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IL PAESE DEGLI ELEFANTI. Miti e realtà sulle riserve italiane di idrocarburi
Luca Pardi
Recensione di Michele Manigrasso
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'L'umanità sta attraversando probabilmente la più grave crisi ecologica della sua storia biologica. E questa crisi è determinata dai suoi comportamenti. Non ci si può aspettare di sistemare le cose come si aggiusta la frizione alla macchina quando è logora. Si deve proprio abbandonare la macchina e proseguire a piedi o, magari, in bicicletta'.
(estratto da pag. 108)'


Il libro di Luca Pardi*, pubblicato a settembre 2014 da Luce Edizioni, è un appassionato invito a riflettere con più attenzione sulla necessità di un cambio di rotta, nella direzione della sostenibilità, del nostro sistema energetico. Il depauperamento delle risorse, troppo spesso celato da faziose o inesatte informazioni, rischi ambientali, e anacronistica politica rispetto alle esigenze della contemporaneità, sono i principali motivi che spingono l'autore a scagliarsi contro chi vorrebbe continuare ad affidare il futuro della nostra economia al commercio e al consumo di combustibili fossili. E' un libro interessante e dalla scrittura chiara e fluida, il cui titolo potrebbe sembrar curioso, ma c'è una spiegazione anche ad esso. Dalla 4a di copertina, 'Fra l’intervento di Prodi e quello del ministro Guidi ho avuto l’opportunità di intervenire nella trasmissione Ambiente-Italia di Rai 3 condotta da Giuseppe Rovera. In quell’occasione mi venne spontanea la battuta che è la base del titolo di questo libro: «Dire che il nostro paese è ricco di idrocarburi è come dire che l’Italia è il paese degli elefanti perché ce ne sono due allo zoo di Pistoia e altri tre o quattro sparsi per i circhi: non è così, è una frottola». E allora, è arrivato il momento di discutere in maggior dettaglio l’entità della frottola indagando la consistenza delle riserve di gas e petrolio presenti nel sottosuolo e metterle a confronto con i consumi e con la produzione attuale. Solo partendo da questi dati è infatti possibile iniziare una corretta analisi costi-benefici, senza dimenticare che fra i costi sarà necessario mettere anche quelli legati al rischio ambientale e quelli legati ai ritardi culturali e sociali che l’indugiare nel paradigma dell’energia fossile comportano.'

Il libro parte dai concetti di energia e di consumo energetico, come vengono presentati attraverso i grandi mezzi di informazione, rifacendo poi la storia degli approcci che i vari governi hanno avuto nei confronti del problema e delle risposte che il mondo dell’ambientalismo ha dato nel tempo. Prosegue nel mostrare il ruolo concreto che i fossili di varia origine hanno nell’economia reale e soprattutto il rapporto fra consumi, prezzi e previsioni. Per fare ciò introduce in modo generale la definizione del 'picco del petrolio' e soprattutto l’idea che esso è già alle nostre spalle. L'Italia produce circa l’11 % dei propri consumi di gas e l’8,5% dei consumi di petrolio. Quando, da parte dei promotori dell’industria petrolifera, si dice che sfruttando le nostre risorse potremmo aumentare, addirittura raddoppiare, la produzione nazionale, non si dice per quanto tempo si potrebbe ottenere questo risultato. Se volessimo raddoppiare la produzione 2013 di gas, le riserve durerebbero 3 anni e mezzo considerando le riserve certe, e 9 anni considerando quelle possibili la cui stima è probabilmente irrealistica. Per il petrolio le riserve certe potrebbero coprire una produzione raddoppiata per 7 anni e quelle possibili per 20 anni. Questo, ipotizzando consumi costanti, il che non è chiaramente quanto sta accadendo.

E in merito alle proposte (pro-estrazione) di Prodi, l'autore afferma: 'Sono frottole inventate per convincerci che non si possa fare altrimenti che trasferire, quello che ancora abbiamo, nelle mani dei soliti, affinché essi, elargendo qualche elemosina sotto forma di royalties, possano continuare a riempirsi le tasche. Le iperboli sulle riserve petrolifere nazionali sono state usate a scopo pubblicitario per influenzare l’opinione pubblica e ribilanciare la politica energetica nella direzione dei combustibili fossili, che l’avanzata delle rinnovabili aveva penalizzato'.

L'autore sostiene che le rinnovabili non sono in grado di sostituire le fossili lasciando inalterato il modello della nostra società. Vanno considerate come una possibilità per mitigare i problemi e sostenere energeticamente le nostre città e i nostri territori, nella lunga transizione verso una 'sostenibilità genuina'. Sono un aiuto per organizzare la risposta che si deve mettere in atto di fronte all'inevitabile fine dell'era fossile, ma non sono la soluzione: dovremo abbandonare la bulimia consumista e il fideismo tecno-scientifico che la supporta, inondandola di pseudo-innovazioni la cui indispensabilità è direttamente proporzionale al livello di martellamento pubblicitario cui siamo sottoposti.

Il libro si conclude con una nota sull'innovazione, un concetto anacronistico e aberrante visto che chi cerca di convincerci che siamo un paese invecchiato in un continente di vecchi, poi ci propone come massima innovazione, di insistere sulla via dei combustibili fossili. 'Hanno il monopolio della definizione di innovazione, possono classificare le cose e metterle nel cassetto giusto a loro piacere', scrive Pardi. E ancora: 'Allora, in risposta, io dò la mia definizione di innovazione. Oggi l'innovazione consiste nel ripristinare un livello salubre di funzionalità dei nostri ecosistemi devastati da due secoli e mezzo di sviluppo industriale, curare un territorio cementificato oltre ogni limite, rivitalizzare il suolo agricolo depauperato e inquinato, abbandonare i metodi industriali di coltivazione e allevamento, mettere mano al problema del dissesto idrogeologico, prendersi cura del nostro patrimonio storico, artistico e culturale, prepararsi agli inevitabili guasti ambientali che il cambiamento climatico in atto, volenti o nolenti, ci imporrà. [...] l'innovazione è fare tutto quello che non abbiamo fatto prima, non certamente cercare di spremere dal nostro sottosuolo le due gocce di idrocarburi che ci sono rimasti per poi bruciarli versando ancora un po' di denaro nelle tasche dei soliti, in nome di un modello economico palesemente giunto al capolinea'.



*Luca Pardi si laurea in chimica nel 1985. E' ricercatore C.N.R. presso l'Istituto dei Processi Chimico-Fisici. Dal 2003, venuto a conoscenza del tema del Picco del petrolio, fonda, insieme al professor Ugo Bardi, membro del Club di Roma, la sezione italiana di ASPO (Association for the study of Peak oil) e comincia a dedicarsi sempre più intensamente al tema dell'energia, della sostenibilità e della crisi ecologica in atto. Dal 2010 è presidente di ASPO-Italia.

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