La regione Puglia ha presentato a Bari , dal 7 al 27 di marzo, una mostra convegno “Rigeneriamo le città, generiamo il futuro” organizzata per sezioni tematiche e momenti di discussione pubblica, gran parte dei risultati di una lunga attività avviata sui temi della rigenerazione urbana promossa dall’assessorato alla qualità del territorio.
La mostra ha occupato gli spazi del futuro Mac Museo delle Arti Contemporanee nel ex cine-teatro Margherita utilizzando un linguaggio per la comunicazione delle iniziative chiaro e accattivante, non risparmiando gli apparati iconografici e strumenti interattivi che oggi aiutano a comunicare l’urbanistica (Gabellini, 2010). Quattro seminari hanno cadenzato i tempi della mostra. Quello di apertura (7 marzo) “Oltre la crisi. Il contributo della rigenerazione urbana e territoriale”, ha voluto introdurre i temi politici della mostra convegno confrontandosi con altre esperienze di rigenerazione urbana di paesi del Sud Europa.
I punti emersi dalla discussione della prima giornata hanno insistito sulla capacità che in questi anni la regione ha avuto nella costruzione condivisa attraverso strategie e scenari per la costruzione di una visione di un futuro sostenibile del territorio, attivato non attraverso interventi ma tramite le sinergie delle politiche regionali. Si è riflettuto sulle visioni integrate del territorio e di quanto sia complesso costruirle e, per circolarità, sull'importanza che le politiche integrate del territorio hanno sulla costruzione delle strategie e degli scenari necessari nella pianificazione fisica del territorio.
Si è ribadito sull'importanza della condivisione delle scelte costruita attraverso i laboratori di partecipazione attiva continuamente promossi in ogni iniziativa avviata.
Alla base dei Programmi vi sono le tre parole-chiave che ricorrono in tutte le azioni regionali in materia: integrazione, sostenibilità ambientale e partecipazione degli abitanti.
La rigenerazione intesa come intervento integrato, che coinvolge non solo gli aspetti fisici, ma anche quelli sociali ed economici del degrado urbano. La rigenerazione urbana orientata al perseguimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale mediante il contenimento del consumo di suolo e la rigenerazione ecologica degli insediamenti.
Nella seconda giornata (8 marzo) si è tenuto un incontro organizzato in 3 workshop all’interno dei quali sono state date voci agli amministratori, professionisti e cittadini per costruire un momento di dibattito pubblico e partecipato. Il terzo incontro (18 marzo) è stato organizzato con la partecipazione dell’assessorato al welfare sullo “Spazio tempo e generi della qualità urbana” concepito come seminario interattivo sui tempi e spazi per migliorare la qualità della vita delle persone. Il seminario ha avuto il merito di mettere a fuoco le implicazioni tra vita e lavoro, reti della mobilità e differenze di genere dei modi di vivere la città. Il quarto incontro (21 marzo) ha trattano i temi della dismissione &riuso a partire da una campagna di rilievo organizzata dal WWF all’interno della quale si sono presentate alcune esperienze, problematiche e buone pratiche presenti sottoforma di ricerche, progetti, esperienze, opere realizzate all’interno del territorio regionale.
Il concetto di rigenerazione delle politiche regionali pugliesi è legato a strategie messe a punto dai governi locali per affrontare le situazioni di crisi della città contemporanea mediante interventi non solo di riqualificazione fisica (urbanistica ed edilizia) ma anche di rinascita culturale, sviluppo economico e inclusione sociale (1). La rigenerazione urbana è da alcuni anni al centro delle politiche di governo del territorio della Regione Puglia. Le ragioni sono diverse: dalla necessità di riqualificare parti di città, spesso anche di grande valore ambientale e culturale, che versano in condizioni di degrado e abbandono, al dovere di restituire un ambiente di vita dignitoso a famiglie che abitano in periferie recenti prive di infrastrutture e servizi, alla necessità di arrestare il consumo di suolo che porta ogni giorno in Italia a sottrarre 100 ettari di superficie libera. La carica innovativa dell’approccio risiede nella volontà di creare una netta discontinuità rispetto a decenni di esclusivo interesse per l’espansione delle città, di progetti elaborati nel chiuso degli studi professionali, calati dall’alto in contesti noti solo superficialmente, incapaci di dare risposta a concreti bisogni e domande sociali; sul versante delle politiche di sviluppo, nella centralità attribuita al territorio, inteso nel suo intreccio di risorse materiali e immateriali, che comprende anche la sfera sociale e culturale e le capacità dei soggetti di attivarsi e autorganizzarsi per la sua messa in valore.
