Ricerca, sostenibilità e innovazione a cura di Filippo Angelucci

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Recuperare le periferie urbane degradate. L’esperienza delle ricerche del Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara
Silvia Brunoro
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Abstract
Tra gli anni 2003 e 2012 il Dipartimento di Architettura ha coordinato e preso parte ad un filone di ricerche sia in campo europeo che nazionale sul recupero delle periferie urbane.
Si tratta delle Azioni Europee COST C 16 “Improving the quality of urban building envelopes” (2003 -2007) e COST TU0701 (2008-2012) “Improving the quality of suburban building stocks” e del progetto di ricerca nazionale PRIN “Riqualificazione, rigenerazione e valorizzazione degli insediamenti di edilizia sociale ad alta intensità  abitativa realizzati nella periferie urbane nella seconda metà del ‘900” . Il principale obiettivo delle ricerche è di indagare, confrontare e diffondere metodi, procedure e tecnologie per la riqualificazione e rivitalizzazione di insediamenti abitativi nelle periferie urbane, al fine di aumentarne il valore, migliorarne la sicurezza e la qualità della vita degli abitanti. Incrementare le prestazioni e la qualità dell’edilizia che caratterizza pesantemente le periferie costruite nel secondo dopoguerra, comprende non solo la necessità di manutenzione ma soprattutto un adeguamento in conformità con l’evoluzione delle normative, dello stile di vita degli abitanti, delle conoscenze tecniche, delle tematiche legate alla sostenibilità ed al risparmio energetico, dell’accessibilità. L’esperienza si è rivelata molto fruttuosa ai fini della redazione di un inventario su scala europea del patrimonio edilizio suburbano, e di una gamma di possibili soluzioni architettoniche, tecniche, strutturali e in grado di incrementare la socialità di quartiere, supportati da casi di best practice di riqualificazione scelti tra i paesi europei partecipanti. Il confronto tra le diverse metodologie di intervento, le soluzioni a scala urbana (infrastrutture e connessioni del tessuto), architettoniche e tecniche fornisce una prospettiva generale delle possibilità di intervento per aumentare la qualità funzionale e tecnica, mentre la cooperazione e lo scambio di informazioni tra paesi si è finalizzata nella redazione di una lista di indicatori di qualità per il recupero, tesa a promuovere una strategia integrata di riqualificazione basata su fattori a larga scala.

Parole chiave:
                       Periferie urbane
                       Rigenerazione urbana
                       Qualità edilizia

