Il 31 marzo scorso è stato pubblicato un nuovo rapporto dell’Intergovernmental panel on climate change delle Nazioni Unite (Ipcc) sugli effetti del riscaldamento globale. Si tratta in realtà della seconda parte del quinto rapporto di valutazione dell’Ipcc (gli altri quattro sono stati pubblicati dal gruppo di studio dell’Onu negli ultimi 24 anni). Il rapporto sarà completato a ottobre e farà da base per la conferenza di Parigi del 2015, dove si decideranno le misure da intraprendere a livello mondiale contro il cambiamento climatico. Questo documento arriva a conclusioni che non si discostano molto da quelle dei quattro precedenti, ma può contare su nuove prove scientifiche. L’Ipcc avverte che gli effetti del riscaldamento globale, già definito scientificamente incontestabile, saranno vasti e potenzialmente irreversibili. Nelle aree temperate e tropicali secche diminuiranno le riserve di acqua potabile; siccità e inondazioni peseranno sulla produzione agricola di molte regioni del pianeta, mentre in quelle più fredde l’aumento della temperatura produrrà l’effetto opposto. Aumenteranno gli eventi climatici estremi, ma anche le malattie respiratorie dovute alla maggiore concentrazione di ozono nella parte bassa dell’atmosfera. Dunque, quasi nulla di nuovo...i problemi legati alla mutazione climatica risultano confermati, unitamente alle cause che l'hanno generata; e si fa sempre più urgente la necessità di avviare, o rendere più incisiva, la realizzazione di quelle strategie, di mitigazione e adattamento, che definiscono la cosiddetta 'politica di protezione del clima'.
Come molti altri paesi europei e americani, che si sono dotati di piani d'azione per il taglio delle emissioni di gas e di CO2, anche il Messico, da un po’ di anni, si sta mobilitando. Per esempio, nel 2008, in occasione della 'Conferenza sul clima delle Nazioni Unite' a Poznan, aveva dimostrato un forte impegno nel voler intraprendere importanti politiche in tale direzione, e recentemente è stato pubblicato il 'Programa Especial de Cambio Climatico' (PECC) che definisce un ampio palinsesto di misure per affrontare le mutazioni climatiche, riducendo le emissioni in maniera ampia, in tutti i settori. Il documento, 'Low-Carbon Development for Mexico', redatto dalla World Bank, e del quale in questa sede si vuole raccontarne la metodologia adottata per la sua redazione e i principali obiettivi posti alla base, è destinato ad integrare il PECC e altri studi nazionali. Presenta i risultati di un impegno biennale di un team messicano e di ricercatori di provenienza internazionale per l'identificazione delle misure prioritarie da intraprendere. Inoltre, è il primo di una serie di ricerche che verranno prodotte dalla World Bank per i paesi con popolazione a reddito medio, dunque avvia una più ampia indagine sul tema, proponendo una metodologia di valutazione, da adottare e verificare in altri contesti.
La necessità di ridurre le emissioni associate alla produzione e al consumo di energia, è spesso il cuore delle discussioni sullo sviluppo a basse emissioni di carbonio. Lo studio si avvale di due importanti strumenti per realizzare valutazioni mirate. Il primo, è una metodologia per la stima dei costi degli interventi da realizzare in tutti i settori e confrontando i costi degli interventi stessi, settore per settore: consente, ad esempio, l'individuazione dei costi della riduzione delle emissioni, introducendo più efficaci frigoriferi nelle residenze, e confrontando tali simulazioni con i costi necessari per realizzare programmi di imboschimento e rimboschimento. Il secondo, un modello economico utile per comprendere le possibilità di realizzare concretamente uno sviluppo low-carbon, integra due parametri: tiene traccia delle emissioni nazionali annuali, nonché i costi di investimento necessari per i prossimi vent'anni.
In Messico, per gli ultimi tre decenni, si registra l'aumento del consumo di energia nel settore del trasporto su gomma, l'aumento della circolazione di automobili private e mezzi pesanti; crescita, secondo le previsioni, destinata a continuare. Questo studio considera nuovi possibili interventi nel settore dei trasporti, comprese le misure volte a migliorare l'efficienza dei veicoli (nuovi e usati), nonché misure volte a migliorare il sistema del trasporto. Poiché un'alta percentuale di energia è utilizzata proprio nel trasporto in ambito urbano, vi è un potenziale significativo nell'abbassamento di emissioni di gas a effetto serra, modificando l'organizzazione spaziale delle città e migliorando la disponibilità di infrastrutture per il trasporto pubblico. Queste azioni di 'adattamento', come sostiene anche il documento in questione, concretizzandosi in importanti interventi anche fisici nella città esistente, risultano sicuramente complesse, traguardando orizzonti temporali lontani. Dunque, diverse misure a breve termine possono essere realizzate, anticipando quelle più complesse: rafforzando il sistema del trasporto pubblico, e ottimizzando i flussi di autobus e il trasporto merci.
