Paesaggio e sostenibilità rappresentano i concetti chiave che permeano tutte le nuove politiche governative, dal livello Comunitario a quello locale, e impegnano tutti gli attori territoriali a sperimentare operativamente le loro definizioni.
I due concetti si associano quindi con estrema frequenza nel dibattito contemporaneo, sia teorico sia operativo, ma queste associazioni risultano essere ancora troppo spesso formali più che sostanziali.
Sicuramente il trattarsi di due concetti dalla definizione “aperta” rende più complessa l’operazione di traduzione applicativa non solo dei loro significati, ma anche e soprattutto delle ragioni che presiedono alla loro messa in relazione.
Il crudo paradosso è che il concetto di sostenibilità sia passato dall’essere il requisito fondativo di tutte le antiche culture territoriali (pensiamo all’oasi come insediamento paradigmatico…), a un concetto da ricostruire e di cui riappropriarsi in opportune declinazioni.
La Sardegna rispecchia perfettamente questa situazione, non tanto nelle politiche che hanno dimostrato (soprattutto nell’ultimo decennio) un impegno ad ampio spettro nel favorire occasioni attraverso le quali tradurre concretamente il concetto, quanto, soprattutto, nelle azioni ancora troppo frequentemente proiettate verso un infausto destino di “occasioni mancate”.
Le culture insediative locali raccontano una storia antica di rapporti articolati e profondi tra territori e comunità, tra i paesaggi dell’abitare e quelli del produrre, geografie complesse sulle quali i segni della modernità hanno purtroppo spesso agito impietosamente…
È però intorno a queste che hanno iniziato a svilupparsi le nuove attenzioni che implicitamente rimandano al concetto di sostenibilità.
La nuova attenzione nazionale sul tema della conservazione maturata a partire dai primi anni Ottanta porta anche in Sardegna allo sviluppo di una nuova coscienza sul tema del paesaggio storico culturale, ed è attraverso il nuovo sguardo su questa dimensione che inizia il lento e faticoso percorso di costruzione di una nuova sensibilità.
La legittimazione normativa si ha con la L.R. n. 29/98 “Tutela e valorizzazione dei centri storici”, che all’art.1 dichiara come finalità:
“La Regione Autonoma della Sardegna, anche al fine della valorizzazione delle risorse immobiliari disponibili e della limitazione del consumo di risorse territoriali, considera di preminente interesse regionale il recupero, la riqualificazione e il riuso dei centri storici e degli insediamenti storici minori e vi provvede rispettandone i valori socioculturali, storici, architettonici, urbanistici, economici ed ambientali.”.
Da questa derivano negli anni successivi una serie di azioni (progetti e programmi), attraverso le quali è possibile segnare alcune tappe nel percorso (accidentato) verso un agire progettuale sostenibile.
Nel luglio 2004 nasce LAB.net, progetto comunitario finanziato sull’Interreg IIIA promosso come capofila dalla Regione Autonoma della Sardegna
Assessorato Enti Locali, Finanze e Urbanistica, (Servizio aree urbane e centri storici) con partners dall’Isola, dalla Toscana e dalla Corsica: Provincia di Sassari, Provincia di Nuoro, 14 Comuni della Gallura, 5 Comuni della provincia di Nuoro, 1 Comune dell’Ogliastra, Provincia di Livorno, 3 Comuni dell’Isola d’Elba, 3 Comuni dell’Alta Corsica.
L’obiettivo del progetto è quello di valorizzare il patrimonio storico architettonico dei territori transfrontalieri nell’ottica di uno sviluppo sostenibile in termini di tutela dell’identità locale, del paesaggio e dell’ambiente naturale.
In Sardegna questo programma, chiuso nel giugno 2009 con una dotazione finanziaria di circa 21 milioni di euro, ha dato luogo a due tipologie di azioni strettamente interrelate:
- La realizzazione di 5 “Laboratori per il recupero dei centri storici” che hanno contribuito al recupero e consolidamento del patrimonio di conoscenze sulle tipologie e sulle tecniche costruttive tipiche dei diversi ambiti territoriali;
- Interventi di recupero dei centri storici di circa 30 Comuni per i quali, le analisi e gli studi condotti dai “Laboratori” hanno rappresentato un riferimento importante.
Il valore di questo programma in rapporto al tema della sostenibilità può essere estrapolato dai risultati attesi in esso dichiarati:
- Studiare e catalogare le tecniche di costruzione, i materiali e i componenti edilizi tradizionali per la conoscenza e la salvaguardia dell’identità locale, per poter rendere il patrimonio architettonico storico adatto alle attuali esigenze dell’abitare, in un equilibrato rapporto tradizione-innovazione, nonché per migliorare le capacità delle amministrazioni comunali nella corretta gestione degli interventi di recupero localizzati nei centri storici;
- Contribuire al riutilizzo del patrimonio edilizio esistente nei centri storici urbani, costituito in larga parte da costruzioni tradizionali, con conseguente risparmio di territorio;
- Favorire la creazione di nuove opportunità di lavoro attraverso riscoperta e attualizzazione di mestieri tradizionali e quindi favorire la riconversione del settore edilizio anche nel senso della sostenibilità urbana.
Come prosecuzione di questo programma si attiva il progetto LAB.net plus - Rete transfrontaliera per la valorizzazione dei paesaggi e delle identità locali, finanziato nella programmazione europea 2007-2013 dal Programma Operativo Italia-Francia “Marittimo”, Asse IV, Obiettivo 1.
Il partenariato originario si amplia e attualmente è costituito dalla Regione Autonoma della Sardegna, dalla Regione Liguria, dalla Regione Toscana e dalla Collectivité Territoriale de Corse. Inoltre LAB.net plus mostra un fondamentale cambio di prospettiva: non è più orientato solo sui centri storici ma sul paesaggio tutto.
Questa nuova impostazione, certamente condizionata da un più fattivo recepimento della Convenzione Europea del Paesaggio, attribuisce al programma un più elevato potenziale in termini di ricadute sul territorio.
Sostenibilità e paesaggio sono esplicitamente messi in relazione nella presentazione del progetto: “Il paesaggio è da intendersi come patrimonio comune, motivo per il quale ogni azione che lo coinvolga deve essere retta dal principio della sostenibilità evitando processi irreversibili e il raggiungimento di punti di non ritorno” [1].
Il progetto ha lavorato attraverso una metodologia fondata sulla partecipazione condivisa, messa in atto attraverso una piattaforma web e soprattutto attraverso l’attivazione di una rete di laboratori regionali e territoriali, fondata su un articolato studio e riconoscimento delle identità locali.
