Il quartiere come sperimentazione per la città ecologica è la nuova tendenza europea e diventa il terreno di confronto di esperienze progettuali, da quelle svedesi –con il quartiere Hammarby e Stoccolma “fossil free” entro il 2050- ai quartieri “solari e senza auto” di Salisburgo. Ma anche Amsterdam, Barcellona, Londra, Malmo, Goteborg, Vienna, e oltre, con Cina, Burkina Faso, Malesia, Giappone e Cile.
Esperienze a dimostrazione che costruire una città sostenibile non è solo una possibile visione del futuro, ma una concreta realtà nel presente, come a Bolzano con il quartiere Casanova dove la pressante richiesta di edilizia sociale è stata occasione per la realizzazione di un “quartiere modello”, divenuto esempio virtuoso di come pianificazione e principi dell’eco-sostenibilità possano integrarsi in un progetto di qualità. Un pezzo di città ex-novo diventato occasione per una riqualificazione urbana più ampia dell’intera area periferica in cui si colloca, attraverso un quadro pianificatorio preciso capace di determinare con precisione tempi, modalità e indicazioni progettuali.
Un esempio significativo anche per le tempistiche di realizzazione, con l’acquisizione dei lotti nel 2000, l’approvazione del piano attuativo nel 2003, la prima concessione edilizia nel 2006 e il completamento quasi totale del quartiere nel 2012.
La progettazione del piano attuativo dell’area è stata affidata, tramite bando di concorso internazionale, al gruppo di lavoro coordinato da Frits van Dongen che, in seguito ad un processo partecipativo, ha proposto di articolare il nuovo quartiere in otto nuclei residenziali distribuiti all’interno dei 10 ettari, lasciando libertà allo sviluppo architettonico dei singoli interventi, realizzati da gruppi di progettazione prevalentemente locali –di cui cinque selezionati tramite concorso.
Otto interventi, otto gruppi di progettisti per un nuovo modo di concepire il social housing: qualità, tecnologia, sperimentazione e soprattutto rilevanza degli spazi collettivi e pubblici, nonostante l’elevata densità edilizia. Il progetto del nuovo quartiere, che darà abitazione ad oltre 900 famiglie, è caratterizzato da un elevato standard di qualità residenziale, con riferimento anche alla dotazione di servizi e alla mobilità interna, una perfetta integrazione con la città e con il suo sistema di verde urbano e un impianto di accessibilità multi-modale che predilige la mobilità sostenibile e il trasporto pubblico. Il tutto in un disegno urbano capace di valorizzare la presenza del fiume e la vicinanza fisica e visiva di Castel Firmiano.
Il progetto di van Dongen intende sviluppare un insieme organico e compatto, rispettoso dei criteri energetici Casa Clima –nati proprio in questo territorio- e all’avanguardia nelle tecniche di recupero energetico, interpretando il modello insediativo tipico della periferia bolzanina: masi molto grandi e case singole in mezzo a frutteti e vigneti. Edifici anche evocativi dei castelli che misurano come landmark le valli altoatesine, e proprio per questo denominati “castelli”. La tipologia abitativa che ne deriva è composta da tre/quattro blocchi residenziali disposti attorno ad una corte centrale, luogo collettivo e di relazione.
La sostenibilità energetica è senza dubbio l’aspetto su cui si è lavorato di più, nell’ottica non solo di migliorare la produzione di energia, ma di diminuirne anche il consumo, ottimizzando così il quartiere. Il concetto energetico è stato affrontato sia a livello di edificio, imponendo canoni di efficienza energetica, sia a livello di masterplan generale, includendo un sistema di teleriscaldamento con recupero del calore dal vicino inceneritore cittadino. La riduzione della domanda energetica delle abitazioni è stata raggiunta adottando un limite variabile in funzione del volume dell’intervento, per non penalizzare gli edifici di dimensioni più piccole che hanno un rapporto tra volume e superficie disperdente maggiore. Questo nuovo tipo di classificazione energetica, creata per l’occasione, è stata denominata CasaClima A Parametrizzata.
I parametri energetici e di sostenibilità dettati dal piano attuativo hanno influenzato notevolmente le forme degli edifici dei vari interventi, favorendo l’utilizzo di forme compatte, regolari, senza sbalzi, ponendo indicazioni sull’altezza per migliorarne l’esposizione solare e prevedere il recupero delle acque piovane.
