Le origini dell’aforisma "Pensare globalmente, agire localmente" sono state attribuite a Patrick Geddes, biologo, sociologo, geografo e urbanista scozzese che visse dal 1854 al 1932. La sua personale storia mostra come una visione coerente della sostenibilità possa scaturire solo da una comprensione globale del fenomeno, applicata e sperimentata in diverse discipline e settori professionali.
In occasione del World Sustainable Building Congress WSB14, tenuto a Barcellona lo scorso ottobre, è apparso chiaramente che la legittimazione sociale dell’architettura e dell’urbanistica, nel prossimo futuro, dipenderà da quanto queste professioni saranno in grado di rispondere, adeguatamente, alle esigenze di un ambiente costruito sostenibile. Entrambe le discipline stanno attraversando una grande crisi in Europa e, in misura minore, anche in altre aree del mondo. La resilienza professionale degli architetti e urbanisti appare piccola cosa in un mondo in cui l’esplodere di un boom economico dopo l'altro causa ormai elevati livelli di svuotamento delle aree direzionali caratterizzate dalle imponenti torri per uffici realizzate dalle élite locali (come sta accadendo ultimamente nel quartiere finanziario di 'Moscow City'). In alcuni di questi casi, le opere entrano in crisi ancor prima di essere terminate, lasciando i progettisti attoniti davanti alle opere di cantiere.
Il congresso WSB14, tuttavia, ha mostrato che nonostante siano presenti ancora molti aspetti viziati, definibili 'pre-Lehman', da portare allo scoperto a livello globale, tra le persone che operano nel settore delle costruzioni è però presente anche una crescente consapevolezza del problema della sostenibilità. Queste preoccupazioni sono ormai condivise da Hong Kong al Marocco, dalla Svezia in Argentina e dall'India al Canada.
Oggi le strategie e le tecniche presentate al WSB14 dovrebbero aiutarci a trovare soluzioni per un mondo che non ha ancora scoperto come combinare la ricerca della qualità della vita con la gestione rispettosa delle risorse. Sembra comunque necessario avere una crescita per generare il benessere e, in effetti, la crescita è ciò che si manifesterà in gran parte del pianeta. La battaglia contro i cambiamenti climatici non sarà vinta o persa in Europa (dove l’arresto dell’aumento della popolazione segnerà il continente per i prossimi decenni). L’importanza dei cambiamenti climatici si manifesterà in Asia e in Africa, dove la popolazione e il tenore di vita aumenteranno in modo considerevole.
La 'Global Vision' che i partecipanti del WSB14 cercavano, ha accettato il diritto dei paesi in via di sviluppo a perseguire la loro ricerca del benessere e della prosperità.
Ma essa afferma anche che se tali diritti saranno conseguiti con gli stessi metodi applicati nei paesi già sviluppati (per esempio la produzione di energia a basso costo dalla combustione del carbone), il benessere resterà un'illusione per tutto il mondo.
Che senso ha che l'India ricerchi elevati standard economici per la sua popolazione, se l'intero delta del Gange scomparirà nel corso del prossimo secolo come conseguenza dell’innalzamento del livello dei mari?
Problemi condivisi a livello globale stanno generando scenari diversi a livello locale in tutto il mondo.
Tra l'”abitazione minima” di 400 mq a Dubai e i rifugi autocostruiti dei bassifondi di Buenos Aires la necessità di ridurre le emissioni di CO2 è onnipresente. Entrambe le situazioni faranno parte integrante del mondo reale e, quindi, in entrambi i casi, necessiteranno di soluzioni costruttive sostenibili. Diverse circostanze economiche dovranno certamente essere affrontate, anche se le prossime sfide, a scala regionale, assumeranno aspetti completamente diversi da caso a caso.
Insieme alla crescente popolazione dei paesi in via di sviluppo, l’espansione delle città e delle aree urbanizzate ad alta densità costituisce una delle situazioni più significative con cui gli architetti e gli urbanisti dovranno confrontarsi. Saranno travolti da essa, come saranno travolti da questo fenomeno i paesaggi, i borghi e le città di tutto il mondo.
Per i paesi europei e per la Russia, in cui la diminuzione della popolazione si manifesta con particolare enfasi in determinate regioni, tutto questo vorrà dire che gli insediamenti localizzati nella campagna subiranno cambiamenti significativi.
