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Città Vecchia di Taranto
Francesco Nigro1
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Abstract. 

La visione di sviluppo per la Città Vecchia di Taranto pone al centro la valorizzazione del patrimonio culturale e sociale, ambientale e storico e la ricostruzione di una cultura di cittadinanza capace di riportare la società tarantina a riconoscersi nelle proprie radici. La proposta, esito di un concorso internazionale, intende riassegnare alla città la sua funzione sociale ed ecologica, per conseguire l'accesso universale a condizioni ambientali certe, la realizzazione del diritto alla città come spazio abitabile, la disponibilità per tutti di beni e servizi pubblici essenziali. Un progetto che ambisce alla concretezza dell’azione pur nella complessità della situazione da affrontare, alla ricerca di modi e strumenti per affrontare la sfida dei centri storici nella città contemporanea.

 

 

 

I punti di partenza, la sfida

Lo sguardo sulla città storica e i modi di affrontare in particolare i centri storici sono evoluti. Dal riconoscimento dei singoli e isolati monumenti, e poi dalla protezione e conservazione dei tessuti edilizi storici, rispettosamente adattati al mutare delle esigenze dell’abitare, fino alla consapevolezza che la rivitalizzazione degli stessi centri storici passi per la sinergia tra interventi fisici, sull’edificato come sugli spazi aperti, e interventi di tipo socio-economico e di valorizzazione del patrimonio immateriale come del capitale umano. Oggi la necessità di rendere sempre più sostenibili gli insediamenti e capaci di rispondere al variare delle condizioni ambientali, economiche e sociali di contesto, nonché di garantire equità tra i cittadini a partire dal diritto alla città, richiede probabilmente un passo in avanti anche nell’approccio alle parti più antiche o simbolicamente riconosciute come identitarie delle città 2.

Il caso di Taranto può essere emblematico della ricerca di nuovi modi di osservare i centri storici e di definire processi di rigenerazione urbana e socio-economica, sia per la singolarità che la Città Vecchia tarantina rappresenta, sia per la generalità dei temi da affrontare che appare accomunare l’azione sui centri storici quando, in questa fase storica, risultano ancora degradati e in difficoltà rispetto alla ridefinizione del proprio ruolo nella città contemporanea. E Taranto è proprio in questa situazione.

Taras (in greco Τάρας), una delle più antiche colonie della Magna Grecia e unica colonia di Sparta, fu fondata sulla stretta penisola che divide i due mari, Mar Grande e Mar Piccolo, infine trasformata in isola per l’apertura di un canale per la difesa e di collegamento tra i bacini marini ad est di quello già esistente. La particolare condizione di città-isola, in posizione eccentrica rispetto alla asimmetrica crescita urbana, ma da sempre cerniera degli spostamenti e dei commerci  urbani e del territorio (con un diverticolo della via Appia, se non con la stessa Regina viarium che l’attraversa), fa della Città Vecchia tarantina un caso unico, che concentra su un lembo di terra di appena 26 ettari tutta la complessità del centro storico di una città di 200.000 abitanti (fig.1).

Ma perché lavorare su Taranto e sulla Città Vecchia? L’occasione ci è stata offerta dal concorso internazionale bandito nel 20163, ma la decisione di partecipare è scaturita dalla sfida sottesa alle richieste del bando e dalla consapevolezza, nella evoluzione del discorso sui centri storici, che ambiente, economia, società e lavoro sono estremamente connessi tra loro e che gli effetti combinati di questi si riflettono sulla città, in termini di intraprendenza urbana, di progettualità, di cura dello spazio come di sua trasformazione, di continua ricerca di efficienza. Ciò sia in senso positivo, che in senso negativo. E a Taranto lo smarrimento della comunità si è riflesso emblematicamente sulla Città Vecchia che da decenni vive di un progressivo declino. Smarrimento e declino che sono in qualche modo conseguenza e rappresentazione della crisi prodotta nel tempo dal disastro ambientale conseguente al più grande polo industriale siderurgico d’Europa, con effetti drammatici sulla salute dei lavoratori e degli abitanti come sull’ambiente marino e terrestre, e anche alla costante perdita di posti di lavoro per errate politiche e strategie economico-industriali. E una comunità che perde lavoro e salute è una comunità che si disorienta, che perde il suo centro: la Città Vecchia lentamente ma inesorabilmente smette di essere l’”axis mundi” dei tarantini.

Tutto questo accompagnato da dissennate scelte urbanistiche di localizzazione a nord-ovest del quartiere Tamburi (la cui origine è legata alla presenza della stazione) e del quartiere Paolo VI per dare casa ai lavoratori dell’industria; il primo a ridosso degli impianti industriali e il secondo dalla parte opposta della città rispetto al Mar Piccolo, determinando così un insediamento urbano discontinuo, di parti distanti, isolate, come lasciate ognuna al suo destino, apparentemente tenute insieme dall’isola-Città Vecchia divenuta di fatto solo un ponte, e dal ponte di Punta Penna inaugurato alla fine degli anni ’70. Entrambi i quartieri sono divenuti il simbolo della città malata, del degrado urbano e sociale. E neanche la Città Vecchia è riuscita a tenere insieme Taranto: non è bastato esserne il collegamento quotidiano con la stazione, i quartieri citati, i territori circostanti e gravitanti, e il resto della città, ad est dall’altra parte dell’isola.