Gli obiettivi che voleva perseguire l’iniziativa ha i seguenti obiettivi:
1) presentare i progetti di rigenerazione finanziati nel ciclo di programmazione 2007-2013, evidenziando l’integrazione con le politiche relative a beni culturali, mobilità sostenibile, paesaggio, politiche giovanili, turismo;
2) riflettere sui risultati conseguiti nel laboratorio pugliese per migliorare la programmazione del ciclo 2014-2020, anche nella prospettiva della transizione dalla fase straordinaria a quella ordinaria delle politiche di rigenerazione;
3) valorizzare e rilanciare la partecipazione dei cittadini all’elaborazione e attuazione delle politiche di rigenerazione, promuovendo la creazione di reti di raccordo tra soggetti attivi sul territorio.
L’uso del termine rigenerazione urbana che da tempo la regione Puglia sta portando avanti, dunque, punta all’idea di rinascita e di risveglio di processi che devono investire parti di città o sistemi urbani in modo più profondo e durevole rispetto ai più tradizionali interventi di recupero e riqualificazione urbana. Processi che devono interessare le persone a riappropriarsi della città e a prendersene cura.
Gli strumenti approvati dalla Regione Puglia per promuovere politiche di rigenerazione urbana e affermarla a livello locale sono tanti e fra loro complementari: normativi, d’indirizzo, finanziari. Una straordinaria occasione di sperimentazione locale si è avuta grazie alle risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2007-2013.
L’Asse 7 “Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani” che ha costituito la fonte principale dei finanziamenti dei progetti si articola in due linee d’intervento tese a promuovere la rigenerazione di città medio-grandi (linea 7.1) e di sistemi di piccoli centri (linea 7.2) attraverso interventi incentrati su un’”idea guida” di rigenerazione legata ai caratteri ambientali e storico-culturali dell’ambito territoriale interessato, alla sua identità e ai bisogni e alle istanze degli abitanti.
La cornice normativa organica e sistematica per convogliare gli interventi di matrice comunitaria nelle pratiche urbanistiche correnti è la Legge regionale n. 21/2008 “Norme per la rigenerazione urbana”.
La Legge e i programmi regionali pongono enfasi su alcuni requisiti per l’efficacia dei processi di rigenerazione:
• la partecipazione sociale, perché gli abitanti, in quanto profondi conoscitori dei propri ambienti di vita, lavoro e ricreazione, svolgano un ruolo attivo nella rigenerazione, valorizzando le qualità peculiari dei luoghi, contribuendo con le proprie competenze alla redazione dei progetti e poi prendendosi cura degli spazi riqualificati;
• l’integrazione degli interventi non solo fra operatori pubblici e privati, fra destinazioni residenziali, terziarie e di servizio, fra classi sociali, per favorire la mescolanza di funzioni e popolazioni urbane, ma anchefra dimensione fisica, sociale ed economica, per rompere il circolo vizioso fra degrado fisico e disagio sociale;
• il risanamento ambientale mediante l’adozione di criteri di sostenibilità ambientale e risparmio energetico nella esecuzione delle opere edilizie, la previsione di infrastrutture ecologiche, il recupero di aree permeabili.
I luoghi della rigenerazione sono quelli che hanno più bisogno delle nostre cure:
• i contesti urbani periferici e marginali interessati da carenza di attrezzature e servizi;
• i contesti urbani storici interessati da degrado e abbandono;
• edifici e spazi aperti degradati;
• aree ed edifici dismessi.
Oggi in Puglia, grazie ai tanti interventi di rigenerazione urbana e territoriale realizzati o in corso, molti spazi pubblici sono stati restituiti agli abitanti come luoghi di relazione e socializzazione. Essi sono importanti non solo per migliorare la qualità della vita di chi vi abita ma anche per attrarre nuove popolazioni, funzioni e attività, generando così nuove reti di risorse culturali ed economiche.
Le politiche di rigenerazione hanno visto il coinvolgimento e la partecipazione di diversi attori sociali, che vi hanno aderito volontariamente, creando forme di cooperazione orizzontale e verticale fra istituzioni, integrazione di politiche settoriali e di saperi interdisciplinari, partecipazione di gruppi di cittadini, costruzione di reti di relazione.
