Ljubljana on the Way to a Sustainable City a cura di  Domenico Potenza

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Lubiana la città e il mito
Domenico Potenza
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Lubiana una “città d’autore”
Lubiana è una di quelle rare città che conserva, impresso nella struttura urbana, il segno forte dell’architettura che l’ha generata. Una città che porta con se, tracce indelebili della creatività e della originalità di uno dei grandi maestri della modernità mitteleuropea Jože Plečnik, una modernità altra, che non ha mai rinunciato alla tradizione ed ha stabilito un dialogo concreto con l’architettura dei luoghi . Una espressione ricca e misurata, nello stesso momento, di uno stile personale che fanno della attuale capitale slovena una sorta di città d’autore. Un autore che ha lasciato un patrimonio inequivocabile di progetti e realizzazioni che ancora oggi, nonostante il tempo e nonostante lo sviluppo delle trasformazioni che ne consegue, conserva intatto (se non con l’aggiunta di nuovo valore) il fascino della sua coinvolgente bellezza.
Jože Plečnik vive tra la Slovenia, l’Austria e la Cecoslovacchia, dove studia e sperimenta le sue prime esperienze di lavoro, diviso tra la tradizione nordica dell’architettura austro-ungarica e germanica e la classicità mediterranea di stampo greco-romana (coltivata nei suoi viaggi, soprattutto in Italia).Rientra a Lubiana all’inizio degli anni ’20, dopo un lungo periodo di formazione fuori dai confini nazionali: prima a Vienna, e poi a Praga.
A Lubiana Plečnik sceglie di abitare nel sobborgo di Trnovo dove decide di stabilire anche il suo piccolo studio, ed è proprio da qui che muove i suoi passi per la realizzazione della sua idea visionaria di restituire dignità all’assetto urbano della città. Si muove a piedi, da casa verso il centro, misura gli spazi di quella trasformazione solo immaginata, pensa e cerca quelle soluzioni che poi troveranno concretezza nel disegno e nella realizzazione delle sue opere. Come diceva un suo studente in quegli anni, è proprio a partire dalla casa di Trnovo che l’architetto costruisce la sua città ideale, una tesi avvalorata anche da alcuni autorevoli studiosi del maestro sloveno, confermando come in realtà “… Plečnik non procede secondo una pianificazione impersonale e universale, costruita dall’alto sulle carte: la storia che a Plečnik interessa è quella che ha un inizio e una fine e che riguarda le persone che vivono la città. Le sue passeggiate per Lubiana servivano a cogliere tutto ciò: egli osservò, misurò, e soppesò definendo mentalmente quello che sarebbe stato possibile modificare, innalzare ad un livello superiore, quale sarebbe stato l’elemento portante del successivo assetto e quali fossero le cose, di minor valore da celare, tralasciare  od anche demolire . (fig.1)

