Va salendo anche in Italia una crescente progettualità per il paesaggio. Poco conosciuta e ancor meno diffusa nei tradizionali mezzi di comunicazione, quest’attività di cui spesso si è lamentata l’assenza in un Paese prioritariamente orientato all’esercizio del vincolo, sembra che stia finalmente prendendo piede in numerose Regioni. In sordina, e fuori dei circuiti disciplinari che tendono di solito ad appropriarsene riduttivamente, sta prendendo consistenza una sperimentazione locale che sembra inaugurare forme innovative di progetto, ormai in grado di emanciparsi da quelle convenzionali dell’architettura del paesaggio. Almeno a guardare le proposte presentate nel corso dell’ultima edizione del Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa ci si rende conto che nelle pratiche, prima ancora che nelle interpretazioni disciplinari, i progetti per il paesaggio si stanno affrancando progressivamente dalla loro iniziale matrice architettonica, e ormai anche dall’architettura del paesaggio.
In una prospettiva non lontana, questa forma di progetto sembra destinata a diventare sempre meno una predisposizione materiale di opere e assetti ambientali, per assumere piuttosto la valenza di un processo corale di costruzione del senso, di cui va considerata protagonista in primo luogo la società locale ( Clementi, 2016 A). La popolazione è chiamata a identificarsi nel paesaggio abitato e ad appropriarsene fattivamente, prendendo su di sé la cura dell’esistente nelle strategie del quotidiano, prima ancora che nelle trasformazioni più rilevanti dell’ambiente di vita.
Il fine ultimo dei progetti non appare più allora il miglioramento della funzionalità delle cose e dell’ambiente, ma la stessa capacitazione della società locale a farsi carico in prima persona del paesaggio, intendendolo come bene comune e come valore patrimoniale da tutelare per sé e per le generazioni future ( Clementi, 2016B)
Tutto ciò era apparso evidente già nella precedente edizione del Premio, con il progetto selezionato “Parco agricolo dei Paduli”, in provincia di Lecce. Qui un gruppo di animazione locale aveva saputo promuovere il riscatto di un vasto e maestoso uliveto secolare, che versava da tempo in condizioni di abbandono e di degrado, avendo perduto la propria funzionalità originaria. Attivando in autopromozione il Laboratorio Urbano Aperto, si era dato avvio a un efficace processo di partecipazione “dal basso” che ha coinvolto progressivamente dieci Comuni salentini, la popolazione locale, gli agricoltori e gli esperti provenienti da tutta Italia. Ne è scaturita l’idea di un parco agricolo multifunzionale come occasione di sviluppo locale sostenibile. Insieme alla riconversione produttiva a favore di beni agroalimentari tipici si sono recuperate antiche tradizioni anche gastronomiche, realizzate nuove forme di ospitalità diffusa e di ricettività locale, itinerari di mobilità alternativa, esperimenti di “land art” e altre attività creative ad opera soprattutto delle fasce giovanili.
E’ un’esperienza che sfugge alla normale architettura del paesaggio, e si configura piuttosto come un processo di produzione del senso che assume come protagonista la società locale, con un insieme di azioni anche minime quanto a consistenza, ma con forte valenza di investimento simbolico sul paesaggio.
Quest’anno sono emersi 38 progetti di particolare interesse fra tutti quelli candidati, e fra questi è stata individuata quale candidatura italiana il progetto, “Agri-gentium. Landscape regeneration”. E’ un progetto promosso sostanzialmente dalle istituzioni, in primo luogo dal Parco archeologico di Agrigento con la collaborazione di altri enti di livello locale o sovralocale. Ma anche in questo caso, conta meno la qualità architettonica delle opere, e assai più la volontà di potenziare l’attrattività e la capacità evocativa del parco archeologico con una varietà di interventi che ne ridefiniscono il contesto di prossimità, ripristinando antiche pratiche produttive e assetti ambientali tendenzialmente non troppo dissimili da quelli apprezzati da Goethe nel suo viaggio in Sicilia. Conta allora la capacità di rimettere a frutto aree protette in abbandono, promuovendo nuove forme di ruralità a misura della popolazione locale e con sbocchi positivi di mercato, prima ancora del disegno degli spazi messi in gioco dalla trasformazione.
