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Politiche per la sostenibilità. Esempi virtuosi negli U.S.A, Michele Manigrasso

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            Delineare un quadro delle politiche per la sostenibilità ambientale delle città in U.S.A. attraverso l’esame dei documenti che le regolano e le certificano è un’operazione di grande complessità, viste l’ampiezza dell'argomento e le ormai numerose esperienze che sono state messe in campo. Il tema è, infatti, molto discusso ed il clima è di grande fermento, si avverte ormai dappertutto la necessità di incrementare la resilienza urbana e territoriale, si dilatano gli orizzonti temporali rispetto a quelli abitualmente considerati dalle politiche urbanistiche, si rinuncia alla visione impositiva e deterministica dell’urbanistica moderna. Occorre saper operare scelte in grado di rispondere a necessità in continuo divenire, prevedendo scenari sempre mutevoli, a volte con una buona dose di intuito creativo; anticipando i saperi laddove le scienze non danno ancora risposte affidabili, soprattutto riguardo alle possibili implicazioni ambientali del consumo di suolo, del prelievo di risorse, del tasso di inquinamento, etc..., attuati dall’attuale modello di sviluppo socio-economico, un modello evidentemente non sostenibile e non replicabile.
            I documenti che possono offrire uno spaccato sulle politiche USA si applicano a molteplici aspetti dell’ambiente urbano: dall’edificato agli spazi aperti; dalle infrastrutture tecnologiche e della mobilità alle risorse naturali ed ecologiche. Si può a titolo di esempio far riferimento al ben noto sistema di certificazione energetica Leed (acronimo di The Leadership in Energy and Environmental Design), protocollo internazionale di classificazione e certificazione della sostenibilità degli edifici, la cui prima elaborazione risale al 1998 negli Stati Uniti da parte del US Green Building Council (USGBC).             Oppure si può far riferimento alle politiche incentrate sul trasporto sostenibile, come ad esempio il piano “U.S. Drive”, emanato dal Dipartimento Statunitense dell’Energia lo scorso agosto, descritto come una “guida della ricerca e dell’innovazione per l’efficienza dei veicoli e della sostenibilità energetica”, sostenuto dal Presidente degli Stati Uniti Barack Obama e finalizzato a portare sulle strade 1 milione di veicoli elettrici entro il 2015. Si può ampliare il ragionamento alle scale nazionale, federale, oltre che urbana, prendendo in considerazione le politiche di protezione delle foreste, più in generale della biodiversità; i sistemi di risparmio e di gestione più efficiente delle risorse idriche e numerose altre politiche.
            Qui interessa però, al fine di restituire una visione di un qualche interesse per la pratica del progetto di architettura ed urbanistica in contesto urbano, esaminare documenti di cui alcune città si sono dotate per orientare le proprie strategie di sviluppo sostenibile e per realizzare progetti urbani aventi esiti, oltre che ambientali, anche spaziali sul contesto.
            Uno dei casi di maggior interesse è il PLANYC di New York, un piano del 2006, lanciato dal sindaco Bloomberg in occasione della Giornata della Terra. Si tratta di un piano strategico in chiave sostenibile dal titolo “A Greener, Greater New York” che contiene 127 iniziative con l’obiettivo di ridurre del 30%, entro il 2030, le emissioni climalteranti. Il piano, adottato nel 2007 e monitorato periodicamente, è articolato in 5 sezioni: suolo, acqua, trasporti, energia, aria e cambiamenti climatici. Le azioni si articolano sulle seguenti politiche: abitare, spazi aperti, aree dismesse, qualità delle acque, reti idriche, trasporti, energia, qualità dell’aria e cambiamenti climatici. Per comprendere il carattere di trasversalità delle iniziative è utile leggere uno stralcio:

            “Il concetto di Sostenibilità riunisce questioni economiche, sociali e ambientali. Per questa ragione gli obiettivi sono interconnessi e le soluzioni di un settore possono portare benefici in altri settori. Similmente abbiamo affrontato questo problema in maniera olistica, non come una serie di sfide separate, ma ogni iniziativa realizza più finalità. Alcune, infatti, possono contare su altre; ad esempio non possiamo raggiungere i nostri obiettivi di qualità dell’aria, se non anche di ridurre la congestione stradale. E praticamente ogni iniziativa in questo piano contribuisce alla lotta al cambiamento climatico, in quanto con l’aumento dell’efficienza dell’uso delle energie e dei suoli urbani, si contribuisce alla riduzione delle emissioni, causa del riscaldamento globale.”

            Si consiglia di prendere visione della struttura delle strategie e azioni attraverso le tabelle pubblicate sul piano (http://www.nyc.gov/html/planyc/html/home/home.shtml), che mostrano il ricco apparato di iniziative, classificate rispetto ai 5 temi, ma pensato strategicamente in maniera trasversale in modo da raggiungere obiettivi primari specifici, con ricadute anche su altri settori.

