I- STRATEGIE “MULTINTER”.
Gli ultimi decenni hanno visto l’emergere di una doppia equazione basata, da un lato, sul posizionamento competitivo delle città e dei territori in un quadro economico globale - associato alla crescente internazionalizzazione del mercato del ‘suolo’ - e, dall’altro lato, sull’emergere di una nuova sensibilità culturale, e ambientale che pone la necessità di riflettere sui processi di articolazione territoriale e di ridefinizione - e riattivazione – urbana, combinati con operazioni di identificazione ‘significante’, innovativa e qualitativa, in detti “circuiti” globali di flusso e scambio.
La definizione di possibili strategie “multinter” (multilivello e ‘interterritoriali’) per le grandi sfide che si sollevano oggi in questo scenario di scambio, obbligherebbero a contemplare alcuni dei grandi temi trasversali associati agli stessi fattori <ri> - da ri-ciclaggio, ri-definizione, ri-fondazione, ri-naturalizazione e ri-informazione - che tendono oggi a segnare le nuove agende urbano-territoriali di questo inizio di secolo.
In questo senso, uno degli obiettivi chiave per il futuro sará valutare se le vecchie inerzie associate al termine "metropoli" o città "metropolitana" applicate alla città plurale (intese come corollari di una certa concezione neo-industriale dell’espansione urbana continua, unigerarchica e "monoreferenziale") non debbano oggi essere da un nuovo tipo di "configurazione-confederazione" "metapolitana" associata a strutture piú polifoniche, discontinue e differenziali: urbane e geografiche allo stesso tempo.
Negli ultimi anni, il caso catalano ha mostrato come un’elementare interpolazione dei dati genererebbe una Barcellona Inter-territoriale di forte interazione con una decisiva Catalunya inter-urbana (una virtuale BCN.CAT o Hiper.Cat) in una paradossale combinazione di strutture lineari, focali e a maglia a un tempo, paragonabile a quella di altre realità "metapolitane" costiere o precostiere dalle simili dinamiche evolutive.
Dal punto di vista eminentemente "geo-logístico", il territorio urbano contemporaneo evidenzierebbe l’importanza di quegli spazi, "neo-metropolitani" o “proto-metropolitani”, (materializzati intorno a virtuali cluster di città intermedie) inscritte nelle dinamiche superiore delle nuove aree "meta-politane" di relazione, e definite, in più di una occasione, come “multicittà intense” .
Scenari nei quali si produrrebbe una forte e complementare concentrazione di scambi, attività, infrastrutture – dunque, di “attrazione” – e, come conseguenza di tutto questo, una mobilità e un consistente consumo con ripercussioni in tutto il sistema globale.
A fronte della tradizionale realtà monofocale della metropoli storica, emergerebbe oggi l’importanza di nuovi nodi intermedi che, insieme agli antichi nodi attrattori centrali, si rivelrebbero come gli elementi sostanziali delle attuali multi-strutture metapolitane.
II– DALLA CITTÀ RECINTO ALLA CITTÀ RETE
Nel caso delle realtà europee, e specialmente di quelle mediterranee, questa condizione ‘geografica e urbana’ sarebbe anche più esplicita nel sottolineare il valore rilevante di una geografia diversificata - di solito ricca di popolazione, di spazi intermedi direttamente relazionati con spazi di vita e scambio (antichi centri nodali o nuclei intensi), particolarmente vicini e interconnessi.
Se il 25% della popolazione di solito vive nei grandi centri abitati, esiste anche un'ampia rete di strutture intermedie "intense" che assicurano, in effetti, la sostenibilità globale del sistema territoriale.
Spazi (sviluppati intorno a nuclei o nodi di dimensioni variabili) che potranno avere un seguito solo mantenendo l'intensità delle loro attuali relazioni, al momento di introdurre graduali modificazioni nelle loro vecchie ‘inerzie locali’ e nelle loro strutture ambientali, spaziali e produttive, scommettendo nella creazione di nuove reti qualitative di relazione trasversale fra loro.
Oggi si tratta di riconsiderare, in effetti, la possibile qualità propositiva implicita nello stesso potenziale dinamico di questo nuovo scenario di ‘slittamento’, di mobilità e scambio, relazionandolo – a sua volta – sia con una nuova visione ambientale, spaziale e paesaggistica dell’idea di luogo – un luogo “articolato” –, sia con dei nuovi strumenti progettuali – e concettuali – oggi emergenti: recuperando una “certa épica ottimista – ambiziosa – e di livello globale, coinvolta nei profondi cambiamenti di scala, e struttura, propri delle nuove forme metropolitane; favorendo un’azione positiva e, allo stesso tempo, critica e attenta a conflitti, tensioni e déficit generati dallo stesso fenomeno affrontato:
Come?
