Ecoquartiere: un progetto di urbanistica sostenibile e desiderabile? O un modo per sfuggire dall'egemonia delle soluzioni tecniche? |
Le difficoltà della vita in città sono riportate nel Libro Verde pubblicato nel 1990 dalla Commissione Europea ed ulteriormente descritte nel rapporto sulle Città Sostenibili del 1996. Una dozzina di anni più tardi, in Europa e in Francia, il concetto di ecoquartiere riunisce nella stessa visione di città del futuro tutti i miglioramenti possibili per realizzare le condizioni di benessere in città. Questa visione si fonda sulla nuova cultura dello sviluppo sostenibile che comprende la salvaguardia dell'umanità e del pianeta dove abita. Per introdurre il concetto di ecoquartiere alla Ecole Nationale Superieure d'Architecture de Paris La Villette, insieme a Pierre Lefevre1, ho provato a dare una definizione ispirata ad alcuni esempi europei visitati alla fine degli anni 90.
Un ecoquartiere è:
- una parte di città che non può essere separata dal modello di sostenibilità nel quale si inscrive e che prevede mixité funzionale, trasporti sostenibili, una certa densità ...;
- un quartiere in cui si profila una nuova modalità di sviluppo sostenibile, solidale, equo, attraverso: la mixité sociale, generazionale e funzionale; l'equità di accesso alle abitazioni, ai servizi e alle attività; lo sviluppo di una economia locale e solidale;
- un quartiere in cui uomini e donne vanno a vivere, lavorare e spostarsi; che si distinguerà per la qualità degli spazi sia pubblici sia privati; in cui i rischi per la salute sono minimi;
- un quartiere che risponde alle sfide ambientali che affliggono il pianeta (cambiamento climatico, inefficienza energetica, perdita di biodiversità e degli spazi naturali) attraverso il risparmio energetico, i trasporti pubblici, gli spazi verdi, la riduzione dell'inquinamento, la gestione dei rifiuti...
Gli Ecoquartieri: una grande iniziativa a Grenelle
Il 22 Ottobre 2008, poco dopo la pubblicazione dell’Engagement Grenelle, Jean-Louis Borloo2 ha annunciato l'attuazione del Piano di Città Sostenibile, nel quale è inserito, tra gli altri, l'invito a presentare progetti di “EcoQuartier”3. Questo piano mira a favorire l'emergere di un nuovo modo di progettare, costruire, sviluppare e gestire la città per elaborare e attuare una visione globale di città sostenibile, condivisa da tutti. Le quattro azioni prioritarie, evidenziate per raggiungere questi obiettivi, sono: l'invito a presentare progetti “EcoQuartier” alla scala di quartiere, incentivando le comunità a raggiungere una pianificazione operativa più sostenibile; il programma “Ecocité”, aiuta le città a sostenere progetti di innovazione architettonica, sociale, ed energetica alle grandi scale territoriali; l'invito a presentare progetti “Transports Collectifs en Site Propre”, che supporta la fattibilità economica per sistemi di trasporto pubblico, migliorando l'accessibilità delle aree svantaggiate della città; l'organizzazione di una conferenza nazionale con gruppi di lavoro sul tema “Restaurer et valoriser la nature en ville” allo scopo di attuare un programma d'azione ambizioso in questo settore.
Premio nazionale EcoQuartier 2011
Dopo quella del 2009, la call per i progetti di EcoQuartier del 2011 è stato un vero successo: 394 comunità hanno presentato la propria candidatura, 24 progetti in grado di promuovere modalità innovative di progettare, costruire e gestire la città sono stati selezionati. L’elenco dei premiati di EcoQuartier 2011 ha messo in primo piano i progetti delle comunità consegnando premi speciali e mirati a specifiche categorie quali: "Città medie", "Ambienti rurali" e "Rinnovamento urbano". I progetti sono stati premiati inoltre anche in funzione di specifiche tematiche dello sviluppo sostenibile: "Performance ambientale", "La natura in città", "Dalla qualità del progetto alla vita di quartiere".
Il processo EcoQuartier (estratti dal sito del ministero)
Il progetto di un ecoquartiere mira ad offrire alta qualità a tutti gli alloggi, riducendone al minimo l'impatto ambientale.
Un EcoQuartier deve rispettare i principi dello sviluppo sostenibile:
- promuovere una gestione responsabile delle risorse;
- integrarsi nella città esistente e nel territorio circostante;
- partecipare al contesto economico;
- fornire alloggi per tutti e di tutti i tipi, contribuendo alla vita di comunità rafforzando la mixitè sociale;
- fornire gli strumenti di discussione necessari ad una visione condivisa del progetto tra attori dello sviluppo ed abitanti.
