Può esistere ancora oggi, anche al di fuori della tradizione nordamericana, una cultura progettuale fondata sullo spirito costruttivo della balloon frame, in grado di rispondere alle complesse esigenze dell'abitare contemporaneo?
È questo il provocatorio interrogativo posto da Sergio Pone alla base del suo libro Gridshell. I gusci a graticcio in legno tra innovazione e sperimentazione, edito dalla Alinea Editrice di Firenze e che riassume un'articolata quanto entusiasmante vicenda di sperimentazione progettuale, condotta tra ricerca scientifica ed esperienza professionale e incentrata sul tema delle strutture discretizzate in legno.
Il volume si sviluppa in una duplice sequenza narrativa che riesce a ricomporre, in un unico percorso tecnologico, teoria e prassi della leggerezza dell'architettura, in un'esperienza in cui il pensiero progettante si fonde e si corrobora con la pratica “quasi artigianale” delle verifiche costruttive.
Da un lato, infatti, il libro ripercorre la storia dell'evoluzione delle architetture leggere in legno, dalla pionieristiche balloon frame, alle visionarie sperimentazioni di Frei Otto ed Edmund Happold, per arrivare alle strutture più fluide di Ville Hara e Mutsuro Sasaki, ricostruendone il passaggio dalla concezione originaria bidimensionale ai più recenti sviluppi industrializzati che permettono di post-formare gli elementi del graticcio strutturale piano, piegandoli, quasi accordandoli in configurazioni resistenti tridimensionali.
In parallelo a questa dimensione teorica e concettuale, si snodano le suggestioni e le sensazioni provate sul campo, in studio o in cantiere, da parte di un'equipe interdisciplinare di studiosi e progettisti che decidono di trasferire le conoscenze personali maturate sulle gridshell direttamente nella pratica della progettazione per poi, sperimentarne la costruibilità nella realtà vissuta della Facoltà di Architettura e della cittadinanza di Napoli.
Il filo conduttore di questi due percorsi è costituito dalle esperienze progettuali di Ostuni, Lecce e Napoli, in cui lo stesso autore può affrontare, con il suo staff di collaboratori, anche situazioni esecutive critiche, complicazioni di calcolo, imprevisti tecnici.
È proprio questa però il punto di forza della sfida lanciata dal gruppo di studio napoletano intorno al tema delle gridshell. Sono questi, infatti, i passaggi del libro in cui si colgono i molteplici livelli di sostenibilità dei gusci strutturali a graticcio post-formati: sostenibili per l’impiego del materiale legno, a metà tra produzione industrializzata e assemblaggio hand-made; per la flessibilità delle geometrie strutturali che permettono di intervenire, con leggerezza, negli edifici del paesaggio rurale come nelle spazialità aperte più complesse della metropoli; per la reversibilità delle opere e la possibilità di rispondere, con efficacia, anche alle più complesse richieste espresse dalle norme nazionali e internazionali in materia di uso e certificazione dei materiali da costruzione.
Sostenibilità pratiche quindi, perché in grado di riconnettere, intorno al momento della costruzione dello spazio abitativo, interessi economici e scientifici, emozioni studentesche, esigenze della cittadinanza.
Questo libro possiede appunto il pregio di mostrare la possibilità di tornare a cogliere, attraverso lo studio, il progetto e la costruzione di “architetture essenziali”, l’obiettivo della sostenibilità come momento di riappropriazione “collettiva” delle complesse relazioni sociali, spaziali e istituzionali che interagiscono nei sistemi insediativi contemporanei, evitando tentazioni terzomondiste o iper-tecnologiche, bensì intessendo sottili equilibri fra tradizione e innovazione.