La propensione a fare del progetto di paesaggio il veicolo di una rigenerazione del senso che coinvolge il sentire di una comunità locale prima ancora che la produzione di un insieme di opere funzionali appare evidente ancora di più nei diversi progetti riconosciuti meritevoli di menzioni. Ad esempio il ripristino delle condizioni di legalità nel casertano e nell’agrigentino diventa infatti la chiave di volta del progetto, talvolta con l’abbattimento di ecomostri che hanno deturpato paesaggi straordinari ovvero con la messa a coltivo di aree abbandonate offerte ad anziani e altri operatori locali.
Questo aspetto dei progetti di paesaggio è stato premiato dalla Commissione con una Menzione tematica che riguarda proprio Legalità e paesaggio, e lotta all’abusivismo attraverso la valorizzazione delle qualità territoriali
I progetti selezionati offrono altre indicazioni importanti. Prima tra tutte, è il ricorso alla multilateralità e al partenariato tanto orizzontale che verticale come condizione necessaria per montare efficaci programmi di valorizzazione del paesaggio. Al riguardo appaiono particolarmente significativi i seguenti progetti:
- LA VIA DEI TERRAZZAMENTI, imperniato su un percorso ciclo-pedonale, con la prospettiva di valorizzare il paesaggio del versante retico nella bassa e media Valtellina.
- SVILUPPO INTEGRATO DELL’AREA DELLA LOCRIDE, ad alta concentrazione di complessi archeologici, strutture storiche e paesaggi identitari, con un progetto che si si configura soprattutto come un’azione di marketing territoriale per promuovere e valorizzare un territorio di elevato valore storico-archeologico.
- CINQUE TERRE CARD, come strumento indiretto per la conservazione del paesaggio delle Cinque terre, in Liguria; una modalità innovativa di gestione intersettoriale del turismo, in grado di produrre risorse economico-finanziarie da reinvestire localmente in progetti integrati di sviluppo sostenibile.
- PARCO FLUVIALE GESSO E STURA, nel comune di Cuneo, esemplare per il modello di gestione basato sulla cooperazione di dieci comuni, che hanno deciso di adoperarsi insieme per tutela della biodiversità e lo sviluppo sostenibile il territorio.
- PARCO NORD MILANO, un piano strategico per il miglioramento delle prestazioni di un esteso parco rurale-urbano a ridosso della città di Milano, pensato come sistema continuo di penetrazione del verde in città.
Una seconda indicazione proviene dal riconoscimento del turismo come articolazione determinante in tutti i programmi che intendono contribuire anche allo sviluppo locale. Il turismo non è una forzatura che informa di sé i diversi progetti, piegandoli a una razionalità economicistica che sacrifica il paesaggio. Al contrario, è una risorsa che si integra positivamente con l’insieme delle azioni previste, secondo combinazioni che si adattano di volta in volta ai caratteri salienti del paesaggio locale. Ciò appare con evidenza in alcuni progetti, quali:
- ALCARA BORGO NATURA, riqualificazione integrata del borgo di Alcara li Fusi, nel cuore del Parco dei Nebrodi.
- LA TORRE ROSSA NELLA SALINA DI COMACCHIO, intervento di recupero e valorizzazione anche a fini turistici di un complesso architettonico ubicato in un’area di elevato valore storico paesaggistico in Emilia Romagna.
- 5 PROGETTI PER IL TERRITORIO, con azioni di recupero, salvaguardia, valorizzazione del paesaggio e del patrimonio storico archeologico della provincia di Cagliari.
- MUSEO ALL'APERTO (MAP) DEL COMUNE DI FAENZA, in Emilia Romagna, progetto di miglioramento dell’attrazione turistica e della qualità dell’abitare che tende a stimolare l’attenzione individuale e sociale verso pratiche estetiche e di qualificazione dello spazio.
- COLOBRARO MAGICO E FANTASTICO, progetto di tutela, riqualificazione e valorizzazione turistica del Borgo rurale di Colobraro, in Basilicata.
- MONUMENTI APERTI, manifestazione culturale con un’operazione di marketing che coinvolge tutta la Regione Sardegna.