È indispensabile inoltre adattare la realizzazione dell’ecoquartiere alle caratteristiche del contesto nel quale si inserisce. L’ecoquartiere ha dunque la caratteristica di fondarsi sulle risorse locali, siano esse urbane, umane o ambientali. Piuttosto che configurarsi come brano eccezionale di un territorio l'eco-quartiere deve aspirare a rappresentare un volano per la città sostenibile, anche se da essa viene limitato. L’EcoQuartier dovrebbe essere un modello, un precursore. È alla scala giusta per reinventare la città. Offre l'opportunità per strutturare filiere e organizzare la concertazione. Non è solo un oggetto, ma piuttosto il prodotto di un processo. La costruzione è davvero essenziale al progetto: gli ecoquartieri devono essere attraenti. Essi devono soddisfare le aspettative della maggioranza, per evitare “l’effetto vetrina" delle costruzioni d’avanguardia che possono andar incontro al rifiuto della comunità. Infine, l'ecoquartiere deve essere il risultato di un compromesso tra tutte le parti interessate, compresi futuri abitanti, residenti, operatori economici.
Dal 2005/2006, è emerso un gran numero di manifesti, norme, linee guide. Gli sponsor del progetto sono gli enti locali, le istituzioni pubbliche, imprese immobiliari, società private (come Life Repository Eiffage © HQ).
Verso il marchio Ecoquartiere nel 2012?
Nel 2012 il Ministero ha aperto il dibattito sulla creazione del marchio EcoQuartier, mentre già nel 2011 è stata predisposta una commissione di lavoro sul progetto, che opera con un approccio collegiale e partecipativo, in continuità con la legge Grenelle. L'AFNOR, come parte del comitato di normalizzazione P99H4, ha prodotto un documento di linee guida per la gestione sostenibile dell’ecoquartiere, rivolto a tutti gli attori e gli enti di gestione: servizi municipali, promotori immobiliari, operatori, parti sociali, imprenditori, progettisti. Primo obiettivo della commissione "EcoQuartiers" è quello di continuare le azioni intraprese nel 2009, in particolare per quanto concerne lo sviluppo dell’approccio partecipativo, basato su definizioni e concetti relativi all’ecoquartiere. Secondo obiettivo è ottenere una mappatura dei vari strumenti esistenti e creare una raccolta di buone pratiche per la gestione sostenibile dell’ecoquartiere, in grado di interagire in tutte le fasi di sviluppo del progetto. Dopo la prima conferenza nazionale sulla Città Sostenibile, alla ZAC de Bonne a Grenoble è stato assegnato il primo premio nazionale per gli ecoquartieri francesi. La giuria ha dovuto esaminare oltre 160 progetti. Quello di Bonne è stato definito "un ecoquartiere esemplare, nel complesso di qualità eccellente, rispondente alle sfide dello sviluppo sostenibile e capace di illustrare lo spirito del Forum Grenelle de l’Environnement". Ma, tre anni dopo l'arrivo dei primi abitanti, un rapporto mette in discussione il bilancio energetico di questo quartiere modello: il giornale Le Monde ha svelato i risultati di uno studio che rivela un disequilibrio tra aspettative energetiche e reali consumi. L'indagine mette in evidenza un consumo eccessivo (dal 5% al 70% rispetto all'obiettivo stabilito) per il riscaldamento degli alloggi di 438 su un totale di 900. Lo stesso vale per acqua calda e servizi generali, che a volte superano ampiamente i rispettivi obiettivi di consumo prefissati (17 e 10 kWh/m2/anno). Per spiegare queste differenze tra fabbisogno stimato e realtà, i progettisti e le imprese hanno dimostrato che "in Francia, la cultura di edifici a basso consumo energetico non è ancora pienamente integrata nelle menti degli attori coinvolti nelle diverse fasi di progettazione e gestione di queste case, provocando così anomalie e problematiche a tutti i livelli di intervento" (Olivier Sidler Direttore Enertech). Eppure, secondo Olivier Sidler "questi obiettivi sono realistici. In Germania, gli obiettivi energetici degli eco-quartieri sono ancor più ambiziosi e sono perfettamente rispettati”. Il Ministero francese dell'Ambiente, nel frattempo, ritiene che i risultati di questo studio non siano affatto una sorpresa e non rimette in discussione il progetto; il consigliere ministeriale Nathalie Kosciusko‑Morizet affermò che "Grenoble era in una logica di anticipazione ricadente in una fase di rodaggio".