La Regione Sardegna ha strutturato il proprio laboratorio regionale intorno ad “antenne territoriali” con sedi a Osini, Macomer e Lunamatrona, con forma e sostanza variabili in relazione alla realtà nella quale sono chiamate ad operare e alle esigenze dei territori per i quali sono invitate ad attivarsi, e ha mantenuto la regia attraverso “l’ufficio di progetto”, deputato al supporto, allo scambio transfrontaliero, al coordinamento dell’elaborazione dei progetti di sviluppo locale.
Durante le attività di LAB.net la Sardegna avvia una svolta che potrebbe essere epocale per la sostenibilità del suo territorio: è la prima regione a dotarsi di un Piano Paesaggistico Regionale (PPR) in applicazione del DLgs 22/01/2004 N. 42, il cui primo stralcio -relativo agli ambiti costieri- è stato approvato nel settembre 2006. Il Piano parte dall’assunto che il paesaggio –nel suo intreccio tra natura e storia, tra luoghi e popoli – sia la principale risorsa sulla quale investire per il futuro. Attraverso il primo stralcio, progetto selezionato alla scorsa edizione del Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa, la Regione ha avviato una delle azioni politiche più innovative per la salvaguardia e valorizzazione del patrimonio ambientale delle coste, sottoposte da decenni alla pressione di interessi turistici e immobiliari.
L’intensità di queste pressioni negli scorsi decenni è stata talmente forte da portare le coste sarde a un vero e proprio stravolgimento dei propri caratteri naturali e insediativi, con situazioni estreme di irreparabile compromissione di sistemi di grande valore.
Questo fenomeno, generato da un incontrollato “effetto Costa Smeralda” volto allo sviluppo di un sistema turistico fondato sullo sviluppo di un’attrattività costiera basata su una riproposizione seriale di insediamenti e servizi assolutamente insensibili alle vocazioni locali (capitolo di una storia di esemplare insostenibilità…), ha contemporaneamente acuito la difficoltà a mantenere viva un’attenzione sui paesaggi interni al fine di tutelarne i valori e promuoverne una nuova attrattività.
Il tema di un futuro sostenibile per questi paesaggi, particolarmente sentito, è affrontato nello stesso periodo attraverso il Bando CIVIS "Rafforzamento centri minori" - POR Sardegna 2000-2006 – Asse V "Città" - misura 5.1 "Politiche per le aree urbane". CIVIS è un’iniziativa che promuove “progetti pilota di qualità” finalizzati al recupero dei centri storici e si rivolge a reti di cooperazione di piccoli centri urbani, costituite da almeno 5 Comuni o, in alternativa, da almeno 3 comuni con una popolazione complessiva minima di 10.000 abitanti. I suoi obiettivi principali sono:
- la riqualificazione e il recupero del tessuto insediativo dei centri minori, con particolare riferimento ai centri storici, per una corretta definizione paesaggistico-ambientale dell’insieme;
- il contrasto allo spopolamento delle aree interne;
- il perseguimento di obiettivi di qualità e coerenza paesaggistica con il contesto di riferimento, con particolare attenzione al mantenimento delle caratteristiche, degli elementi costitutivi e delle morfologie;
- l’integrazione dei servizi scolastici, culturali e sociali e l’ottimizzazione dell’offerta di spazi
e servizi per le attività produttive.
- il sostegno a interventi di recupero connotati da alta qualità urbana e finalizzati al riutilizzo di abitazioni vuote dei centri storici per iniziative di ricettività diffusa.
Al bando hanno partecipato 330 dei 377 Comuni sardi associati in 50 reti di cooperazione, sono stati finanziati 113 Comuni riuniti in 17 reti, con un finanziamento totale di 95 milioni di euro.
La Regione ha confermato l’impegno attraverso la deliberazione n. 26/3 del 3.6.2009 che ha attivato le risorse del PO FESR 2007-2013, asse V “Sviluppo urbano” - obiettivo 5.2.1, disponibili per le annualità 2007/2008/2009, finanziando ulteriori 12 reti.
Gli obiettivi sono certamente inquadrabili in un percorso di sostenibilità ma ancora manca una declinazione esplicita del concetto in termini progettuali.
A conferma di questa lacuna, troviamo in coda alla scheda di valutazione delle istanze i criteri maggiormente pertinenti alla questione:
- “Qualità del progetto in tema di sostenibilità ambientale” punteggio massimo 7 su 100;
- “Contenuti innovativi della proposta” punteggio massimo 6 su 100.
Per quanto sostenibilità ambientale e innovazione possano includere un invito a una declinazione progettuale architettonica e paesaggistica del concetto di sostenibilità, il peso irrisorio ha senza dubbio costituito una sorta di implicito deterrente e in nessuna delle proposte si evince un particolare slancio in tal senso.
Nel 2008 arriva un’altra importante opportunità dall’Assessorato Regionale Enti Locali, Finanze e Urbanistica attraverso il bando BIDDAS che, come si legge nell’art.1, “invita i Comuni della Sardegna, a presentare un “programma di rete” in cui sono inseriti Programmi Integrati (PI) e/o Interventi di Riqualificazione Urbana (IRU), per consolidare il processo di valorizzazione dell’edificato storico, in coerenza con la Legge Regionale 13 ottobre 1998 n° 29 e ss. mm. ii. “Tutela e valorizzazione dei centri storici della Sardegna” e con il vigente Piano Paesaggistico Regionale (PPR).”
Gli obiettivi fondamentali all’art. 2: “… Il bando prevede l’erogazione di contributi per la realizzazione di interventi che siano in grado di incidere, mediante un insieme coordinato e sinergico di azioni, sulla valorizzazione del patrimonio edilizio dell’edificato storico al fine di:
1. adottare un sistema di incentivi per l’utilizzo del patrimonio storico in forme compatibili con il turismo sostenibile e diversificato (comprensive anche di attività terziarie di appoggio al turismo) operando mediante il sostegno a interventi di recupero connotati da alta qualità urbana e finalizzati al riutilizzo di abitazioni vuote;
2. operare la riqualificazione e il recupero del tessuto insediativo dei centri urbani, con particolare riferimento agli insediamenti storici, anche come occasione di sperimentazione di modelli di ricomposizione spaziale e figurativa dell’assetto urbanistico, per una corretta definizione paesaggistico - ambientale dell’insieme;
3. limitare le attività edilizie e lo spreco del territorio a favore del recupero del patrimonio edilizio esistente;
4. contrastare il fenomeno di abbandono dei centri storici e dei borghi rurali;
5. favorire la consapevolezza delle popolazioni in tema di identità locale e di paesaggio sardo.”
