Rovereto è una città di “ex”. Una città, cioè che deve fare i conti con gli scarti del suo passato più o meno recente. Ex-Manifattura Tabacchi, ex-Meccatronica, ex-Peterlini, ex- Alpe, sono soltanto alcuni degli edifici che un tempo definivano la struttura di una città vocata alla produzione industriale.
La città s’interroga da diverso tempo sul destino di questi edifici, nella consapevolezza, diffusa tanto tra gli amministratori quanto tra i cittadini, che il suo futuro non può che fondarsi su questo tema.
Nel corso degli anni sono stati banditi diversi concorsi di progettazione ed elaborati numerosi progetti per tali aree, tra questi quello della ex-Manifattura Tabacchi a Borgo Sacco ha sicuramente un valore che possiamo definire paradigmatico. Attraverso le sue vicende è possibile infatti ripercorrere 150 anni della storia del nostro Paese, dalla fase d’industrializzazione della seconda metà dell’Ottocento , alla fase di dismissione, fino alla riconversione in epoca recente.
Passato _ La manifattura
C’è stato un tempo in cui le fabbriche erano costruite come monumenti, solidi e progettati per durare. Nel disegno delle forme e nella scelta dei materiali il messaggio che questi opifici dovevano comunicare era importante quanto la funzione produttiva che ospitavano. Fabbriche costruite su fondamenta robuste per indicare, non senza toni retorici, un impegno fatto per resistere nel tempo ed un senso di stabilità su cui edificare il progresso dei popoli. Quando si immaginava ancora che il progresso corresse lungo un percorso diritto e sicuro. (G. Salvatori, 2010) (1)
La Manifattura Tabacchi di Rovereto nasce in questo periodo, più precisamente nel 1854. Lo scopo è quello di far fronte ad una crisi dovuta da un lato al declino della filatura della seta - troppo poco competitiva rispetto a quelle provenienti dai Paesi asiatici - dall’altro all’abbandono dei trasporti fluviali in Vallagarina.
La sua costruzione è il simbolo di una fase di transizione in cui la crisi trova il suo contraltare nella fiducia per il futuro. La Manifattura racconta della trasformazione industriale di una società rurale, della modernizzazione della campagne, dell’emancipazione del lavoro femminile e della ricerca di un’alternativa alla migrazione. Essa è la testimonianza di un periodo storico in cui il Trentino, e l’Europa tutta, subivano una profonda trasformazione dei modelli produttivi, dei sistemi sociali e degli stili di vita. Ha attraversato 150 anni di radicali cambiamenti sociali, politici ed economici continuando a produrre fino ai giorni nostri. Fino a quando cioè, non ha dovuto cedere il passo ad un modello di fabbrica diverso, più “versatile” e “adattabile” ai rapidi mutamenti che la contemporaneità ci impone.
Dopo un secolo e mezzo di attività la Manifattura Tabacchi sembrava destinata a seguire il destino di altri edifici simili (ad es. la manifattura tabacchi di Verona, Bologna o Milano), cioè a rinnegare la sua vocazione produttiva per trasformarsi in sede universitaria, piuttosto che in un museo, o peggio, per innescare speculazioni immobiliari. (fig.1)
Presente _ La fabbrica green
Il Progetto Manifattura mira a creare uno spazio nel quale sia naturale sperimentare, produrre e diffondere saperi e pratiche innovative. Il tema della sostenibilità ambientale è sempre più al centro della scena sociale ed economica. Nuovi mestieri e nuove imprese nascono ogni giorno nel mondo per offrire tecnologie e servizi che riguardano l’uso delle risorse ambientali ed energetiche. Le grandi economie industriali, dagli Usa alla Cina, sono in gara per garantirsi un futuro in questo settore. Restarne fuori significa isolarsi rispetto ad uno dei principali motori di sviluppo dei prossimi decenni. (G. Salvatori, 2010)
Progetto Manifattura è dunque un’iniziativa promossa dalla Provincia Autonoma di Trento per trasformare la storica Manifattura Tabacchi di Rovereto in un centro d’innovazione industriale nei settori dell’edilizia ecosostenibile, dell’energia rinnovabile e delle tecnologie per l’ambiente.
Il progetto complessivo si compone di due ambiti distinti: il recupero funzionale dei corpi di fabbrica originari e l’area di nuova edificazione. Per questo secondo ambito, che prevede la demolizione e ricostruzione degli ampliamenti risalenti agli anni ’60, nel 2010 è stato elaborato un masterplan firmato da Kengo Kuma, C. Ratti, Arup ed altri.
Il presente riguarda soprattutto il primo ambito, su cui, in un secondo tempo, s’innesterà il secondo sia in termini spaziali che concettuali. Il recupero dei corpi di fabbrica ottocenteschi prevede la loro trasformazione in uffici, spazi produttivi per manifattura leggera, laboratori di ricerca e prototipazione, nonché in aree destinate a servizi aperti al pubblico. Nel 2010 è stata portata a termine la ristrutturazione di un’area, di circa 3.000 mq, nell’edificio delle “Zigherane” per ospitare un primo nucleo d’imprese (Distretto Habitech, Green Building Council, Progetto Manifattura). (fig.2)
In questa prima fase si è privilegiato una modalità d’intervento che potremmo definire “situazionista”, che trova i suoi riferimenti più noti nel Palais de Tokyo di Lacaton e Vassal, o nella più recente progetto di recupero delle Officina Grandi Riparazioni dei 5+1AA.
La strada seguita è quindi quella di un intervento conservativo a basso costo, ispirato a criteri di massima versatilità ed economicità.
