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Absorbing Modernity.
Annotazioni al margine della 14° Mostra Internazionale di Architettura di Venezia.
Domenico Potenza
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Una prima nota di merito da consegnare alla organizzazione di questa 14° edizione della Mostra Internazionale di Architettura è senza dubbio il nuovo ruolo assegnato ai padiglioni dei paesi partecipanti, invitati a dare il proprio contributo ad uno dei tre temi principali che hanno caratterizzato la rassegna di questa Biennale. Contrariamente a quanto ciascuno dei paesi ospiti faceva autonomamente (seppur stimolati dall’indirizzo del curatore) nelle edizioni precedenti, in questa occasione a ciascun padiglione è stato affidato il compito di raccontare, nei modi e nelle forme propri di ognuno dei curatori nazionali, il secolo della modernità assorbito negli anni tra il 1914 ed il 2014. ABSORBING MODERNITY 1914-2014 infatti è stato il tema accolto ed affrontato da tutte le nazioni partecipanti (che per questa edizione sono passate da 55 a 66), in un caleidoscopio di storie che ha riportato all’attenzione dei visitatori gli eventi  fondamentali della modernizzazione del proprio paese. Come dichiarato dallo stesso Koolhaas “… non pensavamo ad una storia collettiva di una modernità trionfante; al contrario, il verbo assorbire del titolo alludeva, semmai, ai colpi che un pugile assorbe in un combattimento violento”, un contributo plurale alla comprensione del secolo che ha attraversato le principali trasformazioni dell’epoca moderna. Nell’idea del curatore c’era proprio questa volontà di un racconto a più mani capace di esprimere una modernità a partire dai tratti nazionali di ogni singolo paese. Un esito che si è concretizzato con una conclusione abbastanza sorprendente nella quale “… la storia di questo ultimo secolo può essere scritta senza menzionare un solo architetto di primo piano. Noi siamo solo intrusi nelle storie nazionali sulle quali non abbiamo alcuna influenza” . [1]
Architetture quindi e non architetti, come era di solito accaduto nelle edizioni che hanno preceduto questa di Koolhaas e nelle quali lui stesso era sia oggetto di celebrazione, con le sue architetture globali, sia celebratore di quella globalizzazione cui affidava le sue principali convinzioni. Una virata da capogiro, se si pensa alla scelta diametrale, di invitare i paesi ospiti della Biennale a riflettere sul difficile rapporto, consumatosi in questi ultimi cento anni, tra la modernità ed i singoli contesti in cui si è espressa. La ri-costruzione di una Grande Storia dunque, una storia fatta per parti, che tuttavia riesce a restituire alla contemporaneità un profumo di identità nazionali sulle quali non ci si era mai soffermati in maniera così diffusa. Un esito che ha una certa importanza, anche se non riesce a mettersi alle spalle il secolo della modernità (come forse auspicava lo stesso curatore), ma ci restituisce, come scrive Luca Molinari, “…una involontaria, potentissima immagine di ciò che siamo e delle tante contraddizioni in cui siamo immersi, aspettando di trovare quell’invisibile filo che finalmente ci condurrà fuori dal labirinto della modernità”.
Ne sono testimonianza, ancora una volta, come già accaduto nelle edizioni precedenti, i prestigiosi premi assegnati dalla giuria internazionale: con il Leone d’Oro alla Corea per la straordinaria capacità di presentare un nuovo corpus di conoscenza sull’architettura e l’urbanistica, in una situazione politica particolarmente delicata, intorno alla quale è stata avviata una ricerca che supera i confini dell’architettura e guarda alla realtà geopolitica; con il  Leone d’Argento al Cile per la sua capacità di affrontare un capitolo critico della storia della globalizzazione mondiale. E ancora, tre menzioni speciali: al Canada per lo studio approfondito su come la modernità riesca ad adattarsi in condizioni climatiche uniche e alle esigenze di una minoranza culturale; alla Francia per aver saputo discutere le conseguenze dei successi e dei traumi legati a una visione utopica della modernità; ed alla Russia per aver messo in evidenza il linguaggio contemporaneo con cui si esprime la commercializzazione dell’architettura.