1- Riproponendo, oggi, la possibile qualità “(pro)positiva” implicita nel potenziale della mobilità combinata, dello scambio e della varietà (o variabilità) contemporanee, favorendo un nuovo tipo di “tropismo qualitativo”, in rete, vettoriale, ponderato ed equilibrato allo stesso tempo; connettore e correttore; diversificato e articolato. Un nuovo tipo di visione territoriale necessariamente asimmetrica in termini di valori, di strutture e di usi del suolo e che esigerebbe non solo la ridefinizione concertata dei propri scenari ‘interurbani’, ma la sua possibile articolazione "differenziale"...
2- Consolidando, rafforzando e/o rinnovando (riattivando) i propri nuclei attrattori (tessuti urbani), rinforzando il proprio carattere urbano e nodale, dotandolo di nuove formulazioni spaziali e programmatiche e, perchè no, morfologiche.
3- Utilizzando, al contempo, la stessa idea di paesaggio non solo come vuoto interstiziale – residuo o come riserva ‘pseudo-bucolica’ – ma come “sistema operativo”; campo (di manovra) dentro un altro campo (di forze); spazio in-between per usi e attività, individuali e collettive; “congiunzione” tra sviluppi e tra avvenimenti; ma, anche, possibile matrice globale di articolazione interurbana.
Paesaggio, poi, come “spazio caratterizzato” ma, anche, come possibile sistema eco e infra strutturale, “nel” e “del” territorio.
4- Proponendo una necessaria situazione di “transfer”, o salto “inter-scalare”, prodotta dalla propria logica urbana nei nuovi spazi (e scenari) architettonici, in una nuova condizione più plurale e aperta del dispositivo architettonico, inteso come intorno interattivo e non più come oggetto imposto, attenta agli spazi di ‘incrocio’, di ‘incontro’ e ‘trasversalità’.
5- Intentendo, infine, la nuova città come una possibile struttura flessibile di nuclei densi, flussi articolati e paesaggi caratterizzati, in rete.
III- LAND LINKS
La nuova città territoriale deve considerarsi anche, in una nuova sistematica ridefinitoria, "in rete", più intelligente e immaginativa, che rimanda ad una nuova logica concettuale (più strategica, dinamica e informazionale) capace di favorire un rapporto efficace con il paesaggio e tra i paesaggi (in una riflessione sui limiti di incontro tra naturale e artificiale); e in ogni caso, in una (ri)definizione qualitativa dei sui principali tessuti nodali e, quindi, al riutilizzo e al riciclaggio delle pre-esistentenze urbane in un impegno volto alla mixicità spaziale, programmatica e sociale.
L'attuale prospettiva urbana e l’orizzonte del suo decisivo declino permette di riflettere su questa dimensione discontinua, complessa e interlacciata di un nuovo tipo di geografia relazionale: una geourbanità in rete associata a una necessaria concezione intrecciata – articolata e aperta – del sistema globale; chiamata a combinare movimenti implosivi e sviluppi estensivi.
Sistole urbane e diastole interurbane
Da un territorio "extraurbano" si tratta, in effetti, di passare ad un territorio "intraurbano”
Da un territorio di fondo ad un territorio di maglia.
Da un territorio passivo ad un territorio attivo.
– Rafforzando e riattivando le attuali strutture urbane,
– Coordinando le varie "matrici" paesaggistiche,
– Articolando le differenti maglie infrastrutturali e i sistemi di mobilità e di programmazione in nuovi modelli di pianificazione integrata.
Schemi,quindi, suscettibili di concertare strutture di densità, strutture di collegamento e strutture di relazione in un nuovo tipo di geografie urbane in rete discontinue, ammagliate e integrate allo stesso tempo.
Collegare la discontinuità. Lavorare con la simultaneità.
Articolare infrastrutture – e intrastrutture – coordinate.
Promuovere efficaci interazioni tra, mezzi, spazi, territori e flussi di attività.
Dinamiche che richiederebbero, in effetti, nuovi dispositivi capaci di indirizzare la stessa dimensione infrastrutturale – globale – della città e del territorio, di rafforzare la capacità di scambio relazionale delle differenti trame di densità (il pieno) e di riproporre, allo stesso tempo, la forza dello spazio “in negativo” (il vuoto) non tanto come residuo – o riserva residuale – “tra cose”, ma come ‘ingranaggio strutturante’ di scala territoriale (e, per tanto, come “catalizzatore” di nuove strategie sovra-comunali)5.