la città come pezzo unico ma composito
È un lavoro paziente, quello di Plečnik, di chi sa osservare e selezionare con attenzione, quasi ossessiva, le tracce e gli elementi di permanenza della storia,  proprio a partire da quella profonda conoscenza del contesto in cui opera. Una capacità di invenzione esercitata con consapevolezza e coraggio, allo stesso tempo, per operare tra la città costruita e quella in attesa, provando a svelare l’anima ancora presente di quella mancanza che resta.  
Una trasformazione radicale che, tuttavia, si attiva per parti e si affida alla sistemazione di pochi elementi, in dialogo tra loro e con lo spazio che li contiene. Architetture che si dispongono in una rete definita di rimandi che nel loro complesso sono capaci di restituire una forma urbana unitaria e che alla fine si rivela nella realizzazione dello spazio pubblico. Un progetto urbano che si concretizza a partire da un’incessante opera di progettazione architettonica.
Come in una sceneggiatura la sequenza degli accadimenti urbani, pensati dall’architetto, si fa racconto di una storia, con i suoi personaggi ed il dialogo tra le parti. Lo spettatore coinvolto, attraversa la scena e ne è direttamente partecipe, come rapito dai segni che attraggono lo sguardo per rimandarlo in altre direzioni in un’armonica continuità, costruita con forme diverse che tuttavia restituiscono la bellezza di una storia unica, pur raccontata per frammenti, la città.
Gli interventi di risistemazione immaginati da Plečnik, sembrano ogni volta rimandare ad un disegno più ampio pensato per la città, come fossero parti autonome di un grande programma urbano alla continua ricerca di un suo complessivo equilibrio. Ogni progetto infatti, oltre a presentarsi come soluzione specifica di aspetti puntuali svela, ad una attenzione più approfondita, gli innumerevoli riferimenti che legano quella parte di città alle altre, attraverso un sofisticato e raffinato sistema di connessioni, di elementi che ne sottolineano l’appartenenza ad un quadro più ampio della visione urbana. Riesce ogni volta a trasformare la soluzione di semplici problemi in nuove occasioni di ricerca e sperimentazione per ricomporre le linee della sua configurazione spaziale, capaci di esprimere al meglio i caratteri della nuova città. Perseguiva un disegno preciso, lavorando sulla monumentalizzazione degli elementi compositivi dello spazio pubblico, quello di costruire una nuova memoria storica per la città, quell’Architettura Perenne in grado di restituire la testimonianza di un tempo che non ha una storia, che non ha un principio ne una fine . Una monumentalità costruita come riferimento alle origini e non alle dimensioni degli interventi, una großestadt costruita attraverso la articolazione di parti minute. È questa l’applicazione ragionata di una strategia adattiva, per frammento, intesa come insieme di piccoli progetti appartenenti ad un disegno globale di nuova configurazione urbana.(fig.2)(fig.3)

la sequenza straordinaria delle via Vegova
“Visitando Lubiana  si è colpiti dalla quantità delle testimonianze dell’opera di Plečnik, ci attraggono le opere maggiori come la biblioteca e le chiese ma soprattutto le innumerevoli sottolineature urbane fatte con poco: gradini davanti ad una chiesa, il ricordo dei bastioni sulla via Vegova e la salita al Castello … si tratta di parti di edifici, ingressi scale, facciate singole come se il problema dell’unità continuasse a non essere mai sentito come tale; altre volte l’intervento tende semplicemente a dare un segno architettonico ed una confortevole praticabilità ai più semplici elementi di connessione urbana. …. È proprio in questo uso dei due livelli che si estende a tutta la città come una somma di fatti sparsi che evitano ogni interconnessione che va ricercato l’aspetto più interessante e moderno di questo lavoro” .(fig.4)
È questo uno degli esempi tangibili dell’idea che Plečnik aveva della Lubiana città-capitale della Slovenia, immaginata negli spazi pubblici a servizio della comunità civile, attraverso un ridisegno puntuale in cui le soluzioni, sia quelle realizzate che quelle progettate, si prestano sempre ad una interpretazione plurale e disponibile alle future trasformazioni. Un’articolazione urbana immaginata per parti, ma capace di mantenere unite situazioni tra loro disgregate, provando a governare (con correzioni, allineamenti e fughe) quelle porzioni della città sulle quali interviene. I riferimenti sono chiari e rimandano alle prime forme di sistemazioni urbanistiche realizzate attraverso la selezione di assi viari e polarità monumentali, come nei piani di Sisto V a Roma oppure dei Borromeo a Milano ed alle modalità episodiche con le quali realizzano nuovi impianti urbani.
Un ruolo importante in questa direzione, è costruito anche dalla grande sensibilità verso gli elementi naturali che, in particolar modo per la città di Lubiana, focalizzano l’attenzione su alcune misure principali come ad esempio: quello dello sguardo che lega il Castello con il parco Tivoli e stabilisce punti di riferimento certi nell’orizzonte urbano; quello del passo che percorre le rive della Ljubljanica ed apre scorci inattesi sulle architettura del centro antico. Sono due misure fondamentali per la costruzione della città che si intersecano e si integrano tra loro, costituendone il riferimento fondamentale per l’orientamento dei residenti, dei turisti e dei visitatori, ed è su questi che Plečnik lavora, sottolineandone il carattere (la bellezza) accompagnato da allineamenti e fughe prospettiche e da quella diffusa presenza di opere minute. Sono opere a misura d’uomo, che lui stesso dispone nei punti strategici, negli angoli delle strade, al lato dei ponti, in quel gioco sapiente di figure e sfondo. La sua è una città “al passo” che si misura con le persone che attraversano strade e piazze, per le quali riveste un ruolo fondamentale il dettaglio delle piccole architetture, non tanto come oggetti in sé ma come sistema di orientamento nello spazio pubblico urbano.