Anche in questo caso l’invito a sperimentare “modelli di ricomposizione spaziale e figurativa dell’assetto urbanistico, per una corretta definizione paesaggistico - ambientale dell’insieme” non è stato colto con l’auspicabile apertura e come occasione di innovazione della cultura progettuale: il contesto regionale fatica a sviluppare significativamente il rapporto tradizione/innovazione, consolidando la dimensione conservativa, ma senza porre uguale sforzo nella sperimentazione di corrette declinazioni del concetto di innovazione nel rispetto dei valori identitari (storico culturali e paesaggistici). O meglio, non mancano certamente interventi di qualità in termini di linguaggio contemporaneo, ciò che manca è la centralità della sostenibilità nella definizione del progetto.
Un’altra iniziativa importante può aiutarci a comprendere questa constatazione: il Premio Regionale del Paesaggio.
La Regione Autonoma della Sardegna dal 2007 ha, infatti, promosso un “Concorso di idee per la promozione di interventi di qualità paesaggistica e sostenibilità ambientale e rappresentazioni fotografiche del paesaggio”.
All’art.1 del bando gli obiettivi: “… Stimolare la partecipazione e di contribuire alla sensibilizzazione di cittadini, professionisti e amministratori locali, sull'importanza della qualità dei progetti di trasformazione territoriale e sulle tematiche del paesaggio in riferimento alle tradizioni locali. Con la sessione “Progetti” la Regione intende promuovere la ricerca e la valorizzazione di quelle azioni che, sulla base di una riflessione critica sul contesto naturale e culturale in cui si collocano, siano rivolte ad apportare un contributo di qualità al territorio.
Con la sessione “Fotografie” la Regione intende raccogliere contributi da parte delle popolazioni per l’identificazione e la caratterizzazione del paesaggio sardo “.....così come è percepito dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”, attraverso la storia, la cultura e le tradizioni vissute dalle popolazioni, in linea con la Convenzione Europea del Paesaggio…”.
Il Concorso si pone in termini decisamente interessanti, anche per l’articolazione della sessione progetti in diverse categorie che offrono un ampio spettro entro il quale sviluppare e declinare il concetto di sostenibilità.
L’ultima edizione ne ha proposte due:
- Categoria A - Interventi di realizzazione e/o riqualificazione urbanistica, architettonica e interventi di realizzazione e/o riqualificazione di infrastrutture.
- Categoria B - Interventi di realizzazione e/o riqualificazione di spazi aperti e interventi di riqualificazione e/o valorizzazione paesaggistica.
Il bando specifica inoltre che gli interventi inoltre possono essere previsti in zone urbane, periurbane ed extraurbane e devono:
· esprimere un'interpretazione corretta dei luoghi e dei fabbisogni delle comunità locali;
· essere volti al raggiungimento di obiettivi di qualità paesaggistica;
· essere coerenti con i dettati del Piano Paesaggistico Regionale
Se si legge il documento ufficiale di assegnazione dei premi di questa edizione (la quinta, Determinazione N. 5477/Pian. del 20 Dicembre 2011) si scopre però che la sostenibilità non è stato un requisito sostanziale nella valutazione.
Nelle motivazioni della giuria l’aggettivo sostenibile compare solo due volte (nella sessione progetti senior) e inteso secondo un’unica accezione, importante certamente, ma riduttiva in quanto l’unica ad essere considerata:
Categoria A:
- 1° classificato:_PS2A - Arch. Giovanni Maria Filindeu – punti 86
“Riqualificazione architettonica e paesaggistica del Santuario di San Costantino di Sedilo”
“Il progetto appare capace di intervenire in un luogo di particolare significato storico e identitario con una misurata opera di rifunzionalizzazione senza snaturare il senso dei luoghi e ciò che essi rappresentano nel sentire collettivo. In tal senso costituisce un caso esemplare di metodologia di intervento sostenibile sul paesaggio storico e naturale”.
- Menzione speciale: _PS7A - Arch. Alberto Catalano –punti 61
“Casa Mancosedda”
“Il progetto si inserisce nel tessuto storico tradizionale attraverso il tipo architettonico a corte che diventa occasione per sperimentare nuove modalità abitative e interpretare materiali costruttivi locali in maniera originale e sostenibile.”
Rifunzionalizzare senza compromettere il significato storico e simbolico non dovrebbe essere considerato requisito di base di un buon progetto di riqualificazione architettonica e paesaggistica, piuttosto che eccellenza metodologica di un intervento sostenibile?
Considerazione simile può essere fatta con riferimento al secondo giudizio: la “riappropriazione di tradizioni, di tecniche, di prodotti e sapienze locali” (come si legge nella scheda del progetto [2]) che però appare riferita solo a scelte formali, può essere considerata una sperimentazione di un principio di sostenibilità innovativo applicato all’architettura?
Ci si chiede inoltre come mai la giuria non abbia mai usato l’aggettivo sostenibile per la categoria B, neanche nella stessa accezione utilizzata per la categoria A…
Chiaramente queste considerazioni sono esplicitamente riferite non alla qualità dei progetti ma a come si declina il rapporto tra qualità e sostenibilità.
Ma allora, la qualità emergente dell’architettura recente in Sardegna prescinde ancora troppo spesso dalla sostenibilità? Per provare a mitigare la sensazione che il percorso di costruzione di una nuova e diffusa sensibilità nella cultura del progetto sia ancora lungo, si è riletto con attenzione un lavoro pregevole curato da IN/ARCH Sardegna, “LA QUALITÀ EMERGENTE/ARCHITETTURE RECENTI IN SARDEGNA” [3]. Si tratta di un progetto di ricerca pluriennale di censimento e schedatura di opere di architettura ritenute di particolare rilievo realizzate in Sardegna dall'anno 2000, che ha come finalità la costruzione progressiva di un quadro conoscitivo generale relativo all'emergere di pratiche contemporanee di qualità in ambito regionale. Attualmente il Comitato Scientifico ha approvato e pubblicato 15 progetti ma, ancora una volta, pur trattandosi di lavori ai quali non si può non riconoscere elevati standard qualitativi, in nessuno compare un riferimento strutturale del progetto a principi espliciti di ecosostenibilità.