Abbiamo utilizzato occasionalmente il termine land-links per definire questi possibili schemi, integrati e interdipendenti, destinati ad assicurare uno sviluppo locale, e globalmente qualitativo, alla grande scala: sviluppi in cui la città non verrebbe più ad interpretarsi come un unico ‘movimento edilizio’ intorno ad un gran centro unitario, ma come una struttura multicentrale, sensibilmente modificata e sistematicamente interconnessa, fatta di movimenti, accadimenti e spazi collegati attraverso efficaci reti eco e infra strutturali.
Si tratterebbe di combinare, in efetti, movimenti di sviluppo ponderato e di conservazione attiva, di ‘sistole urbana’ e di ‘diastole territoriale’, in nuovi dispositivi di relazione.
Estendere il paesaggio e consolidare la città.
IV. INFRASTRUTTURE, INTRASTRUTTURE E ECOSTRUTTURE
Interessa insistere, da un lato, sull'importanza di tali questioni "inter-spaziali" (iterative e interattive allo stesso tempo), capaci di articolare matrici di rete, aree dense con paesaggi aperti, di generare spazi produttivi e di preservare aree ricreative, all'interno di un' idea complessiva e interlacciata –o ammagliata – di città interconnessa, equilibrata e qualificata allo stesso tempo.
E ricordare, dall'altro, l'importanza delle maglie d´interconnessione territoriale, come rete o matrici immanenti –infrastrutturali– destinate ad articolare i movimenti interni del sistema.
Reti correttive e maglie connettive concepite al di là della semplice contingenza, speculazione e accumulazione, come potenziali dispositivi relazionali in grado di promuovere una certa logica interrelazionale - esaustiva - di organizzazione "coordinata" nel sistema.
È interessante sottolineare, quindi, l'importanza strategica di entrambe matrici - infrastrutturali e ecostrutturali - intese non come semplici sopporti funzionali ma come veri e propri "sistemi articolatori" in grado di promuovere una possibile logica "interlacciata" globale e locale.
Oggi si tratta di interpretare le infrastrutture come paesaggi e i paesaggi come infrastrutture; oppure, se si preferisce, le infrastrutture come eco-strutture e le eco-strutture come intra e infra strutture.
La città territoriale può essere proposta con forza, quindi, come una struttura "non-lineare" di eventi e programmi sequenziali relazionati con efficaci reti eterogenee legate a una sistematica combinatoria ed evolutiva in grado di promuovere gli scambi, l'interrelazione e la mixità ma anche in grado di offrire una possibile "libertà intrecciata" negli eventi e nei movimenti.
Come già detto, se tradizionalmente le discipline urbane si sono concentrate sulla continuità del costruito come modo di fare e collegare città, oggi si tratta di pensare e combinare "vuoti, pieni e collegamenti" ad un tempo (crescite, maglie e paesaggi) in nuovi tipi di matrici integrate in termini di rapporto e relazione.
Le vecchie strutture, espansive e/o radiocentrice lasciano il passo, a livello territoriale, ad un nuovo tipo di definizione polinucleare, in rete, sviluppata in possibili schemi sequenziali di ritmo e cadenza variabili, fatti di vari sistemi e sub-sistemi e di collegamento e articolazione che come abbiamo sottolineato, definiscano nuove strutture di interazione tra crescite (spazi attrattori di densità), paesaggi (spazi articolatori di relazione) e flussi (spazi arteriali di collegamento), opportunamente integrati in possibili strutture "in(ter)lacciate".
In tali Land Links la multicittà potenzia la sua condizione di scenario attrattore di densità e scambio sostituendo la vecchia idea di machina mega-agglomerazitiva per un criterio più sostenibile e diffrenziale di policentrismo intrecciato, a base de nuclei mezzi e intermedi di sviluppo responsabile.
Questo possibile sviluppo dis-denso e discontinuo, fatto di strutture intrecciate e articolate (Land-Links o Land-Grids) permette di riconoscere sotto-sistemi che interconnettono canali di sviluppo e corridoi ambientali ad essi associati (Land-Flows), ma anche paesaggi di collegamento, trame di articolazione e "sacche" di concentrazione, come grandi nodi del sistema stesso; zone di accumulazione, spazi di riserva e spazi di relazione... in rete.