- PISTA CICLABILE NEL PARCO LINEARE GRADO-PALMANOVA, un programma incentrato sulla mobilità dolce, con l’obiettivo di incentivare il turismo ecosostenibile in Friuli Venezia Giulia.
Infine i progetti selezionati dimostrano che le condizioni di degrado o di abbandono di un paesaggio possono essere riscattate allorquando si mobilita una comunità locale, con il concorso delle istituzioni ai vari livelli e il supporto delle competenze specialistiche. Sono queste le risorse effettivamente indispensabili per rigenerare paesaggi compromessi attualizzandone il senso e l’uso. Questa realtà emerge da molteplici progetti, quali:
- R.N.O. TORRE SALSA - un luogo della primavera perenne per la tutela preventiva del paesaggio costiero, progetto del WWF contro l’abusivismo della costa agrigentina.
- LIBERARE LA BELLEZZA: un processo virtuoso per il paesaggio della scala dei turchi, progetto di recupero e tutela di un paesaggio costiero nell’agrigentino straordinario e fortemente vocato al turismo.
- SCALE DI NAPOLI, singolare intervento di recupero delle percorrenze pedonali lungo le scale aperte della Città, che attiva processi di aggregazione urbana e di possibile familiarizzazione tra turisti, napoletani e nuovi residenti.
- MONTE ORVILE, esemplare manovra di sottrazione al mercato di un bene paesaggistico-ambientale minacciato dalla pressione edilizia in Sardegna, e offerto al turismo naturalistico come leva per lo sviluppo locale.
Infine un breve bilancio statistico sull’insieme dei progetti presentati. Più della metà dei progetti candidati (45 su 96) sono finalizzati alla riqualificazione e valorizzazione degli usi e dei paesaggi rurali tradizionali. Peraltro in questa categoria, identificabile in senso lato come recupero o tutela del paesaggio, insieme ai progetti di matrice agricola si possono includere anche quelli volti alla valorizzazione delle aree archeologiche, al recupero e rifunzionalizzazione dei paesaggi terrazzati e alla rigenerazione dei piccoli borghi. Altre categorie di progetti candidati, numericamente meno rilevanti, riguardano la valorizzazione del territorio attraverso l’arte contemporanea, gli interventi incentrati su programmi complessi e infine programmi sostanzialmente incentrati sulle attività di formazione.
Più in generale l’esame dei 97 progetti presentati a quest’ultima edizione del premio mette in luce un’Italia meridionale molto attiva sul fronte delle iniziative per il paesaggio, con particolare riguardo alla Sicilia, Calabria e Puglia. Nel complesso, il centro – sud del Paese ha presentato oltre la metà delle candidature. L’Italia settentrionale invece si è distinta con proposte a elevata fattibilità, in particolare il Piemonte, la Lombardia e la Liguria.
Riferimenti Bibliografici
Angrilli M., Dattilo A., a cura di, 2015, Riferimenti Bibliografici, Urbanistica Informazioni n.264, 2015
Clementi A., 2016 A, Progetti per il paesaggio, in Montella M., a cura di, “Economia e gestione dell’eredità culturale”, Wolters Kluwer-Cedam
Clementi A., 2016 B, Progetto e governo del paesaggio, in Angrilli M.,Boschi F.,Corrado R.,Dattilo A., “Il recupero dei paesaggi degradati, Gangemi
(*) L’istruttoria dei progetti da selezionare per la candidatura italiana al Premio del paesaggio del Consiglio d’Europa è stata affidata dal Ministero per le Attività Culturali e il Turismo a Mecenate ’90, vincitrice della gara bandita dalla Direzione generale paesaggio, belle arti, architettura e arti contemporanee. L’istruttoria è stata predisposta da Luana Prunesti e da Simone Grigioni con la guida di Alberto Clementi e Ledo Prato, facendo capo agli arch. Maddalena Alessandro e Maurizio Pece del Mibact, sotto la responsabilità dell’arch. Maria Grazia Bellisario, Servizio coordinamento e relazioni internazionali, e dell’arch. Roberto Banchini, Servizio tutela del paesaggio.