Una seconda nota di merito, io credo, possa essere attribuita al lavoro fatto da Cino Zucchi per il Padiglione Italia, di cui ha curato (in collaborazione con Nina Bassoli), l’allestimento delle mostre “Innesti”, “Milano. Laboratorio del moderno”, “Ambienti taglia e incolla”, “Un paesaggio contemporaneo”, “Paesaggi abitati. La vita si adatta agli spazi che si adattano alla vita”, tutte incentrate sulla trasformazione del nostro territorio a partire dalla necessità – tutta italiana – di lavorare su un testo già scritto che è quello della sedimentazione storica.
Sempre di più le città sono il frutto della stratificazione complessa di parti che si sovrappongono una sull’altra, un incessante adeguamento di storie e di avvenimenti che modificano, ormai in tempo reale, lo spazio del nostro abitare. Il progetto contemporaneo, pertanto, in questo processo continuo di trasformazioni, è costretto a farsi interprete della trasformazione dei luoghi, attraverso un’azione conoscitiva dell’esistente e, nello stesso momento, propositiva di nuovi accadimenti. Un’azione ermeneutica che simultaneamente indaga le condizioni presenti e ne propone l’adeguamento ai nuovi programmi.
Nel presentare il padiglione Italia Cino Zucchi ha spiegato come la chiave per capire la modernizzazione in Italia stia proprio nella lettura della stratificazione delle trasformazioni sul territorio. Una stratificazione strutturale che da sempre caratterizza la cultura del progetto nel nostro paese. Un progetto costretto a misurarsi continuamente con un contesto ormai già scritto in tutta la sua struttura principale, all’interno della quale siamo molto spesso costretti ad intervenire con nuovi innesti (appunto), una azione violenta che tuttavia deve farsi carico delle responsabilità che ne conseguono.
Come dice lo stesso Zucchi “il tema non è solo quello di inserire bene architetture contemporanee nel contesto antico, ma piuttosto quello di capire se la struttura profonda del territorio italiano e delle sue città può reinventarsi in rapporto a un modo di vita contemporaneo e alle sue necessità. Si può vivere e lavorare con un iPad in un piccolo paese del centro Italia arroccato su una collina? Paul Valéry diceva Quello che chiedo alla modernità è il poter vivere con maggior facilità e agio una vita non moderna”. [2]
Il problema come al solito è sempre legato alla qualità dei progetti ed alla capacità e alla cultura dei progettisti. 85 sono stati i progetti selezionati dal curatore, una scelta operata non tanto sulla qualità assoluta dei progettisti, quanto sulla aderenza al tema dei progetti. Progetti scelti alle diverse scale ed in differenti condizioni territoriali, capaci di esprimere in tutta la loro essenza il rapporto stretto con il contesto, senza mai concedersi ad un mimetismo di forme ma, nello stesso tempo, abili nel costruire un dialogo con la storia fatto di contrasti e sintonie nelle quali il nuovo trova sempre occasione per restituire nuova vita all’esistente.
Di nuovo l’Architettura e non gli architetti. Nell’allestimento infatti, i progetti sono presentati senza didascalie, ad illustrare una pluralità di soluzioni realizzate (raccolte per singoli temi all’interno di un arcipelago di situazioni e scale diverse) che restituiscono un panorama significativo di alcune modalità d’intervento sul costruito. Credo sia tutta qui l’intelligenza del curatore che, all’interno delle indicazioni avanzate da Rem Koolhaas, ha saputo raccontare una modernità – tutta italiana – con la quale ci siamo da sempre misurati e con la quale dobbiamo necessariamente continuare a farlo.

