Il patrimonio storico, artistico, culturale e paesaggistico del Cratere aquilano costituisce una delle risorse fondamentali per lo sviluppo sostenibile e ne definisce uno dei caratteri di identità da prendere in carico nelle strategie future. Il Progetto Urbano, in una situazione fortemente danneggiata dal sisma del 2009, può rappresentare lo strumento fondamentale per favorire una ricostruzione sensibile al patrimonio, rafforzando la competitività del territorio grazie anche alla valorizzazione delle sue risorse culturali e naturalistiche.
Tema principale del Progetto urbano diventa allora la ricostruzione fisica del patrimonio danneggiato, e al tempo stesso un programma di sviluppo locale in grado di valorizzare le risorse disponibili, messe a sistema in una prospettiva sovralocale che attribuisce importanza decisiva al contiguo Parco Nazionale del Gran sasso e della Laga. Di seguito vengono riportate alcune considerazioni che hanno indirizzato la predisposizione di alcuni progetti urbani per i centri dell’Area omogenea 5.
Il ruolo del progetto urbano nel sisma Aquilano.
Nel caso dell’Area Omogenea 5, colpita dal terremoto del 2009 nella strategia del progetto urbano è stato necessario anche far fronte alle criticità che si presentano abitualmente nel caso di borghi localizzati nelle aree interne, che rischiano di venire abbandonati per l’effetto congiunto delle distruzioni del sisma, dei processi di invecchiamento della popolazione e di indebolimento accelerato della base economica. Inoltre si è assistito ad un marcato stravolgimento dell'assetto paesaggistico e naturalistico esistente, per l’edificazione di aree estranee ai tessuti urbani sedimentati e comunque spesso in deroga rispetto ai vincoli paesaggistici.
I progetti pilota, elaborati con il supporto del Centro SCUT dell’Ateneo di Chieti-Pescara, si affidano ad un progetto urbano che cerca di riproporre al più presto uno spazio identitario della cittadinanza ancorato ai luoghi più importanti dell’immaginario simbolico locale, di solito il corso urbano principale con i monumenti, le piazze e gli spazi pubblici sedimentati nel tempo. Inoltre consistono in un insieme di azioni più puntuali per il consolidamento e la messa in sicurezza del patrimonio abitativo esistente, cercando di minimizzare il consumo di nuovi suoli esterni al centro storico per insediare le funzioni urbane più importanti, se danneggiate dal terremoto. Infine il progetto nei comuni dell’Area Omogenea 5 mette in opera le vie di fuga necessarie per ridurre la vulnerabilità urbana a fronte di futuri ulteriori sismi.
Gli interventi definiti all’interno dei Progetti Urbani, hanno dovuto tener conto dell’obiettivo di contenimento dei costi della ricostruzione assistiti dal finanziamento pubblico secondo le richieste della Struttura Tecnica di Missione, e gli interventi necessari al consolidamento delle facciate sono stati rinviati a procedimenti da esperire successivamente.
La maggior parte dei Comuni dell’Area Omogenea 5, in particolare I Comuni in quota, presentavano condizioni morfo-tipologiche alquanto complesse. I Progetti Urbani, generalmente applicati al centro storico o a sue articolazioni interne, si sono confrontati con tessuti urbani difficilmente modificabili, sia per i valori testimoniali rappresentati dai singoli edifici, sia (e soprattutto) per il valore patrimoniale della compagine urbana nel suo complesso. Sezioni viarie ridotte, andamenti plano-altimetrici discontinui quando non interrotti da scalinate, da elementi aggettanti o da protrusioni delle celle abitative che si spingevano a occupare porzioni dello spazio pubblico, rapidi salti di quota superati con rampe non agevoli: tutto ciò ha reso spesso ardua l’individuazione di percorsi sicuri, in grado di garantire la fuga e l’accesso dei soccorsi in fase di emergenza e di consentire, poi, la ripresa della vita sociale ed economica del centro, connettendo a rete gli elementi strategici e le funzioni ritenute prioritarie per la continuità della vita urbana.
L’individuazione delle componenti strategiche del progetto all’interno del Piano di ricostruzione (definito sostanzialmente in base agli esiti osservati negli aggregati) ha scontato un’oggettiva difficoltà dovuta alle diffuse condizioni di abbandono del patrimonio abitativo e allo spostamento delle funzioni terziarie al di fuori del centro storico.