Queste constatazioni farebbero pensare a un’assenza di politiche di sensibilizzazione, e invece, riprendendo il racconto scopriremo che queste negli anni non sono assolutamente mancate…
E si torna ancora al 2007, anno in cui la Regione promuove “COSTERAS, Concorso di idee per la riqualificazione di 8 borgate marine in Sardegna” [4].
Il Concorso intende impostare e promuovere il processo di riqualificazione di otto insediamenti costieri [5], sorti sulla base di attività quali quella saliniera, estrattiva, della pesca, del culto religioso, del presidio militare, della bonifica agraria e dell’uso turistico e del tempo libero, che si sono sviluppati sulla costa sarda soprattutto negli anni successivi al 1950.
Il Concorso di idee si riferisce agli obiettivi, indirizzi e criteri del PPR e richiede ai concorrenti di sviluppare attraverso le loro proposte i seguenti due aspetti:
− elaborazione di una visione generale del futuro assetto delle borgate marine legata agli specifici
contesti nei quali sono inserite (dal punto di vista paesaggistico, ambientale, insediativo, culturale,
economico e sociale) che tenga conto degli obiettivi di conservazione, recupero e trasformazione
stabiliti dal PPR;
− definizione e articolazione delle modalità di intervento sull’esistente e precisazione dei caratteri
insediativi e architettonici degli eventuali nuovi insediamenti (ricettivi alberghieri, residenziali e di
servizio).
Il bando chiede una specifica attenzione agli aspetti della compatibilità paesaggistica, della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico in relazione alle specificità dei singoli contesti per quanto riguarda:
− il costruito esistente;
− gli eventuali nuovi interventi in aree disponibili e/o rese disponibili a tale fine;
− gli elementi infrastrutturali e la sistemazione degli spazi pubblici.
Nei giudizi finali della giuria questi aspetti si perdono purtroppo però in una formulazione estremamente sintetica che non permette di formulare considerazioni specifiche.
Nel 2009 la Regione promuove un’altra iniziativa importante che permette di parlare di sostenibilità con riferimento prioritario alla dimensione paesaggistica. Anche in questo caso l’iniziativa è volta a facilitare l’operatività del PPR e a tradurne la filosofia di sviluppo sostenibile fondato sul paesaggio come prima risorsa.
Si tratta del bando “LITUS - Interventi di recupero e di riqualificazione naturalistica e paesaggistica di aree degradate localizzate nella fascia costiera” [6], che ha come finalità generali (art.1 del bando) la concessione di contributi economici ai Comuni per:
- la promozione della realizzazione di interventi pubblici volti al ripristino delle qualità paesaggistiche e naturalistiche di aree e immobili ricadenti nella fascia costiera, degradati
sotto il profilo paesaggistico da usi impropri, al fine di garantirne la tutela, la valorizzazione e la riqualificazione;
- la delocalizzazione, anche mediante cessioni e/o permute con aree pubbliche, di parcheggi o altri usi impropri situati in aree retrodunari, al fine della riqualificazione delle stesse;
- la conservazione delle caratteristiche, degli elementi costitutivi e delle morfologie del paesaggio, attuata attraverso interventi finalizzati al miglioramento strutturale e funzionale delle sue componenti;
- la trasformazione ambientale, agroforestale, urbanistica ed edilizia subordinata alla verifica della sua compatibilità e in equilibrio con i valori paesaggistici riconosciuti;
- il recupero, la ricostruzione e la rinaturalizzazione, volti a reintegrare i valori paesaggistici preesistenti, ovvero ad attuare nuovi valori paesaggistici, compatibili con le finalità del Piano Paesaggistico Regionale (PPR).
Il bando punta sulla sostenibilità nell’accezione ambientale, che entra nei criteri di valutazione nella “Capacità di recupero e riqualificazione del contesto paesaggistico” (20 punti su 100), per la quale si richiede che “Il progetto di recupero e riqualificazione abbia la capacità di dialogare con il territorio circostante, attraverso una esplicita lettura e ri-scrittura delle trame del paesaggio, interpretazione dei segni sul territorio e dimostri di avere la capacità di inserirsi con le giuste proporzioni nelle forme del paesaggio, di relazionarsi e di interagire con le dinamiche strutturanti dello stesso, attraverso soluzioni che risultino ecosostenibili, uso coerente di materiali e tecniche della tradizione locale e specie vegetali autoctone.”
Nel 2010 arriva un altro bando attraverso il quale sviluppare il concetto di sostenibilità in termini progettuali, soprattutto rispetto a un tema tanto delicato quanto importante: “ARCHITETTURE PER I LITORALI. Idee progettuali per le attrezzature a servizio della balneazione” [7].
In linea con quanto previsto dal Piano Paesaggistico Regionale, con le norme nazionali ed europee e con quanto previsto nelle direttive per la predisposizione dei Piani comunali di Utilizzo dei Litorali, il bando identifica pertanto la costa e in particolare i litorali come risorsa di grande valore per l’economia della regione, con la consapevolezza che l’esigenza di salvaguardia del bene debba orientare verso un’attenta e intelligente programmazione e progettazione delle attrezzature di servizio finalizzate alla corretta fruizione del bene. Otto i litorali selezionati: Cagliari – Quartu Sant’Elena, Sant’Anna Arresi – Teulada, Arbus, Budoni, Tortolì, Palau – Santa Teresa di Gallura, Cabras e Alghero.
Per raggiungere pienamente l’obiettivo, il bando promuove il coinvolgimento diretto nella ricerca progettuale delle aziende produttrici (per economicità, commerciabilità e riuso), la partecipazione delle popolazioni locali e dei portatori d’interesse.
Tra le finalità specifiche in primis migliorare l'accessibilità e la fruibilità del sistema litoraneo nell’ottica di uno sviluppo sostenibile che riduca i processi di degrado della risorsa; diversificare l’offerta turistica nel rispetto dell’identità culturale e integrare l’organizzazione dell’arenile in relazione ai territori con forte carattere naturale, rurale o urbano Sugli aspetti progettuali: incentivare l’autonomia energetica delle strutture a servizio della balneazione attraverso l’utilizzo delle energie alternative con modalità morfologicamente integrate con le architetture; favorire l’innovazione progettuale e tecnologica in chiave contemporanea per la realizzazione delle attrezzature a servizio della balneazione e sperimentare nuovi componenti in grado di inserirsi organicamente in un contesto unitario e tali da rispondere all’esigenza di evoluzione dei servizi in funzione della domanda dei fruitori dell’arenile.