La sfida è evidente. Una parte di città separata dal resto, che nel degrado e nell’abbandono di molti suoi isolati, non solo simbolicamente, restituisce la perdita, la crisi, il rischio del non ritorno. Nella consapevolezza che qualunque piano, strategia, progetto non possa occuparsi solo della materia, delle pietre, di muri o pavimentazioni, ma occorra pensare fin da subito alle persone, alle loro energie, alle risorse che serviranno, al lavoro, all’economia.4

E la sfida fa parte del processo, ben più ampio e complesso, avviato dal Governo italiano5 per provare a ridare a Taranto quanto le è stato tolto in tutti questi anni: ambiente sano e salutare, produzioni sostenibili, lavoro, mare pulito, una città riqualificata più bella ed efficiente e quindi equità, benessere, cultura, identità. Una rinascita.

Alla luce di tutto questo, perché ripartire dalla Città Vecchia e dal suo progetto urbano? Ma è possibile ripartire dalla Città Vecchia per trovare una nuova Taranto nella prospettiva di rinascita avviata? Alcuni segnali sembrano indicare che la strada può essere proprio questa. La Città Vecchia rimane, nonostante tutto, un luogo bellissimo, stretto tra due mari come solo qui avviene. È il simbolo di Taranto e per Taranto, costituisce il condensato della sua identità. È la cerniera spaziale e funzionale di una città che deve essere rilegata a se stessa. Ma è anche il luogo, e non l’unico a Taranto, nel quale sono evidenti alcuni semi e germogli della rinascita, forse ancora più significativi proprio perché nel centro storico: alcune nuove attività turistiche dovute all’intraprendenza di tarantini coraggiosi (ristoranti, B&B, alberghi); la presenza attiva di associazioni di cittadini che per e/o nella Città Vecchia operano; e poi la presenza ingombrante e complessa, ma allo stesso tempo molto rilevante, di tutte le più importanti istituzioni esistenti in città: Comune, Soprintendenza, Comando della Marina, Università, Conservatorio.6

Nell’insieme, ancorché con parti degradate ed altre da salvaguardare con attenzione, la Città Vecchia sembra esprimere maggiori potenzialità di evoluzione e innovazione che altre parti della città di Taranto.

 

Un progetto urbano per la Città Vecchia

La definizione della proposta7 è basata su alcune iniziali consapevolezze: la necessità di tratteggiare una visione di sviluppo che faccia da cornice e riferimento per le scelte e le soluzioni da prevedere; l’esigenza di ricostituire i legami tra la Città Vecchia e il resto di Taranto; l’impossibilità di considerare il centro storico senza tenere conto delle relazioni reciproche con il contesto urbano e territoriale di appartenenza. E viceversa, l’impossibilità che Taranto venga pianificata senza affrontare la Città Vecchia.

A questa impostazione si è da subito aggiunta una certezza, sollecitata anche dal bando del concorso. Che si tratti di un piano, di un progetto o di un programma, la proposta non potrà che definire un processo, da sviluppare in un arco temporale non breve e che quindi dovrà al suo interno contenere i necessari elementi di flessibilità e adattamento. Le condizioni di degrado, il coinvolgimento di numerosi soggetti, l’integrazione di risorse da diverse fonti, la consistenza di alcuni interventi, l’avviarsi e il consolidarsi di dinamiche socio-economiche richiedono tempo e forme di gestione che possono inverarsi solo nell’ambito di un processo la cui governance diventa uno dei punti centrali dello stesso progetto. Dunque già una caratteristica riconoscibile, un progetto che è in realtà un processo.

E infatti presentare in questa sede il progetto per la Città Vecchia offre anche l’occasione per riflettere sui modi e sugli strumenti per intervenire sul centro storico. Per capire, ad esempio, se il progetto urbano tra le variegate definizioni e interpretazioni che nel tempo sono state espresse e sperimentate, e i caratteri propri che ne sono emersi, può ancora rappresentare uno strumento utile ed efficace; o anche una sua evoluzione e un suo adeguamento alle nuove condizioni e ai nuovi paradigmi che la fase attuale richiede, possono offrire un armamentario adeguato ad affrontare le parti centrali e storiche della città contemporanea.8