In effetti la sfida più impegnativa per la ricostruzione nei comuni del cratere e segnatamente in quelli dalle aree omogenee 4-5-8-9, è stata come coniugare il ripristino del patrimonio edilizio e il rilancio sociale ed economico, non sottovalutando il ruolo simbolico che i centri storici continuano ad esercitare nell’immaginario locale; ruolo che si esercita non solo nell’ambito comunale ma che in certa misura viene ribadito dalla stagionalità delle presenze, poiché spesso questi centri mantengono la loro attrattiva di luogo d’origine anche per gli ex residenti, spesso ancora proprietari delle unità edilizie.
Un ulteriore fattore di criticità proviene spesso dalle reti dei sottoservizi, in condizioni precarie in gran parte dei Comuni del cratere. L’analisi della vulnerabilità di queste reti, che tiene conto anche delle interferenze reciproche (interferenze superficiali: rete elettrica, rete idrica, rete fognaria, rete metanifera; reti sottoservizi: rete elettrica, rete idrica, rete fognaria, rete metanifera; reti aeree: rete elettrica e rete telefonica), si è tradotta nella definizione di specifiche categorie d’intervento, che tendono a definire sistemi complessi di opere pubbliche. Infatti la realizzazione di scavi per la sostituzione delle vecchie reti (e, talvolta su richiesta delle amministrazioni, la realizzazione di condotti “intelligenti”) ha rappresentato l’occasione per ridefinire nel Progetto Urbano anche gli spazi pubblici, in particolare con il rifacimento delle pavimentazioni e delle risalite (scale, rampe) e con l’applicazione locale del design for all. Questa scelta ha consentito di ridurre alcuni fattori di rischio e al tempo stesso di avviare il processo di adeguamento dello spazio pubblico.
Più in generale il Progetto Urbano all’interno dei Piani di Ricostruzione ha previsto la riorganizzazione della struttura fisica e funzionale del centro abitato mirando a ricucire le vistose smagliature del tessuto determinate dallo stato di abbandono degli edifici e aggravate dal sisma, provvedendo alla riqualificazione di importanti spazi aperti. Quando è stato possibile, ci è posti l’obiettivo di recuperare edifici ad elevato valore storico-culturale, cercando di riproporre il loro antico carattere di poli di riferimento urbano.
In linea di principio, i Piani di Ricostruzione hanno avuto il compito di definire gli obiettivi di qualità della trasformazione/ conservazione degli assetti esistenti, le dimensioni delle unità minime d’intervento (a partire dagli aggregati di legge), le tipologie e le modalità di attuazione degli interventi (d’iniziativa privata, d’iniziativa pubblica, misti pubblico-privato con il coordinamento dei Programmi Integrati), e le disposizioni relative al titolo autorizzativo da praticare.
Il Centro SCUT dell’Ateneo di Chieti-Pescara, inserendo i progetti Pilota all’interno dei Piani di Ricostruzione, ha avuto il compito di apportare un valore aggiunto portato dal progetto urbano come strategia d’intervento che traguarda le singole azioni anche disgiunte in una prospettiva coerente e condivisa per uno sviluppo futuro dei Comuni del Cratere. Nei Comuni dell’Area Omogenea 5, il rilancio del progetto urbano è stato possibile innovando profondamente la concezione, i contenuti, e la stessa metodologia di elaborazione dei Piani di Ricostruzione. Nelle attuali condizioni di incertezza e di imprevedibilità delle dinamiche urbane, è stato utile avere progetti processuali, flessibili ed evolutivi, piuttosto che di un disegno rigido e vincolante a medio-lungo termine attraverso cui fissare in modo normativo le forme, gli assetti e le stesse intese pubblico-privato che sostanziano il progetto. La stessa forma del progetto urbano ha subito dei cambiamenti, dovuti ad una moltitudine di azioni ma comunque accomunate dalla coerenza rispetto a una visione di futuro sufficientemente condivisa. Alcuni Comuni del Cratere, come Cugnoli, Popoli, Civitella Casanova e Montebello di Bertona, hanno realizzato interventi compatibili con gli obiettivi assunti inizialmente (qualità, prestazioni funzionali, equa remuneratività degli investimenti) con i necessari aggiustamenti in corso d’opera sono diventati il tema centrale del progetto.