la sinfonia sulle sponde della Ljublianjca
Grande importanza assume per il disegno della città la presenza del fiume che attraversa Lubiana ed in particolare l’occasione che Plečnik coglie nel trasformare l’elemento naturale come una sorta di grande spazio pubblico urbano che attraversa tutto l’abitato dalla Spica (area archeologica all’altezza della biforcazione della Ljubjanica) fino alle chiuse di Poljane. È questa un’altra delle sequenze messe in scena dal grande maestro che da elemento di separazione e di fastidioso problema trasforma il fiume in una sorta di infrastruttura urbana sulla quale affacciano i principali edifici pubblici della città, così come accade per il Canal Grande a Venezia. “Plečnik costruì questo asse come una sinfonia o un bel racconto: inizia con una ouverture di note lunghe orizzontali, di rive e strade su ambedue le sponde della Ljubljanica, fiancheggiate da viali alberati sugli argini terrazzati” . (fig.5)
Sotto questo aspetto, possiamo considerare l’opera di Plečnik  come sostanzialmente contemporanea perché si presta ad una strategia di tipo adattivo, che interviene negli interstizi lasciati liberi dalle trasformazioni della storia o su quelle parti dove ancora non si depositano significati tali da doverne considerare una possibile conservazione.  La sua non è una visione tattica di chi lavora sulla indispensabile completezza degli apporti ma più propriamente tecnica, di chi affida al singolo intervento la capacità di creare una modificazione multipla.
Una successione importante di progetti e realizzazioni capace di entrare a contatto con il corpo vivo della città fino a modificarne i modi e le forme del suo affaccio sull’acqua. Il fiume nel suo scorrere diventa la spina dorsale dello spazio pubblico, il suo asse portante, che attraversa gli affacci principali dei palazzi, degli slarghi e delle piazze, esibendo tutta la bellezza della sua natura. Ne sono testimonianza le quote di affaccio ai diversi livelli , da quella più alta e pubblica dei ponti e delle rive lastricate, a quella più bassa e più intima dello scorrimento dell’acqua (vedi in proposito la sezione del mercato, oppure le sistemazioni a pelo d’acqua dell’intradosso dei ponti), fino ai grandi piani inclinati ed alle gradonate che accompagnano le golene del fiume dentro l’acqua.(fig.6)(fig.7)