Nel frattempo, la qualità della vita in città dovrà essere mantenuta attraverso una diminuzione delle attività costruttive o anche una loro completa interruzione e, soprattutto, attraverso le attività di recupero. Sarà per questo necessaria una seria riflessione e riconsiderazione del concetto di densità desiderabile nelle città.
Queste tendenze, specificamente urbanistiche, possono essere classificate come espressioni della sostenibilità 'sociale' e 'economica'. Ma prima di tutto questo, si dovrebbe avere chiara una questione ancora più urgente e relativa alle tematiche della sostenibilità ‘ambientale’ che, evidentemente, è legata alle emissioni di CO2 da combustione delle fonti fossili e all'esaurimento delle risorse. L’efficienza energetica degli edifici e delle città (per esempio attraverso interventi nel settore dei trasporti), e la questione della produzione di energia da fonti rinnovabili costituiranno aspetti decisivi per definire il quadro operativo in cui architetti e urbanisti potranno esercitare la loro attività professionale nel prossimo futuro. In questo campo sono in fase di sviluppo strategie e metodologie la cui applicazione è stata fino a oggi ancora non del tutto efficace.
In generale architetti e urbanisti hanno mostrato una preoccupante assenza di rigore nella gestione delle questioni tecniche. Nello stesso tempo, la capacità di fornire soluzioni creative e intelligenti che potrebbero realmente soddisfare le nostre esigenze future non è poi così avanzata come si potrebbe sperare. Molte delle proposte ‘verdi’ che vedono la luce costituiscono o esempi superficiali e poco rigorosi o addirittura spudorati esempi di 'greenwashing'.
Le poche analisi e proposte che sembrano fornire approcci validi per un’architettura e un’urbanistica sostenibile sono sempre il risultato di indagini approfondite che vanno oltre l'architettura e l'urbanistica. Esse comprendono contributi teorici sull’industria, sull’economia, sulla sociologia e su tutti gli altri meccanismi che modellano il contesto produttivo dell'architettura.
Negli Stati Uniti si stanno mettendo a punto i concetti più ottimistici, come quello di Cradle-to-Cradle che promuove l'idea della disponibilità delle risorse a partire dalla logica delle dinamiche circolari. Si attribuisce al genere umano la capacità di imitare i processi metabolici degli organismi viventi, in cui la produzione di rifiuti e quella di risorse nutritive possono considerarsi sullo stesso piano. Gli scienziati e i pensatori europei producono invece visioni più sobrie, (per non usare il termine più inflazionato di visioni ‘austere’), basate sulle teorie della ‘de-crescita' che hanno messo in crisi l'intero sistema capitalistico. È ormai accertato che queste idee, recentemente, stiano diffondendosi anche negli Stati Uniti, per esempio nel recente libro di Naomi Klein intitolato 'Questo cambia tutto' (1).
Gli architetti stanno comunque avendo seri problemi nel tradurre queste teorie in spazi e costruzioni.
La sfida lanciata da questo importante slittamento di paradigmi sarà esplicitamente visibile negli esiti di due degli ultimi progetti IBA avviati da quest'anno nella regione tedesca della Turingia e, nei Paesi Bassi, nella regione meridionale di Parkstad, nell’ambito di un raggruppamento di municipalità nei pressi della città di Heerlen.
Il fenomeno della Internationale Bauausstellung ha costituito un importante motore di sviluppo per l'architettura e l'urbanistica delle città e delle regioni della Germania, fin dall'inizio del ventesimo secolo. Esempi interessanti di architettura sono stati realizzati nell'ambito dei programmi IBA a Berlino, nel Nordrhein-Westfalen/Emscher Park e recentemente ad Amburgo-Wilhelmsburg. Tuttavia, queste esperienze hanno prodotto fino a oggi ricadute favorevoli solo per quanto riguarda lo sviluppo delle aree di nuova costruzione. Al contrario, sia nella regione della Turingia che in quella del Parkstad sono in fase di avvio progetti IBA con scadenze a lungo termine (rispettivamente fino al 2019 e al 2020) per affrontare tematiche che si pongono esattamente all’opposto di quelle che caratterizzarono le precedenti edizioni IBA: la diminuzione della popolazione nelle aree vaste e l’incedere di un quadro economico sfavorevole.