Il quadro delle conoscenze
A partire dalla seconda metà del XX secolo ai margini della maggior parte delle città europee si è consolidata una struttura urbana costituita da vasti insediamenti residenziali, soggetti già a partire dallo scorso decennio, a gravi problemi dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Questi insediamenti scontano, sia in Italia che nella maggior parte dei paesi europei, le conseguenze di politiche abitative condizionate dalla pressante emergenza e dall’entità della domanda di edilizia sociale che hanno accompagnato la ripresa postbellica.
I modelli insediativi, le caratteristiche tipologiche e tecnologiche dei manufatti edilizi e le condizioni sociali degli abitanti hanno contribuito al notevole e relativamente rapido degrado di tali quartieri che oggigiorno costituiscono una grave emergenza tecnica e sociale.
La necessità di definire strumenti efficaci per la riqualificazione di questo ampio segmento del patrimonio edilizio emerge sia dall’evoluzione degli strumenti di riqualificazione urbana, sia dalla spinta verso tale tematica - “topic” - da parte dei principali progetti di ricerca europei  promossi negli ultimi quindici anni.
Lo sviluppo sostenibile e la riqualificazione dei quartieri periferici del secondo dopoguerra sono obiettivi che, negli ultimi anni, la Commissione Europea ha definito come prioritari, promuovendo iniziative legate alle politiche di social housing basate sulla rigenerazione di comparti urbani attraverso la riqualificazione di patrimoni immobiliari di grandi dimensioni e l’integrazione delle attività legate all’abitare con un nuovo mix di funzioni non residenziali. Nell’ultimo decennio, i progetti di ricerca europei finanziati nel corso del 6° e 7° Programma Quadro hanno posto al centro delle strategie di programmazione e progettazione degli interventi di riqualificazione urbana le questioni legate alla sostenibilità ambientale ed energetica. Successivamente Horizon 2020 ha confermato tale orientamento1.
Molti paesi europei hanno affrontato con approcci diversificati la questione, mettendo in atto azioni differenziate in relazione sia alle peculiarità delle singole situazioni nazionali, sia alle diverse strategie di riqualificazione adottate; tali azioni spaziano dalla demolizione e ricostruzione di interi comparti edificati, a operazioni di adeguamento che mantengono e riportano in efficienza quote consistenti del patrimonio esistente.
Negli ultimi anni il tema delle periferie urbane è diventato sempre più rilevante nel dibattito politico e sociale, in Italia come in Europa. L’oggetto ha riguardato prevalentemente l’evoluzione di nuove forme del disagio abitativo e la configurazione di politiche e programmi ad hoc. In particolare quella di social housing sembra rivelarsi una felice quanto generica espressione utilizzata per riferirsi a un universo di programmi abitativi caratterizzati – rispetto al passato – dalla eterogeneità socioeconomica dei soggetti richiedenti; dal carattere frammentario, localistico e specifico degli interventi; da una maggiore attenzione verso l’efficientamento energetico; da una spinta all’inclusione sociale attraverso pratiche di riqualificazione volte a scoraggiare la formazione di ambienti di emarginazione e di stigma e a favorire percorsi di partecipazione democratica e di responsabilità civica.
Il senso di comunità, di appartenenza e l’identità del luogo sono diventati obiettivi da realizzarsi tramite gli spazi di quartiere, diventati sempre maggiormente le leve attraverso cui sperimentare “l’efficacia collettiva” (Sampson 2011) e la “sicurezza ontologica” (Giddens 1991) dell’abitare.
Nelle politiche abitative contemporanee viene introdotta una riflessione sulla necessità di generare il sociale a partire dalla consapevolezza che la domanda, lungi dall’essere stata soddisfatta, si compone di una eterogeneità di bisogni inedita, che necessita non solo di risposte differenziate ma anche di un contesto sociale integrante.
In questo frangente storico le politiche abitative, per non generare dinamiche di esclusione e meccanismi di esasperazione dei percorsi di povertà, dovrebbero integrarsi al complesso delle politiche sociali. Dovrebbero cioè inserirsi entro un assetto di politiche sociali locali e favorire, contemporaneamente, la partecipazione attiva degli abitanti nella costruzione del proprio contesto. La progettazione urbana ha come obiettivo dunque quello di conciliare gli obiettivi delle politiche abitative e sociali implementando e favorendo stili abitativi volti alla solidarietà e alla edificazione sociale. Ciò deve necessariamente partire dal considerare l’abitante come produttore del luogo (più che come consumatore), estendendosi oltre l’abitazione e ponendo un forte accento sull’implementazione di servizi comunitari locali atti a promuovere integrazione, appartenenza, coesione sociale.
Le dinamiche qui brevemente illustrate aprono la riflessione su quanto sia importante porre al centro delle politiche abitative e delle pratiche costruttive l’abitante in quanto soggetto agente, costruttore del proprio ambiente. La questione abitativa che ruota intorno al concetto di housing rappresenta certamente una questione sociale e politica seria e problematica ma offre, se affrontata con lungimiranza e responsabilità, un’importante opportunità di edificazione sociale, equità e partecipazione democratica attiva.

