La Green Economy trova sempre nuovi sostenitori. Produrre in modo pulito influisce sulla salute delle persone e vivibilità del pianeta, innescando effetti positivi anche per quanto riguarda l’occupazione aprendo nuove vie per lo sviluppo economico. Le aziende che hanno scelto di rinnovare i processi produttivi rendendoli più sostenibili, adottando strategie per ridurre l’impatto ambientale e contenere le emissioni di CO2, hanno conseguito una maggiore efficienza energetica, ridotti gli sprechi e rese più efficienti le filiere di produzione investendo in ricerca e sviluppo (innovazione, design, tecnologie green) rimanendo competitive sui mercati.
Gli edifici, le infrastrutture e le città – in una parola l’assetto dell’ambiente costruito – costituiscono uno degli ambiti cruciali per lo sviluppo della Green Economy. La qualità degli edifici e delle infrastrutture, l’assetto ordinato ed efficiente del territorio, le città attraenti e funzionali hanno una grande importanza per il benessere di chi vive e possono costituire aspetti strategici decisivi per lo sviluppo sociale ed economico, contribuendo a creare condizioni favorevoli alla coesione e alla crescita equilibrata di opportunità di lavoro e di mercato (Tucci).
Su queste tematiche, il recente volume Architettura, Città e Territorio verso la Green Economy, curato da Ernesto Antonini e Fabrizio Tucci, raccoglie i contributi di più autori afferenti al Gruppo nazionale degli Stati Generali della Green Economy per l’Architettura che hanno provveduto a elaborare il Manifesto “la Città Futura” e ne hanno illustrato i contenuti.
I driver che danno significato alla Green Economy sono: l’economia circolare, lo sviluppo sostenibile, la crisi climatica, l’efficienza energetica, il capitale naturale, il benessere inclusivo, la resilienza e l’adattività, la rigenerazione urbana, il Life Cycle Thinking, la bellezza e la qualità.
Il libro si articola in sette capitoli, distinti in due sezioni. I capitoli corrispondono ai sette assi strategici proposti per sviluppare gli ambiti della visione d’indirizzo del Manifesto “la Città Futura” secondo i gradi di percettibilità di questioni che vanno dalla dimensione globale a quelle più immediatamente tangibili. Il primo ambito del Manifesto, “Puntare sulla Green Economy per affrontare le sfide delle città”, non ha una sua specifica trattazione perché attraversa trasversalmente tutte le parti del volume, così come le problematiche globali del secondo ambito del Manifesto, “Adottare la sfida climatica con misure di adattamento e di mitigazione centrale sulla riqualificazione bioclimatica ed energetica”, sono affrontate in particolare nella quinta e nella settima parte del libro. La sfida climatica, infatti, ha un ruolo strategico per la Green Economy ed è quindi il primo punto affrontato dal Manifesto per la riqualificazione delle città sia con le politiche di mitigazione, con un taglio drastico delle emissioni di gas serra, sia con quelle di adattamento (Ronchi).
Nel capitolo 1, “Proteggere il Capitale naturale e gli Ecosistemi ambientali” (S. Malcevschi, E. Mussinelli, A. Tartaglia, M. B. Andreucci) si affronta la lettura integrata dell’ecosistema, accanto al territorio e al paesaggio, come aspetti fondamentali che esprimono la concretezza bio-fisica dei luoghi e delle relazioni tra elementi naturali e antropici. La fragilità dei territori, e in particolare di quello italiano, si manifesta con la rottura di equilibri già precari e con l’aggravarsi di squilibri determinati da azioni antropiche nei sistemi insediativi e territoriali. Il capitale naturale (biodiversità, acqua, suolo, aria pulita) va riconosciuto come valore e protetto considerandolo come un patrimonio della comunità la cui ricchezza iniziale non solo non deve essere consumata ma deve produrre benefici per i cittadini. Il progetto di trasformazione dell’ambiente costruito verso un’urbanistica sostenibile, pertanto, non può che essere incentrato sul capitale naturale, sulle soluzioni nature-based e sulle infrastrutture verdi. Ciò impone di fuoriuscire dalla straordinarietà degli interventi e innescare processi di governance in grado di superare la logica del mero recupero e ripristino tecno-funzionale, per dar luogo a strategie intersettoriali e multiscalari che assumano le risorse e le componenti ambientali e paesaggistiche quali leve dello sviluppo socio-economico.
