*L'articolo costituisce una rielaborazione del testo che è stato pubblicato in S. Staniscia, Paesaggi diversi (?), LISt Lab, Trento 2012.
La centralità del paesaggio nelle politiche della Provincia Autonoma di Trento (PAT) è dimostrata dal complessivo impianto normativo: viene affiancato, infatti, al Piano Urbanistico Provinciale – piano di indirizzo e di governo del territorio – uno strumento di politica attiva sul paesaggio che si pone “in funzione complementare rispetto alle misure di stretta tutela e di vincolo a carattere amministrativo” (Verbale di deliberazione della Giunta Provinciale n. 2880 del 31-10-2008).
Nell’art. 78 della Legge Urbanistica provinciale n. 1 del 2008 viene ripresa la disciplina che, a partire dal 1993 (1), istituiva il “Fondo per la riqualificazione degli insediamenti storici e del paesaggio” (FP) con una doppia finalità, da un lato recupero, valorizzazione e sviluppo degli insediamenti storici, dall’altro conservazione e tutela del paesaggio. Il FP è destinato a finanziare sia interventi di recupero del patrimonio edilizio, pubblico e privato, sia attività di conservazione e ripristino del paesaggio, alla scala puntuale e territoriale.
È per attivare il FP che nell’ottobre del 2010 il Servizio Urbanistica e Tutela del Paesaggio della PAT indice un bando per la presentazione di studi e proposte progettuali relativi ad alcuni temi individuati dalla Giunta Provinciale nell’ambito del FP. Lo scopo degli incarichi è “di declinare efficacemente una politica attiva di intervento rispetto ad alcune tematiche particolarmente rilevanti nell’assetto paesaggistico del territorio provinciale” (2). Alla Facoltà di Ingegneria di Trento, nella stessa occasione, viene direttamente affidato lo studio che fa da cornice e sfondo agli otto progetti tematici: l’“Analisi dell’evoluzione del paesaggio trentino”, analisi che “per la valenza storico-disciplinare dell’argomento richiede una preparazione tecnico-scientifica particolarmente qualificata ed una comparazione con realtà territoriali limitrofe” (3). La ricerca è ancora in corso, se ne presenterà, quindi, una sintesi che non ne racconta gli esiti bensì l'approccio adottato.
L’affidamento di incarico degli otto progetti avviene attraverso una procedura concorsuale che si avvia nell’ottobre del 2010 e si chiude nel giugno 2011. Al concorso partecipano 52 gruppi e sulla base di valutazioni che tengono conto degli aspetti tecnico-scientifici delle proposte metodologiche, dell’interdisciplinarietà del gruppo di ricerca e dei profili dei partecipanti, la commissione tecnica (4) seleziona otto gruppi. Nell’estate 2012 i lavori dei gruppi selezionati si chiudono e si avvia, oggi, la fase di presentazione degli studi alle comunità, ai progettisti e agli amministratori locali.
Gli esiti del concorso costituiscono un importante patrimonio di riflessioni critiche, metodologiche e progettuali, frutto di una qualificata expertise professionale. Otto gruppi di ricerca - spesso numerosi, molto compositi e interdisciplinari, in alcuni casi provvisti di consulenti di fama internazionale - si sono confrontati con temi chiave del territorio provinciale.
I temi lanciati dalla Giunta, di particolare rilievo paesaggistico-ambientale, sono strategici per il futuro del paesaggio trentino ed emblematici. L'intento della Giunta è raccogliere idee e indicazioni da progettisti che provenissero anche da contesti diversi sui quali giocare le prossime sfide di trasformazione del territorio secondo un obiettivo di qualità. Gli studi trovano una loro utile collocazione nella costruzione di una nuova visione condivisa del paesaggio che, attraverso azioni pilota e una politica attiva di ripristino paesaggistico di contesti compromessi, sia in grado di guidare le trasformazioni dei prossimi decenni.
Gli otto temi individuati riguardano aspetti generali che toccano questioni di gestione del paesaggio alla scala provinciale e puntuali che, per la loro emblematicità, possono costituire un riferimento per quanto riguarda approccio, metodo e soluzioni applicati.