 

Aspetti metodologici e risultati delle ricerche
In tale contesto, il gruppo di Ricerca del LEM (Laboratorio di Manutenzione e gestione Edilizia e ambiente) del Dipartimento di Architettura di Ferrara composto da Roberto Di Giulio, Silvia Brunoro ed Emanuele Piaia ha intrapreso un percorso di ricerca iniziato con la partecipazione all’Azione COST C 16 “Improving the quality of existing urban building envelopes”, che focalizza l’attenzione sugli involucri urbani avendo come obiettivo quello di migliorare le tecniche ed i metodi utilizzati per adattare gli involucri degli edifici costruiti durante la seconda metà del XX secolo nei paesi COST a nuovi standard energetici, tecnologici, funzionali.
Destinato a rispondere rapidamente ad un’intensa domanda quantitativa, il patrimonio edilizio oggetto della ricerca, edificato a basso costo utilizzando prevalentemente sistemi costruttivi legati alla prefabbricazione pesante, genera comparti urbani a linguaggio uniforme nonché incapaci di rispondere al variare nel tempo delle condizioni ambientali, sociali e d’uso. Con l’esaurimento delle condizioni che avevano determinato l’urgenza abitativa ed il “boom” del settore delle costruzioni nel secondo dopoguerra, negli ultimi anni è apparsa sempre più evidente la necessità di adeguamento di tale patrimonio edilizio a standard abitativi e tecnologici più elevati. Nella maggior parte dei casi, infatti, tali edifici tendono a non essere più funzionali dal punto di vista ambientale, tecnologico, impiantistico, architettonico e si configurano come quartieri isolati dalla vita della città, creando condizione di marginalità e di degrado sociale che influiscono pesantemente sulla qualità di vita degli abitanti.
La maggior parte di tale patrimonio edilizio è stato progettato con scarsa attenzione nei confronti del clima e delle problematiche legate al risparmio energetico. In questo senso appare auspicabile condurre le, comunque necessarie, operazioni di ristrutturazione nella direzione dello sfruttamento delle risorse ambientali nell’ottica del contenimento dei consumi energetici, e dello sfruttamento delle risorse naturali attraverso i principi dell’architettura sostenibile.
Il programma scientifico della ricerca, che ha prodotto quattro volumi2, ha raggiunto i seguenti obiettivi:
·    la descrizione e analisi delle tipologie di fattori che influenzano gli involucri edilizi urbani;
·    l’analisi e confronto della legislazione e norme tecniche in materia di energy retrofit nei paesi europei;
·    l’analisi di esempi  best practices di recupero in relazione ai fattori rilevanti;
·    un inventario critico di tecniche e tecnologie esistenti che possono essere utilizzate, adattate o sviluppate per raggiungere questo obiettivo;
·    una sintesi di possibili approcci globali per l’elaborazione di linee guida su come raggiungere il massimo rapporto qualità-prezzo in relazione alla qualità finale desiderata e alle condizioni di lavoro in ambiente urbano valutando anche come questo approccio può essere utilizzato per altri tipologie di edifici.