In “Salvaguardare il Capitale sociale e incentivare i processi di inclusione” (R. Bologna, A. Rogora, G. Cafiero con M. Annunziato) si approfondisce il concetto di capitale sociale come l’insieme di regole e comportamenti, frutto del patrimonio culturale di un sistema sociale, che facilitano la collaborazione all’interno di un’organizzazione o tra le diverse organizzazioni.
Al riguardo, un ruolo essenziale è svolto dalle istituzioni che influiscono sull’evoluzione dei sistemi regolando i rapporti sociali ed economici. Nell’attuale situazione di crisi generalizzata si assiste all’aumento di fattori destabilizzanti quali la precarietà e provvisorietà, sia a livello locale sia globale. Crisi economiche, guerre, conflitti sociali, ma anche cambiamenti climatici, sono all’origine di fenomeni migratori a scala mondiale che inducono grandi masse di popolazione a trasferirsi dai loro luoghi di origine per cercare in altri paesi una migliore condizione di vita. La ridotta capacità di accesso alle risorse e al bene casa si traduce in una condizione abitativa precaria e di basso livello qualitativo, cui si aggiungono più frequenti catastrofi quali terremoti, frane e inondazioni intensificando il disagio, anche quello abitativo.
La strutturazione e l’organizzazione degli spazi urbani (strade, piazze, portici, gallerie, parchi, giardini, ecc.) e gli interventi sul microclima sono stati storicamente pensati per favorire l’interazione e la comunicazione dei cittadini. La connotazione dei nuovi spazi urbani sembra preferire invece le attività di transito e gli spostamenti veicolari. È quindi necessario invertire questa tendenza e realizzare ambienti urbani confortevoli a misura d’uomo.
In un ambiente costruito soggetto a rapidi cambiamenti con implicazioni e conseguenze che investono l’ecologia, gli equilibri sociali, i modelli culturali ed economici, l’architettura e l’urbanistica devono svolgere un ruolo centrale nell’affrontare e dare una risposta alle emergenze e ai bisogni individuali e collettivi, contribuendo allo sviluppo di un ambiente socialmente armonico e coeso e, allo stesso tempo, rispettoso delle risorse non rinnovabili e del patrimonio identitario.
Nel capitolo 3, “Tutelare il Capitale culturale e valorizzare la Qualità dei luoghi” (M. C. Forlani, P. Colletta, D. Paterna, G. Segre), la cultura è considerata nella sua accezione contemporanea sia come bene capitale con un valore economico, sia come risorsa individuale e collettiva fonte di esternalità positive. Essa risulta strategica per lo sviluppo economico dei territori e per l’identità dei luoghi.
La tipicità del territorio italiano, caratterizzato da 8.000 comuni dislocati dalle coste marine, alle colline e alle montagne, ciascuno con un proprio patrimonio culturale, può divenire la base di un ampio progetto di sviluppo e rivitalizzazione territoriale, sociale ed economica coniugando progresso e bellezza, costituendo il riferimento per interventi di pianificazione che tengano conto della necessità di decongestionare le aree urbane metropolitane e divenire utili presidi sul territorio anche per la prevenzione dei disastri idrogeologici.