Di particolare interesse è la politica rivolta ai piccoli centri e la loro, inedita, capacità di aggregazione finalizzata alla costruzione di piani strategici aventi obiettivi condivisi e partecipati. Sono proprio le aree poco note esterne ai flussi turistici più diffusi o ai percorsi di valorizzazione territoriale consolidati quelle che hanno dato risposte in maniera significativa; i centri di minori dimensioni hanno trovato l’occasione per condividere percorsi e politiche, per sperimentare nuove forme di conoscenza dei propri territori e provare a discutere di uno sviluppo orientato verso attività di recupero e di riqualificazione delle loro piccole aree urbane, provando ad uscire da una marginalità territoriale, culturale e sociale cui spesso sono confinate. Hanno provato a costruire percorsi territoriali comuni, reti di conoscenza e di fruizione, immateriali come laboratori intercomunali per la pianificazione partecipata o applicativi web dedicati alla messa in rete dei servizi informatici e telematici o dedicati alla promozione delle risorse culturali, storiche e sociali presenti nei centri urbani, ma anche interventi materiali, di fruizione del territorio, percorsi pedonali e ciclabili di collegamento tra piccoli centri, realizzazione di elementi della rete ecologica regionale.
Le azioni nei singoli centri, in grande prevalenza di riqualificazione di piazze e di spazi aperti nei centri storici o nelle periferie, hanno in ogni caso mostrato un ripensamento dei luoghi pubblici a partire dalla loro funzione, dal loro essere luoghi di incontri quotidiani (il gioco dei bambini o l’incontro serale di giovani e anziani), settimanali (gli spazi del mercato), o eventi eccezionali ed episodici legati alla identità locale (le sagre) o promuovendone fruizioni telematiche (piazze wi-fi) che consentono di attivare nuove modalità di socializzazione e di prossimità. Ciò ha permesso di indagare gli assetti urbani a partire dalle presenze e dagli incontri più che da perimetri fisicamente definiti, consentendo appunto a questi luoghi di allargarsi e di permeare in maniera reticolare il tessuto urbano grazie a sistemi di pedonabilità delle aree centrali, alla creazione o valorizzazione di nuovi filamenti di verde, alla creazione di parcheggi a margine delle aree storiche dense, alla rifunzionalizzazione di spazi aperti; si è scommesso sulla capacità di alcuni territori di costruire attrattività (e occupazione) a partire da politiche e programmi integrati che riconoscono specificità e identità locali in aree di grande valore ambientale e paesaggistico ma poste ai margini delle grandi opzioni strategiche dello sviluppo economico.
Sono state proposte, ed in parte realizzate, azioni che interessano la rigenerazione delle città costiere della Puglia, caratterizzate da ambiti storici di grande valore ambientale ed urbano, nelle quali però la linea litoranea complessiva, soprattutto nel caso delle grandi aree urbane, risulta largamente compromessa dalle espansioni urbane e dal conflitto tra infrastrutturazione e naturalità; in alcuni casi il ridisegno del water front ha coinciso con la riqualificazione di quartieri popolosi e degradati, privi di servizi e di qualità urbana, in altri si è trattato del ridisegno di spazi di fruizione della fascia costiera, di ricostituzione di un rapporto fra la città e il mare o di ipotesi di delocalizzazione o depotenziamento di viabilità litoranea ai fini della riqualificazione della fascia costiera e dei suoi valori ambientali e paesaggistici, di forme di collegamento con l’interno attraverso la riqualificazione di lame o corridoi ecologici.
Le città più grandi presentano una maggiore complessità degli interventi e tempi più lunghi di attuazione, ma anch’esse hanno attivato politiche integrate volte a coniugare i temi della sostenibilità e quindi della riduzione del consumo di suolo e del miglioramento del contesto ambientale, con quello della riduzione della marginalità fisica e sociale di parti di città; dunque le politiche interessano periferie degradate o centri urbani in fase di abbandono, promuovono il ridisegno dei collegamenti dei quartieri periferici con il centro cittadino; realizzano reti ecologiche urbane o percorsi di rallentamento del traffico e progettazione di spazi verdi e nuove pedonalità; recuperano cave in stato di abbandono, dotano finalmente di servizi quartieri che ne sono da sempre privi; oppure provvedono al recupero di contenitori urbani per il sostegno a progetti di impresa già avviati con le politiche giovanili, recuperano edifici storici e spazi pubblici, avviano laboratori urbani, con l’obiettivo di sviluppare la condivisione dei processi di rigenerazione e produrre integrazione fra tutti gli attori del processo sociale ed economico che si è inteso attivare.