La visione di sviluppo proposta per la Città vecchia di Taranto pone al centro la valorizzazione del patrimonio culturale e sociale, ambientale e storico e la ricostruzione di una cultura di cittadinanza capace di riportare la società tarantina a riconoscersi nelle proprie radici. La proposta intende riassegnare alla città la sua funzione sociale ed ecologica, per conseguire progressivamente l'accesso universale a condizioni ambientali certe, la piena realizzazione del diritto a una città come spazio abitabile, la disponibilità per tutti di beni e servizi pubblici essenziali. Una città per tutti, egualitaria nell’utilizzo e nel godimento degli spazi pubblici e dei servizi, dello spazio privato e delle reti, condizione per promuovere una revisione dei modelli della struttura urbana attuale per una contaminazione virtuosa dell’intero territorio tarantino. In una città in cui molti diritti fondamentali sono stati negati dallo sviluppo mal governato del territorio e della struttura produttiva, abbiamo ritenuto di informare il progetto di riqualificazione del nodo cruciale della città di Taranto sul concetto fondativo del diritto alla città. Per questo la vita nuova nella Città Vecchia dovrà essere partecipativa, per promuovere l'impegno civico, generare di nuovo un senso di appartenenza in tutti gli abitanti, migliorare le interazioni sociali e intergenerazionali, le espressioni culturali e favorire la coesione e l’inclusione, per contrastare i fenomeni di segregazione sociale e spaziale che hanno afflitto comparti interi della città di Taranto negli ultimi decenni, garantendo a tutti condizioni di qualità, accessibilità e sicurezza.

Il progetto propone una riqualificazione misurata della città, ricostruendo una trama di legami ordinari che ha nell’isola della Città Vecchia la sua matrice ordinante e trasformando l’attuale percezione di quest’ultima da semplice ponte fisico in un territorio di relazioni e un elemento di identificazione. Ricostruire legami ordinari tra i sistemi presenti sul territorio e la Città vecchia è necessario non solo per scongiurarne la conservazione passiva, la musealizzazione o la possibile gentrificazione senza regole, ma anche per promuovere modelli di sviluppo economico e di turismo sostenibili secondo un approccio impostato sulle strategie culturali (culture-based) e centrato sulle esigenze delle persone (people-centred).

La strategia di rigenerazione urbana proposta per migliorare la vivibilità dell’intera città, declina nei vari livelli e ambiti di intervento le tre parole chiave individuate come priorità strategiche e morali per la rinascita della città di Taranto: Ambiente, Qualità della vita, Salute. Una prospettiva di inclusione e di rilancio economico durevole comprensibile da tutti, che consente un'adeguata partecipazione alle scelte e garantisce un controllo delle azioni nel tempo, secondo un processo organizzato ed efficiente di cui sono stati definiti Fasi ed Interventi.

Un processo dedicato agli abitanti esistenti e futuri che conduce a ristabilire legami ordinari con le altre parti della città, senza per questo entrare in competizione con i quartieri più consolidati, né sottrarre funzioni pregiate alle parti più svantaggiate.

Avviare un processo di riscoperta dei legami ordinari all'interno della Città vecchia e, contemporaneamente, con le altre parti della città, ha significato riflettere sul tema della ordinarietà urbana, un concetto nuovo che prende forma nelle relazioni minute che si stabiliscono all'interno delle abitazioni, poi in strada e poi ancora nei luoghi di aggregazione e negli spazi di servizio. Ma che a Taranto, città da troppo tempo della straordinarietà e dell’emergenza, significa ritrovare quella condizione che consenta di riflettere per agire all’interno di uno scenario dotato di profondità e prospettiva, e che non richieda solo risposte ad avvenimenti improvvisi e talvolta imprevisti. Tornare a essere una città ordinaria. In questo quadro il progetto della nuova Città Vecchia punta a riorganizzare il tessuto urbano come una parte organica della città di Taranto, né centro né periferia, ma un quartiere bello, accogliente, dove è facile vivere e dove è sicuro e piacevole recarsi per una visita.

La strategia complessiva definisce una serie di linee di azione che risultano essenziali per il perseguimento della visione di sviluppo appena tratteggiata e in riferimento alle parole chiave individuate. Tra queste alcune costituiscono un contenuto acquisito, sperimentato, degli interventi sui centri storici, altre rappresentano contenuti innovativi o rinnovati che mirano a proiettare nel futuro anche gli insediamenti storici, come parte insostituibile della città contemporanea mediterranea. In questo risulta efficace anche il modo di articolare la proposta secondo un duplice livello di strategie: alle Componenti della riqualificazione diffusa, da valorizzare con interventi di conservazione e restauro, si sovrappongono le Azioni strategiche da sviluppare prioritariamente nell'ambito delle strutture e dei processi partecipativi che saranno attivati attraverso un nuovo modello di gestione con l'obiettivo di costruire un quadro generale in cui si possano riconoscere e documentare i problemi, le esigenze e le aspirazioni che la comunità locale condivide partendo dalla visione che caratterizza la Città Vecchia di Taranto (fig.2).

Allo stesso tempo la proposta opera a diverse scale, quella urbano-territoriale dei Due Mari, quella dell’isola-Città Vecchia e quella delle sue parti.

Gli interventi di valorizzazione delle aree naturali protette e l'individuazione di una “ruota verde” che circonda il Mar Piccolo, potranno portare benefici sull'Ambiente (fig.3), mentre un nuovo sistema di connessioni interne ed esterne agli insediamenti e un programma di riqualificazione integrata di edifici e spazi pubblici, garantirà una migliore Qualità della vita (fig.4). La creazione di un sistema di protezione verde delle aree produttive, la bonifica dei siti agricoli inquinati, gli interventi di bonifica su Mar Piccolo e Mar Grande, la riorganizzazione della mobilità urbana rappresentano solo alcuni suggerimenti che potranno portare a ricadute positive sulla Salute (fig.5).