Si suggerisce così di spostare l’attenzione dal breve al lungo periodo, avendo come obiettivo il benessere sociale e la promozione dello sviluppo dei luoghi e delle relative risorse, valorizzando il patrimonio immobiliare attraverso l’efficientamento energetico. La base tecnologica per trasformare gli attuali sistemi produttivi in senso ecologicamente positivo è in gran parte esistente e un momento di svolta può aversi con il trasferimento nelle politiche locali dei principi generali della sostenibilità.
Nel capitolo 4, “Adottare sistematicamente l’analisi e la valutazione della sostenibilità nei processi decisionali”, (A. Campioli, M. C. Torricelli e I. Mannino) gli autori presentano un quadro puntuale delle potenzialità dei metodi di valutazione dell’impatto ambientale e della sostenibilità e delle problematiche aperte. L’approccio Life Cycle (LC) rappresenta un importante supporto alla Green Economy anche nel settore delle costruzioni e delle trasformazioni del territorio. Esso trova applicazione a diverse scale e viene integrato con altri metodi e strumenti.
Le valutazioni LC, affrontate anche da M. Lavagna ed E. Palumbo, completano il riferimento a tale riguardo e introducono i sistemi di valutazione multicriterio a punteggio (BREEAM, HQE, DGNB, LEED, Protocollo ITACA). Si tratta di strumenti di valutazione e certificazione ambientale messi a punto per valorizzare prodotti o edifici aventi elementi differenziali rispetto alla media del mercato con l’obiettivo di favorire una competitività tra imprese di costruzioni e di orientare gli investitori immobiliari verso scelte consapevoli e sostenibili.
L’asse strategico “Migliorare le capacità di resilienza e di mitigazione climatica dell’ambiente costruito” è stato analizzato nel capitolo 5 da due team, formati rispettivamente da M. Losasso, P. Davoli, M. F. Leone (con A. Lorenzoni) e da M. T. Lucarelli, V. D’Ambrosio, M. Milardi. Le città devono adottare urgentemente misure di adattamento e d’innalzamento delle capacità di resilienza nei confronti degli impatti dovuti alle isole e ondate di calore e alle mutazioni microclimatiche. Nello stesso tempo, devono essere messe in atto azioni per incidere sulle cause del surriscaldamento globale e dei cambiamenti climatici. Per quanto attiene gli edifici misure efficaci risiedono nel massimizzare l’impiego di sistemi di ventilazione naturale, di raffrescamento passivo e di protezione solare e nel puntare con decisione ad avere organismi edilizi capaci non solo di produrre l’energia di cui necessitano ma anche di produrre un surplus a vantaggio della città.
Il capitolo 6, “Rigenerare e riqualificare il patrimonio costruito” affronta il tema della città contemporanea nelle sue varie declinazioni, tutte richiedenti grandi e importanti interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana. Le città, in particolare quelle più grandi, caratterizzate da uno sviluppo caotico e da periferie cresciute a dismisura, con aree deindustrializzate, zone militari dismesse, aree ferroviarie e portuali non più attive, aree di risulta e aree agricole non più coltivate, un patrimonio edilizio energivoro, e anche e anche i centri storici e monumentali su cui porre l’attenzione sul piano della sicurezza sismica.
Per rigenerazione urbana, come sottolineano i due gruppi di studiosi che si sono occupati del tema (F. Oliva, L. Ricci e L. Cupelloni, G. Franco, M. R. Pinto, S. Russo Ermolli), non s’intende il recupero o la sostituzione di uno o più edifici dismessi, ma un intervento che coinvolge parti significative del sistema urbano e riguarda l’efficienza e la razionalizzazione delle risorse energetiche, la riduzione delle emissioni climalteranti, la valorizzazione delle risorse economiche e il miglioramento delle condizioni di benessere complessivo.
Gli autori s’interrogano sulle problematicità connesse a interventi di così vasta portata e delineano i pre-requisiti di fattibilità sociali, economici, normativi e i know-how necessari.