Qual è il bilancio dopo 20 anni di pratica?
Gli obiettivi annunciati dai diversi progetti in corso sono ambiziosi, sia in termini di prestazioni edilizie che in termini di qualità della vita, quindi è auspicabile che i committenti del progetto tengano bene in conto gli impegni contrattuali, dando pieno sostegno agli attori del progetto affinché si raggiungano questi obiettivi, sia nelle fasi di progettazione che in quelle di realizzazione. Da venti anni in Francia, il quadro giuridico evolve verso l'inclusione di processi di maggiore democratizzazione delle fasi decisionali della politica pubblica. Nel 1992 la Dichiarazione di Rio, firmata anche dalla Francia, sottolinea che il modo migliore per affrontare le questioni ambientali è quello di garantire la partecipazione di tutti i cittadini. La convenzione di Aarhus descrive la necessità di coinvolgere i cittadini nella definizione e nell'attuazione delle politiche pubbliche. Le diverse politiche, le discipline, le linee guida riconoscono la pubblica partecipazione come un principio guida nel governo delle città, ma solo in linea di principio, poiché queste necessità richiedono tempi di progettazione molto lenti, mentre i quartieri devono essere progettati e realizzati rapidamente... Vi è un evidente conflitto tra i tempi del progetto ed i tempi elettorali.
Per quanto concerne la progettazione della città futura, tenendo conto di tutto ciò che è stato fatto fino ad ora, i politici ed i progettisti dovranno ripensare le pratiche consuete. La presa in carico di eventuali nuove normative non potrà avvenire se mancherà la giusta comprensione delle ragioni e se mancherà la condivisione da parte degli abitanti, degli utenti e dei gestori.
Gli obiettivi ambiziosi di qualità della vita, di efficienza energetica e di riduzione delle emissioni di CO2 saranno raggiungibili solo quando gli abitanti delle città accetteranno di cambiare abitudini.
La volontà del soggetto pubblico di creare un'etichetta o un protocollo di certificazione contiene un rischio: nessuna linea guida sarà infatti in grado di garantire un buon livello di qualità della vita, che resta l’obiettivo fondamentale. Ogni progetto è una nuova avventura: è essenziale imparare dalle esperienze precedenti, sebbene non sia possibile assumerle come modelli. Ci sono casi in cui le certificazioni sono state utilizzate come veicolo di comunicazione, e questi casi hanno dimostrato che tali certificazioni non assicurano il raggiungimento di un buon livello qualitativo e non permettono di rispondere alle legittime aspettative degli utenti. Sono consapevole che aprire la riflessione sulla certificazione costringe ad entrare in un dibattito ancora più complesso, bisogna però cercare di essere ambiziosi guardando ad obiettivi concreti, offrendo al contempo i mezzi per raggiungerli, istituendo indicatori da monitorare continuamente, dalle fasi ideative, alla progettazione, alla realizzazione. Gli indicatori serviranno a monitorare l'avanzamento del progetto e ad effettuare le opportune variazioni in corso d'opera. Affrontare il tema della città sostenibile comporta cambiamenti radicali nel nostro modo di pensare e di agire sulla città e la scala del quartiere richiede il coinvolgimento di molti attori. La questione della costruzione o della ricostruzione di un intero distretto, richiede di far leva sul proprio territorio e va ben oltre soluzioni meramente tecniche ed ambientali. La città sostenibile non è solo un insieme di residenze passive o di quartieri ecocompatibili, ma rappresenta un cambiamento radicale nel pensiero urbano, connesso con una politica pubblica globale e concertata. Questo approccio respinge ogni sorta di tipizzazione: la città sostenibile deve essere costruita con il contesto urbano, la geografia e la storia locale, tenendo presente anche dinamiche economiche e demografiche, attraverso un progetto condiviso da tutti gli attori della trasformazione territoriale.
1Architetto, docente alla ENSAPLV, autore di diversi libri sugli ecoquartieri
2All'epoca, Ministro dell'Ambiente francese;
3Per maggiori dettagli: www.developpement-durable.gouv.fr/Le-plan-d-actions-Ville-durable.html
4Area designata a futuri sviluppi edilizi;
*Michel SABARD
Enseignant à l’ENSAPLV, fondateur et dirigeant de la Scop arl SCORE 2D
Professor at the School of Architecture of Paris-la Villette, founder and manager of SCORE 2D
(www.score2d.eu)
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