La Rete verde che circonda il Mar Piccolo e rimette in continuità i sistemi ambientali esistenti, integrandoli con nuovi spazi verdi, punta a ristabilire condizioni di naturalità e di qualità ambientali oggi perdute, nonché a rappresentare una forma riconoscibile, paesaggisticamente caratterizzata, nell’intera città.

L'integrazione tra le parti urbane, che oggi avviene solo mediante gli spostamenti in auto da un quartiere all'altro, sarà stimolata con l'adozione di un sistema di mobilità sostenibile, che favorisca i legami urbani attraverso la riorganizzazione sistematica della Rete della mobilità. In linea con gli strumenti di pianificazione di area vasta e del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile9, l’obiettivo primario alla base del progetto è liberare la Città Vecchia dalle auto che oggi vi transitano senza alcun interesse alle funzioni presenti, ripulirla dalle auto in sosta, dalla sosta disordinata e sottodimensionata rispetto alla domanda e restituire gli spazi alla città, alle persone e alle funzioni, riorganizzando la mobilità dell’isola in modo integrato ad un’ampia visione di tutta la città (fig.6). La proposta prevede forme di mobilità che nel tempo assumono modalità e tecnologie sempre più sostenibili, secondo un modello che progressivamente dall’esterno verso la Città Vecchia seleziona i flussi e scoraggia l’utilizzo della mobilità privata su gomma e offre in alternativa diverse forme di mobilità collettive o personalizzate, su terra e a mare, di collegamento e attraversamento dell’isola-Città Vecchia (fig.7).

Gli spazi pubblici liberati dalle funzioni opprimenti della mobilità veicolare, possono essere riqualificati riscoprendo i percorsi trasversali dell’isola che possono rompere la preminente fruizione per direttrici longitudinali, recuperando occasioni singolari di percezione e restituendo lo spazio al libero uso di tutti (fig.8). Poi lo spazio pubblico è caratterizzabile in relazione alle funzioni assegnate alle diverse parti dell’isola. All'interno di questa, i legami ordinari riemergono nella proposta di riorganizzazione dell'assetto funzionale del tessuto, che individua nella storica suddivisione in quattro “Pittaggi” (i rioni tarantini) uno spunto per orientare il recupero e la ristrutturazione degli edifici da destinare agli usi che andranno a specializzare la Città Vecchia (fig.9), senza generare monofunzionalità, ma favorendo sinergie feconde tra attività ed usi anche innovativi. In particolare si prevede di potenziare l'offerta di servizi urbani (Baglio), di curare e valorizzare il patrimonio storico-culturale e di accogliere i turisti (San Pietro), di sperimentare nuovi modelli abitativi integrati a forme di lavoro e attività economiche compatibili ed innovative (Ponte) e di riambientare l'abitare nelle residenze esistenti (Turripenne).

Lontano dall'essere uno zoning monofunzionale, l'approccio proposto ha analizzato i bisogni e le esigenze di spostamento degli abitanti e dei visitatori e organizzato le funzioni in modo da offrire la possibilità di abitare e muoversi in sicurezza e di trovare tutto a portata di mano. L'articolazione, invece, è scaturita da un'attenta analisi dei caratteri del tessuto urbano, della configurazione degli spazi aperti e della loro formazione e stratificazione, e da questa si dovrà procedere per individuare i fondamenti della successiva progettazione. Con il supporto della documentazione del cosiddetto "Piano Blandino"10 e degli studi più recenti sulla Città Vecchia, si sono evidenziate le differenti morfologie della maglia urbana e le conseguenti tipologie edilizie che caratterizzano le tessiture urbane dei quattro Pittaggi e individuate le funzioni prevalenti per vocazione, ma anche per possibilità tecnica di accoglimento delle stesse all’interno delle differenti tipologie. Ciò con l’obiettivo prioritario di riportare gli abitanti nella Città Vecchia, offrendo servizi abitativi capaci di rispondere ad una ampia e variegata domanda di abitazione, che garantisca mixité sociale, rotazione nel tempo degli abitanti, accesso al mercato della casa.

Gli interventi previsti sui tessuti edilizi, alcuni dei quali in condizioni di estremo degrado, sono misurati alle caratteristiche, ai valori e alle qualità riconosciute, ma anche alle esigenze dell’abitare contemporaneo. Secondo un approccio che privilegia il mantenimento e la riconoscibilità dell’impianto storico, gli interventi variano dalla sostituzione edilizia con mantenimento delle facciate nei casi di degrado più estremo, al recupero con adeguamento funzionale, al miglioramento delle prestazioni energetiche con riqualificazione architettonica, fino al restauro conservativo (fig.10, fig.11).

La strategia di intervento sul patrimonio edilizio prevede, nel rispetto dei principi di intervento in contesti storici, l’applicazione delle più avanzate tecniche e tecnologie di rafforzamento strutturale e di miglioramento antisismico, nonché di miglioramento delle prestazioni energetico-ambientali degli edifici e delle loro aree di pertinenza.