Le schede che seguono illustrano ognuno degli otto studi. Sono state costruite sulla base del documento di sintesi degli otto progetti che la PAT ha pubblicato nel sito della Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio (5).
Q-field: Arch. Marco Malossini (coordinatore), Arch. Vincenzo Cribari; collaboratori: Arch. Giovanni Roncador, Arch. Fabio Cella, Dott. Paolo Dongilli; consulenti: Dott.ssa Ilaria Goio, Ing. Stefano Boscherini; consulenti scientifici: Prof. Arch. Albert Cuchì Burgos, Prof. Dott. Geremia Gios
Lo studio parte dal presupposto che il paesaggio possa essere lo strumento attraverso il quale gli insediamenti produttivi possono assumere nuove forme e nuove strutture spaziali, più sostenibili dal punto di vista paesaggistico, ambientale, sociale ed economico.
L’esito dell’attività di ricerca è costituito da un documento che fornisce:
Arch. Franco Ghetta (coordinatore), Dott. Fabio Ciocchetti, Andrea Weiss, Dott. Andrea Braito, Prof. Manuel Riz, Prof. Claudio Soraperra, Arch. Markus Daprà, Arch. Alessandro Tamion; collaboratori: Arch. Thomas Tomaselli, Arch. Iunior Desiderio Davare
Il lavoro analizza le dinamiche di cambiamento che coinvolgono nove passi dolomitici. In questi luoghi viene rilevata una progressiva perdita di identità per il prevalere di una fruizione veloce legata al turismo di tipo “mordi e fuggi”; una fruizione poco consapevole delle questioni paesaggistiche e ambientali che investono territori così sensibili. L’obiettivo dello studio è la riqualificazione dei passi attraverso interventi che favoriscano l’approssimazione e la fruizione lente; ossia modalità di intervento attraverso le quali sia possibile acquisire consapevolezza dei valori del paesaggio. Vengono, quindi, definite nuove strategie e modalità di accesso ai passi attraverso la messa in rete delle infrastrutture esistenti e la creazione di poli di interesse ambientale e culturale che valorizzino il paesaggio. Lo studio si articola in varie fasi: l’analisi, alla scala territoriale, del sistema infrastrutturale e della mobilità nonché della geomorfologia, della rete ecologica e della fruizione turistica; la definizione di un modello di interpretazione del paesaggio che aiuti a determinare gli ambiti dei passi rispetto ai quali verrà descritta l’evoluzione storica utile a fornire indicazioni progettuali; l’elaborazione di una proposta di intervento su un caso di studio: il Passo Fedaia.
RicciSpaini Architetti Associati srl: Arch. Filippo Spaini (coordinatore), Arch. Maddalena Ferretti; Arch. Chiara Rizzi, Arch. Stefania Staniscia, Arch. Francesco Pontalti, Arch. Matteo Bonvecchio, Dott.ssa Chiara Bragagnolo, Dott. Cristiano Belloni, Dott. Alberto Gelmetti; consulente scientifico: Prof. Arch. Mosè Ricci
L’obiettivo del lavoro di ricerca è di individuare possibili modalità di gestione delle trasformazioni che stanno investendo le aree agricole di versante (AAV) trentine e che, spesso, hanno esiti negativi sul paesaggio e sull’ambiente. Lo studio segue un percorso metodologico che parte dal riconoscimento dei valori e dei rischi delle AAV, per arrivare a definire alcune strategie di intervento per il recupero, la salvaguardia, la valorizzazione e il potenziamento delle aree stesse. Si prevedono anche politiche e forme di incentivazione per garantirne la fattibilità. Il lavoro viene articolato in cinque parti contraddistinte da successivi gradi di approfondimento. La prima dà una definizione di AAV e ne descrive gli elementi caratteristici. La seconda costituisce un censimento delle AAV dell’intera provincia; questa fase include l’elaborazione delle carte dei valori e dei rischi; è questo il nucleo centrale della ricerca perché è attraverso queste due mappe che vengono definite le cinque aree sensibili, oggetto della terza fase di approfondimento analitico. La quarta è costituita dalle strategie di intervento. La quinta, infine, dai progetti pilota in cui vengono declinate le tattiche locali, interventi puntuali da applicare ai diversi contesti.