La sostenibilità entra esplicitamente nella valutazione della “Coerenza con gli indirizzi dati dalla pianificazione regionale [8] e con le direttive per la predisposizione dei piani di utilizzo dei litorali” [9] (20 punti su 100) nel quale si parla di “fruibilità delle coste nell’ottica di uno sviluppo sostenibile che riduca i processi di degrado della risorsa”, e indirettamente nella valutazione della “Qualità progettuale” i cui requisiti sono dettagliatamente specificati (30 punti su 100). Inoltre compare un criterio specifico sul “ricorso a soluzioni energetiche alternative” (5 punti su 100) come “autonomia energetica delle strutture a servizio della balneazione attraverso l’utilizzo delle energie alternative morfologicamente integrate con le architetture”.
Ma nel frattempo il contesto regionale si attiva su un altro tema centrale intorno al quale fare delle riflessioni, quello legato alle questioni clima/energia.
La Regione nel 2009 ha iniziato a legiferare sul tema e ha predisposto apposite Linee Guida [10] che, in coerenza con il Piano Paesaggistico, individuano le aree idonee e non, e le condizioni da rispettare (modalità operative di installazione, eventuali ulteriori condizioni, potenza e regime giuridico) per gli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Inoltre, la Sardegna ha aderito in modo significativo al Patto dei Sindaci [11], unico movimento ufficiale preposto ad una concreta mobilitazione degli attori locali e regionali ai fini del perseguimento degli obiettivi europei, e in quanto tale riconosciuto dalle istituzioni europee come eccezionale modello di governance multilivello.
Allo stato attuale risultano firmatari del patto 183 Comuni su 377 (abitanti interessati 1.040.057 su 1.637.846, ossia il 63,5% della popolazione totale), hanno consegnato il Piano 144 Comuni (abitanti interessati 659.815, ossia il 40,3% della popolazione totale) e 23 di questi sono Comuni costieri (abitanti interessati 359.582, ossia il 21,9% della popolazione totale).
Diversi tra i Piani presentati sono stati inseriti tra gli esempi di eccellenza ma, probabilmente per la portata generale dello strumento, in nessuno si evince un’esplicita volontà a utilizzare le azioni legate alla sostenibilità energetica inquadrandole correttamente all’interno del tema della sostenibilità, come concrete occasioni di nuova qualità urbana e paesaggistica.
Tre i problemi principali che incidono ancora in modo significativo sulla questione:
Il primo è senza dubbio l’equivoco ancora troppo diffuso che coprire il fabbisogno energetico attraverso fonti rinnovabili e ridurre le emissioni possano di per sé costituire azioni risolutive.
Il secondo è il non aver ancora diffusamente interpretato la realizzazione e l’installazione di impianti di produzione energetica come temi di progetto architettonico e paesaggistico.
Il terzo è che non sembrano sufficientemente chiare le potenzialità insite nel creare sinergie e relazioni dirette tra PAES e altri strumenti pianificatori (soprattutto il PUC).
A tutti e tre si può immediatamente ricondurre una criticità che in ambito regionale diventa sempre più forte grazie agli effetti del meccanismo di sostegno alla fonte solare noto come “Conto Energia”: la maggioranza dei regolamenti edilizi non contempla ancora indicazioni legate alle modalità di inserimento degli impianti e l’iter autorizzativo ha spesso tempistiche tanto lunghe da portare a diffuse situazioni di sostanziale “abusivismo”, gli effetti dei due fatti si traducono in compromissioni di manufatti e tessuti che in contesti sensibili (ad esempio centri storici) rischiano di diventare assai significative.
A livello di macro impianti il contesto regionale evidenzia due situazioni di particolare interesse.
La prima riguarda il fotovoltaico in ambito agricolo.
L’agricoltura rappresenta per la Sardegna un settore produttivo antico e fortemente identitario, ma che ha sempre faticato a superare la dimensione dell’”economia di sussistenza”. Le politiche a favore di nuove forme di competitività sono così sempre state un tema prioritario.
Ecco quindi che la definizione delle Linee Guida per l’installazione degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili ha visto un lungo e specifico lavoro di concertazione con tutti gli attori interessati, tra i quali soprattutto il mondo agricolo e quello industriale, che ha portato il 20 luglio 2010 alla firma di un decreto specifico in materia di serre fotovoltaiche [12] .
Dagli obiettivi si evince una chiara intenzione a evitare speculazioni e stimolare nuove competitività per l’agricoltura: favorire la multifunzionalità energetica (consentire cioè un’integrazione del reddito per gli agricoltori) e abbattere i costi di produzione (riscaldamento e raffreddamento delle serre). Inoltre, l’installazione di pannelli fotovoltaici può essere autorizzata solo in serre produttive e i servizi energetici devono essere gestiti in prima persona dagli agricoltori o da società miste con capitale a maggioranza nelle mani dei contadini.
La Sardegna è stata la prima regione in Italia a disciplinare installazione e utilizzo del fotovoltaico nelle serre, e dopo un anno (novembre 2011) si inaugura a Villasor (a 25 km da Cagliari) il parco di serre fotovoltaiche di “Su Scioffu”, il più grande al mondo per superficie e potenza installata: 20MW su un’area di 27 ettari, dotata di 84400 pannelli in un solo campo solare con 134 serre.
La centrale verde è stata realizzata con un investimento di circa 70 milioni di euro dall'indiana Moser Baer Clean Energy Limited (Mbcel) in collaborazione con il colosso americano General Electric (GE). La gestione agricola è affidata alla Twelve Energy Società Agricola che ha stipulato accordi con alcune cooperative locali cui ha affidato il ruolo della coltivazione di varie colture orticole, mentre manterrà il rischio legato alla coltivazione e si occuperà della commercializzazione e della vendita di tali prodotti attraverso accordi diretti o mediati anche con la GDO. La complessa struttura giuridica – elaborata e definita dal Responsabile per gli Affari Legali di MBCEL per l’Italia, Felice Bonfanti – permetterà alle cooperative di avere una sicura fonte di reddito oltre all’opportunità di dialogare con mercati altamente competitivi per poterne poi avere accesso.
Una formula ‘glocal’ su cui il territorio ripone molte speranze.