Su questo sistema di azioni di rigenerazione urbana e sviluppo locale diffuso, pensato prevalentemente per i cittadini e gli abitanti, si innestano le componenti per la valorizzazione delle risorse del paesaggio urbano storico e della loro attrattività. La realizzazione di un percorso storico-culturale che unisce le aree pedonali del Borgo nuovo (via D'Aquino, all’esterno della Città Vecchia) al tridente del Pittaggio San Pietro (via Duomo, via Cava e via San Martino), favorisce la fruizione e la conoscenza del patrimonio culturale e dei beni archeologico – monumentali (fig.12). L'offerta integrativa di spazi per la ricerca e per il lavoro, l'attrattività dei suoi monumenti e la programmazione di eventi culturali completano le azioni strategiche relative alla rete degli spazi e dei luoghi identitari della cultura (fig.13, fig.14).

A questo si aggiungono la Storia, l'Archeologia, la Geologia, l’Arte e la Natura che indicano la strada per attrarre visitatori e offrire loro alcuni itinerari che attraversano le vie d’acqua, lambiscono i due mari e si insinuano tra i vicoli, ristabilendo quei  legami ordinari tra le diverse componenti per un’isola valorizzata, viva e fruibile (fig.15).

 

Modello di sviluppo, partecipazione, comunicazione, marketing e gestione del processo

Il Modello di Sviluppo Locale Integrato alla base della strategia adottata nasce con l’intento di promuovere l’attrattività e la competitività della Città Vecchia, come volano di sviluppo per l’intera città di Taranto. Il modello proposto, che integra le specificità locali e le migliori pratiche internazionali, muove dalla più grande risorsa culturale e architettonica della città al fine di renderla motore di un più ampio sviluppo economico e sociale. Si propone di curare, innanzitutto, l’essenziale: migliorare l’offerta urbana e la qualità della vita, per rendere attrattivi e competitivi i luoghi. È importante partire dai criteri di vivibilità e dalla necessità di creare una realtà urbana adeguata al ritorno degli abitanti e all’insediamento di attività economiche. Gli assi principali di intervento individuati sono tre:

Il tema Casa, in particolare, assume un valore fondamentale a partire dal recupero degli immobili in stato di abbandono o in condizioni di totale fatiscenza, al loro riutilizzo per politiche di housing sociale, all’avvio di un processo che, attraverso affitti calmierati e/o agevolazioni fiscali, favorisca il ripopolamento del Città vecchia.

Un percorso strategico come quello delineato non può fare a meno di un processo di partecipazione e condivisione, profondo e consapevole. Il raggiungimento della visione di sviluppo assunta richiede il coinvolgimento di tutti i soggetti, a cominciare dai cittadini, che a vario titolo si troveranno ad agire, attuare e a usufruire delle azioni strategiche e degli interventi. Nel caso di Taranto, il livello di disaggregazione della comunità e in alcuni di casi di esplicita conflittualità tra parti sociali11, richiede di accompagnare la definizione e l’attivazione degli interventi per la Città Vecchia con una specifica attività di ricostruzione dei legami di comunità e di cittadinanza, sui quali far partire lo sviluppo. Iniziative di tipo esclusivamente top-down rischiano di non ottenere i risultati auspicati.

Per fornire alle Autorità di gestione dell’intervento (in primis il Comune di Taranto) un contributo specifico relativo allo sviluppo dei processi legati alla partecipazione, si è proposto un impianto metodologico, che si basa sul rovesciamento delle modalità di norma impiegate nei processi di pianificazione e gestione per il governo del territorio. Attraverso la costruzione dell’Organismo di Gestione Partecipato (OGP), localizzato simbolicamente nel Palazzo Troilo a piazza Duomo al centro della Città Vecchia, il progetto viene condiviso con gli abitanti e l’intervento dei tecnici rimane di “supporto”, con l’obiettivo di costruire un quadro generale in cui si possano riconoscere e documentare i problemi, le esigenze e le aspirazioni che la comunità locale condivide. Il modello adottato prevede che l’OGP lavori in uno spazio intermedio tra la comunità vera e propria, rappresentativa di esigenze e competenze del territorio nel quotidiano, e i soggetti “sviluppatori”, pubblici e privati, in quanto portatori di possibilità di finanziamento e di costruzione di opportunità per il territorio di Taranto e dell’isola in particolare.

La gestione del lungo processo è affidata ad una Cabina di regia, espressione di un’adesione volontaria di soggetti pubblici e privati ad una forma di aggregazione territoriale promossa per l’impiego dei fondi della programmazione comunitaria per lo sviluppo (Area Vasta), la quale, guidata dal OGP, terrà i rapporti con i soggetti istituzionali incaricati dell’attuazione del processo12. Con questi avverrà il confronto al fine di costruire non solo un programma coerente e coordinato, ma anche per affrontare in modo conseguente le necessarie azioni di marketing territoriale, che dovranno essere realizzate al fine di promuovere l’immagine di Taranto come la città del nuovo sviluppo, che riparte dal suo centro antico per rigenerare l’intera città.