In tutti i casi è stata data priorità agli interventi di recupero delle abitazioni lesionate dal sisma, al fine di facilitare il rientro delle popolazioni sfollate, sono state contestualmente predisposte le misure volte a migliorare l’abitabilità complessiva e l’attrattività del centro storico, agendo in particolare su: tipologie edilizie; accessibilità alle reti di servizio ( mobilità e trasporto pubblico, telecomunicazioni, energia, acqua ); servizi di prossimità ( esercizi commerciali e opere di urbanizzazione secondaria); e infine qualità di uso e di immagine degli spazi pubblici aperti.
Al fine di rilanciare la vitalità del centro storico scongiurando i rischi della sua incombente desertificazione accelerata dal sisma, oltre alle strategie prioritarie di miglioramento dell’abitabilità, si è previsto anche l’inserimento di nuove funzioni, in grado di contribuire al rafforzamento della attrattività rispetto al resto della città e al territorio circostante. Infatti le azioni proposte, pur muovendo dall’obiettivo prioritario di ripristinare il patrimonio abitativo migliorandone i profili di sicurezza, attribuiscono un’importanza decisiva al rafforzamento della coesione sociale e la ripresa in una prospettiva di sviluppo sostenibile del territorio. La strategia d’intervento del Progetto Urbano nei Comuni dell’Area Omogenea 5, ha sempre inteso combinare azioni immediate di ripristino delle condizioni abitative, di restauro del patrimonio storico-culturale e di rilancio dei mezzi di sussistenza della popolazione, con la ricostruzione più complessiva delle condizioni di contesto, mirata allo sviluppo locale sostenibile.
L’innesto di nuove funzioni per gli edifici strategici all’interno dei Progetti Urbani è stata la scelta più impegnativa. Sono state individuate quelle funzioni che sono apparse più adatte rispetto ai caratteri del centro storico e alle sue potenzialità, evitando i rischi di snaturamento che incombono nelle trasformazioni contemporanee. In particolare è stato attribuito il ruolo agli edifici strategici considerandoli anche spazi pubblici rilevanti, nelle diverse configurazioni possibili, quali:
- sedi del centro amministrativo;
- spazi deputati al rafforzamento della coesione sociale, in particolare attraverso i suoi spazi pubblici e di incontro;
- luoghi di partecipazione, in cui l’amministrazione può discutere con la cittadinanza preparando le decisioni d’interesse comune.
La strategia di progetto urbano del Cratere Aquilano
Il “progetto urbano”, riferito all’insieme dei comuni del cratere intende ricostruire queste realtà nella loro consistenza materiale, definendo al tempo stesso le linee guida per la loro ripresa socio-economica e la riqualificazione complessiva dei centri abitati.
La strategia del Centro SCUT dell’Ateneo di Chieti-Pescara prende atto delle difficoltà di operare all’interno dei comuni del Cratere con approcci eccessivamente sistematici, espressione di una razionalità scientifica che caratterizza le ricerche di settore, che però trova difficoltà a misurarsi con la complessità della gestione amministrativa, e che soprattutto comporta onerose e costose operazioni di raccolta dei dati e di loro elaborazione. Tiene conto inoltre della crescente scarsità dei fondi pubblici e più generalmente delle risorse a disposizione degli Enti locali che intendano agire anche preventivamente per mettere in sicurezza le strutture insediative di cui sono responsabili amministrativamente.
Le maggiori responsabilità di scelta da parte dei Comuni hanno riguardato l’insieme dei progetti e interventi da mettere in bilancio e da attivare concretamente, sotto il vincolo delle condizioni di fattibilità economiche, sociali e amministrative, e naturalmente di migliore efficacia delle soluzioni da adottare per fronteggiare al meglio il rischio sismico. Queste scelte hanno imposto spesso approfondimenti conoscitivi maggiormente finalizzati all’intervento rispetto a quelli che provengono dall’applicazione dei metodi CLE o SUM, i quali di fatto –seppure in misura diversa- tendono inevitabilmente a fungere da ricognizione d’insieme a carattere preliminare, che come si è accennato rinvia a momenti successivi la responsabilità delle scelte d’intervento effettivamente praticabili per la messa in sicurezza preventiva delle strutture urbane.