Un anno dopo il responsabile Sud Europa MBCEL, Marcello Spano, dichiara alla stampa [13]: «La competitività della formula agricola è legata a doppio filo alla produzione di energia. L’energia fotovoltaica ci permette di coprire tutti i costi di gestione e coltivazione. In questo modo, si abbattono i costi e si riesce a far lavorare con il giusto profitto gli agricoltori, ma soprattutto a creare circa 60 nuovi posti di lavoro in campo, oltre ai 35 già attivati dalle cooperative. È presto per dare numeri precisi ma ci aspettiamo a regime un valore della produzione agricola di circa 2 milioni di euro: un piccolo ma simbolico contributo per invertire una tendenza mal sopportata dai sardi, quella di essere costretti a mettere in tavola ortofrutta proveniente dall’estero».
Nel frattempo sono partiti gli iter di realizzazione di altri impianti analoghi, con un dibattito controverso e acceso tuttora in atto: la percezione che prevalga uno spirito di speculazione è molto forte, sia con riferimento alla qualità del paesaggio sia con riferimento alle reali opportunità di valorizzazione dell’economia agricola locale.
La seconda situazione riguarda invece gli impianti eolici.
Al quadro normativo già citato si aggiungono studi specifici [14] sulle aree idonee e non idonee. Le prime sono definite sulla base delle Norme Tecniche di Attuazione del PPR, che pone vincoli preclusivi su:
- Aree naturali e subnaturali (Art. 22);
- Aree seminaturali (Art. 25);
- Aree di interesse naturalistico istituzionalmente tutelate (Art. 33);
- Aree di ulteriore interesse naturalistico (Art. 38);
- Aree caratterizzate da edifici e manufatti di valenza storico culturale (Art. 48);
- Aree caratterizzate da insediamenti storici (Art. 51).
Le seconde sono invece definite come compromesse, industriali, retroindustriali e limitrofe, sulle quali la Delib. G.R. n. 3/17 del 16.1.2009 fornisce dettagliate specifiche.
Anche su questa tipologia di impianti il dibattito è molto acceso, ma le polemiche legate agli aspetti speculativi sono ulteriormente acuite dalla bassissima accettabilità sociale: per la sensibilità collettiva dominante l’impatto visivo degli aerogeneratori costituisce un fattore estremamente negativo e i “danni ambientali” prodotti dai lavori connessi alla realizzazione sono inaccettabili, soprattutto considerando la netta sproporzione tra canone annuo per una concessione ventennale di aree di demanio civico e utili annui della società concessionaria (1/15 – 1/20).
Per uno di questi grandi impianti, il Parco Eolico di Larenzu realizzato in territorio di Ulassai nella regione dell’Ogliastra, l’Amministrazione ha giocato la carta dell’arte come strumento di mediazione dei conflitti sociali.
Il Parco, il più grande dell’Isola, è stato realizzato dal gruppo Saras - Sardaeolica su un’area di 2900 ettari, tra le più ventose d’Italia (circa 2.400 ore di vento l'anno, rispetto a una media nazionale di 1.800) e distante almeno 10 chilometri dai centri abitati limitrofi, comprende 48 aerogeneratori e una produzione di circa 180 Gigawatt ora l’anno. È stata commissionata alla grande artista Maria Lai, nativa di Ulassai e recentemente scomparsa (16 aprile 2013), un’opera che aiutasse la comunità ad accettare l’intervento.
I mostri d’acciaio sono per Maria Lai i “fiori del cielo” e l’ispirazione la porta a realizzare tra le gigantesche pale degli aerogeneratori una maschera dedicata al dio del vento: una scultura, anch’essa d’acciaio, con un basamento di circa 3 metri ed un'altezza che sfiora i 10 metri.
Un dio d’acciaio ha dal 2009 l’arduo compito di portare pace tra uomini e tecnologia… ma la poesia comincia quando le pale delle turbine diventano i “fiori del cielo” e aiutano l’anima a sentire nuove forme…
Per concludere sul tema clima/energia il progetto “Smart City - Comuni in classe A”, avviato dalla Regione nel 2011 [15] nell’ambito del più ampio programma denominato Sardegna CO2.0 con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo di progetti integrati tendenti alla riduzione delle emissioni di CO2 a livello locale.
Il bando Smart City ha avuto come obiettivo la selezione di Comuni (in forma singola o associata), interessati a partecipare a un percorso di affiancamento preordinato alla redazione di Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES), aventi come obiettivo la definizione e la realizzazione di interventi finalizzati alla riduzione delle emissioni di CO2 a livello locale.
Le azioni [16] si concentreranno su un numero limitato di amministrazioni comunali, denominate “Comunità Pioniere”, comunità con le migliori potenzialità per realizzare localmente le condizioni per il raggiungimento di un bilancio delle emissioni di CO2 pari a zero e rappresentative dell’intero contesto socioeconomico e territoriale della Sardegna.
A conclusione della valutazione tecnica e della selezione la Presidenza effettuerà azioni di assistenza tecnica a favore delle venti Comunità pioniere individuate, con l'obiettivo di favorire e stimolare lo sviluppo di idee progettuali coerenti con le linee strategiche regionali. In particolare tali azioni dovranno portare alla redazione del Piano di Azione per l'Energia Sostenibile (PAES).
Concluso il percorso di assistenza tecnica, le comunità pioniere dovranno redigere e presentare il PAES, comprensivo dell'inventario di base delle emissioni di Co2, entro 7 mesi dalla stipula del Protocollo di intesa con la Regione.
I PAES finanziabili delle “Comunità Pioniere” troveranno sostegno, fino a esaurimento delle relative risorse, negli strumenti agevolativi specificamente dedicati agli interventi in materia energetico-ambientale a valere sul Fondo di Sviluppo Urbano che alimenta prestiti a favore degli Enti locali, nonché dei Partenariati pubblico-privati e dei Partenariati di progetto. Le Comunità pioniere, che per la realizzazione dei PAES accedono al suddetto Fondo, potranno beneficiare, inoltre, di una linea di finanziamento aggiuntiva e premiale.
La procedura di selezione si è conclusa il 22 marzo 2013, e tra le Comunità Pioniere si trova il Comune di Villagrande Strisaili, da tempo impegnato nella costruzione di buone pratiche sulla sostenibilità.
Villagrande Strisaili, insediamento ogliastrino con circa 3800 abitanti ma terzo comune della Sardegna per estensione del territorio comunale (210 kmq), nel 2010 ha avviato il progetto "Filiera dell'edilizia sostenibile", volto a incoraggiare comportamenti virtuosi nel settore dell'edilizia (in particolare su: qualità e quantità delle materie prime naturali utilizzate, produzione dei rifiuti e loro riutilizzo, efficienza energetica, energie rinnovabili) a partire dal rafforzamento della consapevolezza delle Amministrazioni, delle competenze delle imprese sul “costruire ecologico” e della sensibilizzazione delle cittadinanze.