Nella prima parte della ricerca si è sviluppata un’accurata indagine sul patrimonio abitativo (State of the art) per ogni paese, che contiene dati relativi al periodo costruzione, tipologie e tecnologie principali. La qualità del patrimonio edilizio viene descritta attraverso l’utilizzo di parole chiave utili ad inquadrare il complesso fenomeno dell’edilizia del secondo dopoguerra. Parallelamente, viene svolta un’indagine sulle necessità degli utenti (the Needs) e delle potenziali strategie di trasformazione sviluppando una matrice che comprende esigenze, le soluzioni e le priorità per ogni paese. Utilizzando criteri quali utilizzo del territorio, aspetti architettonici e tecnici delle costruzioni, nonché gli aspetti finanziari e gestionali, è stato possibile fotografare il patrimonio in oggetto evidenziando esigenze e priorità tra le diverse nazioni europee in un territorio variabile dalla Svezia a Malta.
Nel terzo libro, Structures, viene illustrato un quadro di possibili soluzioni attraverso l’analisi di 20 casi studio aventi come oggetto il miglioramento e l’adattamento di strutture esistenti a nuovi obiettivi. Alcuni esempi descrivono interventi di sopraelevazione, redditizi non solo dal punto di vista finanziario ma anche per incentivare l’installazione di ascensori ai fini dell’adeguamento all’accessibilità, altri esempi illustrano la necessità di una maggiore flessibilità, mostrando come una parte della struttura portante può essere modificata per fornire questo requisito.
Infine nell’ultima pubblicazione (Façades and roofs) le relazioni tra gli interventi di retrofit maggiormente utilizzati ed il loro impatto sulla sostenibilità vengono descritti ed analizzati anche tramite una matrice di parametri utile a “pesare” la qualità degli interventi ove la sostenibilità è descritta in una serie di prestazioni tecniche, economiche, funzionali/sociali ed ambientali, suffragate dall’ analisi di casi di studio. (figg. 3 ,3a, 4, 4a)
Iniziata nel marzo del 2008 come naturale prolungamento dell’Azione COST C16, l’Azione COST TU0701 “Improving the quality of suburban building stocks”  si è sviluppata nell’arco di quattro anni con l’obiettivo principale di indagare lo sviluppo e la diffusione di strumenti per valutare e promuovere strategie per il miglioramento del patrimonio edilizio suburbano costruito a partire dal secondo dopoguerra agendo non solo a livello di edificio ma soprattutto a scala di quartiere. Più di 60 ricercatori, provenienti da 22 Paesi diversi, hanno studiato e confrontato le esperienze comuni in materia di politiche e piani per la ristrutturazione e rivitalizzazione di insediamenti abitativi situati nelle periferie europee in situazione di degrado.

I grandi complessi residenziali multipiano che caratterizzano le aree periferiche, oggi spesso inglobate nei tessuti urbani, sono soggetti ad un forte livello di degrado sociale: i modelli insediativi, le tipologie abitative, le condizioni sociali degli abitanti e le caratteristiche dei manufatti edilizi hanno contribuito al forte e relativamente rapido degrado di tali quartieri che oggigiorno costituiscono una grave emergenza.
La ricerca si è posta dunque come obiettivo l’individuazione, l’analisi e lo scambio di metodologie e criteri progettuali per la rilettura a scala urbana ed edilizia di questi grandi complessi, allo scopo di aumentare la qualità globale degli edifici, gli spazi di pertinenza e di socializzazione, le connessioni con l’ambiente urbano. L’approccio si basa su un concetto di qualità che incorpora un gran numero di fattori, tra cui l’efficienza energetica, l’accessibilità, la sostenibilità e la multifunzionalità degli edifici. D’altra parte, gli standard di qualità devono essere migliorati in modo da soddisfare le esigenze degli utenti per quanto riguarda il comfort, la sicurezza e l’accessibilità, nonché le nuove normative europee in materia di sostenibilità e risparmio energetico.
L’esperienza si è rivelata molto fruttuosa ai fini della redazione di un inventario su scala europea del patrimonio edilizio suburbano, e di una gamma di possibili soluzioni tecnico – architettoniche ed in grado di incrementare la socialità di quartiere, supportati da casi di best practice di riqualificazione rappresentativi dei Paesi europei partecipanti. Il confronto tra le diverse metodologie di intervento, le soluzioni a scala urbana (infrastrutture e connessioni del tessuto), e a scala di edificio, fornisce una prospettiva generale delle possibilità di intervento per aumentare la qualità funzionale e tecnica, mentre la cooperazione e lo scambio di informazioni tra paesi si è finalizzata nella redazione di una lista di indicatori di qualità per il recupero, tesa a promuovere una strategia integrata di riqualificazione basata su fattori a larga scala.
I principali obiettivi sui quali i tre gruppi di lavoro hanno concentrato le proprie attività di ricerca si possono sintetizzare in:
·    aggiornamento dello stato dell’arte delle caratteristiche tecniche ed architettoniche, dello stato di degrado ed in generale della qualità edilizia del patrimonio suburbano del secondo dopoguerra;
·    raccolta di un numero rilevante di casi di best practice rappresentativi delle tecniche di riqualificazione e rivitalizzazione delle periferie urbane dei paesi coinvolti nell’azione;
·    raccolta e catalogazione di strumenti tecnici, procedurali ed amministrativi in grado di promuovere un approccio integrato alla riqualificazione;
·    raccolta ed analisi critica del quadro aggiornato in materia di normativa e di incentivi sulle politiche di risparmio energetico nei paesi coinvolti nell’Azione e la loro relazione con la direttiva energetica dell'Unione europea EPBD 2002/91 CE e 2010/31/CE;
·    raccolta e confronto tra gli strumenti di analisi e le procedure applicate nei paesi europei da utilizzare per la pianificazione, valutazione e gestione di interventi di riqualificazione dei complessi in questione.