Infatti un tassello strategico ed essenziale su cui si deve fondare il modello di sviluppo locale integrato, in grado di promuovere specialmente l’attrattività e la competitività della Città Vecchia, consiste nell’adozione di un’adeguata politica di marketing territoriale che punti sulla promozione di un forte cambiamento di immagine, necessario e urgente, di tutta la città di Taranto. Un primo passo per il consolidamento di questa consapevolezza già in fase di concorso è stata l'ideazione di un “Marchio d'Area”, replicabile in tutte le occasioni materiali e immateriali che coinvolgono la Città Vecchia. In relazione al concept del progetto di assicurare nuovi legami ordinari tra le componenti ambientali, insediative e della mobilità, il marchio si ispira alla forma del nodo Savoia, anche detto nodo d'amore, che si riferisce alla tradizione marinara di Taranto e, nello stesso tempo, alla configurazione planimetrica dell'isola, ai suoi collegamenti esterni e alla sua partizione in quattro Pittaggi, base per il processo di specializzazione e di sviluppo della Città Vecchia (fig.16).

 

Fasi, tempi, risorse

L’altro aspetto irrinunciabile, senza il quale ormai qualsiasi programma o piano risultano sostanzialmente inefficaci, e che è connaturato al concetto di processo, è la definizione delle Fasi e dei relativi interventi, della sequenza temporale di questi, e la individuazione di risorse economico-finanziarie, di fonti di finanziamento e di tutte le forme di sostegno e incentivazione attraverso le quali assicurare la reale attuazione e realizzazione delle azioni e degli interventi che compongono la complessiva strategia di rigenerazione urbana e di sviluppo.

Il Piano di interventi e le relative Fasi individuano gli interventi principali e prioritari di ciascuna Fase, e la relativa programmazione temporale è stata riferita alla cadenza della programmazione comunitaria dello sviluppo, per favorire utili corrispondenze. Sono stati considerati principali e prioritari tutti gli interventi del programma che concorrono a realizzare nel tempo il contesto fisico-spaziale e socio-economico adeguato al dispiegarsi delle iniziative di rivitalizzazione e di sviluppo della Città Vecchia, come delle altre parti della città e del territorio di Taranto. Gli interventi sono articolati secondo le Azioni strategiche che strutturano il progetto:

Ciò immaginando che ciascuna Fase contempli prima la realizzazione degli interventi, poi la gestione e in seguito lo sviluppo degli stessi; le medesime Fasi sono state emblematicamente denominate: Attivare 2017-2020; Sviluppare 2021-2026; Consolidare 2027-2032; Taranto dopo 2033-2040.

Dal punto di vista delle risorse lo sforzo è stato quello di riconoscere il ventaglio più ampio possibile, soprattutto alla luce di esperienze italiane ed europee che hanno dato buoni risultati, di strumenti attivabili per la realizzazione della strategia. Questi riguardano per macro categorie:

La ricognizione effettuata ha evidenziato alcuni elementi che appare utile rimarcare:

Infine occorre tenere conto che l’attivazione del piano di sviluppo nella sua complessità rappresenta per la città di Taranto una grande opportunità in grado di generare una moltitudine di vantaggi sia monetizzabili che non monetizzabili. Il miglioramento della qualità urbana, del tessuto sociale, della qualità ambientale ed in generale il miglioramento dell’immagine generale della Città Vecchia porta con sé esternalità positive che si riflettono sulle imprese e sugli abitanti della zona. Tali esternalità rappresentano i benefici generati dal progetto e comprendono: benefici economici indiretti, i benefici sociali, benefici ambientali nonché benefici in termini di riduzione dei costi d’investimento.

 

Riflessioni conclusive

È possibile e necessario ripartire dalla Città Vecchia per avviare la sua rigenerazione e la rinascita di Taranto. Questo è stato evidente nella redazione della proposta per il concorso, ma ancor più nelle fasi e negli eventi successivi di comunicazione e dibattito cittadino a seguito della proclamazione degli esisti della competizione progettuale.

La Città Vecchia e l’isola sono il luogo dal quale e intorno al quale riannodare e rilanciare Taranto al futuro, ad un nuovo futuro, scelto, condiviso e voluto innanzitutto dai suoi abitanti.

La strategia complessiva delineata, il piano o programma degli interventi, il modello di sviluppo locale, il progetto o i progetti che compongono l’intera proposta costituiscono un insieme di elementi che, forse con una certa dose di ambizione, è possibile definire “progetto urbano”, provando non tanto a invischiarsi nella ennesima definizione/interpretazione di progetto urbano, quanto fornire quelli che appaiono essere caratteri essenziali di un percorso complesso finalizzato al raggiungimento di obiettivi che puntano ad un cambiamento profondo e radicale di un territorio e della sua comunità.

