata esplorazione delle virtualità riposte in un materiale facile ed economico come l’asfalto, spesso disprezzato, ma che possiede incredibili proprietà: mutevolezza, plasticità, fono-assorbenza, capacità drenante (Dell’Aira P.V., 2017).
4 Ad esempio, lo spazio pubblico della strada, della piazza, del verde dovrebbero riferirsi a un più ampio progetto di suolo e non demandati ai singoli piani di settore del Piano urbano della mobilità e del traffico a ai piani attuativi.

Credits

Committente: Comune di Romano di Lombardia
Indirizzi per la progettazione urbanistica degli spazi aperti e per il progetto di suolo
Incarico: Dastu Politecnico di Milano, coordinamento scientifico: Arturo Lanzani, autore: Chiara Nifosì
Progetto di fattibilità tecnica ed economica, definitivo, esecutivo e direzione lavori
Incarico: RTP - Ubistudio srl (Alessandro Alì, Antonio Longo - consulente), Chiara Nifosì, Luca Tognù, Nicola Bertagnolli
Consulenti: Daniela Borroni
Anno: 2017 – 2019

Attribuzioni

La redazione di questo contributo è da ripartire come segue: l’”abstract”, la “premessa” e il paragrafo “strumenti integrati” sono frutto di un lavoro congiunto e paritario tra i due autori.
I restanti paragrafi sono da attribuire a Chiara Nifosì. Le fotografie sono di Chiara Nifosì.
Tutti i disegni sono tratti dai progetti (preliminare e definitivo) redatti dal gruppo di progettazione. 

 

 

Riferimenti bibliografici

Aymonino, A., Mosco, V.P. (a cura di) (2006), Spazi Pubblici Contemporanei. Architettura A Volume Zero, Skira, Ginevra-Milano, IT.
Berizzi, C. (2018), Piazze e spazi collettivi. Nuovi luoghi per la città contemporanea, Il Poligrafo, Padova, IT.
Dell’Aira. P. V. (2017), “La superficie dello spazio pubblico. Il lavoro ‘sul piano’ nel progetto dei vuoti urbani”, in l’Adc - L'architettura delle città n.10/2017 - The Journal of the Scientific Society Ludovico Quaroni.
Dessì, V., Farnè, E., Ravanello, L., Salomoni, M.T. (2016), Rigenerare la città con la natura. Strumenti per la progettazione degli spazi pubblici tra mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, Regione Emilia Romagna-Politecnico di Milano, Guide Interdisciplinari Rebus, Maggioli Editore, Santarcangelo di Romagna, IT.
Montedoro, L. (a cura di), (2018), Lo spazio pubblico come palinsesto, Maggioli Editore, IT.
Russo, M, Formato, E. (2014), “Atelier 9°, Spazi pubblici/paesaggi comuni”, in Urbanistica per una diversa crescita. Progettare il territorio contemporaneo (a cura di M.Russo), Donzelli, Pomezia (Roma), IT, pp.283-89.
Secchi, B. (2006), “Progetto di suolo 2”, in Aymonino, A., Mosco V.P. (a cura di), Spazi pubblici contemporanei. Architettura a volume zero, Skira, Milano, IT.
Steiner, B. (2013), Superkilen_Big, Topotek1, Superflex, Arvinius + Orfeus Publishing.
Zardini, M., Borasi, G., Inti, I., Molo, L. (a cura di), (2003), Asfalto: il carattere della città. Mondadori Electa, Milano, IT.

Sitografia

http://www.biennalespaziopubblico.it/wp-content/uploads/2016/12/CARTA_SPAZIO_PUBBLICO.pdf