Il lavoro di ricerca e di analisi si è prevalentemente concentrato sui principali strumenti sociali, finanziari, tecnici e procedurali utilizzabili da autorità locali, enti per la gestione edilizia residenziale pubblica, proprietari e progettisti, al fine di aumentare le prestazioni tecniche degli edifici e migliorare la qualità di vita nei quartieri  (figg. 5, 6).
Il gruppo di ricerca comprendeva ventidue nazioni europee i cui partecipanti hanno lavorato divisi in tre sottogruppi che si sono occupati rispettivamente: dell’analisi dello stato dell’arte e dell’individuazione di casi di best practice di riqualificazione (Working Group 1), della definizione di una lista di indicatori a scala urbana, edilizia e di alloggio in grado di definire la qualità dei comparti in oggetto (Working Group 2), dell’analisi della normativa vigente in Europa e delle principali metodologie - strumenti e softwares – di analisi e pianificazione di interventi di riqualificazione (Working Group 3).
Il confronto tra i diversi approcci per la rivitalizzazione ed il miglioramento delle aree suburbane si è configurato come un obiettivo cruciale della ricerca. Sulla base dei casi studio selezionati è stato possibile tracciare un percorso comune di analisi prevalentemente concentrata sulle diverse politiche e modelli operativi di intervento sul patrimonio abitativo considerando l’evoluzione, nel corso degli ultimi decenni, di apparato legislativo, standard tecnici, esigenze di comfort, sostenibilità, efficienza energetica ed accessibilità, modelli di abitare, stili di vita e crescita urbana3 (figg. 7,8, 9).

Incrementare le prestazioni e la qualità dell’edilizia che caratterizza pesantemente le periferie costruite nel secondo dopoguerra, comprende non solo la necessità di manutenzione ma soprattutto un adeguamento in conformità con l’evoluzione delle normative, dello stile di vita degli abitanti, delle conoscenze tecniche, delle tematiche legate alla sostenibilità ed al risparmio energetico, dell’accessibilità. Le periferie non sono tutte uguali; per questo è impossibile individuare e codificare una serie di regole che valgano universalmente – come fosse una ricetta per curare un male – per qualsiasi contesto. E’ possibile però trovare molti aspetti comuni nel concetto di periferia o meglio di “condizione periferica”, intesa come linea di interfaccia tra diverse aree urbane (Di Giulio, 2013). E’ proprio da questi presupposti che si sviluppa la ricerca coordinata dal Dipartimento di Architettura di Ferrara dal titolo “Riqualificazione, rigenerazione e valorizzazione degli insediamenti di edilizia sociale ad alta intensità abitativa realizzati nelle periferie urbane nella seconda metà del Novecento” finanziata nell’ambito dei programmi nazionali PRIN finanziati dal MIUR per l’anno 2008. La ricerca  ha visto impegnate le seguenti unità di ricerca: Università degli Studi di Ferrara, Dipartimento di Architettura, responsabile Prof. Roberto Di Giulio (coordinamento nazionale); Università IUAV di Venezia, responsabile Prof. Vittorio Manfron; Politecnico di Torino, responsabile Prof. Roberto Pagani; Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti-Pescara, responsabile Prof.ssa Maria Cristina Forlani; Università degli Studi di Bologna, responsabile Prof. Andrea Boeri.
Ogni singolo sistema urbano è caratterizzato, in seguito a processi di crescita e trasformazione diversi, dalla presenza (o dall’assenza) di limiti e di margini e genera i propri modelli di periferia. Ed è proprio il fatto che siano le caratteristiche strutturali dei sistemi urbani a generare le “proprie” periferie, ciò che accentua tali differenze. (Di Giulio, 2013). Il dato generalmente riscontrabile in maniera generalizzata è quello di una minore qualità urbana; condizione alla quale si aggiunge spesso quella di un diffuso disagio sociale. La percezione di tale condizione, basata sul confronto  tra qualità architettonica e degrado estetico, tra concentrazione di valori identitari e assenza di identità, tra l’efficienza funzionale e la carenza di servizi e infrastrutture, tra la ricchezza e la carenza dell’offerta culturale, il fattore in base al quale si può provare a rileggere il profilo dei paesaggi periferici.
Analizzando i “Paesaggi periferici”  attraverso le macro categorie: Identità urbana e sociale, rigenerazione, connessione e accessibilità, mutazione, qualità tecniche e ambientali4 la ricerca ha delineato possibili spunti e riflessioni per il recupero attraverso metodi e strumenti di lettura delle problematiche connesse alla condizione periferica che utilizzano fattori e indicatori specifici a seconda che siano riferiti all’intera struttura urbana (comprendente sia il centro che le aree periferiche), a uno specifico comparto (quartiere, distretto, insediamento, etc.) o, infine, ai singoli edifici che fanno parte di quel comparto. L’indagine sulla condizione periferica e sulle dinamiche evolutive di tale condizione, ivi comprese le strategie di riqualificazione e rigenerazione urbana, si è sviluppata pertanto attraverso diverse scale di lettura cui corrispondono problematiche di natura diversa (figg. 10, 10a).