l’eredità e l’attualità dello spirito di Plečnik
“Con la sistemazione della Ljubljanica l’architetto ha, dopo un lungo periodo, tolto le redini dalle mani dell’ingegnere. Solo ora siamo in grado di apprezzare la bellezza del linguaggio di Plečnik, ma dovremo ancora attendere la fine del secolo per trovare una sua giusta collocazione tra il moderno ed il postmoderno. Tutto sommato l’architetto sloveno è più vicino alla rivoluzione di inizio del secolo che alla confusione della sua fine” .
Il grande lavoro di Plečnik, tuttavia, non riesce a trovare compimento e della sua lunga carriera di progettista restano più numerosi i progetti delle realizzazioni, anche per la sua grande generosità nel produrre aggiornamenti e variazioni in ogni occasione in cui si misurava con i temi della riqualificazione degli spazi urbani. Rimane comunque intatto il segno forte di rinnovamento che la città riceve nei trent’anni che vanno dal suo ritorno a Lubiana fino agli ultimi giorni della sua vita. La sua opera segnerà per sempre questa città, con una produzione singolare e ricca di edifici, piazze, canali, argini e parchi lungo il fiume, riconoscendo proprio alla Ljubljanica un ruolo centrale di infrastruttura urbana e di spazio pubblico allungato tra i palazzi del centro antico, arricchita da una singolare forma di monumentalismo colto ed accogliente, come nella riproposizione della Stoà per il portico del mercato sulla sponda destra del fiume e dell’Agorà per la realizzazione di piazza Congresso sulla sponda sinistra.(fig.8)
Purtroppo, negli ultimi decenni del secolo, dopo la dichiarazione di indipendenza e l’apertura della Slovenia al resto d’Europa, la città registra una sensibile disgregazione dei suoi spazi pubblici urbani ed il fiume perde progressivamente lo spirito aulico che le realizzazioni del maestro gli avevano conferito, fino a cedere quel ruolo di protagonista della scena urbana, subordinato ad un caotico sistema di traffico veicolare che relega gli spazi in affaccio sulle sue sponde a luoghi per il parcheggio indiscriminato. Questa nuova condizione mina il fascino complessivo del centro storico della città e produce un sostanziale allontanamento delle principali attività pubbliche e commerciali a beneficio delle immediate periferie, con conseguente abbandono dei residenti che, poco a poco, si trasferiscono in altre zone della città, innescando un processo di periferizzazione del centro. Una situazione che diventa insostenibile e che minaccia alla radice il ruolo strategico immaginato da Plečnik per la città, alla quale si prova a dare risposte a partire dai primi anni del nuovo millennio.
L’idea è quella di ripartire proprio dall’eredità lasciata dal maestro sloveno e soprattutto rimettendo in moto non tanto e non solo quanto lo stesso Plečnik aveva immaginato con i suoi progetti, quanto le modalità (le strategia messa in campo) di quell’intervenire sui frammenti ancora disponibili a riattivare forme di riqualificazione della città.

un progetto pubblico ambizioso 
A partire dal 2004, il Comune di Lubiana avvia un progetto ambizioso, con il coinvolgimento di imprese, banche ed aziende pubbliche e private, per restituire al centro della città il suo ruolo di grande catalizzatore del fascino e dell’economia cittadina. Un investimento di oltre 20 milioni di euro e la costruzione di un programma articolato di interventi coinvolge molti giovani studi professionali della città, attraverso l’organizzazione di concorsi pubblici (oltre 40) per la realizzazione di progetti in massima parte legati all’infrastruttura urbana della Ljubljanica, dal centro alle aree più periferiche della città. Il fiume torna, poco a poco, a riconquistare quel ruolo guida, all’interno di questo sistema,  soprattutto a partire dalla rivisitazione di molte delle originarie idee lasciate sulla carta da Plečnik. L’obiettivo principale era quello di arginare lo svuotamento del centro storico potenziandone la qualità attrattiva dei suoi spazi, a cominciare dalla qualità dell’aria (allontanamento del traffico veicolare) e dalla restituzione del suolo pubblico necessario alle relazioni quotidiane ed alle attività dei residenti e, nello stesso momento, capaci di attrarre turisti e visitatori per ammirare la bellezza della sua storia e dei suoi monumenti. (fig.9)
Tutto il programma di riqualificazione delle aree golenali della Ljubljanica che scorre nella parte storica della città, è il frutto di uno sforzo collettivo, che ha messo a reddito le risorse pubbliche e private, ottimizzando il lavoro di più soggetti e di molti progetti, completando in gran parte il sogno umanistico di Joze Plečnik, di una città capitale della Slovenia, pur nell’insoluta ambivalenza della sua convinzione che il modernismo puro non sarebbe stato in grado di realizzare una soluzione urbanistica soddisfacente in un ambiente storico . Oggi tutte le sponde del fiume sono pedonalmente accessibili, sia nella loro percorrenza lungo le rive sia nelle intersezioni con il tessuto urbano adiacente. Uno spazio pubblico unitario, seppur (come già avviato da Plečnik) realizzato a partire da specifici progetti singoli, che restituisce al centro  storico della città quel potere di attrazione indispensabile per contrastare gli effetti di svuotamento e degrado.
Al progetto di riqualificazione delle sponde sulla Ljubljanica viene conferito nel 2011 il Premio del Consiglio Europeo degli Urbanisti e nel 2012 il Premio Europeo per gli spazi pubblici urbani. L’intervento, oltre ad estendere la già vasta area pedonale del centro fino al fiume attraverso la realizzazione di 4 ponti per pedoni e ciclisti, nuovi pontili, aree pavimentate e logge che scendono a gradonate verso il fiume, ha conferito all’area ulteriore valore aggiunto attraverso l’inserimento di catalizzatori sociali e culturali quali punti lettura, la Libreria sotto gli alberi, e il sito archeologico di Špica. La sistemazione dei nuovi spazi pubblici del centro ed il confort urbano aumentato,  attraggono nuovamente i residenti, ma anche nuovi visitatori (e nuovi investitori), una nuova rete di strade, parchi e piazze si intreccia con una mobilità ciclopedonale che favorisce l’utilizzazione di tutti gli spazi della città e la stessa sistemazione del lungo fiume dilata la dimensione degli spazi pubblici esistenti avvicinando sempre di più la città all’acqua.
Il successo innescato con gli interventi di riqualificazione sulla Ljubljanica rimane solo un episodio di un programma più ambizioso della municipalità, che immagina per la città un futuro ben oltre gli spazi pubblici del centro antico, ponendo l’attenzione sulla riqualificazione e sulla regolamentazione delle nuove espansioni periferiche. Si sperimentano nuovi obbiettivi di sviluppo per il futuro dell’intera regione, in cui la città assume un ruolo centrale in una visione sostenibile estesa alla Lubiana 2025, per la quale gli viene riconosciuto il Premio Fabiani 2013 per la Pianificazione Territoriale ed Urbanistica e, soprattutto, il prestigioso Premio per la Capitale Verde d’Europa nel 2016.(fig.10)(fig.11)(fig.12)(fig.13)(fig.14)