Quanto è emerso fino ad oggi dalla esperienza sul centro storico di Taranto, e che a grandi linee abbiamo qui esposto, si può così sintetizzare:

La ricerca degli strumenti più idonei per affrontare oggi il centro storico nell’ambito della città contemporanea, a Taranto assume significati particolari. Una città strutturalmente fragile per configurazione e posizione geografica, nonché fiaccata dal punto di vista socio-economico, dovrà saper ridurre la propria vulnerabilità investendo sulla resilienza e la reattività delle proprie reti per la mitigazione dei rischi naturali ed antropici, e in ugual misura dovrà essere messa in grado di proteggere, conservare, ripristinare e promuovere il proprio ecosistema ed il proprio patrimonio culturale materiale e immateriale.

E sarebbe importante e molto significativo iniziare subito, per dare un segnale alla città, e al mondo, anche per non lasciare senza esito l’ennesima procedura concorsuale italiana. Si può cominciare, come si fa in tanti paesi d’Europa, con interventi effimeri e azioni di “guerrilla marketing” nello spazio pubblico legati ad eventi che riportino gli abitanti in Città Vecchia per riattivare processi di appartenenza con i luoghi. Si possono attivare primi interventi sul patrimonio abitativo pubblico (ad esempio gli edifici dell’Arca, Agenzia Regionale per la Casa e l’Abitare Provincia di Taranto, sul lungomare Mar Piccolo) con risorse già disponibili, e approfittare del recente bando regionale che dispone risorse per interventi di rigenerazione urbana da parte dei Comuni. Infine dare concretezza a quanto previsto dal protocollo di intesa Taranto-Matera siglato il 10/09/2015 con lo scopo di valorizzare e rafforzare la proposta culturale legata a Matera Capitale Europea della Cultura 2019.

Tutto ciò con l’auspicio che al termine del processo, l’isola di Taranto abbia un volto nuovo e viverci sia un vantaggio e un piacere. Sarà allora il nuovo modello virtuoso della rigenerazione urbana sostenibile che avrà saputo tenere insieme valorizzazione del patrimonio storico culturale e riqualificazione del più grande polo siderurgico d’Europa. Non solo dovrà essere una città dove non si muore più per la gestione scellerata del suo sistema produttivo, ma al contrario sarà piacevole visitarla, conveniente viverci e per alcuni anche tornarci a vivere (fig.17).

 

