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Progetto Quadrilatero a Verona.
Studio per la valorizzazione economica e sociale di immobili nel centro storico di Verona Marino Folin (coordinatore), Ezio Micelli, Mario Spinelli, con Paola Pellegrini
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Nota a cura della Redazione di EcoWebTown

Lo studio presentato qui di seguito non si configura come un progetto urbano canonico. Tuttavia, ne è il necessario presupposto e i suoi contenuti - come il metodo utilizzato - rappresentano un convincente contributo alla possibile innovazione di questo strumento, in particolare per il rilancio di aree in declino. Il campo di applicazione è il centro storico di Verona, quinta città italiana per presenze turistiche, dopo Roma, Milano, Venezia e Firenze. Si tratta però di un centro storico sta perdendo i suoi equilibri del passato, e soprattutto le sue tradizionali funzioni di centralità; il rischio, come altrove, è di venire rapidamente fagocitato dal crescente turismo di massa che tende a snaturarne il senso e le modalità di funzionamento.
Il programma, elaborato sulla base di un protocollo di intesa sottoscritto tra il Comune di Verona e la Fondazione Cariverona, dimostra una evidente valenza strategica. Anziché assecondare la domanda banale di trasformazione residenziale di lusso e quella ricettiva associata al turismo, prevede l’iniezione di nuove funzioni di centralità, che dovrebbero contribuire a rigenerare il centro antico contrastando l’emorragia di funzioni urbane in atto. Sette edifici di grande rilevanza storica, localizzati in prossimità del quadrilatero di origine romana, sono destinati così ad acquisire nuovi ruoli, da quelli connessi alla direzionalità ai servizi per la convegnistica, spazi museali e culturali insieme a laboratori per l’innovazione, con il corredo abituale di centri benessere, spazi per la gastronomia e la ristorazione.
Non è il mercato a decidere gli interventi. Piuttosto una visione condivisa tra Comune e Fondazione, che consente di agire selettivamente sul centro storico al fine di invertire i processi di dequalificazione in atto, mobilitando naturalmente anche il mercato. Dunque, pochi edifici a rilevanza strategica, di proprietà sostanzialmente pubblica o para-pubblica, con le loro relazioni di interdipendenza che dovrebbero dare vita a un nuovo contesto di forte attrazione sovralocale, con positive ricadute anche sulle aree di prossimità.
Anche la essenzialità degli elaborati dello Studio è quanto mai istruttiva. Il progetto di riqualificazione e riconnessione urbana. Le verifiche funzionali e dimensionali. La valutazione di sostenibilità economica e sociale del programma. Sono queste le articolazioni più significative della proposta, che vede il Comune impegnarsi in un programma progettuale di valenza urbana e territoriale.
Certo ancora deve venire il momento delle progettazioni architettoniche (per le quali è già in corsa Mario Botta selezionato dalla società che dovrà gestire il patrimonio), ma c’è fin d’ora da escludere trasformazioni traumatiche in un contesto (per fortuna) fortemente vincolato, che non ammette modernizzazioni forzose o stravaganti.
Resta il problema di fondo dell’ambiguo rapporto tra il piano vigente e un programma d’intervento che nasce adesso, sotto la regia dello stesso Comune e con il concorso di importanti attori dello sviluppo. L’urbanistica ortodossa non ama i progetti che prendono forma in corso d’opera, mettendo a nudo l’inconsistenza delle previsioni formulate al buio dal piano. Forse si giustificano così alcune reazioni tardive alla convenzione del Comune con la Fondazione Cassa di Verona, che denunciano il peso di interessi particolari nel ridisegno del centro-città. Ma certo non è un caso che una proposta così innovativa di rigenerazione urbana provenga da uno dei maggiori urbanisti italiani, Marino Folin, sempre in posizione defilata rispetto al mainstream del pensiero urbanistico corrente in Italia.