Le reti della mobilità costituiscono una leva decisiva attraverso la quale agire sulla qualità della vita a livello urbano e territoriale. Spostarsi è un bisogno fondamentale, ma il modo con cui ci si muove non è neutrale: coinvolge molti valori.
La politica regionale pugliese, da tempo, promuove la mobilità orientata ai valori della tutela ambientale, dei beni comuni e della sicurezza. In particolare ha orientato la programmazione e pianificazione verso il riassetto e il rilancio del sistema ferroviario locale, ritenuto “elemento ordinatore della rete di trasporto pubblico” regionale.
La rete ferroviaria regionale, molto estesa e capillare, è costituita infatti da 1.507 km di ferrovie, di cui 826 km gestiti da RFI (Rete Ferroviaria Italiana) e 681 da 5 aziende ferroviarie locali: Ferrovie del Nord Barese – Ferrotranviaria (FBN), Ferrovie Appulo Lucane (FAL), Ferrovie del Gargano (FDG) e Ferrovie del Sud Est (FSE). La copertura territoriale della rete ferroviaria, è quindi elevata: dei 258 Comuni pugliesi, 149 sono serviti da una linea ferroviaria, e circa 800 mila abitanti di questi comuni risiedono a meno di 500 metri da una stazione.
La politica comunitaria a livello regionale sostiene una strategia di adeguamento e potenziamento delle ferrovie locali migliorando la fruibilità dei mezzi pubblici e favorendo l’intermodalità dei mezzi di trasporto e gli spostamenti con vettori a minore impatto ambientale.
La Puglia sta quindi compiendo un considerevole investimento sul trasporto ferroviario per la mobilità delle persone e delle merci con l’obiettivo di “ricucire” le reti regionali e consentire ai cittadini di raggiungere agevolmente tutte le città capoluogo e le stazioni minori.
Si ritiene inoltre importante integrare le politiche dei trasporti con quelle degli altri settori della vita regionale (territorio, ambiente, solidarietà sociale, sanità, formazione, Mediterraneo, cittadinanza attiva, agricoltura, ecc.). Nello specifico alcuni progetti infrastrutturali come gli interramenti di stazioni ferroviarie in ambito urbano, il ribaltamento dei fronti di stazioni, la realizzazione di ciclovie a scala urbana e territoriale, si connotano come interventi di integrazione tra mobilità e trasformazioni urbane e territoriali e contribuiscono ad elevare sia la salvaguardia della salute pubblica che il rafforzamento dell’inclusione sociale.
Negli ultimi anni la Regione Puglia ha dato un fortissimo impulso alla “rigenerazione” attraverso la pubblicazione di numerosi bandi pubblici, rivolti ai Comuni, per finanziare progetti finalizzati alla riqualificazione delle aree degradate e carenti delle nostre città.
La stragrande maggioranza dei comuni pugliesi ha risposto con grande entusiasmo e impegno ai bandi regionali proponendo interventi indispensabili al miglioramento della qualità della vita dei cittadini.
Molti comuni, di qualunque dimensione, nel corso degli anni sono riusciti ad attivare e a realizzare numerosi interventi di rigenerazione, localizzati in più parti della città, che sono stati nel tempo integrati e completati, moltiplicando il loro effetto “rigenerazione” attraverso il coinvolgimento anche di soggetti privati e altri enti, generando un impatto significativo e di grande rilevanza sull’intero territorio comunale.
La grandissima “opera di rigenerazione” che i comuni pugliesi sono stati capaci di avviare, attuando le politiche regionali e cogliendo parallelamente le opportunità fornite dai bandi regionali, ha dato risultati concreti e visibili in ciascuna delle nostre città e dei nostri paesi: un investimento “per il futuro” che ha coinvolto sia centri storici che periferie, sia waterfront che aree dismesse, rispondendo alle esigenze degli abitanti che cambiano anche in base al “pezzo” di città che abitano.
I piccoli comuni sparsi nel territorio da sempre presentano problemi di marginalità e risultano molto più fragili e carenti rispetto alle capacità delle grandi città dal punto di vista della competitività e della attrattività. Questi piccoli comuni soffrono di una progressiva perdita di identità storica e culturale.