Arch. Davide Endrizzi (coordinatore), Arch. Mirko Franzoso, Arch. Sara Odorizzi, Arch. Sergio Santoni; collaboratori: Ing. Sergio Marinelli, Dott. Marco Nicolodi, Dott. Lorenzo Widmann, Dott.ssa Daniela Zanoni
Nei territori agricoli si assiste al continuo aumento di superfici edificate e di superfici destinate a opere infrastrutturali; si verifica, inoltre, un rapido cambiamento delle tecniche colturali e di quelle costruttive. I fenomeni appena descritti sono causa di degrado del paesaggio agricolo. L’obiettivo dello studio è l’individuazione di “indicatori di sostenibilità” – alla scala dell’insediamento e a quella architettonica – che consentano la misurazione del grado di integrità e di qualità del paesaggio agrario per arrivare a definire criteri progettuali di carattere generale che garantiscano la correttezza dell’insediamento in area agricola.
Arch. Emanuela Schir (coordinatore), Arch. Paesaggista Imma Jansana, Prof. Arch. Renato Bocchi, Prof. Arch. Juan Manuel Palerm Salazar, Arch. Elisa Beordo, Arch. Claudio Lorenzi, Arch. Barbara Plotegher, Arch. Christian Perenzoni, Ing. Daniele Cappelletti, Ing. Alessia Giovanardi, Ing. Matteo Del Buono, Ing. Alfredo Gaspari, Ing. Francesca Postal, Dott. Giacomo Nardin, Dott.ssa Alessandra Gomiero, Dott. Maurizio Bottura, Paolo Sandri; collaboratori: Pietro Ambrosini, Arch. Nicola Buson
L’obiettivo principale dello studio è trasformare, quella che è una ferita del territorio, il paesaggio estrattivo, in una risorsa turistica, culturale e sociale: “trasformare il paesaggio degradato in occasione per creare, pensare nuovi paesaggi.” La ricerca prende l’avvio da un censimento delle cave attive e dismesse e dal riconoscimento di logiche di sistema nell’aggregazione di più siti estrattivi. Lo studio procede, poi, attraverso “sondaggi campionari su aree significative”. Su queste vengono effettuate analisi puntuali e di contesto individuando criticità e potenzialità. Da questa preventiva conoscenza del luogo – descrizione degli elementi costitutivi e loro interpretazione – scaturiscono gli scenari e le previsioni di trasformazione. Area test sulla quale verificare la validità del metodo proposto è il “sistema Gorsa”, la regione estrattiva del porfido a cavallo tra Valle di Cembra e Valsugana. L’ipotesi è che la metodologia sia esportabile e applicabile anche a contesti diversi e che sia in grado di far emergere, ogni volta, le specificità locali insieme alle potenzialità. Il metodo viene applicato sperimentalmente nell’area Pilcante nel comune di Ala.
Prof. Arch. Alberto Cecchetto (coordinatore), Arch. Marcello Lubian, Arch. Piero Vincenti
Il lavoro di ricerca prende le mosse da un proposito molto chiaro, “addentrarsi [nell’ambito delle elaborazioni sul tema del paesaggio] per sperimentare nuovi approcci”. I nuovi approcci passano per tre «precetti»: “superare gli schemi del passato”, “ripensare in termini tridimensionali” e, infine, immaginare scenari e prospettive di lungo periodo. Lo studio si struttura in quattro parti principali. La prima indaga, attraverso le diverse forme di rappresentazione del paesaggio, l’evoluzione dei suoi caratteri costitutivi, portando a individuare gli aspetti che più di altri definiscono l’identità del luogo. La seconda prende in considerazione la struttura insediativa e il suo variare attraverso la lettura di alcune sequenze storiche; ciò ha consentito di riconoscere alcune modalità di sviluppo caratterizzate da: discontinuità, contaminazione e indifferenza nei confronti degli aspetti percettivi – negli insediamenti recenti –. La terza valuta le prospettive di sviluppo di questo territorio a partire dagli strumenti di governo dello stesso – Piano Urbanistico Provinciale, PRG, piani delle infrastrutture e della mobilità e piani d’ambito più significativi –. La quarta definisce i “possibili scenari di sviluppo” – una condizione di stabilità, la continuazione dell’attuale tendenza all’espansione, lo scenario della “rete delle polarità” – e i possibili progetti strategici da attuare, secondo una logica inclusiva, orientati a riconoscere e a rifondare gli elementi costitutivi del paesaggio attraverso il progetto.