Il progetto è stato promosso dall’Assessorato Comunale Attività Produttive, Agricoltura, Politiche Comunitarie, Commercio e Artigianato, con il coinvolgimento dei Comuni e della Provincia dell’Ogliastra, e il finanziamento dell’Assessorato Regionale Difesa dell’Ambiente.
Ben spiega la filosofia del progetto il Coordinatore Scientifico, l’architetto Domenico Bianco: “Il progetto interessa il territorio della Provincia dell’Ogliastra, caratterizzato da una straordinaria unicità paesaggistica dovuta soprattutto alla sua fortunata posizione geografica e intende operare affinché gli obiettivi di sviluppo e di crescita del territorio si coniughino con l’esigenza di elevare il livello della qualità della vita dei suoi abitanti e della qualità dell’ambiente dei luoghi.
Consapevoli che la tendenza crescente di questi ultimi anni allo sviluppo turistico del territorio deve prevedere necessariamente una valorizzazione delle bellezze naturali connessa alla tutela del territorio e delle sue risorse, si rafforza la necessità di educare l’uomo alla cultura della sostenibilità ambientale. La risorsa naturale rappresenta in questo territorio il potenziale massimo, un valore unico da utilizzare con cautela, seguendo un percorso di crescita e sviluppo che possa garantire alle generazioni future il godimento di questo patrimonio in armonia con il soddisfacimento delle necessità della vita contemporanea.
In tal senso, il campo delle costruzioni incide sul territorio modificandone irreversibilmente caratteristiche e qualità. Il lavoro mira pertanto a coniugare l’esigenza di sviluppo del territorio garantendo un miglioramento delle condizioni insediative, della qualità architettonica degli edifici e dello spazio urbano, senza con ciò interferire con lo sviluppo delle attività turistiche, artigianali e delle produzioni locali”.
Il lavoro è stato sviluppato nell’arco di un anno attraverso una doppia modalità: da un lato quella del censimento critico di tutti i Regolamenti Edilizi Sostenibili al momento disponibili a livello nazionale, dall’altro attraverso l’avvio di una serie di tavoli operativi ai quali sono stati invitati tutti i soggetti portatori d’interesse (amministratori, tecnici, costruttori, produttori e, soprattutto, cittadini) dell’intera provincia dell’Ogliastra.
Il risultato si sostanzia in quattro documenti: due che permettono di comprendere il lavoro in termini di metodologia e obiettivi (Relazione) e di condividerlo con la collettività tutta (Opuscolo divulgativo), e due che costituiscono i Regolamenti, uno generale che inquadra la sostenibilità edilizia all’interno della sostenibilità urbana (Dieci criteri di sostenibilità urbana) e l’altro il Prototipo di Regolamento Edilizio Sostenibile.
A questi sono stati allegati i materiali della ricerca che, condivisi, diventano essi stessi materiali di lavoro a disposizione di chi lo “erediterà” e svilupperà successivamente.
Il primo elemento di valore del progetto è, infatti, individuabile nell’approccio che ha portato alla definizione di documenti “concepiti per essere smontati”: attraverso una chiarezza esemplare i regolamenti suggeriscono regole semplici ed essenziali, formulate come indicazioni procedurali di immediata comprensione e facile attuazione.
La formula del Prototipo serve a ribadire che il documento non ha carattere cogente, costituisce un “brogliaccio”, una struttura controllata rigorosamente ma totalmente aperta, che potrà e dovrà essere messa in discussione e, soprattutto, sviluppata e completata in funzione delle esigenze e peculiarità di ciascun territorio che deciderà di farlo proprio.
Ecco quindi che l’espressione sintetica che caratterizza tutti i documenti deve leggersi come chiave di stimolazione nei confronti dei soggetti portatori d’interesse a esprimere con facilità il proprio contributo.
Un altro elemento interessante dell’approccio è la modalità di passaggio dall’analisi alla formulazione del Prototipo.
La ricerca è stata strutturata su cinque aree tematiche, che hanno permesso di far emergere la linea programmatica per lo sviluppo del lavoro e quindi la struttura stessa del documento:
- Contesto
- Prestazioni dell’involucro
- Efficienza energetica degli impianti
- Fonti energetiche rinnovabili
- Sostenibilità ambientale
Sono poi state elaborate “schede di studio” relative a ciascun argomento puntuale trattato all’interno delle aree tematiche. Ogni scheda di studio rappresenta una raccolta dei contenuti relativi a uno specifico argomento presente nei documenti che, fra quelli esaminati nella fase analitica, sono stati giudicati più chiari ed esaustivi.
Le schede di studio sono state accuratamente redatte evidenziando, per ciascun punto, i seguenti aspetti:
- Inquadramento della problematica
- Suggerimenti per affrontare la problematica
- Ripercussioni sul benessere psico-fisico e sul comfort abitativo
- Ripercussioni sulle qualità ambientali
- Possibili correlazioni con altre problematiche
- Descrizioni delle prestazioni da raggiungere
- Riferimenti normativi, legislativi e tecnici
- Suggerimenti su eventuali incentivi o deroghe ai parametri urbanistici.
Ecco quindi che si ritrovano come struttura del Prototipo i suddetti cinque ambiti tematici intesi come segue:
- Contesto. Salvaguardia dell’ambiente esterno e analisi del sito ai fini di una corretta progettazione.
- Prestazioni dell’involucro. Miglioramento delle caratteristiche dell’involucro edilizio e conseguenti risultati significativi nel contenimento dei consumi energetici e nel miglioramento del comfort abitativo.
- Efficienza energetica degli impianti. Miglioramento prestazionale del sistema impiantistico.
- Fonti energetiche rinnovabili. Soddisfacimento totale o parziale del fabbisogno di energia primaria degli edifici nel rispetto dell’ambiente.
- Sostenibilità, recupero e riciclo. Risparmio delle risorse naturali presenti nel territorio e riduzione dei carichi ambientali.
Ogni ambito è stato suddiviso in più articoli, sviluppati ricorrendo costantemente alla verifica e al confronto comparativo di tutte le informazioni raccolte nelle schede di studio, le cui fonti principali sono i documenti raccolti nella fase iniziale.
La stesura di ciascun articolo fa riferimento a una struttura standardizzata nel seguente ordine:
- Descrizione/inquadramento della problematica
- Suggerimenti per affrontare la problematica
- Ripercussioni sul benessere psico-fisico e sul comfort abitativo ripercussioni sulle qualità ambientali
- Descrizioni delle prestazioni da raggiungere.