I progetti di rigenerazione territoriale promossi dalla Regione Puglia muovono prima di tutto dalla convinzione che costituire “una rete di piccoli comuni” sia una grande opportunità per ciascun piccolo centro urbano: “mettersi in rete” significa non solo poter gestire tutte le risorse in maniera più razionale, ma soprattutto poter finalmente pianificare il territorio in maniera coerente, omogenea e unitaria, andare oltre i singoli confini comunali. Ciascun piccolo comune costituisce con le sue specificità una risorsa per tutti gli altri e quindi per l’intera rete. L’obiettivo della rigenerazione territoriale è quello di rafforzare, riqualificare e razionalizzare le reti funzionali e le relazioni che connettono i centri urbani minori, con particolare riguardo a quelli fortemente connessi (o con elevato potenziale di connessione), dal punto di vista economico, naturalistico e storico-culturale.
Le reti territoriali si realizzano attraverso interventi materiali e/o immateriali:
- laboratori intercomunali per la pianificazione partecipata del processo di rigenerazione urbana e di rivitalizzazione sociale ed economica;
- realizzazione di applicativi web dedicati alla messa in rete dei servizi informatici e telematici già disponibili sul territorio o dedicati alla promozione delle risorse culturali, storiche e sociali presenti nei centri urbani.
- installazione di cartellonistica, segnaletica verticale e attrezzamento di percorsi con velo stazioni;
- realizzazione di percorsi pedonali e ciclabili di collegamento tra le singole aree di intervento comunali.
In Puglia, regione circondata quasi totalmente dal mare, le politiche di rigenerazione non possono chiaramente trascurare uno dei luoghi più pulsanti di vita di numerosissime città puglesi: il waterfront, il “luogo” in cui le nostre città diventano mare e viceversa.
Non mancano nella nostra regione esperienze, dibattiti, progetti e politiche che, tra recupero dei fronti portuali, riorganizzazione degli approdi marittimi, ridefinizione delle relazioni tra terra ed acqua e tra mare e città, rendono vivace ed articolato il panorama delle trasformazioni urbane.
Spesso i paesaggi costieri in aree urbane presentano problemi di degrado paesaggistico (le strade asfaltate e i parcheggi spesso separano, anziché integrare, il costruito e la linea di costa), degrado funzionale (gli spazi attrezzati per la balneazione sono limitati e c’è in molti casi una totale assenza di servizi e attrezzature ad uso pubblico a fronte anche di una enorme disponibilità di strutture ricettive e di un elevato afflusso di turisti durante i periodi estivi). Tali problemi vengono affrontati nei progetti di rigenerazione con strategie di riqualificazione dell’intero fronte mare concentrate principalmente sulla qualificazione degli spazi pubblici. L’intento dei progetti è quello di restituire omogeneità e riconoscibilità a questo particolare spazio urbano, attraverso una ridefinizione funzionale e qualitativa che attribuisca nuovo senso a tali paesaggi. In particolare si prevedono sistemazioni delle aree prospicienti il mare come piazze pedonali, creazione di aree attrezzate per la sosta delle famiglie o per accogliere eventi, riduzione delle sezioni stradali e inserimento di elementi di “traffic calming” che sottolineino l’uso prevalentemente pedonale di tali aree (inserimento di piste ciclabili e di filari di alberature), realizzazione in alcuni di casi di opere di difesa costiera al fine di proteggere la spiaggia e rendere più agevole la balneazione.
Molti dei quartieri periferici realizzati nel secondo ’900 per dare risposta a consistenti bisogni abitativi, appaiono oggi come quartieri dormitorio, agglomerati di case caratterizzati da gravi problemi di marginalizzazione sociale e di degrado urbanistico ed edilizio, spesso carenti anche dei più essenziali servizi (spazi verdi, parcheggi, raccolta delle acque nere e bianche, impianti di illuminazione pubblica).
I progetti di rigenerazione delle periferie, promossi e finanziati dalla regione Puglia, prevedono la realizzazione di infrastrutture e servizi di primaria importanza per il miglioramento della qualità della vita di chi abita queste periferie ,quali strade, parcheggi, reti per i pubblici servizi, ma anche spazi verdi attrezzati per il gioco, per la sosta e per l’incontro, piste ciclabili, centri polivalenti, laboratori urbani, riqualificazione di scuole; tutti interventi finalizzati al miglioramento dell’ambiente costruito e alla riorganizzazione degli spazi pubblici, all’aumento della accessibilità e della fruibilità dei luoghi, alla riduzione dei fenomeni di isolamento dei quartieri periferici.