Una possibile successione matriciale e sequenziale nel territorio potrebbe essere configurata cosi, con ritrattazioni ed espansioni, con estensioni e concentrazioni, conformando un insieme orientato basico, misto –-locale e globale – aperto a sviluppi variabili, ma riferito sempre alla disposizione strategica e tattica dei meccanismi di relazione: non opponendo spazio naturale, spazio infrastrutturale e spazio urbano, ma integrandoli in sistemi interlacciati attenti alla definizione di spazi di incrocio, di nodo e di transizione: aree meticce e connessioni ambigue tra realtà già separate, ora complici.
Anche se la crescita della città tradizionale compatta, coerente e monocentrica determina il predominio di una figura prevalente, così come abbiamo notato nella città frattale – nonostante il suo apparente sviluppo caotico – possiamo concepire strutture “ricorrenti”, trame trasversali alle figure e agli sfondi, ai vuoti e ai pieni, in grado di intrecciare, inter-collegando spazi di condensazione e spazi di espansione.
– A scala territoriale questa intersezione tra architettura, paesaggio e infrastrutture può essere tradotta in diverse strategie matriciali di sviluppo in rete (Land-Grids, Land-Flows, ecc)
– A scala edilizia, questo incontro può essere concepito attraverso eventuali operazioni di incrocio e di "incastro" non solo programmatiche ma anche "categoriche", capaci di trasformare le condizioni del luogo in nuovi spazi di transizione città-paesaggi, sulla base di movimenti di superficie e di modellazioni, virtuali "topos" artificiali –o "natufici"– di configurazione ibrida. (Lands-in-Land)
– In questa condizione di "incrocio" (per interazione, per interconnessione o ibridazione) riconosciamo, allora, la dimensione culturale degli approcci che ci riguardano. Non si tratta, infatti, di "diluir-si" nella (o contro) la natura, ma di interagire con essa incoraggiando un altro tipo di natura/e, topografica/e e topologica/e.
Nodi, lacci, cinte, questo incrocio tra architettura e infrastrutture produce, allora un menu di situazioni "genericamente" correlate ma diverse e specifiche (ricorrenti e differenziali) materializate in possibili ibridazioni di uso e di attività.
"Infrastrutture + paesaggi" e "paesaggi + architetture" si fondono in successivi scenari – dis-giuntivi di incrocio associabili alla stessa natura mista della mobilità e al suo potenziale di generare situazioni nuove di uso nel luogo... e nei luoghi.
I sistemi infrastrutturalli al di là della loro definizione implicita come maglie che articolano i flussi associati alla mobilità territoriale, sono, pertanto, agenti potenziali di opportunità multifunzionale legati alla generazione (di suolo e di energia).
Il loro ruolo tradizionale come connettori e collegamenti si completa oggi con un nuovo ruolo associato alla loro nuova condizione multipla e multinodale tra sistemi fisici e virtuali (infrastrutturali, paesaggistici, logistici, energitici e informazionali) destinati a trasformare le tradizionali relazioni territoriali, riferibili a scenari diversi di conformazione e deformazione variabile che stringono o comprimono la geografia in base a diversi rapporti qualitativi "spazio-temporali" e "spazio-ambientali".
BIBLIOGRAFIA
Il presente testo sintetizza diverse ricerche dell’ autore:
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– GAUSA, Manuel : “Hiperterritorios–multiciudades–geourbanidades” en GAUSA, Manuel, GUALLART, Vicente y MULLER, Willy: HyperCatalunya, Territorios de Investigación, ed. Generalitat de Catalunya, 2003.
– MUÑOZ, Francesc: Urbanalización, ed. GG, Barcelona, 2008.
– BARAHONDA, Miguel y BALLESTEROS, José, “La ciudad que no se ve”en Fisuras número 5, 1998 .
– GAUSA, Manuel: "Repensando la movilidad" en Quaderns nº 218 (Mobility), 1997, pg. 46; así como "Land - Links: operative lands" en el catálogo Archilab, ed. Archilab, Mairie d´Orleans, Orléans; véase también 1999 y en V.V.A.A Otra Mirada, ed. ACTAR, Barcelona, 200
– GAUSA, M.- GUALLART V.- MULLER. W: "Ideas como estrategias, proyectos como mapas", en MET 01- Barcelona Metápolis, ed. ACTAR, Barcelona 1998, pg 11
– NEL.LO, Oriol: Ciutat de ciutats, reflexió sobre el procés d´urbanització a Catalunya, ed. Ampuries, Barcelona 2001.
– ASHER, François: Métapoles ou l´Avenir des villes, ed. Odile Jacob, París 1995 así como "La Métapole ou la fin des périphéries" en Construire la ville sur la ville, Catálogo Europan, ed. Europan, París 1995