            Secondo l'aggiornamento pubblicato lo scorso aprile, delle 127 iniziative proposte nel 2007, il 97% risulta essere avviato. I risultati sono già cospicui:
- realizzazione e recupero di 64.000 unità abitative;
- completamento di 20 rilevanti ri-zonizzazioni, con la revisione dell’84% delle aree di nuova espansione, ricollocate lungo le direttrici della mobilità;
- realizzazione e ampliamento di parchi, raggiungibili dai residenti in meno di 10 minuti di cammino;
- apertura di 113 cortili di scolastici, da utilizzare come parchi gioco;
- piantumazione di mezzo milione di alberi ;
- investimenti pari a 1.5 miliardi di dollari per operazioni di adattamento della complessa rete idrica;
- miglioramento della rete di distribuzione idrica e revisione di 14 impianti di trattamento delle acque reflue;
- completamento di 86 progetti di miglioramento dell’efficienza energetica di importanti edifici pubblici con l’obiettivo di ridurre del 30% il consumo di energia entro il 2017;
- emanazione di regolamenti restrittivi per le forme di riscaldamento domestico e per l’efficienza energetica;
- conversione in legge del programma “Greener, Greater Buildings Plan”, e conseguente miglioramento dell’efficienza energetica di tutti gli edifici di grandi dimensioni;
- semplificazione delle procedure di bonifica per i siti inquinati;
- creazione di nuovi spazi pubblici e pedonalizzazione di spazi esistenti come Times Square, Herald Square e Madison Square;
- incremento dei mezzi di trasporto pubblico e conversione ecologica di più del 30% dei taxi;
- realizzazione di 200 chilometri di piste ciclabili;
- taglio alle emissioni dell’11,7% (per la ripartizione delle riduzioni, si veda l’Inventory of New York City greenhouse gas emissions - Settembre 2011).

            Il piano è in definitiva una straordinaria “cabina di regia” delle politiche della sostenibilità che organizza le strategie in maniera flessibile e dinamica, monitorando gli sviluppi con la possibilità, come ha dimostrato l'aggiornamento del 2011, di modificare gli obiettivi e gli strumenti rispetto all'inevitabile mutevolezza delle condizioni di contesto.

            Un altro caso utile ai fini dell’analisi delle politiche della sostenibilità in USA è il “Chicago Climate Action Plan” di Chicago. Dal 1980 ad oggi la temperatura media di Chicago è aumentata di 2,6°C, per questo la città si è dotata, nel corso del 2008, di un piano d'azione finalizzato alla previsione degli scenari sul clima futuro della città e dei conseguenti impatti. Il piano si articola in cinque assi mostrati in tabella.
(http://www.chicagoclimateaction.org/)

            Di questo piano interessa mettere in luce le numerose strategie ed i programmi, nati in seguito ad una mobilitazione d'urgenza rispetto ai rischi possibili, e le azioni di riqualificazione e di sviluppo sostenibili. A titolo di esempio si cita il “Green Permit Programm”, un programma di incentivi che incoraggia gli operatori immobiliari a incorporare elementi di ecodesign in progetti edilizi.

            Tra le soluzioni promosse dal programma sono inclusi i tetti verdi. Gli incentivi prevedono, per coloro i quali adottino le  soluzioni promosse, che le procedure di autorizzazione seguano una corsia privilegiata con riduzione dei tempi di attesa e notevoli convenienze economiche. Sono poi applicate detrazioni fiscali (simili al nostro 55%), un mix di sostegni diretti (cofinanziamenti, supporti tecnici, bonus volumetrici) e l'obbligo di dotarsi di tetti verdi per operatori che ricevono supporti pubblici, per esempio nel caso di riqualificazione di aree dismesse. Gli incentivi promuovono anche il sistema di ecodesign e di certificazione Leed. Al 2008 sono stati realizzati circa 400 tetti verdi, per un totale di 50.000 metri quadrati. Il Chicago Climate Action Plan stabilisce un target di 6.000 tetti verdi da raggiungere entro il 2020. Anche sul municipio della città è stato realizzato un tetto verde, sul quale è stata registrata una temperatura di 34° C contro i 66°C del tetto dell’edificio posizionato affianco, tradizionalmente rivestito di bitume.

            Il programma di Chicago, così come altre iniziative tradotte in normative e leggi, realizza un'agenda costantemente monitorata, flessibile ed incisiva, mostrando risultati apprezzabili sul territorio e, per questo, meritevole di essere ascritti tra le esperienze di pianificazione sostenibile nel mondo a cui prestare attenzione.

Le tre pubblicazioni  (2007, 2010, 2011): il piano, il report del monitoraggio e l'aggiornamento. Mappa del Sistema idrico urbano principale Mappe inedite della città La strategia organizzata in 5 assi Alcune delle immagini del piano


















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Magazine of Sustainable Design (Quadrimestrale on line sul progetto di città sostenibile)
Edizione SCUT, Università Chieti-Pescara
Registrazione al tribunale di Pescara n. 9/2011 del 07/04/2011