La strategia di progetto urbano del Cratere Aquilano ha inteso ribaltare il processo canonico delineato dagli altri metodi, di cui non disconosce certo l’utilità, ma di cui rileva anche una problematica praticabilità generalizzata e tempestiva, perché presuppone un forte impegno organizzativo e finanziario oggi difficilmente accollabile ai Comuni ( stante la perdurante indisponibilità di adeguate provvidenze statali o regionali, che comunque potrebbero riguardare solo un numero estremamente limitato di casi). Dunque, anziché operare deduttivamente sulla base di un quadro unitario assunto come riferimento per valutare le alternative possibili d’intervento, la strategia del progetto urbano/territoriale ha ribaltato l’impostazione corrente, muovendo dall’individuazione preliminare delle concrete occasioni d’intervento, per risalire induttivamente alle loro condizioni di fattibilità e di efficacia rispetto all’obiettivo del rafforzamento della resilienza urbana.
Gli edifici strategici all’interno dei Progetti Urbani sono stati individuati preventivamente e in modo speditivo utilizzando il sapere contestuale dei tecnici di settore dell’amministrazione comunale, eventualmente assistiti da esperti esterni e in particolare dalle università di riferimento. Le verifiche da fare hanno riguardato in generale il loro contributo alla resilienza urbana, la fattibilità (tecnica, economica, amministrativa e sociale) del loro potenziamento in quanto edifici strategici, e l’utilità marginale della loro trasformazione preventiva, considerando anche il valore aggiunto in termini di nuove opportunità offerte alla città e ai suoi eventuali proprietari (cercando comunque di privilegiare quando possibile proprietà pubbliche accessibili agevolmente da parte del Comune). Naturalmente le verifiche sono state estese anche al sistema dei percorsi di collegamento con le altre centralità urbane e al sistema delle vie di fuga, da predisporre in modo di garantire la loro agibilità anche a seguito di eventi sismici rilevanti.
Le verifiche tecniche sull’adattabilità di edifici esistenti alle funzioni strategiche orientate al rischio sismico sono state accompagnate con la valutazione dei sistemi di governance più adatti per impostare, realizzare e gestire il Progetto Urbano a cui è stata affidata la trasformazione necessaria. E’ questo il Modello di Government proposto dal Centro SCUT dell’Ateneo di Chieti-Pescara alla ricostruzione dei Comuni del Cratere Aquilano. Di certo ogni volta, in ragione della dimensione e della consistenza delle opere da realizzare, ma anche delle particolari condizioni di contesto (amministrativo, tecnico, economico-finanziario, sociale e politico) è stato necessario mettere in opera un modello specifico attraverso cui assicurare il governo del progetto nelle sue diverse fasi, da quelle programmatorie a quelle esecutive e di gestione a regime.
In questa prospettiva il Progetto Urbano per l’Area Omogenea 5 ha individuato le strategie d’intervento più efficaci ai fini dell’innovazione e dello sviluppo sostenibile, sia nell’ambito dei diversi temi riconosciuti di rilevanza prioritaria in gioco, sia per i sistemi territori locali, con la prospettiva di un disegno strategico di lungo periodo che promuova in particolare:
1 - il potenziamento e la valorizzazione dei sistemi territoriali locali, con l’individuazione delle aree rilevanti in funzione di settori strategici;
2 - la riqualificazione delle reti ambientali e storico-culturali;
3 - la razionalizzazione della mobilità territoriale e urbana;
4 - la diffusione capillare e l’efficienza delle reti infrastrutturali, dei servizi e delle funzioni di centralità
5 - il miglioramento della sicurezza contro il rischio sismico e idrogeologico.
