Contributi specialistici

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Via dei Fori, un’invenzione monumentale da mantenere
Vittorio VidottoPDF




Nonostante le origini mussoliniane, ben pochi attribuirebbero oggi un carattere esclusivamente fascista a uno spazio monumentale che è stato interamente assorbito dalle sue funzioni di rappresentazione scenografica dell’antico, svincolate dalla originaria intenzione mitica e politica. In particolare, via dei Fori imperiali – attraversata da innumerevoli manifestazioni, parate militari o grandi funerali come quelli dei leader comunisti Togliatti e Berlinguer – è divenuta nel tempo l’unico percorso nazional-patriottico di un paese dalle memorie divise. In un certo senso i nostri Champs-Élysées. Proprio per questo l’apertura di nuovi scavi – prima applicazione di un più vasto progetto della soprintendenza archeologica originariamente inteso a rimuovere quell’assetto viario – viene avvertita da molti come una incongrua ferita inferta alla storia della città. Una storia che nel Novecento è segnata appunto da questa grande trasformazione.
Non si tratta evidentemente di negare la legittima difesa dei monumenti antichi dalle ingiurie del traffico né di ostacolare un approfondimento delle conoscenze archeologiche, ma di evitare la cancellazione dell’asse piazza Venezia-Vittoriano-Colosseo, il simbolo più vistoso di tutte le contraddizioni e gli artifici mitici prodotti dall’Italia in oltre un secolo di storia unitaria. Contraddizioni e artifici ai quali si guarda da tempo con sostanziale distacco: ripercorrendo quello spazio, tanto nell’intensissimo uso urbano che nelle ricorrenti occasioni politiche, non ritorna certo in gioco il passato fascista o l’anatema antifascista gettato su quei luoghi. Del resto proprio la coesistenza di tante storie e militanze diverse certifica il carattere dello spazio politico pubblico della capitale italiana nel secondo dopoguerra.
Quella invenzione, o se si vuole quella finzione monumentale, si è consolidata nel tempo come città storica. Rimane a tratti segnata ancora da soluzioni provvisorie e da un irrisolto legame col tessuto urbano, soprattutto nel tratto iniziale di via dei Fori imperiali. Ma è proprio questo consolidamento e le sue lontane origini nelle scelte politiche e ideologiche del fascismo che ha suscitato le ricorrenti opposizioni e proposte di cancellazione avanzate dalla cultura urbanistica di sinistra e dal ‘partito archeologico’ privato dal controllo dei suoi spazi. Mentre si registra un’assenza dei poteri pubblici nazionali a cercare una sintonia con i poteri locali e con le competenze tecniche per dare una soluzione definitiva al problema.