 

Conclusioni
A distanza di oltre sei anni dal Piano nazionale di edilizia abitativa, il recupero di periferie urbane attraverso interventi di social housing è definibile come una politica abitativa rivolta a un target socio-economico di popolazione che si presume intermedio – la cosiddetta “fascia grigia” –, e che si avvale dell’intervento economico-finanziario di attori privati singoli, consorziati, o sottoscrittori di fondi immobiliari affidati a società di gestione del risparmio. Come si collocano questi interventi edilizi nel quadro della pianificazione urbana? A livello programmatico, il ruolo del social housing in tal senso era stato efficacemente delineato già in una pubblicazione del 2006 a cura del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, in cui si affermava che oltre alla sua missione principale “di dare la casa ai soggetti più deboli sotto il profilo economico… altre [missioni], oggi, si impongono e riguardano più in generale la politica urbana e quella di accompagnamento di politiche altre”, tra cui le “politiche integrate di sviluppo locale”, di “rinnovo urbano”, e di “innalzamento della dotazione di attrezzature e infrastrutture per migliorare la qualità della vita urbana” (Karrer 2006).
In ambito europeo il concetto di Smart City, che tende a indirizzare lo sviluppo dei modelli urbani evoluti in senso innovativo e sostenibile, sintetizza efficacemente il carattere coordinato degli obiettivi, mirando all’integrazione degli ambiti principali di economy (sistema economico flessibile e inclusivo), people (aspetti di carattere sociale e umano), governance (condivisione, partecipazione e conoscenza), mobility (mobilità intelligente e sostenibile, infrastrutture), environment (sviluppo e riqualificazione sostenibile, gestione efficiente di energia e risorse) e living (qualità di vita, sviluppo di tecnologie informatizzate di supporto).
Le ricerche sviluppate dal Dipartimento di Architettura evidenziano come il livello della pianificazione urbana costituisce l’infrastruttura delle politiche dell’abitare, salvaguardando il territorio e valorizzando le risorse sociali e insediative. L’attenzione ai fattori di integrazione urbana mira a correggere inconvenienti legati alla monofunzionalità di molti grandi interventi di edilizia abitativa, favorendo l’inserimento di elementi diversificati e contestualizzati, per innestare relazioni complementari, incrementare la varietà di destinazioni d’uso e perseguire maggiore mixité sociale.
Parallelamente, gli obiettivi di sostenibilità energetica e ambientale degli interventi rappresentano sempre di più un elemento discriminante nella valutazione delle proposte di intervento, caratterizzano la qualità complessiva dei programmi di rigenerazione urbana, essendo fattori qualificanti nell’attribuzione dei coefficienti di priorità per la distribuzione delle risorse. Scenari futuri più equi e sostenibili, caratterizzati dalla progressiva riduzione della dipendenza dai combustibili fossili, prefigurano soluzioni innovative in tema energetico e ambientale (Rifkin 2011).