Note
1. L’articolo restituisce i contenuti essenziali della proposta progettuale risultata vincitrice al Concorso internazionale di idee per la definizione del Piano di interventi per il recupero, la riqualificazione e la valorizzazione della Città Vecchia di Taranto (cfr. Nota 3) dal gruppo costituito daMATE Soc. Coop. – dott. urb. Raffaele Gerometta (capogruppo), arch. Francesco NIGRO, SPSK – arch. Emiliano Auriemma, arch. Carola Clemente, arch. Matteo Giannini, arch. Jose Maria EZQUIAGA, prof. arch. Paola Eugenia FALINI, ing. arch. Maria Cristina PETRALLA, arch. Daniele FREDIANI, ma rappresenta esclusivamente il pensiero dell’Autore. L’articolo è stato redatto con la preziosa collaborazione di Maria Cristina Petralla.
2. Si fa qui riferimento agli avanzamenti e agli indirizzi contenuti nella Raccomandazione Unesco sul Paesaggio storico urbano (UNESCO, 2011) e nella New Urban Agenda definita nella Conferenza Habitat III di Quito (Ottobre 2016).
3. #OPENTARANTO Concorso internazionale di idee per la definizione del Piano di interventi per il recupero, la riqualificazione e la valorizzazione della Città Vecchia di Taranto, bandito da INVITALIA Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa SpA, partner istituzionali Presidenza del Consiglio dei Ministri, Comune di Taranto, INU Istituto Nazionale di Urbanistica (http://www.opentaranto.invitalia.it).
4. Franco Arminio offre una efficace e molto condivisibile sintesi della condizione attuale di Taranto e della sfida che comporta affrontarla per risolverla (Arminio, 2013).
5. Il Governo Italiano ha avviato da qualche anno una politica speciale per affrontare di diversi punti di vista la riqualificazione di Taranto e del suo territorio, mediante il Contratto Istituzionale di Sviluppo per l’area di Taranto, previsto dall’art. 5 del DL 1 del 5 gennaio 2015 convertito, con modificazioni, dalla Legge n.20/2015.
6. Solo il Museo Archeologico Nazionale di Taranto (MArTA), appena rinnovato e considerato uno dei più bei musei archeologici d’Italia, è nel cosiddetto Borgo Nuovo a poca distanza dalla Città Vecchia. Non è escluso che nel processo di riqualificazione dell’isola si possa prevedere una speciale sede del Museo proprio in Città Vecchia.
7. La proposta progettuale, che ha ottenuto il 1° Premio nel Concorso internazionale #OPENTARANTO, è stata redatta dal seguente gruppo. Progettisti: MATE Soc. Coop. – dott. urb. Raffaele Gerometta (capogruppo), arch. Francesco NIGRO, SPSK – arch. Emiliano Auriemma, arch. Carola Clemente, arch. Matteo Giannini, arch. Jose Maria EZQUIAGA, prof. arch. Paola Eugenia FALINI, ing. arch. Maria Cristina PETRALLA, arch. Daniele FREDIANI. Consulenti: arch. Giuseppe Berardi; prof. arch. Daniela Esposito; arch. Marco Tamburini; arch. Roberto Parotto; prof. arch. Guglielmo Villa; prof. Michael Jakob; dott. archeo. Michele Sicolo; Museion coop. - dott. archeo. Paola Iacovazzo; ElaborAzioni srl - ing. Maurizio Difronzo, ing. Germana Pignatelli, ing. Alessandra Aquilino, ing. Maria Antonia Pedone; arch. Serena Baiani; dott. Roberto Turi. Collaboratori: arch. Marilisa Cellurale; arch. Ilaria Ferrari; arch. Chiara Leone; arch. Chiara Lepori; arch. I. Carlo Peiser; arch. Valerio Bramucci; arch. I. Leonardo Cannizzo; dott.ssa Antonella Faggiani; dott.ssa Fiorella Angeli; dott. Hegis Shyti; Daniele Barletta.
8. Nell’affrontare la questione centrale dei contenuti e degli strumenti per una proposta progettuale per la Città Vecchia di Taranto, abbiamo fatto riferimento ad alcune esperienze realizzate dalle quali abbiamo tratto alcune “lezioni” utili per il centro storico di Taranto. Si tratta in particolare di: Temple Bar, rinnovo urbano del centro di Dublino (1985-2005 Irlanda); Genova Porto Vecchio, un nuovo rapporto tra centro storico e waterfront di Genova (1986-2006 Italia); Bari Vecchia, Programma di iniziativa comunitaria URBAN del centro antico di Bari (1995-2001 Italia); Citè de la Méditérranée, rigenerazione del lungomare di Marsiglia (1995-2014 Francia); Ile de Nantes, trasformazione dell’isola per il nuovo centro di Nantes (2000-2030 Francia). Oltre a quelle citate abbiamo consultato casi di pianificazione di centri antichi di alcune capitali del Sud America, e anche alcuni casi di Piani di gestione di Siti Unesco: Le lezioni apprese sono così sintetizzabili: la città storica è una parte della città e delle sua area vasta in questa ottica va inteso il suo progetto; la rivitalizzazione della città storica è un processo di ampio respiro, integrato e multidimensionale, che va molto oltre gli interventi fisici e di ristrutturazione degli edifici; i processi di rivitalizzazione possono rafforzare il tessuto sociale; la rivitalizzazione della città storica sottintende un lavoro di progetto per la qualità per tutti; la mobilità nelle zone centrali storiche può essere più sostenibile di quanto non avvenga già oggi.
9. Comune di Taranto, Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, PUMS 2015.
10. Il cosiddetto “Piano Blandino” è il Piano di risanamento della Città Vecchia redatto dall’arch. Francesco Blandino su incarico del Comune di Taranto a partire dal 1969, e negli anni approfondito e aggiornato. Il Piano è stato attuato solo per alcuni Comparti sperimentali, a causa della estrema frammentarietà della proprietà (negli anni ridottasi per le cessioni effettuate dai proprietari al Comune; oggi una consistente parte del patrimonio edilizio dell’isola è di proprietà pubblica) e della necessità di risorse, in alcuni casi ingenti, per poter realizzare gli interventi tenuto conto delle condizioni di degrado e fatiscenza di una ampia quota del patrimonio edilizio. Il Piano d’altra parte, per la metodologia applicata, per le modalità di redazione e per l’appassionata tenacia del suo redattore, costituisce una fonte essenziale, irrinunciabile ed insostituibile di conoscenza del patrimonio edilizio, del suolo e del sottosuolo dell’Isola che qualsiasi piano, programma o progetto affronti la Città Vecchia deve e dovrà tenere in conto. Per quanto abbiamo scoperto, capito e apprezzato della Città Vecchia consultando questo Piano, siamo riconoscenti all’arch. Blandino per la sua opera incommensurabile. Il Piano è consultabile su http://www.comune.taranto.it/index.php/oggetti-smarriti/2-non-categorizzato/4199-piano-di-risanamento-della-citta-vecchia-arch-francesco-blandino.
11. Ne è in qualche modo testimonianza la partecipazione di ben dodici candidati Sindaco alle recenti elezioni amministrative, cui fanno riferimento un alto numero di liste civiche e movimenti politici.
12. Nel caso speciale di Taranto i soggetti istituzionali coinvolti sono il Ministero per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, al momento coadiuvato dall’Agenzia Invitalia per l’attuazione del Contratto Istituzionale di Sviluppo per l’area di Taranto, previsto dall’art. 5 del DL 1 del 5 gennaio 2015 convertito, con modificazioni, dalla Legge n.20/2015 e sottoscritto in data 30 dicembre 2015, la Regione Puglia, e il Comune di Taranto.

 

Riferimenti bibliografici

UNESCO, 2011, Recommandation concernant le paysage urbain historique, y compris un glossaire de définitions, Paris

Arminio F.,2013, Geografia commossa dell’Italia interna, pp.69-71, Mondadori, Milano


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