Vengono analizzate una vasta gamma di opzioni per aumentare l'efficienza energetica, nei differenti campi: dell'energia elettrica, dell'industria del petrolio e del gas, e per tutte quelle attività che consumano energia in quantità assolute sempre maggiori, come l'aria condizionata e la refrigerazione. A misure volte all'aumento dell'efficienza energetica, si affianca un'ampia gamma di opzioni per la produzione di energia da fonti rinnovabili, la cui realizzazione sarebbe facilmente incoraggiata dall'importante esposizione del paese al vento e al sole, dalle alte quantità di biomassa presente, dalle ingenti risorse idroelettriche e geotermiche del paese.
Ma lo sviluppo a basse emissioni di carbonio non si realizza solo nella produzione di energia e nella riduzione dei consumi. In Messico una delle più importanti operazioni sul suolo a contribuire all'aumento della CO2 in atmosfera è la deforestazione, il cui tasso di crescita è diminuito costantemente negli ultimi decenni. Infatti l'avvio di una pluralità di programmi per la gestione delle foreste, per la conservazione della fauna selvatica, e per l'accrescimento del patrimonio delle foreste in grado di fornire occupazione nelle zone rurali e contribuire a rendere le foreste messicane capaci di assorbire CO2, sono state avviate e a questi se ne aggiungeranno degli altri nei prossimi anni.
Ma ci sono anche molte azioni che lo studio definisce a basso costo, che ancora non riescono a permeare nelle politiche urbane e territoriali, nello specifico, energetiche. Come lo studio riporta 'la disponibilità della tecnologia commerciale e i costi finanziari anche bassi non sono spesso abbastanza per superare le barriere legate a lacune istituzionali e di conoscenza, vincoli normativi e giuridici, o norme sociali'. L'incapacità di superare questi 'costi di transazione' è tipicamente alla radice del problema del perché azioni, apparentemente a basso costo, non siano state ancora intraprese. Uno dei criteri esplicitamente utilizzati in questo studio, per l'identificazione di misure a basse emissioni di carbonio, è che esse siano già state attuate in Messico o in un'economia simile al di fuori del paese. Per integrare nel programma di sviluppo low-carbon un pacchetto di nuove azioni, saranno necessari anche una serie di azioni pubbliche per l'educazione e la formazione: manifestazioni pubbliche, nuove norme e regolamenti, nonché incentivi finanziari.
Lo studio sottolinea le lacune di alcuni studi per la mitigazione, che hanno guardato soprattutto agli obiettivi a lungo termine, concentrandosi sulla promessa di nuove tecnologie per conseguire riduzioni significative delle emissioni di carbonio. Anche se l'uso di nuove tecnologie sarà fondamentale per evitare gravi conseguenze del cambiamento climatico, molte di queste a basse emissioni di carbonio, non saranno disponibili in commercio per più di un decennio, durante il quale il mondo perderà preziose possibilità di stabilizzare le concentrazioni atmosferiche se opzioni a breve termine non saranno contemporaneamente portate avanti con determinazione. Infatti, uno dei più chiari obiettivi è stato quello di individuare una serie di opzioni che potrebbero contribuire alla riduzione delle emissioni nel corso dei prossimi due decenni e che potrebbe essere attuate quasi immediatamente.
Una delle più grandi sfide che il Messico e altri paesi dovranno affrontare in attuazione di un maggior numero di interventi a basso uso di carbonio, è di tipo finanziaria: cioè i maggiori costi iniziali per mettere in atto politiche e programmi. La maggior parte dei progetti a basse emissioni di carbonio richiederanno grande investimento iniziale in impianti e attrezzature. Esistono politiche per promuovere interventi a basso tenore di carbonio, ma saranno necessarie nuove politiche o cambiamenti in quelle esistenti per accelerare l'attuazione di tali interventi. Per il processo decisionale pubblico e privato, i costi di investimento iniziali possono essere un grosso ostacolo alla realizzazione: in molti casi, si tratta di interventi che hanno maggiori costi di investimento iniziali, ma che vengono poi ammortizzati dai costi operativi più vantaggiosi. Dunque, anche se i costi del ciclo di vita sono inferiori, i costi di investimento spesso inibiscono tali operazioni.
Lo studio ripone grandi speranze nella possibilità del Messico di ridurre significativamente le emissioni ad un costo relativamente basso. Molte delle opzioni a basso contenuto di carbonio presentate, come le tecnologie specifiche per l'aumento dell'efficienza energetica, per la produzione da fonti rinnovabili, i programmi per il miglioramento del trasporto urbano o per la gestione delle foreste, sono probabilmente applicabili ad altri paesi. E come per il Messico, per tanti altre realtà nazionali, questi programmi potrebbero essere avviati e realizzati più rapidamente se i governi dei paesi industrializzati collaborassero e sostenessero tali politiche. Ritornando al V rapporto di valutazione dell'Ipcc, a cui si è fatto riferimento all'esordio, esso sottolinea la necessità di investire per adattare l’agricoltura e l’economia alle conseguenze del riscaldamento, ma su pressione degli Stati Uniti e degli altri paesi ricchi è stato cancellato l’invito a istituire un fondo per finanziare questo tipo di sforzi nei paesi in via di sviluppo. Atteggiamento scoraggiante e preoccupante, si fa testimonianza della scarsa cooperazione dei paesi ricchi, ai quali va imputata la maggiore responsabilità, per aver contribuito fortemente, con le proprie emissioni, ai problemi legati al climate change... mentre il pianeta continua costantemente a surriscaldarsi.