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LIBRI / RIVISTE

Ecological Urbanism (a cura di Mohsen Mostafavi con Gareth Doherty)
Recensione di Massimo Angrilli

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Del libro di Mostafavi, “Ecological Urbanism”, (Lars Muller Publishers, 1 edition, May 1, 2010, edited by Mohsen Mostafavi with Gareth Doherty) colpisce innanzitutto la dimensione: ben 650 pagine ricche di testo, oltre che di immagini, e poi il colore della copertina; un rosso volutamente molto distante dalla retorica delle copertine verdi che strizzano l’occhio all’ambiente, molto in voga nei libri che trattano il tema della sostenibilità in architettura e urbanistica.
Poi colpisce la semplicità del titolo ma al tempo stesso l’ambiguità suscitata dall’accostamento di due termini apparentemente inconciliabili. Ecological Urbanism è infatti quasi uno stridente ossimoro, come Mostafavi stesso afferma nell’introduzione, e la città, con la sua voracità di risorse ed energia, non sembra poter mai essere definita “ecologica”.
Per chiarire meglio il senso del volume, che di fatto rappresenta, con delle aggiunte, la raccolta delle lectures presentate nel corso di un ciclo di conferenze svolto all’Harvard Graduate School of Design nell’aprile 2009 dal titolo "Ecological Urbanism: Alternative and Sustainable Cities of the Future",  Mostafavi riconduce il tema alla necessità di considerare gli obiettivi della sostenibilità come un’opportunità per l’innovazione della ricerca progettuale, avvertendo che immaginare una urbanistica capace di andare oltre lo status quo richiede nuove sensibilità, in grado di incorporare i conflitti impliciti tra ecologia e urbanistica. Ciò dicendo accetta la reciproca alterità delle discipline, confidando nella creatività e nella fertilità di un’ibridazione che per ora nessuno sembra aver ancora affrontato compiutamente, e che il libro lascia sullo sfondo come missione da affidare ai posteri. Mostafavi inoltre riconosce che l’ecological urbanism piuttosto che proporsi come nuova disciplina “utilizes a multiplicity of old and new methods, tools, and techniques in a cross-disciplinary and collaborative approach toward urbanism developed through the lens of ecology”. Dunque un’urbanistica caratterizzata da un approccio collaborativo con altre discipline, disposta a sviluppare nuovi strumenti e nuovi metodi e traguardando contemporaneamente, attraverso le lenti dell’ecologia, le sue pratiche più consolidate, ma soprattutto un’urbanistica ispirata ad una nuova etica professionale.

I saggi ed i progetti dei circa 130 autori, che rappresentano le elite scientifiche internazionali chiamate a dare il proprio punto di vista sull’argomento, sono organizzati in sezioni, i cui titoli sono altrettante parole chiave dell’approccio all’urbanistica ecologica. Titoli come “anticipare”, “collaborare”, “adattare”, “curare”, “interagire”, “mobilitare” corrispondono infatti, nelle intenzioni dei curatori, a concetti guida dell’urbanistica ecologica. Occorre dire tuttavia che la scelta di termini meno vaghi, insieme ad uno sforzo definitorio da fare in premessa (o in apertura dei capitoli stessi), avrebbe da una parte reso più espliciti i principi manifesto e dall’altro avrebbe inquadrato i diversi contributi pervenuti (raccolti dentro titoli-contenitore), mettendoli a fattor comune. In assenza di questo lavoro curatoriale il volume somiglia ad una think-tank il cui merito e contemporaneamente anche il principale difetto è che si parla praticamente di tutto ciò che abbia attinenza con il tema, da svariati punti di vista: artistico, sociale, economico, politico, biologico, oltre che naturalmente architettonico ed urbanistico.
Le discipline che paradossalmente sembrano meno presenti, se non addirittura assenti, sono proprio quelle dell’ecologia e dell’ecologia applicata alla città. Un nuovo approccio al progetto urbanistico che intenda richiamarsi all’ecologia dovrebbe fin dalle fasi di fondazione compiere uno sforzo di lavoro congiunto con il mondo dell’ecologia, in particolare con quegli esponenti che hanno indirizzato alla città le proprie ricerche. Concetti fondamentali dell’ecologia, come ecosistema, biodiversità, successione ecologica, comunità, metabolismo, potrebbero trovare in ambito urbano applicazioni interessanti, già sondate da alcune ricerche a carattere pioneristico, quali il programma MAB dell’Unesco (Man and Biosphere, ) o, in Italia, il lavoro sull’ecosistema urbano di Manfredi Nicoletti e Valerio Giacomini. Discipline come l’ecologia urbana (town ecology), avrebbero senz’altro potuto apportare un contributo scientifico importante, soprattutto in chiave di analisi entropica e di progetto ecosistemico della città, vista anche la maturità degli studi che i suoi esponenti hanno ormai accumulato. Se ad esempio si guarda agli autori italiani (gran parte dei quali peraltro in rappresentanza di istituzioni di ricerca o di studi di progettazione esteri) si nota l’assenza di figure come quella di Virgino Bettini, che da tempo si occupa del tema e che probabilmente avrebbe potuto offrire contributi molto pertinenti. 
A colmare questa lacuna c’è da rilevare il contributo del Wyss Institute for Biologically Inspired Engineering di Harvard, i cui studi sono orientati alla ricerca di forme di architettura adattiva che traggano ispirazione dalla biologia, un approccio che tuttavia si rivolge prevalentemente alla scala dell’oggetto architettonico, assimilato ad un organismo vegetale capace di adattarsi al mutare delle condizioni climatiche e di regolare i propri consumi energetici.

Un altro interrogativo che il lettore può legittimamente porsi è: quali sono le differenze tra urbanistica ecologica ed urbanistica sostenibile, e quali le affinità con il landscape urbanism, di cui l’ecological urbanism si propone di essere una evoluzione ed insieme una critica? In effetti molti, se non tutti i contributi raccolti, avrebbero potuto ugualmente alimentare la ricerca ed il dibattito all’interno di un compendio di urbanistica sostenibile o di landscape urbanism.

Il libro ha il grande merito di aver innescato un confronto ed un dibattito sul rinnovamento del progetto urbanistico in chiave ecologica, di cui si sentiva l’esigenza, e di aver affrontato un tema che richiede coraggio e creatività, insieme a grande rigore scientifico. L’Ecological Urbanism raccoglie la principale sfida dell’imminente futuro e contemporaneamente fa una promessa: “The promise is nothing short of a new ethics and aesthetics of the urban”.

Ecological Urbanism

 

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