Alberto Ferlenga,  L’architetto delle città in “JOŽE PLEČNIK, Lo spazio urbano a Lubiana” catalogo della omonima mostra allestita presso la Pinacoteca “Alberto Martini” del Comune di Oderzo, nel 1996.
“…di questa modernità Plečnik è stato uno dei più grandi interpreti e l’isolamento o l’irreipetibilità in cui lo si è voluto collocare lascia oggi sempre più il passo, mano a mano che il suo lavoro si rivela, alla sorpresa di fronte alla sua straordinaria capacità di produrre materiali insostituibili per il nostro tempo” -

Peter Krečič , L’immagine della Lubiana di Plečnik in “JOŽE PLEČNIK, Lo spazio urbano a Lubiana” catalogo della omonima mostra allestita presso la Pinacoteca “Alberto Martini” del Comune di Oderzo, nel 1996

Domenico Potenza (a cura di), annotazioni riprese da Janez Koželj in alcuni appunti per un percorso intorno al fiume  dal titolo “Lubiana. Tra monumentalizzazione e contestualizzazione, il progetto delle infrastrutture come occasione di ri-costruzione dell’identità urbana” del 1998.

Alberto Ferlenga, Lungofiume tra gli alberi. Un percorso nella Lubiana di Plečnik, in Lotus n° 59 “Identità urbana e infrastrutture tecniche”, n° 03/1988 Electa, Milano 1988

Peter Krečič, L’architetto delle città in “JOŽE PLEČNIK, Lo spazio urbano a Lubiana” catalogo della omonima mostra allestita presso la Pinacoteca “Alberto Martini” del Comune di Oderzo, nel 1996

Damjan Prelovšek Note sulla costruzione del lungofiume. Dalla sistemazione austriaca agli interventi di Plečnik, in Lotus n° 59 “Identità urbana e infrastrutture tecniche”, n° 03/1988 Electa Milano 1988

Boris Podrecca, Joze Plečnik, inCasabella 476-477, Electa, Milano 1982 “… una convinzione in contrasto con l’opinione dei funzionalisti, per i quali all’importanza del contenuto viene a sovrapporsi quella dell’efficienza”.

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