L’architettura e l’urbanistica sono chiamate quindi a comprendere sin dalla fase progettuale le trasformazioni sociali e culturali in atto. Se l’urbanistica del movimento moderno realizza un tipo di città conforme alla società industriale, il tipo di società che si va affermando attualmente non può più fondarsi sui rapporti di produzione ma sui quelli umani e sociali. La città deve rispondere a istanze di radicamento, appartenenza e partecipazione sociale e i suoi luoghi devono essere capaci di creare un senso di appartenenza. L’housing sociale, per essere tale, deve essere parte integrante di questa idea di città. In una società che si percepisce sempre più incerta, rischiosa, in cui la politica vive una profonda crisi di rappresentanza e in cui i sistemi di sicurezza sociale del welfare si ritirano progressivamente - esponendo il cittadino a maggiore vulnerabilità -, si assiste all’emergere di nuovi paradigmi e aspettative culturali volti alla ricostruzione delle comunità e delle città. Questi processi e queste opportunità passano attraverso il ripensamento dell’abitare, attraverso le politiche europee inerenti le Smart Cities che hanno caratterizzato e sempre maggiormente indirizzeranno le prossime trasformazioni urbane verso livelli di evoluta sostenibilità ambientale, alla promozione di tecnologie low carbon  promuovendo esempi sperimentali di strategie estremamente virtuose in termini di sostenibilità energetica. Nella stessa direzione, e in maniera sinergica, si muove il Patto dei Sindaci (Convenant of Majors), che impone ambiziosi obiettivi di sostenibilità a scala urbana alle amministrazioni comunali partecipanti.
Definire e inquadrare i fattori dai quali dipende il disagio delle periferie urbane significa dunque osservare, in una casistica quanto più possibile estesa e diversificata, le modalità secondo le quali si manifesta e viene percepita la carenza, o l’assenza assoluta di qualità urbana. I segnali costituiscono di fatto degli indicatori che individuano e consentono di misurare e pesare, in relazione alla priorità che viene loro attribuita dai soggetti che esprimono il disagio, ogni singolo fattore. L’operazione di raggruppare in categorie omogenee in rapporto alla scala di lettura ha consentito di semplificare, per quanto è possibile, la metodologia di approccio alla valutazione della condizione periferica e la proposta ed analisi delle strategie e delle politiche più appropriate di riqualificazione e rigenerazione urbana.
Note

1. Il Settimo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico (7º PQ) è stato il principale strumento con cui l’Unione europea ha finanziato la ricerca in Europa dal 2007 al 2013. E’ il legittimo successore del Sesto programma quadro (6º PQ) ed è il risultato di anni di consultazioni con la comunità scientifica, gli istituti di ricerca, gli organi decisionali e le altre parti interessate. (https://ec.europa.eu/research/fp7/pdf/fp7-brochure_it.pdf)
Successivamente, il Framework programma europeo 2014-2020 per le ricerca e l’innovazione, Horizon 2020, pone l’accento sull’approccio integrato ai diversi ambiti di interesse di carattere sociale, economico, energetico, tecnologico, sostenibile, ICT, etc. (https://ec.europa.eu/programmes/horizon2020/)
2. 1 I 4 volumi prodotti nll’ambito della ricerca COST C 16 Improving the Quality of Existing Urban Building Envelopes sono: Andeweg M.T, Brunoro s:, Verohef L., State of the Art, IOS PRESS, Amsterdam, 2007;  Melgaard E., Handjmicael G., Almeida M., Verohef L., The Needs, IOS PRESS, Amsterdam, 2007; Structures, IOS PRESS, Amsterdam, 2007; Bragança L. Wetzel, C., Buhagiar V., Verohef L. , Façades and Roofs, IOS PRESS, Amsterdam, 2007.
3. I volumi prodotti nell’ambito della ricerca COST TU0701 sono: Di Giulio R., Improving the quality of suburban building stocks – VOLUME 1, University of Malta, 2010; Di Giulio R., Improving the quality of suburban building stocks – VOLUME 2, UnifePress, 2012;
4. Il volume prodotto nell’ambito della ricerca PRIN è Di Giulio R., Paesaggi Periferici, Quodlibet, Macerata, 2013