Parkstad, nell’area sud-orientale della provincia olandese del Limburgo, non si è mai ripresa economicamente dopo la chiusura, avvenuta nel 1970, delle miniere di carbone e, nonostante i molteplici incentivi adottati dal governo nazionale, la popolazione è sia invecchiata che diminuita. Nel 1999, otto comuni, tra villaggi e città, si riuniscono per sviluppare un quadro di politiche coordinate in materia di sviluppo economico e territoriale dichiarando di voler cercare insieme le opportunità di sviluppo che 'la decrescita' potrebbe loro offrire. Studi per la città di Heerlen prevedono fino al 2050 una riduzione della popolazione di circa il 30% e una diminuzione di circa il 20% del numero di alloggi. Queste condizioni, ovviamente, determinano le proposte che saranno sviluppate nei prossimi anni all'interno del progetto IBA per Parkstad.
Condizioni simili sono alla base del progetto IBA per Thüringen, dove però si prevedono azioni finalizzate a rispettare anche gli obiettivi stabiliti nell’Energiewende (il programma per la transizione della sistema energetico della Germania verso l’impiego integrale delle fonti di energia rinnovabili). Un'altra condizione decisiva è costituita dal fatto che lo Stato si ritira dal suo ruolo di principale promotore di iniziative pubbliche. Queste ultime saranno affidate principalmente a enti locali per affrontare le sfide che le varie regioni locali si trovano di fronte.
Sarà molto interessante vedere quale di questi due progetti IBA sarà selezionato per procedere nella fase di ulteriore sviluppo delle proposte. L'iniziativa IBA ha fino a oggi operato sempre in un contesto di prosperità; una condizione questa che ha reso quasi sempre raggiungibile la realizzazione degli obiettivi prefissati. Oggi la situazione appare diversa e richiederà creatività e capacità per definire proposte che siano resilienti, creando un ambiente costruito di alta qualità, mentre la fase della prosperità è ormai avviata verso il declino.
Entrambi questi progetti IBA affronteranno il tema della gestione energetica nelle città e negli edifici, una questione ormai fondamentale per l'urbanistica e l'architettura. Insieme al fenomeno dell’arresto della crescita della popolazione in Europa, che sta ormai provocando un rilevante crollo delle attività di nuova costruzione, è ovvio che le tecnologie si concentreranno sempre più sugli aspetti dell’efficienza energetica e della produzione di energia da fonti rinnovabili negli edifici esistenti. Quando gli edifici di nuova costruzione saranno ormai in grado di produrre l’energia di cui hanno bisogno, il recupero del patrimonio costruito esistente e sarà il passo successivo da compiere. Tuttavia, in Europa, l'adattamento dello stock edilizio esistente si presenterà sicuramente come un processo molto complesso da attuare, perché la qualità tecnica del patrimonio edilizio abitativo risulta in molti casi bassa. Promotori edilizi, architetti e industria delle costruzioni si concentreranno sicuramente in questo settore dedicando a esso, nei prossimi anni, gran parte degli investimenti.
I governi e le amministrazioni non contribuiranno più a sovvenzionare progetti nel settore energetico come è stato fatto fino a oggi, ma continueranno a operare, in generale, fornendo modelli esemplificativi di intervento. Per fornire modelli esemplificativi esistono strumenti legislativi che esplicitano richieste ben precise, quali la Direttiva Europea sull'Efficienza Energetica (EED) (2). Il quarto articolo di questo documento è dedicato al rinnovamento del patrimonio edilizio esistente dei paesi dell'Unione europea e obbliga a sviluppare e attuare strategie per ridurre il consumo di energia.
E interessante notare come in Spagna, dove il governo conservatore ha pubblicato lo scorso anno un decreto-energia, assolutamente scandaloso, mirato a sanzionare direttamente l’autosufficienza da fonti energetiche rinnovabili, sia oggi molto difficile operare nella logica delle politiche di riabilitazione.