3. Il Progetto Urbano a Cugnoli
Il Progetto Urbano a Cugnoli così come impostato per sub-ambiti ha intenso proporre una modalità di implementazione che trova la sua efficacia nell’articolazione spaziale di aree e sistemi morfologici unitari (aggregati privati, spazi pubblici aperti, edifici di interesse pubblico strategico). Tale articolazione ha reso possivbile inoltre, un’attuazione per fasi temporali distinte del Progetto all’interno di un quadro di progetto condiviso e unitario. Il progetto ha l’obiettivo di generare un rinnovato interesse della comunità locale verso il borgo storico, oggetto negli ultimi anni di un processo difficilmente reversibile di spopolamento. In palazzo Tinozzi (di proprietà comunale) è stata individuata l’emergenza architettonica e storica del borgo da riconvertire in autonoma e, allo stesso tempo, complementare centralità di quel sistema lineare costituito dal corso Vittorio Emanuele II, che si sviluppa come vera e propria spina dorsale del centro abitato e lungo il quale prospettano le facciate delle principali case del borgo e la stessa chiesa parrocchiale di S. Stefano: una volta riqualificato, esso dovrà, nel suo insieme, riassumere il ruolo di ritrovata centralità pedonale urbana, riaccogliendo a mano a mano al suo interno tutte le attività che nel tempo sono state trasferite in nuove zone periferiche, più o meno distanti dal centro storico.
Con gli interventi previsti dal Progetto Urbano a Cugnoli sono stati avviati i processi di rivitalizzazione del centro storico mettendo in relazione le nuove “centralità” pubbliche con la ricostruzione degli aggregati di proprietà privata a partire da percorsi che permettono di individuare nuove modalità di accesso al Centro e, conseguentemente, possibili utilizzazioni di interesse collettivo dei piani terreni lungo l’asse matrice. Nel Progetto Urbano, questo processo viene innescato dalla messa in coerenza di una serie di interventi sia interni alla perimetrazione del PdR e del Progetto Pilota, sia, in forma di indirizzo, per alcune aree esterne alla perimetrazione di particolare rilevanza per l’innalzamento della qualità urbana e della capacità attrattiva del Centro.
Il Progetto Urbano riguarda pertanto un sistema di spazi aperti e aree strategiche, dotate, in particolare, delle seguenti caratteristiche:
- posizione baricentrica rispetto alla struttura urbana e al centro storico;
- luoghi di aggregazione e riconoscibilità per la Comunità;
- sedi di funzioni pubbliche, sociali e civili;
- in grado di ricostruire una sequenza di centralità nella successione di episodi esistenti o da inserire, comprendendo anche aggregati di proprietà privata in posizione strategica quali “porte” del centro storico sull’asse matrice.
- area di prima accoglienza (indicata dal Piano della Protezione Civile);
- potenziali via di fuga dal centro storico verso spazi aperti sicuri.
Il sub-ambito 1 riguarda Palazzo Tinozzi. Si tratta di un immobile di proprietà pubblica, censito al N.C.E.U. al fg. 11, part.la 63, la cui superficie complessiva lorda è pari a mq 1385 con uno spazio esterno a giardino di mq 297. L’impianto dell’edificio è caratterizzato da un blocco compatto aperto a C su di una piccola corte interna posta sul lato ovest, sulla quale si strutturano due corpi scala; oggi fortemente segnata dai contrafforti su via Garibaldi, la facciata principale è affiancata da un sistema di portici e da una rampa gradonata sul lato est: il tutto si sviluppa su di un piano seminterrato, un piano terra e un primo piano, con una tradizionale copertura a falde. Gli ambienti del seminterrato e del piano terra sono pressoché tutti voltati a crociera.
Il sub-ambito 2 riguarda lo spazio pubblico adiacente palazzo Tinozzi, ovvero l’area di Largo Umberto I, lo spazio pubblico principale della parte orientale del centro, posto a cerniera fra l’abitato storico e le espansioni più recenti: tale piazzale appare oggi uno dei punti meno qualificati dal punto di vista architettonico e necessita di un’accurata proposta di ridisegno. Tale sub-ambito include un possibile luogo di raccolta per la popolazione in caso di emergenza: lo spazio aperto di largo Umberto I. Inoltre è stata verificata la potenzialità di riqualificare funzionalmente alcuni edifici prospicienti l’area, attualmente a disposizione dell’Amministrazione Comunale, per insediare nuove attività terziarie (banche, etc.)
Il sub-ambito 3 è individuato nell’asse centrale che attraversa il nucleo urbano storico, costituito da Corso Vittorio Emanuele, Piazza S. Stefano e la sovrastante via Marconi, con il complesso di Palazzo Pacitti. Tale asse fisicamente mette in connessione i poli di Largo Umberto I e Piazza Italia che costituiscono le testate del sistema urbano esistente.