 

L’autrice

Silvia Brunoro, Architetto, Dottore di Ricerca in Tecnologia dell’Architettura, Ricercatore presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara. Afferisce ai centri dipartimentali LEM (Laboratory of research on Estate & environment Management) e A<E Architettura Energia, partecipando ad attività di ricerca nazionali ed internazionali.

 

Riferimenti bibliografici

Amendola G. (2010) Tra Dedalo e Icaro: la nuova domanda di città, Laterza, Roma-Bari.
Andeweg M. T., Brunoro S., Verohef L. (edited by) (2007) State of the Art, IOS PRESS, Amsterdam.
Di Giulio R. (2013) Paesaggi Periferici, Quodlibet, Macerata,
Di Giulio R. (edited by) (2010) COST TU0701 Improving the quality of suburban building stocks – VOLUME 1, University of Malta.
Di Giulio R. (edited by) (2012) COST TU0701, Improving the quality of suburban building stocks – VOLUME 2, UnifePress.
Di Giulio R. (edited by) (2012) Suburbanscapes, Alinea, Firenze.
Giddens A. (1991) Modernity and Self Identity: Self and Society in the Late Modern Age, Polity Press, Cambridge.
Karrer F. (2006) “Housing sociale e suoi ruoli nelle politiche della città”, in Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Dieci anni di governo delle complessità territoriali, Alea Editore, Roma, pp. 140-143.
Rifkin J. (2011) La terza rivoluzione industriale, Mondadori, Milano.
Sampson R.J. (2011) Great American City: Chicago and the Enduring Neighborhood Effect, The University of Chicago Press, Chicago-London.

 

 

 

 

Didascalie

Fig. 1-2. L’immagine delle periferie urbane. (Credits: Silvia Brunoro)
Figg. 3-3a.
Strategie di recupero sull’involucro. Utilizzo di facciata ventilata in materiale ceramico: l’edificio prima e dopo l’intervento.
(Credits: Silvia Brunoro)
Figg. 4-4a.
Strategie di recupero sull’involucro. Utilizzo di facciata ventilata in laterizio: realizzazione dell’intervento e dettaglio costruttivo.
(Credits: Silvia Brunoro, materiale azienda RDB)
Figg. 5-6. Strategie di recupero a scala urbana.  Il quartiere Porvoo in Finlandia. Il quartiere esistente ed un’immagine della strategia di intervento di recupero dello spazio urbano e di ampliamento degli edifici tramite innesto con tecnologie a secco (In: Di Giulio, Suburbanscapes, Alinea, pp. 63,69)
Fig. 7. Strategie di recupero a scala urbana. Il quartiere Soarelui in Romania (In: Di Giulio, Suburbanscapes, Alinea, pp.80 -81).
Figg. 8-9. Strategie di recupero a scala urbana. Il quartiere Soarelui in Romania (In: Di Giulio, Suburbanscapes, Alinea, pp.80 -81).
Fig. 10 – 10a. Recupero del quartiere Le Piagge a Firenze. L’edificio prima e dopo l’intervento di adeguamento tecnologico e funzionale (Credits: Ipostudio Architetti Associati).