weber+winterle architetti: Arch. Alberto Winterle (coordinatore), Arch. Lorenzo Weber, Arch. Luca Donazzolo; MAARCH architetti: Arch. Andrea Carlesso, Arch. Steven Geeraert, Arch. Stefano Peluso; Freilich Landschaftsarchitekten: Arch. paes. Sebastian Gretzer, Arch. paes. Karin Elzenbaumer, Arch. paes. Veronika Reiner; YellowOffice; Studio A0: Arch. Marco Fontanive, Arch. Carlo Neidhardt, Arch. Andrea Zausa; consulenti: Dott. Mario Cavattoni, Arch. Enrico Lunelli
Lo studio affronta il tema oggetto di incarico in una logica di integrazione e complementarietà tra la vecchia e la nuova Zambana. La prima, dichiarata inabitabile nel 1956 per una frana, è un luogo ormai abbandonato, la seconda, costruita ex-novo per riallocare gli abitanti, costituisce una “enclave”, ormai satura, del comune di Lavis. L’obiettivo del lavoro di ricerca non è “ricostruire Zambana Vecchia [ZV] (...) né tantomeno di costruire un’ulteriore Zambana Nuova [ZN], ma di elaborare un Manifesto per la ridefinizione dell’identità di un luogo e di una Comunità”. Dall’analisi che legge e interpreta il contesto a varie scale di approfondimento emergono quattro elementi strutturanti del territorio che rappresentano il punto di partenza per la proposta progettuale: “la grande scala” – il progetto di rafforzamento del collegamento tra le due Zambana attraverso il ridisegno della strada esistente –; “l’asse centrale” – concentrazione di funzioni pubbliche e commerciali e maggiore densità edilizia lungo il tratto del su citato collegamento che attraversa ZV al fine di costituire una nuova polarità competitiva con ZN –; “il green village” – introduzione di nuove tipologie insediative a ZV caratterizzate dalla commistione tra ambito urbano e ambito agricolo –; “i parchi del rischio” – il rischio frana e il rischio esondazione diventano occasione per il progetto dello spazio pubblico –.
PROAP Italia s.r.l.: Arch. Andrea Menegotto (coordinatore), Arch. paes. João Ribeiro Antonio Ferreira Nunes; Studio associato 3E: Dott. Mirco Baldo, Dott. Federico Giuliani, Dott. Bruno Grisenti; Mob-Up: Ing. Marcello Favalessa
Punto di partenza del lavoro di ricerca è stata la necessità di mettere in discussione il tema oggetto d’incarico. Le indagini svolte, infatti, hanno indotto ad ampliare l’area di interesse per il possibile intervento di riqualificazione: dal lago di Toblino al sistema lago di Toblino (T) – lago di Santa Massenza (SM). Un ampliamento ritenuto necessario a seguito del riconoscimento di legami, interazioni e interferenze tra i due laghi che riguardano aspetti ambientali ed ecosistemici ma anche paesaggistici, percettivi e infrastrutturali. L’ipotesi di riqualificazione, quindi, non può che considerare come un unico ambito i due laghi benché i sistemi lacustri identificati siano caratterizzati da aspetti molto differenti: il lago di T possiede una notevole qualità paesaggistica e una forte criticità costituita dal sistema della viabilità; il lago di SM possiede qualità paesaggistiche latenti, che vanno svelate, e una forte criticità costituita dalla presenza della centrale idroelettrica. Lo studio riconosce quattro criticità e propone altrettante soluzioni attraverso scenari di progetto: viabilità alternativa a quella esistente che libera il lungolago e consente di godere del paesaggio; sistema di mitigazione della temperatura e della velocità delle acque che entrano nel lago di SM; interventi di compattazione e ridistribuzione degli spazi della centrale idroelettrica per ripristinare il collegamento tra lungolago e borgo di SM; sistema di percorsi ciclo-pedonali per consentire la fruizione turistica dei due laghi.