Il sub-ambito 4 è perimetrato sullo spazio urbano di Piazza Italia, porta occidentale del borgo, direttamente connessa con le nuove aree di sviluppo del paese a ridosso del centro storico. Attualmente l’area non presenta un assetto architettonico e funzionale sufficientemente definito, a causa delle diverse e casuali “sovrapposizioni” di cui essa è costituita.
La strategia del Progetto Urbano mirava a convertire un edificio pubblico riconosciuto dalla comunità come simbolo urbano e centrale per la vita sociale di Cugnoli in un centro polifunzionale. La rinascita-attivazione dell’edificio ha fornito immediatamente linfa vitale alla civitas sotto diversi aspetti affermandosi come:
- luogo per la ricostruzione sociale della città attraverso i suoi spazi di incontro (auditorium, spazi per associazioni, luoghi di aggregazione/informazione);
- luogo di partecipazione in cui l’amministrazione possa avviare con la cittadinanza discussioni e prendere d’accordo proposte e decisioni per la ricostruzione e non solo;
- luogo dove insediare alcune attività terziarie (ufficio postale) in grado di fornire servizi alla collettività direttamente all’interno del centro storico e configurarsi come volano per accrescere la presenza di altre attività nel nucleo urbano.
Il ruolo strategico del Progetto Urbano è stato inscindibile dagli spazi aperti, veri luoghi d’incontro; il progetto mira a fornire un nuovo significato alla vicina piazza Umberto I, attraverso altri ruoli e un diverso disegno degli spazi.
È stato importante non perdere l’occasione fornita dalla costruzione della via di fuga dal centro storico per ricreare un collegamento intelligente tra il nucleo storico e il resto della città. Oltre alla messa in sicurezza del percorso assiale principale (nel duplice senso di accesso-fuga), si è voluto risolvere/creare la continuità del percorso e creare un nuovo asse amministrativo che veda in successione l’edificio privato, l’edificio religioso e l’edificio strategico.
Inoltre, i due aggregati d’ingresso al centro storico sono divenuti elementi nodali di questa sequenza attraverso l’inserimento di funzioni di pregio. Il Progetto Urbano ha cercato, quindi, di interpretare l’esistente e, attraverso piccoli interventi, di ripristinare un ordine all’interno della struttura urbana di Cugnoli.
4. Note conclusive
Nei Comuni del Cratere Aquilano si è provato a fare ricorso al Progetto Urbano a scala comunale per guidare la ricostruzione. Le sue ragioni e utilità vanno oltre la mera messa in sicurezza contro il rischio sismico. Le funzioni della sicurezza vengono infatti incorporate all’interno di altre funzioni d’interesse comune, dando luogo a una strategia multitasking che associa obiettivi primari di riduzione della vulnerabilità urbana e obiettivi complementari di offerta di nuove opportunità e servizi alla città che contribuiscono al recupero fisico, funzionale e simbolico dello spazio identitario più importante del Comune.
Non ci si è voluto rassegnare alla rinuncia del Progetto Urbano, perché ci siamo resi conto che l’economia della ricostruzione gira se il settore edilizio fa da traino, ma occorre anche evitare la proliferazione di iniziative private sostanzialmente sregolate e finalizzate alla logica del massimo rendimento dei capitali impiegati. C’è piuttosto da trasformare la città in un grande campo di opportunità con ricadute significative ai fini dello sviluppo economico e sociale. E’ in fondo questo il modello vincente sperimentato in particolare a Cugnoli e nei comuni dell’area Omogenea 5. Un progetto urbano costruito nell’intreccio tra pubblico e privato, relativamente certo nei suoi obiettivi finali, ma programmaticamente adattabile in funzione delle disponibilità manifestate dagli attori in gioco, a loro volta esito delle condizioni di fattibilità promosse dal sistema complessivo d’azione, che comprende in particolare istituzioni di governo ai diversi livelli (nazionale, regionale e comunale) imprese, tecnici professionisti e naturalmente le popolazioni locali che vanno considerate come i reali protagonisti della possibile ricostruzione.