Il decreto-energia spagnolo è stato definito in larga parte sulla base del documento che la Fondazione CONAMA e il Green Building Council España commissionarono all'architetto Albert Cuchi e all’economista Peter Sweatman (3). Essi pubblicarono una prima versione della loro 'Roadmap per un nuovo settore immobiliare in Spagna', nel 2010, successivamente aggiornata ogni anno fino a oggi. Lavorando con un gruppo di esperti, il GTR (Gruppo di lavoro per la Riabilitazione), la roadmap descrive le possibilità insite negli interventi di recupero e riabilitazione da un punto di vista economico, energetico e sociale, al fine di rilanciare il settore delle costruzioni in Spagna, dopo la sua implosione avvenuta nel 2008. Questa roadmap è stata ben accolta dal governo nazionale spagnolo come documento di orientamento politico ed è persino stata di grande utilità per i legislatori di Bruxelles che si occupano di questioni energetiche nel settore delle abitazioni. Recentemente è stata presa come riferimento principale per la valutazione delle relazioni che i paesi dell'UE hanno dovuto consegnare per documentare i progressi compiuti in conformità con quanto previsto dall'articolo quattro dell’EED.
Un'altra importante legge che mostra come il modo di pensare in Spagna sia cambiato, nel momento in cui esplose la bolla dei real-estate, è la legge urbanistica delle ‘tre R' che annulla categoricamente la possibilità di attivare nuove aree di urbanizzazione (4).
Dopo anni di sviluppo immobiliare agevolato su nuove aree di espansione urbana, questa legge sposta l'attenzione dei costruttori e degli investitori sulle aree urbane esistenti, per migliorarne la qualità dell'ambiente costruito. Le tre R, in questo caso, si distinguono in riabilitazione urbana, rigenerazione e rinnovamento. Il fenomeno dello sprawl che, a partire dagli anni novanta, aveva costituito la normalità per i processi di urbanizzazione fino al 2008, non solo aveva distrutto vaste aree naturali pregiate, ma aveva anche contribuito a creare grandi quartieri e aree mono-funzionali sub-urbane, fortemente dipendenti dalle automobili, in cui si annullava ogni forma di interazione sociale e di vitalità tipiche delle aree centrali della città classica.
Ora, l’abolizione della possibilità di creazione di nuove aree di urbanizzazione sembra una scelta logica, data la situazione delineatasi in Spagna. Ma questa legge è comunque sorprendente per come stabilisca, senza mezzi termini, un nuovo corso del processo di sviluppo urbano. I prossimi anni mostreranno in che modo il suo processo di attuazione si svilupperà e se sarà in grado di costituirsi come motore per una nuovo idea di urbanistica in Spagna.
Il blogger inglese sulla sostenibilità, Chris Goodall, ha partecipato lo scorso anno al seminario 'Il contesto dell’Architettura Sostenibile', insieme ad altre personalità come l’ingegnere Aleksander Ivancic, il critico di architettura Hans Ibelings, l’ex primo ministro dei Paesi Bassi Ruud Lubbers (5). Poco dopo ha pubblicato una storia sul suo blog, in cui osserva come molti dati indichino che i livelli di prosperità in Inghilterra sono aumentati, mentre il consumo delle risorse è diminuito (6). Questo, ha detto, è un chiaro segno che le nostre società occidentali possiedono la capacità di generare benessere senza sfruttare oltre le risorse naturali, rompendo così gli automatismi della società dei consumi. Secondo Goodall, le ICT e le altre metodologie finalizzate all’innalzamento dell’efficienza di processo generano prosperità immateriale e attraverso di loro, oggi, possiamo migliorare i nostri standard di vita.
Tutte queste ricerche dedicate all'energia ad accesso libero, alla prosperità senza consumi, alla crescita senza l'esaurimento delle risorse, ci stanno conducendo verso nuovi modelli per la creazione del benessere. Architettura e urbanistica sono tradizionalmente cresciute grazie alla ricchezza e all’ampia disponibilità di risorse materiali. Ora le professioni devono affrontare una nuova sfida per trovare il modo di cambiare radicalmente questa situazione nell’ambito del nuovo quadro socio-economico delineatosi. L’edilizia sostenibile del futuro richiederà una riconsiderazione fondamentale dei paradigmi del XX secolo ma, nello stesso tempo, potremmo anche essere in grado di trarre qualche importante ispirazione dalle parole di Mies van der Rohe: "Less is more".
Note
[1] http://thischangeseverything.org/
[2] http://ec.europa.eu/energy/efficiency/eed/article4_building_strategies_en.htm
[3] http://www.gbce.es/en/pagina/informe-gtr
[4] http://www.boe.es/boe/dias/2013/06/27/pdfs/BOE-A-2013-6938.pdf - in Spanish
[5] https://www.youtube.com/watch?v=rx2PEQmntZI
[6] http://www.carboncommentary.com/blog/2014/07/02/peak-stuff-again