I numeri del primo rapporto delle attività del Progetto manifattura (2009-2011) rendono evidente il successo della “formula” adottata: 9 imprese, 1 centro di ricerca insediati e 203 aziende e professionisti hanno fornito prodotti o servizi per il progetto. Un dato tutt’altro che trascurabile è infine quello relativo all’età media degli addetti delle imprese che si sono insediate in Manifattura, ovvero 33 anni.
Futuro_ Un nuovo paesaggio
L’Ambito “B”, ovvero quello riguardante la demolizione degli edifici costruiti negli anni ’60 e l’area di nuova edificazione, occupa una superficie di quasi 5 ettari (su una superficie totale di circa 9ha). Su tale area sorgeranno moderni moduli produttivi, costruiti secondo gli standard più avanzati di efficienza energetica e di compatibilità ambientale. Il progetto è infatti pensato per ottenere la classe “platinum” della certificazione LEED, primo esempio in Italia di conseguimento di tale obiettivo in edifici industriali. La progettazione preliminare dell’intero intervento è firmata dallo studio Kengo Kuma & Associates. Le nuove superfici costruite saranno in totale 32.000 mq di cui 24.000 mq dedicati ad attività d’impresa e 8.000 mq ad uso pubblico. L’intero impianto privilegia flessibilità d’uso e facilità di riconfigurazione, per meglio adattarsi alle esigenze delle diverse imprese insediate. Il concept dell’intervento è infatti basato su una successione di spazi fluidi e dinamici che si inseriscono in modo organico nelle preesistenze e diventano il tramite tra il tessuto storico di Borgo Sacco e il paesaggio circostante. Al di sopra dei nuovi volumi, infatti, un vero e proprio parco pubblico farà da tessuto connettivo tra le diverse parti del paesaggio circostante. Si tratta di un vero e proprio dispositivo urbano che s’innesta sulle preesistenze creando relazioni inedite tra l’antico borgo, la trama agricola dei campi e il torrente Leno verso sud-est. Un concept ben sintetizzato dal motto che lo accompagna “un landmark orizzontale”.
Nella vison di progetto L’Ex Manifattura Tabacchi diventa la parte strutturante di un nuovo “ecosistema urbano” che attraverso un processo di riciclo attiva una nuova vita e un nuovo senso all’intero contesto in cui si inserisce. Un processo di cui si possono già apprezzare i primi risultati e la cui “fase costruttiva”, secondo le previsioni di progettisti e committenti, terminerà nel 2018. (fig.3-4)
Riciclo ed energia sono dunque i due paradigmi su cui si basano le scelte progettuali della nuova Manifattura di Rovereto. Ad entrambi fa da sfondo la strategia energetica, che riveste un ruolo fondamentale non solo in termini tecnologici ma anche architettonici e paesaggistici. Il progetto è infatti ricco di riferimenti storici anche nell’ambito del tema energetico: la vecchia Manifattura sfruttava l’inerzia termica del sottosuolo e della risorsa idrica (aveva una licenza di emungimento di acqua da falda) per abbassare la temperatura dei processi industriali legati alle attività di produzione. Inoltre, sia le scelte formali che quelle di natura più contestuale sono frutto di un’attenta valutazione di tipo energetico. Forma ed orientamento degli edifici hanno lo scopo di favorire il comportamento naturale degli edifici (efficienza passiva) e l’intero sistema è concepito in modo che possa filtrare efficacemente la dinamicità delle condizioni climatiche esterne.
L’approccio generale al progetto è stato quello di valutare la risorsa disponibile e i vincoli del sito, usare come riferimento, dove possibile, la storia della Manifattura, e puntare sulle tecnologie avanzate di produzione di energia.
In particolare, secondo gli obiettivi di sostenibilità prefissati (relativi al tema energia) il 50% degli edifici sarà a “0 energy” e la riduzione totale di emissioni di Co2 rispetto ad una situazione standard di partenza, il cosiddetto “Business as Usual” (BaU), sarà del 70%. (Fig.5)
Particolare attenzione è stata infine riservata al tema della gestione delle acque e a quello della mobilità sostenibile. Il sito della Manifattura è dotato di un impianto di trattamento acque di rifiuto, ora inattivo. Nella definizione del masterplan si è scelto di non riattivare tale impianto né di prevedere la realizzazione di uno nuovo al fine di eliminare l’impatto ambientale generalmente associato a tale tipologia di manufatto (rumore, polveri, odori, etc.). In seguito ad una valutazione del fabbisogno idrico fatta sullo scenario finale (intero progetto a regime) si è ipotizzato un sistema di recupero delle acque meteoriche in grado di soddisfare circa il 70% della richiesta per usi irrigui e sanitari.
Per quanto riguarda la strategia della mobilità, il progetto mira a fornire un adeguato livello di accessibilità e si prefigge l’obiettivo di indirizzare le scelte e i comportamenti di mobilità verso modelli più sostenibili. (fig.6)
A tale scopo sono state previste una serie di iniziative calibrate anche rispetto alle previsioni più generali di sviluppo della mobilità sostenibile del comune di Rovereto. Tali previsioni sono state infatti integrate da alcuni servizi dedicati come l’istituzione di un bus-navetta a basso impatto, la predisposizione di un programma di bike-sharing (in seguito al potenziamento delle piste ciclabili esistenti), l’attivazione di un servizio di car-sharing aziendale ed infine la messa a punto di un programma di incentivi ad hoc. Tutti i temi affrontati nell’elaborazione del masterplan sono stati modulati secondo il metodo del phasing, in modo da rendere ogni fase compiuta e assicurare una fruizione graduale e progressiva della Manifattura.
(1) Tratto dall’intervento di Gianluca Salvatori, presidente di Manifattura Domani, sul documento illustrativo del masterplan.