Nell’ultimo capitolo, “Incrementare l’efficacia nell’uso delle risorse e la qualità ecologia del capitale tecnologico” si fa il punto sull’uso efficace delle risorse e dei processi di riciclo, con riduzione dei costi ambientali (G. Peretti, A. Magliocco, R. Pollo), e sull’approccio progettuale legato all’efficienza energetica e all’impiego delle fonti rinnovabili (A. Boeri, A. Battisti, F. Asdrubali, M. Sala).
Per quanto riguarda il primo aspetto, com’è noto, una quota rilevante del consumo energetico si concentra nelle città in misura proporzionale alla loro dimensione, la qual cosa offre lo spunto per individuare il campo di azione su cui focalizzare l’attenzione per il raggiungimento di un più elevato livello di efficienza ai fini del risanamento ambientale. Sul fronte dei materiali si assiste a una tendenza alla razionalizzazione all’interno dei processi industriali e dei consumi per effetto sia di indicazioni normative, sia di una reingegnerizzazione dei processi e prodotti che ha innescato meccanismi di recupero e riciclo, ma si ritiene che l’effetto trainante maggiore sia costituito dall’aumento della sensibilità ambientale. In questo quadro risulta di fondamentale importanza la valutazione delle ricadute dei costi ambientali sui diversi soggetti, territori e generazioni.
Le trasformazioni sono guidate dal progetto, la messa a punto di obiettivi e strategie per far fronte alla scarsità delle risorse energetiche, ai cambiamenti climatici globali e alle esigenze di benessere ambientale offre ai progettisti indicazioni operative per la progettazione di edifici, città e territori nell’ottica del contenimento dei consumi e nel rispetto degli equilibri ecosistemici. Gli obiettivi portanti sono individuati nella progettazione bioclimatica passiva degli edifici e dei distretti, nell’impiego di energia da fonti rinnovabili, nella distribuzione e condivisione in rete dell’energia prodotta, nell’utilizzo di materiali ecologici e tecnologie sostenibili, nell’adozione di processi di produzione, logistica e costruzione con impatto ambientale controllato secondo l’approccio LCA e LCC. Inoltre, è necessario utilizzare al meglio le risorse insite nell’ambiente integrandole con elementi vegetali, verde pensile e urban farming negli edifici e nei distretti e avvalersi di strumentazione e software anche ricorrendo a tecnologie dell’Internet of Things (IoT) che possono consentire un miglioramento alla progettazione.
Dal libro emerge che la Green Economy ha molto a che fare con l’innovazione: non solo degli approcci, ma anche delle tecniche, tanto nella sua portata generale di nuovo paradigma a scala globale, quanto nelle sue applicazioni all’ambiente fisico – naturale e costruito – e ai processi economici che ne assicurano il mantenimento e la capacità di fornire risposte sostenibili alle esigenze della società (Antonini).
Le città e l’architettura avranno un ruolo decisivo anche per lo sviluppo di una Green Economy che a sua volta avrà un peso rilevante per il loro futuro (Tucci). L’idea del Manifesto “la Città Futura” era di proporre anche in Italia una riflessione sul possibile fecondo rapporto fra i principi e i contenuti qualificanti della Green Economy con l’architettura e l’urbanistica al fine di disegnare un percorso di cambiamento verso una città futura, migliore e desiderabile (Ronchi).
Questo libro e il Manifesto rappresentano un importante passo in avanti nella riflessione su come l’Architettura e l’Urbanistica possano contribuire a trasformare gli edifici e le città in direzione della Green Economy ri-orientando in senso sostenibile i processi di produzione edilizia e di conservazione del patrimonio architettonico urbano. Il dibattito fra gli studiosi continua, le innovazioni tecnologiche offrono sempre nuove opportunità che devono tradursi in concreti vantaggi per i cittadini ed è necessario che si attivi un processo di diffusa sensibilizzazione e consapevolezza perché ciò costituisca davvero una spinta per l’adozione di questi principi che vanno non solo enunciati ma soprattutto praticati.