 


Premi della 14. Mostra Internazionale di Architettura

La Giuria internazionale della 14. Mostra Internazionale di Architettura composta da Francesco Bandarin (Presidente, Italia), Kunlé Adeyemi (Nigeria), Bregtje van der Haak (Olanda), Hou Hanru(Cina), Mitra Khoubrou (Emirati Arabi Uniti), ha deciso di attribuire nel modo seguente i premi ufficiali:
 
Leone d’oro per la migliore Partecipazione Nazionale alla Corea - Padiglione ai Giardini
Crow’s Eye View: The Korean Peninsula
Commissario/Curatore: Minsuk Cho. Curatori: Hyungmin Pai, Changmo Ahn.Curatore Aggiunto: Jihoi Lee.

Leone d’argento per una Partecipazione Nazionale al Cile - Padiglione all'Arsenale
Monolith Controversies
Commissario: Cristóbal Molina (National Council of Culture and the Arts of Chile). Curatori: Pedro Alonso, Hugo Palmarola.

Leone d’argento per il miglior progetto di ricerca
della sezione Monditaliadella Mostra Internazionale Fundamentals - Corderie dell’Arsenale
Sales Oddity. Milano 2 and the Politics of Direct-to-home TV Urbanism
Andrés Jaque/Office for Political Innovation

La Giuria ha deciso inoltre di assegnare tre menzioni speciali alle Partecipazioni Nazionali:

Canada
- Padiglione ai Giardini
Arctic Adaptations: Nunavut at 15
Commissario: Barry Johns (Royal Architectural Institute of Canada).
Commissari aggiunti: Sascha Hastings (Royal Architectural Institute of Canada).
Curatori: Lola Sheppard, Matthew Spremulli, Mason White (Lateral Office)

Francia -  Padiglione ai Giardini
Modernity: promise or menace?
Commissario: Institut Français, Ministère de la Culture et de la Communication - Direction Générale des Patrimoines, in collaboration with the Cité de l’architecture et du patrimoine. Curatore: Jean Louis Cohen.

Russia - Padiglione ai Giardini
Fair Enough: Russia’s past our Present
Commissario: Semyon Mikhailovsky. Curatori: Strelka Institute for Media, Architecture and Design (Anton Kalgaev, Brendan McGetrick, Daria Paramonova).

La Giuria ha deciso infine di assegnare tre menzioni speciali ai progetti di ricerca della sezione Monditalia:

Radical Pedagogies: ACTION-REACTION-INTERACTION
- Corderie dell’Arsenale
Beatriz Colomina, Britt Eversole, Ignacio G. Galán, Evangelos Kotsioris, Anna-Maria Meister, Federica Vannucchi, Amunátegui Valdés Architects, Smog.tv

Intermundia - Corderie dell’Arsenale
Ana Dana Beroš

Italian Limes - Corderie dell’Arsenale
Folder

La cerimonia di premiazione della 14. Mostra si è tenuta, sabato 7 giugno 2014 ai Giardini, nell’occasione è stato consegnato il Leone d’Oro alla carriera, attribuito dal Cda della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta, su proposta del Direttore Rem Koolhaas, a Phyllis Lambert.

 

 

Le motivazioni della giuria internazionale.

La giuria desidera riconoscere lo straordinario risultato conseguito dalla Biennale Architettura 2014, una autentica macchina di produzione e distribuzione della conoscenza. In particolare, sulla base del tema “Fundamentals”, la Biennale si propone di mostrare come la modernità sia stata un veicolo di trasformazione sociale, culturale e geopolitica. La modernità infatti non è stata solamente assorbita, ma anche adattata, talvolta rifiutata o trasformata criticamente.

La giuria riconosce inoltre il grande potenziale del contributo a questa discussione dei paesi delle regioni emergenti del mondo, ancora poco rappresentate alla Biennale di Venezia, in particolar modo i paesi africani e l’India, tra gli altri.