Come le abitazioni rispettano standard di qualità molto alta, anche agli spazi pubblici è stata data un’attenzione particolare: mobilità sostenibile ed integrazione dei percorsi ciclopedonali, collegandosi a quelli esistenti, rendono il progetto del quartiere non solo perfettamente integrato e collegato alla rete esistente, ma un nuovo spazio di relazione per la città di Bolzano.
I singoli “castelli” necessariamente devono attuare le indicazioni sull’efficienza energetica e idrica dettate dal piano attuativo e interpretano il tema del “castello” in maniera differente. Nel primo lotto (EA1), l’architetto Siegfriend Delueg prevede, in relazione alle diverse altezze e in rapporto all’esposizione solare, l’insieme dei piani di copertura come un quinto prospetto degli edifici, appoggiati sopra una piastra. Gli architetti del secondo “castello” (EA2) interpretano il tema con la creazione di un unico elemento architettonico sul quale si lavora per sottrazione, con le coperture appartenenti ad un unico piano inclinato; la corte interna si genera così scavando il volume.
Di particolare interesse è il progetto dell’architetto bolzanino Mayr Fingerle per il “castello” EA7, che traduce nel miglior modo possibile i contenuti del piano attuativo, realizzando un intervento accurato e flessibile.
Un “quartiere modello” sulla carta che ha però visto i suoi intenti in parte cadere nella realizzazione: in un primo tempo è stata effettuata la costruzione delle abitazioni e solo in un secondo tempo la realizzazione dei servizi e delle connessioni con la mobilità e il resto della città –alcune non ancora realizzate. Il rischio che si è generato è stato nella costruzione di un nuovo quartiere dormitorio, all’avanguardia solo per le dotazioni tecnologiche che lo rendono sostenibile. Un rischio sul quale il Comune di Bolzano è stato chiamato ad intervenire e al quale si dovrà dare risposta concreta per non rendere vana un’importante sperimentazione.
La volontà di disegnare un modello valido per indirizzare le tipologie d’intervento per le politiche abitative pubbliche e la ricerca, sempre più diffusa, di equilibrio tra i nuovi insediamenti e la città esistente, risultano essere fattori fondamentali per dare risposte all’abitare contemporaneo. Ripensare lo spazio dando vita a luoghi che possano configurare nuove socialità diventa oggi scopo primario nella costruzione di quartieri popolari interni alla città, per evitare che il problema della casa si traduca in fenomeni di rigetto e ghettizzazione. Lavorare dunque per combinare in maniera virtuosa le nuove opportunità spaziali con le esigenze abitative ed aggregative, offrire “un’anima” al quartiere per ottenere esempi di architettura e città di qualità: linguaggio che si rispecchia nell’intervento dell’architetto C. Mayr Fingerle.
Alla base del progetto l’idea del castello, per esprimere l’identità del territorio, voluta anche nei tetti degli edifici, fortemente inclinati, montagne artificiali che si fondono direttamente con il paesaggio, da osservare dalle terrazze, percepire tra i monoliti, scorgere dalla corte, per cercare continue relazioni e sensazioni, per identificarsi con il luogo. Altro elemento che suggerisce la relazione con l’ambiente circostante: la fisicità della costruzione appare nelle facciate esterne, in calcestruzzo sabbiato, che rispecchiano l’imponenza della roccia e contrastano con l’aspetto luminoso ed il carattere fortemente abitativo della parte interna.
Importanti i luoghi d’incontro e la vita comunitaria, possibili non solo nella corte interna, realizzata con un gioco sapiente d’intrecci tra i giardini privati e la passeggiata di forma irregolare, bensì anche negli ampi atri e nei garage sotterranei, che qui si trasformano in moderni spazi collettivi illuminati naturalmente da grandi aperture sul parco.
L’alloggio deriva dalla ricerca di un ambiente dinamico che, in maniera flessibile, si adattata ad accogliere esigenze, necessità e preferenze, in modo tale da rendere i 4 moduli base appropriati alle trasformazioni richieste dai 92 nuclei familiari, trovando le soluzioni più idonee e sviluppando piante tra loro sempre differenti.
Considerando la volontà di costruire un quartiere sostenibile ed il ruolo che può essere assunto dall’iniziativa pubblica nella sperimentazione di progetti energetici con un efficace uso delle risorse ambientali, l’intervento è realizzato con elevati standard d’isolamento termico e con un accurato studio dell’esposizione degli appartamenti, mai rivolti solamente a nord, per garantire il contenimento dei fabbisogni e qualità dell’abitare.