Il lavoro è stato presentato nel 2011 in occasione della seconda edizione di un interessante evento promosso ancora dal Comune di Villagrande Strisaili come iniziativa dello stesso progetto, “Fiera della Produttività Sostenibile – costruire, produrre, vivere e mangiare sano”.
L’iniziativa si articola nei tre segmenti della green economy, dell’edilizia sostenibile e dell’agroalimentare sostenibile, e dal 2011 ha meritoriamente istituito anche il Premio di Architettura Design e Paesaggio “Progetta la sostenibilità Ogliastra 2011”, pensato per promuovere la cultura della sostenibilità e creare un’occasione d’incontro tra imprese, progettisti e designer che vogliano collaborare allo studio e alla realizzazione di prodotti innovativi, competitivi ed ecocompatibili.
La Fiera, la prima nel suo genere a livello regionale, ha suscitato un immediato interesse e nella seconda edizione ha visto anche la collaborazione del GAL Ogliastra, cui si sono aggiunti nella terza la Provincia Ogliastra e LAORE Sardegna (agenzia per l’attuazione dei programmi regionali in campo agricolo e per lo sviluppo rurale).
"Filiera dell'edilizia sostenibile" rappresenta senza dubbio l’esperienza più significativa per chiudere questo racconto del rapporto tra Sardegna e Sostenibilità.
Il progetto ha creato una strumentazione importante per lo sviluppo di pratiche e progettazioni di edilizia sostenibile, attraverso la quale i Comuni possano studiare le premialità da inserire nei propri regolamenti edilizi, dare le indicazioni per la stesura dei bandi di appalto dei lavori pubblici, con particolare attenzione alla riduzione dei rifiuti di cantiere, e individuare criteri premianti per i privati che vogliano impegnarsi a migliorare l'efficienza energetica della propria abitazione. Ma soprattutto il progetto, attraverso l’impegno a far dialogare tutti i soggetti interessati (istituzioni, imprese, ordini, università, ecc.) ha creato i presupposti teorici e operativi per far concretamente nascere una filiera dell’edilizia sostenibile in Sardegna.
Se il processo di recepimento continuerà con lo spirito con il quale il progetto è stato costruito, al prossimo racconto la Sostenibilità in Sardegna potrà aver (ri)trovato, in tutte le sue declinazioni, il giusto ruolo nella cultura del fare architettura, territorio, ambiente e paesaggio.
[1] Il progetto lab.net plus: la rete transfrontaliera per la valorizzazione dei paesaggi e delle identità locali, vol.1 , pag.12
[2]http://europaconcorsi.com/projects/190824-Premio-del-paesaggio-della-Regione-Sardegna-Edizione-2010-sezione-Interventi-di-riqualificazione-paesaggistica-Menzione-Specialeeasy
[3]http://www.Inarchsardegna.It/Default.Aspx?Pag=0.3.1&Lang=It
[4]In esecuzione delle deliberazioni di Giunta Regionale n° 14/1 del 31.3.2005, n. 45/20 del 27.9.2005, n. 53/3 del 20.12.2006 e del decreto dell’ Assessore della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport n. 5/572/GAB/1.3.6 del 03.04.2007 ed in attuazione dell’ Accordo di Programma Quadro (APQ) in materia di beni e attività culturali, intervento SarBC2-17.
[5]1. Giorgino (Comune di Cagliari); 2. Torre Salinas – Colostrai (Comune di Muravera); 3. Santa Maria Navarrese (Comune di Baunei); 4. Santa Lucia (Comune di Siniscola); 5. Isola Rossa (Comune di Trinità d’Agultu); 6. Argentiera (Comune di Sassari); 7. Santa Caterina di Pittinuri – S’Archittu (Comune di Cuglieri); 8. Marceddì (Comune di Terralba).
[6]Determinazione n. 1774/DG del 03.08.2009
[7]Determinazione n. 808/TP/CA-CI del 26 maggio 2010
[8]PPR Delibera di G.R. 36/7 del 5 settembre 2006
[9]Delibera G.R. 29/15 del 22 maggio 2008
[10]Quadro Normativo di Riferimento:
- Legge Regionale 7 agosto 2009, n.3;
- D.G.R. 3/17 del 16.1.2009 ed allegato “Studio per l’individuazione delle aree in cui ubicare gli impianti eolici”;
- D.G.R. n. 27/16 del 1.06.2011 recante “Linee guida attuative del decreto del Ministero per lo Sviluppo Economico del 10.9.2010 "Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili", e modifica della Delib.G.R. n. 25/40 dell'1.7.2010”;
- Allegato A alla Delib. G. R. n. 27/16 del 1.6.2011;
- D.G.R. n. 34/33 del 7 agosto 2012, recante Direttive per lo svolgimento delle procedure di valutazione ambientale. Sostituzione della Delib.G.R. n. 24/23 del 23.4.2008;
- D.G.R. n. 45/34 del 12 novembre 2012, recante Linee guida per la installazione degli impianti eolici nel territorio regionale di cui alla Delib.G.R. n. 3/17 del 16.1.2009 e s.m.i. Conseguenze della Sentenza della Corte Costituzionale n. 224/2012. Indirizzi ai fini dell’attuazione dell’art 4 comma 3 del D.Lgs. n. 28/2011.
[11]http://www.pattodeisindaci.eu/about/covenant-of-mayors_it.html
[12]DECRETO N. 1820/DecA/73 DEL 20.07.2010
Circolare esplicativa in materia di Serre fotovoltaiche effettive, in attuazione della Delibera di G.R. n. 25/40 del 01/07/2010 avente per oggetto “competenze e procedure per l’autorizzazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Chiarimenti Delib. G.R. n. 10/3 del 12/03/2010. Riapprovazione linee guida”.
[13]http://www.lastampa.it/2012/11/21/scienza/ambiente/lattuga-e-peperoni-low-cost-nella-serra-fotovoltaica-piu-grande-del-mondo-2zams1BXShianWBQ8qs2jK/pagina.html
[14]“Studio per l’individuazione delle aree in cui ubicare gli impianti eolici” (Delib.G.R. n. 28/56 del 26.7.2007), modificato con la Delib. G.R. n. 3/17 del 16.1.2009
[15]Delib. G. R. n. 19/23 del 14.4.2011
[16]In conformità a quanto previsto nella Delib.G.R. n. 19/23 del 14 aprile 2011