Leone d’oro per la migliore Partecipazione Nazionale della Mostra Internazionale
 Fundamentals
La giuria premia la Corea con il Leone d’Oro per la straordinaria capacità di presentare un nuovo corpus di conoscenza sull’architettura e l’urbanistica, in una situazione politica particolarmente delicata. Grazie all’utilizzo di diverse forme di rappresentazione, che facilitano l’interazione, è stata avviata una ricerca che supera i confini dell’architettura e guarda alla realtà geopolitica.
Leone d’argento per una Partecipazione Nazionale della Mostra Internazionale Fundamentals
La giuria premia il Cile con il Leone d’Argento per la sua capacità di affrontare un capitolo critico della storia della globalizzazione mondiale. Focalizzata su un elemento essenziale dell’architettura moderna – il muro prefabbricato di cemento – la ricerca cilena sottolinea il ruolo degli elementi architettonici in diversi contesti sia ideologici che politici.
Leone d’argento per il miglior progetto di ricerca della sezione Monditaliadella Mostra Internazionale Fundamentals: Sales Oddity. Milano 2 and the Politics of Direct-to-home TV Urbanism
Il progetto di ricerca presenta in maniera critica un aspetto fondamentale delle società moderna: come il potere dei media possa occupare altri spazi sociali, sia fisicamente che politicamente. Il progetto si basa su una ricerca innovativa, che utilizza sondaggi e interviste con progettisti e residenti e si riappropria del linguaggio dei mass media. Anche se basata su un caso italiano, questa questione è presente in molti altri contesti ed assume sempre maggiore importanza in una situazione internazionale dominata dalla cultura tecnologica e neo-liberale.
Menzioni speciali:

Per le Partecipazioni Nazionali
Una menzione speciale va al Canada per Arctic Adaptations: Nunavut at 15
per studio approfondito su come la modernità riesca ad adattarsi in condizioni climatiche uniche e alle esigenze di una minoranza culturale.
Una menzione speciale va alla Francia per Modernity: promise or menace?
per aver saputo discutere le conseguenze dei successi e dei traumi legati a una visione utopica della modernità.
Una menzione speciale va alla Russia per Fair Enough: Russia’s past our Present
per aver messo in evidenza il linguaggio contemporaneo con cui si esprime la commercializzazione dell’architettura.

Per la sezione Monditalia
Una menzione speciale va a Radical Pedagogies: ACTION-REACTION-INTERACTION
Il progetto di ricerca mostra come il pensiero architettonico italiano si sia diffuso e abbia avuto un impatto in differenti parti del mondo. Il progetto illustra la progressiva affermazione di nuovi poli di pensiero architettonico nel mondo attuale e li rende accessibili in un archivio vivente. La ricerca fa parte di un progetto globale che mostra come la conoscenza sia prodotta e sviluppata tramite reti di scambio che superano i confini e le identità nazionali.
Una menzione speciale va a Intermundia
Dando voce alla continua tragedia di Lampedusa, il progetto, fondato su una documentazione di questi processi e su una installazione che offre al visitatore una esperienza sensoriale, evoca la realtà degli emigranti che attraversano i confini del mediterraneo da Sud a Nord, definita come situazione emblematica delle società europee di oggi.
Una menzione speciale va a Italian Limes
Il progetto di ricerca si occupa della questione dei confini all’interno del contesto europeo. Per fare ciò utilizza i cambiamenti climatici e l’impatto delle nuove tecnologie sul territorio del Nord Italia a dimostrazione di come i confini infra-europei cambino, rivelando le tensioni esistenti tra le spinte di auto-preservazione e di libera circolazione.


Note

[1] Rem Koolhaas nell’introduzione al catalogo “Absorbing modernity 1914-2014” – Marsilio ed. Venezia 2014
[2] Cino Zucchi da un’intervista rilasciata a Zaira Magliozzi in occasione della presentazione del Padiglione Italia