Per far fronte anche al grave disagio abitativo che caratterizza questi quartieri, il Piano casa regionale ha inoltre finanziato interventi di realizzazione e riqualificazione degli alloggi di edilizia sovvenzionata pubblica di proprietà degli Istituti Autonomi per le Case Popolari, ponendo particolare attenzione al miglioramento dell’efficienza energetica delle residenze.
Nell’elaborazione e attuazione dei progetti di rigenerazione delle periferie in molti casi sono coinvolti non solo gli attori tradizionalmente attivi in simili iniziative, ossia i Comuni, gli IACP e altri enti pubblici, i professionisti e le imprese, ma anche associazioni, cooperative, organizzazioni sindacali e, soprattutto, gruppi e individui che vivono e operano nei quartieri. Nella redazione delle proposte, pertanto, alla competenza dei tecnici è stata affiancata la partecipazione della cittadinanza diffusa depositaria di energie, potenzialità e competenze oltre che di conoscenza dei problemi reali e quotidiani, da cui non si può prescindere per produrre politiche rispondenti ai bisogni reali.
Edifici e aree abbandonate perchè non più utilizzate o non più adatte ad assolvere alla funzione per cui erano state pensate, sono spesso il risultato di un processo di cambiamento del modo di “vivere” il territorio. Vediamo con i nostri occhi ogni giorno capannoni industriali abbandonati, aree urbane incolte e trasformate in discariche, cave inattive e dimenticate, edifici sparsi nelle nostre città in stato di decadenza e abbandono. Molte città affrontano questo grave problema con politiche urbane che trasformano la presenza di aree ed edifici dismessi in una risorsa: la loro riconversione infatti consente alle nostre città di dotarsi delle strutture e dei servizi necessari ad elevare la qualità urbana e quindi della nostra vita quotidiana.
Il recupero di aree ed edifici dismessi è uno dei temi centrali delle politiche di governo del territorio della regione Puglia (vedi nuovo Piano Paesaggistico Territoriale Regionale e L.R. 21/2008 sulla rigenerazione urbana e territoriale) e moltissimi degli interventi legati alla promozione della rigenerazione urbana e territoriale sono progetti di rifunzionalizzazione e di recupero per esempio di aree ferroviarie e cave dismesse, ex mattatoi, ex-cinema, ex frantoi ed ex distillerie. In particolare tali aree e/o edifici attraverso i progetti di rigenerazione diventano Laboratori Urbani, Parchi Urbani o di quartiere, centri polivalenti, teatri all’aperto e in generale luoghi al servizio della cittadinanza.
Negli ultimi anni si è sviluppata un’attenzione sempre più grande verso i Centri Storici, rivolta sia alla loro tutela fisica che alla loro vitalità sociale duramente provata dalla continua espulsione di abitanti e funzioni.
In Puglia sono tanti i centri storici che versano in condizioni di grande abbandono e di forte degrado fisico, sociale ed economico, soprattutto perché, per un certo tempo, l’attenzione è stata rivolta più alla costruzione di nuovi quartieri periferici che al miglioramento della qualità della vita delle persone che vivono la città storica e dei luoghi che queste frequentano quotidianamente. Tali luoghi hanno perso nel tempo il loro valore identitario e la loro funzione di luoghi di riferimento e riconoscimento per i cittadini.
I progetti di rigenerazione dei Centri Storici prevedono quindi ripavimentazione e pedonalizzazione di strade e piazze legata anche al recupero degli edifici storici ad esse prospicienti, creazione di nuovi luoghi di incontro e per lo svolgimento di eventi (concerti, sagre, mercati) legati alla tradizione locale, aree per bike sharing e infopoint, installazione di impianti di videosorveglianza per aumentarne la sicurezza, realizzazione di urbanizzazioni primarie. Tutte le suddette azioni sono finalizzate alla rigenerazione e rifunzionalizzazione dei nuclei antichi e alla volontà di renderli elementi attrattori della nostra Regione.
Anche nell’elaborazione e attuazione dei progetti di rigenerazione dei Centri Storici sono stati coinvolte le associazioni, le cooperative, le organizzazioni sindacali e soprattutto i cittadini che li abitano.
(1) Molti dei materiali presenti in questo scritto sono stati rielaborati dai documenti presentati nelle giornate della mostra convegno.