Coordinatore scientifico Prof. Giuseppe Scaglione, Prof. Marco Tubino – Preside, responsabile per la Facoltà; assegnista di ricerca PhD Arch. S. Staniscia, segreteria scientifica e coordinamento operativo, assegnista di ricerca PhD Arch. C. Rizzi, PhD Arch. M. Malossini, PhD Arch. R. Nicchia, PhD Arch. M. Parrilli, Phd Candidate Arch. T. Demetz, PhD Candidate P. Picchi, Arch. V. Cribari, Dott.ssa L. Brugnolli
Alla base del programma di ricerca sull’evoluzione del paesaggio trentino c’è una richiesta molto chiara e articolata da parte del Servizio Urbanistica e Tutela del Paesaggio della PAT espressa attraverso un allegato alla delibera d’incarico con il quale si definiscono i compiti e gli obiettivi da raggiungere.
Nell’elaborazione della proposta di ricerca del gruppo dell’Università di Trento si è tentato di articolare una struttura che conciliasse le istanze della committenza con le esigenze di coerenza con un quadro di riferimento scientifico più ampio e con linee di ricerca, già condotte a livello europeo e internazionale. La proposta finale è, quindi, frutto di un processo continuo di mediazione e negoziazione che ha visto sui lati opposti del tavolo committenza e unità di ricerca.
La ricerca ha come punto di partenza la definizione di una visione condivisa per il paesaggio trentino. Si tratta di immaginare da subito una vision progettuale che emerga dalle istanze della società civile, degli stakeholders, ecc. e che sia utile a definire una figura di senso verso cui tendere attraverso varie ipotesi di sviluppo. La visione è stata utile come timone per orientare la costruzione dei quadri conoscitivi, come termine di confronto rispetto al quale verificare gli scenari che emergevano durante il lavoro, infine, è stata utilizzata per definire le strategie progettuali necessarie all’attuazione degli scenari stessi.
Costruzione della visione condivisa, elaborazione dei quadri conoscitivi – attraverso ricognizioni transcalari e interdisciplinari "tagliate" su temi emergenti –, verifica della visione, proposta di possibili scenari – assecondando e/o inibendo processi e/o innescandone di nuovi –, definizione degli obiettivi di qualità, sono stati i passaggi chiave nella costruzione del percorso di ricerca.
Lo studio ha costantemente accompagnato la riflessione teorica con l’approccio sperimentale che più caratterizza la disciplina urbanistica e paesaggistica, facendo seguire, e a volte anche anticipando, alla riflessione critica sul contesto la verifica delle ipotesi progettuali e degli strumenti operativi da poter attivare.
1 Legge Provinciale n. 1 del 15 gennaio 1993 "Norme per il recupero degli insediamenti storici e interventi finanziari nonché modificazioni alla legge provinciale 5 settembre 1991, n. 22".
2 Dal documento di affidamento di incarico dello studio all’Università degli Studi di Trento.
3 Dal documento di affidamento di incarico dello studio all’Università degli Studi di Trento.
4 Commissione tecnica composta da: Dott. Pier Giorgio Mattei – presidente (PAT), Arch. Angiola Turella (PAT), Arch. Giorgio Tecilla (PAT), Arch. Furio Sembianti (PAT), Arch. Chiara Bertoli (Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio STEP), Ing. Giulio Andreolli (STEP), Prof. Arch. Giuseppe Scaglione (UNITN).
5 Ultimo accesso 23 ottobre 2012. http://www.tsm.tn.it/documenti/step/osservatorio_del_paesaggio/00_Sinesi_progetti_Fondo_del%20_paesaggio.pdf